giovedì 24 ottobre 2013

OldStyle88


L’ultras è apolitico, allo stadio non c’è politica. Mai frase, che sento più come cantilena che per reale convinzione, mi fa sorridere perché nulla è di più falso. Naturalmente non mi riferisco a una precisa curva o a un preciso gruppo.

Parlo dell’intero movimento, frammentato e diviso in campo politico da simpatie opposte, ma unite quando si tratta di andare contro il sistema… perché andare contro può anche non essere una scelta unanime in assoluto, ma una scelta che in quel momento fa del bene a te e un danno ai tuoi nemici, qualunque essa sia.

Ora come ora si possono fare dei pericolosi ma sicuramente fondati parallelismi tra ciò che vediamo allo stadio e ciò che la vita quotidiana di suggerisce. Il calcio in Italia sta andando allo sfacelo. Se prima le domeniche erano il giorno in cui l’Italia si bloccava e si metteva in marcia, non solo fisica, per aggregarsi, conoscersi, fare gruppo, sfruttare la propria fantasia, misurarsi con le proprie paure, ora l’imperativo è quello di fare in qualche modo affinché si vada nella direzione opposta.

Cosa succede a livello politico? La mancanza di voler creare opportunità per le famiglie, per le persone, per fare in modo che la loro vita assuma connotati di soddisfazione in ciò che si svolge nel quotidiano, a livello lavorativo e di evasione, è evidente. Tutto deve essere schedato giustificato valutato, approvato e deve rientrare in un qualcosa di politicamente corretto.

Cosa vuol dire? Che se la UE dà certe direttive (e sappiamo tutti che ci sono e vanno scrupolosamente eseguite, infischiandocene del nostro personale bisogno, come l’accoglienza di malcapitati che vengono in Italia non perché è la più vicina) anche il governo del calcio deve eseguirle in nome dei trattati firmati dai nostri politici corrotti che pian piano ci stanno facendo rinunciare alla nostra sovranità.

Possono darsi la mano con i signori del calcio, perché anche in questo ambiente, dall’Europa di Platini all’Italia di Abete, le analogie sono evidenti e incastonate perfettamente come un puzzle.

Non si vuole più permettere alle persone di poter avere una qualità della vita normale, ed è meglio rinchiudersi in casa con la Play o meglio ancora Facebook invece di uscire in strada e misurarsi con le proprie paure e i propri limiti.

Lo dico senza paura di smentita, almeno per me: quando ti misuri in un gruppo di persone, devi farti accettare, devi fare un passo avanti perché uno indietro non si può, allora si matura e si cresce.

Hai dato due cazzotti allo stadio? Amen…. Hai inventato un coro nuovo o una coreografia splendida? Hai fatto lavorare il cervello…. Ma il risultato è il medesimo; ti sei confrontato. Ovviamente tra un cazzotto e le mazze chiodate o le sciabole c’è una bella differenza, non fraintendetemi.




Ciò che però va detto è che gli ultras sono l’ultimo vero movimento giovanile che chiede rispetto per la persona umana, per la fantasia, per l’espressione, per tutto ciò che è ancora non computerizzato. Anche per l’espressione, si, il tanto decantato articolo della costituzione che la garantisce e che ogni domenica viene infranto.

Non hanno sospeso la partita domenica e sono stati presi in castagna i signori dei palazzi. Con tutto il caos che succede e sta succedendo come avrebbero agito? Hanno optato per la via di mezzo… la condizionale. Una delle più grandi CAZZATE mai inventate dall’uomo.

La storia insegna che ci vuole una grande classe dirigente perché il popolo abbia voglia di seguirla e di crescere. A voi cosa sembrano?

Personalmente ritengo che la farsa a cui stiamo assistendo e che con un minimo di pudore di ognuno venga così valutata, cioè farsa, sia una precisa direttiva sociale dei politici, dei governi, ai quali frega molto poco di pensioni sanità  e altri problemi… le loro malefatte non devono essere controbattute dal popolo che è meglio stia a casa davanti a uno schermo.

La mia esperienza in curva, che dura ormai da tanto e spero durerà ancora a lungo, mi ha insegnato una cosa che cerco di tramandare non solo a chi ama il calcio ma che vale in ogni ambito. Una persona può crescere e migliorare solo confrontandosi e mostrando le proprie potenzialità non stando chiusa in casa ma agendo in prima persona, mettendosi in gioco e ragionando perché solo quando le cose si provano sulla pelle si possono giudicare.

Visto che chi comanda tutto questo non lo sa e può averla vinta per qualche anno, ma non per sempre... prima o poi si ritornerà davvero alle antiche maniere e succederà quando a giocare a questa buffonata saranno solo loro.

sabato 19 ottobre 2013

La musica è finita


gli amici se ne vanno. In questi giorni si è chiusa un'era. Niente di meglio dei versi di un grande interista come il Califfo per definire la conclusione di una storia. Dopo diciotto anni vissuti come una continua corsa sulle montagne russe. Dopo un tempo denso di ascese fantastiche e di discese rovinose (almeno per me), Moratti ha ceduto il 70% del pacchetto azionario agli indonesiani capitanati da Erick Thohir. Personalmente ho tirato un sospiro di sollievo. La situazione finanziaria del club era talmente grave, che non vedevo nessuna alternativa praticabile alla acquisizione straniera.

