venerdì 27 giugno 2014

OldStyle88

Come al solito, dopo la concente eliminazione dalla massima competizione mondiale, le critiche dei media e i processi sono all’ordine del giorno verso gli azzurri. E una chiara dimostrazione della serietà e dell’efficacia con cui si affrontano le tematiche nel nostro paese sono le scuse accampate.

Non parlo di Balotelli perché mi sembra eccessivo definirlo calciatore, e meriterebbe un capitolo a parte che non ho voglia alcuna di aprire. Piuttosto mi riferisco alle sconcertanti motivazioni per giustificare la sconfitta.

Se il problema fosse la qualità di gioco, lo schema, l’allenamento, si dovrebbe trovare una soluzione inerente e pertinente al problema. Invece no. La colpa come detto più volte e che ho sentito in primis da Thiago Motta è del caldo. Incredibile a dirsi ma è così.

I perfidi organizzatori del mondiale hanno fatto apposta ad affidare al Brasile il compito di paese organizzatore. Per non dire dei calendari poi.. farseschi! Giocare due partite due su tre a quell’ora contro due squadre sudamericane è un chiaro complotto anti-italico.

Suggerisco quindi, date le premesse, di evitare di giocare le qualificazioni mondiali quando la competizione si terrà in località simili al Brasile. Partecipiamo solo dopo aver controllato attentamente il meteo.



Per i prossimi quindi riposo assoluto, se ne riparla poi a quelli successivi. Vedete? Così affrontiamo le difficoltà. Scuse, giustificazioni, mai guardare le cose come realmente sono per capirle, e questo accade in qualsiasi campo.

Non ho mai sostenuto la nazionale perché dovrebbe rappresentare una nazione che non mi rappresenta e sono convinto non rappresenta molti. I suoi risultati calcistici sono lo specchio di quelli di club e del calcio in genere in crisi sono figli di questa approssimazione e di una classe di responsabili fallimentare.

Diamo pure la colpa al caldo, agli stadi che devono essere nuovi, alle pressioni dei tifosi… forse quando ci accorgeremo che qualcosa va cambiato nel gioco del calcio in senso stretto, come formazione, come scelte tecniche, come crescita e limitazione degli stranieri, come organizzazione dei vivai e dei calendari… sarà come sempre troppo tardi

giovedì 26 giugno 2014

Anno Zero


E' andata come molti sospettavano, speravano o temevano. A seconda di come la si pensasse su Prandelli e sui ragazzi della nazionale. I nostri escono dai mondiali carioca in maniera a dir poco indecorosa. Così siamo al fatidico anno zero del calcio italiano:

Zero: come il cuore e il sacrificio profuso dai nostri. Alzi la mano chi ha visto un minimo di impegno e dedizione da parte dei nostri. L'elettrocardiogramma in questo senso oltrepassa il concetto di piatto. Come termine di paragone suggerisco a tutti gli indegni della spedizione azzurra di vedere e rivedere le partite della Grecia. Quei ragazzi giocano per il loro popolo ridotto allo stremo da una crisi economica. Per non parlare dei giocatori dell'Ecuador. Pur ridotti in dieci hanno fatto ballare e non poco la Francia. Loro a differenza degli ellenici vanno a casa, ma ci vanno a testa alta, applauditi da tutti coloro che ne hanno potuto ammirare l'ostinazione e il coraggio. Non possiamo certo dire la stessa cosa dei nostri azzurri. Questo è il distinguo tra chi scende in campo per rinvendicare l'orgoglio della propria gente e chi indossa gli scarpini bicolore per ottenenere una sponsorizzazione migliore, un nuovo contratto pubblicitario. In sintesi cambia la musica quando si lotta per il proprio popolo o si lotta per il proprio portafoglio. 



