mercoledì 22 maggio 2013

OldStyle88


Strama si, Strama no, Strama boh ....  se nemmeno Moratti sa cosa fare, del resto lasciamo perdere il discorso idee chiare, penso non le abbia mai avute, allora figuriamoci noi cosa pensare. Proviamo però a ragionare con i dati che abbiamo e utilizziamo l'unica cosa che possediamo: la logica. Poi se nel calcio ha ragione chi fa gol e il gol è una questione sempre di istinto e improvvisazione, questo è un ragionamento a parte, che tuttavia premia in genere chi si organizza meglio.

Termina la stagione peggiore della storia dell'Inter da 65 anni, ne sono passati solo tre dalla squadra degli invincibili, e chissà quanti ne passeranno prima di calcare un palcoscenico dignitoso. Una società zeppa di persone inadeguate, di errori, di idee nebulose e inconsistenti, basti pensare alla questione stadio e alle dimissioni che dovrebbe dare il d.g. Fassone per essere stato lì finora senza risolvere nulla, poi certo, essendo io avverso al nuovo impianto, dico meglio così. 

Ricordo inoltre le richieste assurde che partono da Moratti che chiede a Branca di comprare giocatori con valore 10 spendendo 2, Branca che spende 2 per gente di valore -15, e un allenatore che si trova in una polveriera senza avere l'esperienza e gli attributi per gestirla. 



Personalmente non mi aggiungo alla lista di tecnici improvvisati di cui è piena l'Italia, di strateghi di mercato, di sommi luminari del prato verde. Ricordo solo alcune cose che menziono per tutti.

Il Milan di Sacchi prende i tre campioni olandesi aggiungendoli a una batteria di giovani italiani promettenti (investimenti di qualità uniti a prodotti del vivaio) e tutela l'Arrigo nonostante l'avvio indecente, cioè protegge il progetto scelto. Arrivano trofei e quando si decide di separare le strade con il tecnico emiliano, dopo ci si affida a Capello, ancora coach inesperto che però viene tutelato, messo in condizione di vincere nuovamente fornendogli una rosa galattica nei numeri e nel talento, così  lui è  in grado di non far rimpiangere il suo illustre predecessore.

Il Barcellona stellare degli ultimi anni viene allenato da un Guardiola neo-allenatore dopo il ritiro dal calcio giocato e reduce da un solo anno di panchina del Barcellona B. Viene scelto per offrire la scossa della novità (convinzione nella prospettiva) e si trova  a disposizione  molti giocatori provenienti dalla cantera, che quindi hanno un vantaggio economico e di rendimento in campo, ai quali vengono aggiunti un paio di acquisti a stagione come  per esempio Thierry Henry e Y. Tourè all'inizio per  finire con Fabregas e Villa allo scopo di puntellare la squadra. 

L'attesa, l'investimento mirato, il progetto, e il supporto al mister nonostante le critiche iniziali della stampa catalana, portano il Barcellona a diventare una delle squadre più forti e vincenti di tutti i tempi. 

Ora veniamo all'Inter. Dopo anni di via-vai in panca Moratti ingaggia il suo sogno, quel Roberto Mancini primo allenatore nerazzurro ad ottenere la pazienza del presidente nonostante gli iniziali appellativi di Mister X per i la sequenza quasi infinita di pareggi.

Porta a Milano due Coppe Italia e due Supercoppe in due anni, e inizia a svolgere quel ruolo di faccio tutto io, esperienza  che si ripeterà con fortuna ulteriore attraverso Mourinho. 

La società, da tutti definita arruffona e disorganizzata, inizia a trovare in inquadramento e non sono gli acquisti a essere tutti azzeccati, ma finalmente c'è la pazienza e la voglia di cominciare a fare le cose fatte per bene. 

Arrivano anche gli scudetti in serie ma non bastano al Mancio per restare in panca; deve fare posto a mister Mou che prenderà per mano quella squadra (Julio Cesar, Maicon, Cambiasso, Samuel, Zanetti, Stankovic, Ibra, erano già lì) e nel suo iniziale progetto inserisce Mancini, Muntari e Quaresma, giocatori presto rivelatisi deludenti e accantonati per tornare a un modulo più pratico e collaudato con un Julio Cruz che continua a segnare anche per il nuovo mister.

Per fare il salto di qualità occorre investire e non è la solita uscita dalla Champions agli ottavi per opera del Manchester Utd a scombinare i progetti. Nell'estate successiva arrivano Milito, Motta, Lucio, Eto'o, Snejder e a gennaio Pandev. 

Quella squadra vincerà tutto, e riconferma il concetto che i risultati arrivano attraverso progettazione, investimento, logica, idee chiare. In sintesi quello che manca adesso.

Per carità, non voglio accostare Stramaccioni a Guardiola o al Mancio o a Mourinho, ma si vede bene che negli esempi sopra esposti il nostro ormai ex non ha usufruito di nessuna delle caratteristiche richieste. Mercato fatto alla cavolo, un progetto inesistente, investimenti con il contagocce e lungi da me discutere la tattica o le scelte di ruoli visto che pure Ottavio Bianchi si aggrappava a un Roberto Carlos più avanzato facendolo giocare addirittura seconda punta in uno squallido Inter Piacenza, o un Fresi mediano nello sperimentale 4-4-2 di Roy Hogdson.



Sicuramente errori di valutazione  a livello di comunicazione, di dialettica, e di carattere, sono stati fatti ma giocare con Pereira, Gargano, e la batteria di cadaveri ultimamente in campo, non è esattamente come contare su Iniesta-Xavi-Fabregas o Cambiasso-Motta-Snejder di tre anni fa.

Se anche, come pare, dovesse aver terminato la sua esperienza su una panchina di una squadra in cui credo non avesse potere decisionale assoluto nemmeno sul riposino pomeridiano, da parte mia non ci sarà quel rancore che provo per la dirigenza e per certe bandiere un po' troppo presuntuose e di cui ho già parlato in precedenza.

Chiunque dovesse arrivare sarebbe una vittima sacrificale del sistema e i miei pallini, che considero per carattere e per capacità adeguati a noi, cioè Zenga e Mihajlovic, spero non arrivino per evitare di rovinarli e vederli trattati in modo non adeguato alle loro potenzialità.

Mazzarri o non Mazzarri, chi deve cambiare è quello in cima alla piramide, perché da lì parte tutto e tutto ha origine. Le scelte di qualsiasi azienda, la mentalità imposta da inculcare  ai collaboratori, una seria sintonia tra tutti in modo che  società e i milioni di tifosi siano un blocco unico, sono imposte e determinate dal vertice. Dunque valutando questo aspetto secondo me fondamentale, siamo, al momento, lontani a livello di  pianificazione, e francamente questo lascia poco tranquilli.