Zero: come la qualità di gioco espressa. Provare a imporre il gioco con il famigerato tiki-taka, senza riuscire a fare passaggi di tre metri è uguale a tentare di vincere Wimbledon senza imbroccare mai la prima di servizio: è impossibile. Oltre alla manovra davvero orrida inoltre mi sembra giusto fare un inciso sugli evidenti limiti di tecnica. Tanti scarsi sui fondamentali, mai si erano visti prima d'ora. Bisogna riconsiderare molti  aspetti. Specialmente riguardo la maturazione dei giovani. Dedicando a mio parere più attenzione alla tecnica individuale. In questo senso Verratti è sembrato una mosca bianca. E guarda caso è dovuto emigrare a Parigi, perché siamo un paese per vecchi e il mondo nostrano del pallone non è altro che l'ennesima metafora di uno stato sempre più abbruttito e rassegnato. 

Zero: come gli stracci che sono volati dopo la sconfitta contro l'Uruguay. Buffon e De Rossi sparano a zero contro Balotelli. Lui risponde come può e come sa, da pirla come sosterrebbe Mourinho. Ammettiamolo,  non è stato un bello spettacolo. Proprio per niente. Io dico che Facchetti, Scirea, Maldini, Baggio e altri al posto dell'attuale capitano si sarebbero morsicati la lingua piuttosto che scaricare su altri le responsabilità della sconfitta. E ragazzi come Riva, Boninsegna, Altobelli, Rossi etc non avrebbero certo avuto la spocchia del centravanti più sopravvalutato di tutta la storia del calcio italiano. La vittoria è risaputo, trova molti padri. La sconfitta invece no. Tra un pò che parlano, temo verrà data la colpa ai tifosi, speriamo di essere smentiti.

Zero: al finto buonismo di Prandelli e al suo codice etico applicato ad personam. Infatti l'unico che ci è andato di mezzo è stato quel povero cristo di Criscito, che oltretutto era innocente. Le sue dimissioni sono atto dovuto come quelle di Abete che per ironia della sorte ha finito il suo mandato proprio a Natal. Quando si dice la nemesi. E' il fallimento totale di una politica scellerata, che ha prodotto stadi fatiscenti, prezzi allo stadio stellari,uno spettacolo sempre più scadente, giochi di palazzo e il risultato lo abbiamo visto il 24 giugno. Bisognerebbe fare tabula rasa, anche se temo non sarà così.

Zero: a tutti i mass media. I repentini mutamenti di giudizio sul solito Mario e su altri sono stati degni dei più grandi funamboli al mondo. Poi peggio ancora, sulla tragica vicenda che ha portato alla morte di Ciro, hanno tenuto un atteggiamento ignobile. Prima additato a teppista, cosa peraltro smentita non appena c'è stato qualche riscontro tangibile, ora elevato a martire non appena si è avuta notizia della sua scomparsa. Meno male che hanno i denti in bocca (almeno la maggior parte di loro) altrimenti non si potrebbe distinguere la loro faccia da qualcos'altro. 







mercoledì 25 giugno 2014

OldStyle88


Il tifoso, a detta dei sommi profeti del calcio italiano, è il male di tutto. Deve andare allo stadio ma non deve tifare perché disturba. Se non tifa non crea atmosfera e il calcio non ne guadagna di interesse. Se fischia non può, perché è un ingrato. Insomma, tiene in ostaggio le società. 

Il discorso che in genere viene fatto per gli ultras è però in genere pertinente anche per tutta una serie di cose. Ciò che fa sorridere è che è vero. Del resto un noto business man americano sosteneva che: “il cliente è proprietario dell’azienda” perché se non compra ne determina il fallimento, o viceversa il successo. Molto molto semplice.

Quello che spesso però sfugge è il motivo per cui il tifoso spesso e volentieri negli ultimi tempi, fischia anche quando vince, è particolarmente critico, figuriamoci quando perde.

Ovviamente si sprecano i confronti con Germania e Inghilterra, ove è davvero raro assistere a una contestazione e a fine partita, anche dopo catastrofi sportive che in Italia sarebbero accolte con immaginabili conseguenze. A fine match si dà il cinque ai tifosi o si applaude anche quando è sancita una retrocessione.

Sono più civili? Più sportivi? Maggiormente intenditori di calcio tanto da capire perfettamente cosa è successo alla squadra? La mia risposta non è di certo la verità assoluta, ma credo ci vada molto vicino, per via delle mie sensazioni e di quelle di molti altri.



Ecco allora un momento di amarcord per spiegarmi meglio. Festa di Natale a Stoccarda 2006, con alcuni ultras di cui sono molto amico. Birra cibo e….giocatori che facevano i camerieri. Tra i quali c’era quel Mario Gomez ora militante nella Viola che serviva al nostro tavolo. Vero che a fine anno quella squadra vincerà la Bundesliga, ma anche in stagioni magre come quella appena conclusa il succo non cambia.

Tornando a noi, ecco cosa manca; la vicinanza tra squadra e tifosi. La gente molte volte fischia la sua intransigenza fischiando perché non è scema e vede che il calcio per molti giocatori è una fonte di guadagno secondaria. Ci sono le pagine dei giornali scandalistici, le pubblicità con macchine, schiume da barba, cibi, poi tavoli in discoteca, e poi se avanza tempo magari c’è anche il calcio.

Provare a vederli in vesti umane è pressochè impossibile, dato che affidano ai social network i racconti delle loro giornate, mentre a fine anno per due gol che fanno sono pronti a battere cassa e cambiare casacca senza essere più in grado di “divertirsi” proprio perché con le spalle coperte economicamente. Questa distanza, evidentemente mai percepita o percepita ma mai evidenziata, è secondo me la causa dell’inevitabile distacco.

Si fanno paragoni con squadre neo-retrocesse senza tenere in considerazione che in Inghilterra e in Germania non ci giocano solo i Rooney o i Robben (come del resto in Italia non ci sono solo i tevez e i Totti) ma pure giocatori più umili che evidentemente nel privato sono persone che stanno in mezzo alla gente e vivono da persone normali.

Nel precedente articolo esaltavo questa squadra di Manchester costituitasi per far si che certi valori del calcio non si perdessero in nome del business. Ci giocano ragazzi che si allenano di sera e lavorano di giorno... voi fischiereste gente così???

giovedì 5 giugno 2014

OldStyle88

Il Football Club United of Manchester, non è la mia maniera di nominare in modo errato il famosissimo Manchester United. E’ invece una squadra fonadata nel 2005, ovviamente di Manchester  di proprietà di un gruppo di tifosi dei Red Devils che avevano dovuto digerire di malavoglia pillole alquanto acerbe di calcio business. 

All’acquisizione del club da parte degli americani Glazier, i tifosi sono sbottati decidendo di fondare una loro squadra. Nome simile, stessi colori, ambizioni diverse, ma stessi ideali, sia che si giochi su un campo poco affascinante per una partita di promozione regionale inglese, sia che in palio ci sia la Coppa dalle grandi orecchie in qualche stadio – cattedrale sparso per l’Europa.

Il loro senso di comunità e di partecipazione affinchè il motto il calcio è dei tifosi non sia soltanto un modo di dire, porta la società a vivere di sole offerte, senza sponsor, e con aiuti e attività svolti dagli stessi tifosi che immagino possano andare dalla pulizia dei locali, al turno del bar nella sede.

I giocatori semi-professionisti, svolgono un lavoro normale durante la giornata per poi giocare di sera con la squadra. Stadio vecchio stile, prezzi bassi, tifosi realmente protagonisti e incapaci di fischiare dopo una sconfitta non tanto per un discorso di cultura british ma di apprezzamento oltre il risultato dell’impegno che a questo punto mi viene da dire tutto l’entourage ci mette.



Volevo portarvi a conoscenza di questa situazione, supportata da articoli e video facilmente reperibili in siti quali Sportpeople, così che al solito si possa riflettere sull’influenza che un tifoso può avere sulla riuscita dello spettacolo. Il tifoso che troppo spesso  invece non è capito , ma anzi è criminalizzato.

Siamo sicuri che fischi e contestazioni sia figlie dei risultati o della distanza che si percepisce tra giocatori e pubblico a livello di cuore, vita, impegno? Siamo sicuri che rilanciare il calcio possa passare solo da uomini d’affari e non da ciò che la gente davvero pensa e vuole?

Siamo certi che in Inghilterra delle leggi anti-hooligans, la fondazione di associazioni, club per club, in rappresentanza dei tifosi sia un qualcosa da non tenerne conto? Le stesse che da Londra in poi vogliono reintrodurre le gradinate, i prezzi popolari, i settori per i giovani in quanto l’età media dello spettatore inglese è un po’ altina?

Indipendentemente dai viaggi con la fantasia o più semplicemente con la passione che uno di noi ha, e che ci porterebbero a inventarci storie parallele a noi inerenti, credo ci siano elementi di sicuro interesse per riflettere, e che ci danno un conforto, almeno a me.

I valori che riconosciamo in una squadra al di là dei risultati, il significato che per ognuno di noi ha lo stile di vita dell’essere tifoso, sono un qualcosa che vanno oltre i risultati e il gesto tecnico nei 90 minuti e che sopravviveranno in eterno se davvero lo vogliamo.

La storia di questa squadra è di conforto e le nostre potenzialità infinite. Non per fondare una squadra costola dell’Inter (almeno…) ma per comprendere che sempre insieme esiste la possibilirtà di contare davvero di più.

domenica 1 giugno 2014

La Voce (imprecante, se non peggio) del Tifoso



Rosario:

Prendiamone assolutamente atto: dal triennio passato ne siamo usciti con le ossa rotte. Ci siamo ridimensionati al rango di "squadra periferica" anche nel campionato italiano. L'ex proprietario si è rivelato uno degli uomini più assurdi e incapaci del nuovo millennio, oltraggiando anche il nostro "senso storico". E essendo una persona dalla somma incapacità c'è il dubbio sempre più consistente che anche la cessione del club sia avvenuta attraverso gli stessi criteri scellerati, che in pratica ci avevano fatto fallire. Poi ok, tireremo le somme a settembre, ma che il nuovo proprietario non possa minimamente garantire un esborso di una decina di milioni di euro per un acquisto in un ruolo importante, per rilanciare un club "alla deriva" è francamente deprimente! C'è da riflettere!!!

Patrizia:


Proprio una bella botta l'aumento della tessera da 240 euro a 370 euro, ma è l'unica passione che ho.. pazienza. Poi certo per noi che facciamo anche qualche trasferta, diventa sempre più difficile...



Lyon:

La questione Mazzarri per come è stata trattata è la cosa più da coglioni mai vista!!! Tieni un allenatore per chiedergli di cambiare modulo e stile di gioco, nemmeno avesse venti anni. Ma questo mica lo cambi, così è e così resterà!!! Che poi quando Thohir lo caccerà, si ritroverà una squadra di cani da sbolognare e da rifare per l'ennesima volta!!!  Ora lui pensa di risparmiare ma poi vedremo a giugno 2015 quale sarà il suo guadagno!

Gianluca:

Mazzarri merita una chance? Perché era alla prima esperienza??? Ah ah ah ah ah ... Poi visto che tutti dicono che lo scorso anno è stato particolare, e in pratica abbiamo scherzato e raccolto solo dati.. Beh allora cazzo lo hanno pagato e lo pagano a fare 3,5 milioni di euro? Quindi ora o gli dimezzano l'ingaggio oppure lo cacciano visto che si inventa alibi a tutto spiano. Non che sia l'unico vedi Ausilio, il gobbo Fassone e altri ... 

Mario:

Seguo gli ultimi discorsi, e la sensazione di fondo seppure con opinioni diverse è quella di disorientamento, preoccupazione e dubbio. Poi rispetto a questo ognuno reagisce a modo suo..