Al contrario parecchi tifosi, a quanto sento e  leggo, sembrano non averla presa benissimo questa situazione. Da una parte li capisco,  ci sono intere generazioni cresciute con il figlio di Angelo e con capitan Zanetti. Ma dall'altra pongo loro una domanda facile, facile: ma l'alternativa milanese a Thohir quale sarebbe stata? Esiste qualcuno in grado di fare il nome di un imprenditore meneghino che fosse in grado di mettere sul tavolo 250 milioni di euro cash?

La replica purtroppo è di una semplicità disarmante, disgraziatamente non c'è nessuno non solo a Milano, ma neppure in tutta Italia che possa permettersi di investire certe cifre nel calcio e non solo. Altrimenti non si spiegherebbe come mai siano finite in mano agli stranieri tutta una serie di aziende importanti e prestigiose. Parlo per esempio di Telecom, Star, Galbani, Bulgari, Gucci, Loro Piana, Pernigotti. 

Si sarebbe potuto evitare tutto questo? Credo proprio di si. Del resto se mi guardo indietro, penso che i cinque anni ininterrotti di successi, potevano e dovevano essere sfruttati meglio dal punto di vista commerciale. Certi rinnovi scellerati nell'entità del contratto e nella relativa durata potevano essere evitati. Questo tipo di opzioni avrebbe di sicuro portato grande giovamento alle casse della società e il presidente non si sarebbe trovato in una condizione incresciosa. 

Inoltre anche con una apertura anni fa all'azionariato popolare, si potevano corroborare ulteriormente i conti del bilancio. Invece niente di tutto questo è stato fatto. Allora quando non si possiede una visione lungimirante del futuro, può capitare che succeda quel che poi in effetti è successo: tocca vendere la baracca. 



Non ho la sfera di cristallo per sapere se Thohir sarà un grande presidente oppure no, ma la realtà in cui ci si è ritrovati era quella che era e non lasciava altra via di scampo. 

Alla faccia della storia dell'amore sbandierato in ogni dove. Sarà che quando tengo a qualcosa io ne ho una cura al limite dell'ossessivo, per preservarla da ogni problema. Quindi non capisco come riempire l'organigramma del club di una serie di incapaci, di inetti e peggio ancora di ex-juventini possa essere interpretato come un gesto romantico. 

Nemmeno portare l'Inter a un passo del tribunale io lo trovo un fatto legato all'affettività, la storia dei debiti fatti per amore per me è una cazzata pazzesca fatta e finita.  A casa mia un discorso del genere viene valutato nei soli termini di incapacità e di rassegnazione. Del resto i top club normalmente vengono gestiti come una multinazionale, a livello finanziario tra il Bayern e la Volkswagen non c'è distinzione alcuna. 

Disonesti sono stati la maggior parte dei media (tanto per cambiare) a illudere parte consistente della tifoseria che Moratti avrebbe potuto farcela da solo, nascondendo il reale stato economico della nostra amata squadra. Omettendo di chiarire che nemmeno la Saras se la sta passando benissimo. Così non si fa un'informazione corretta, così si prende per il culo la gente.

Comprendo che la conclusione dell'operazione possa presentare una serie di interrogativi (il socio indonesiano Roeslani è al centro di un giallo finanziario) che solo il tempo potrà chiarire, ma dato che non si è ragionato con i nonostante al posto dei se, si è arrivati a ragionare alla conclusione della mia povera nonna: o mangi la minestra o salti la finestra. 

Il finale è malinconico, nemmeno a farlo apposta, in assoluta simbiosi con queste giornate autunnali, visto che Moratti abbandona per obbligo e non per volontà. Altrimenti secondo una logica inoppugnabile, sarebbe rimasto il padrone del vapore. 

Invece è avvenuta una svolta epocale, se sarà positiva o negativa difficile dirlo, il futuro non è scritto. Comunque qualche certezza per fortuna resiste ancora: siamo e restiamo bauscia, la maglia resta e andiamo avanti. Domani sera ci tocca il Torino: Forza Inter!



mercoledì 16 ottobre 2013

OldStyle88


Il giorno tanto atteso è arrivato: Inter a Thohir. Personalmente gioisco anche con chi mi fa notare le incognite che il futuro riserva.

E' vero, tutti, chi più e chi meno, siamo dubbiosi circa le intenzioni che il nuovo padrone avrà nei nostri confronti, e ognuno si farà una sua idea circa i più disparati argomenti, io anche.Eppure le mie innumerevoli sparate anti-Moratti trovano gioia in questa cessione, sia per la fiducia che personalmente nutro nei confronti di Thohir augurandomi che non venga tradita, ma soprattutto per il rancore che ormai da anni ho sempre manifestato contro l'ex presidente.

E' più la speranza che si faccia da parte del tutto che la paura che l'Inter diventi un giocattolo in mano ai nuovi proprietari. Premesso che se a comprare l'Inter fosse stato Paperino in accordo con Qui Quo Qua sarei stato felice lo stesso; il mio ideale di compratori sarebbero stati Pellegrini e quella cordata mai svelata;  non è andata così ma va bene lo stesso.

In questi momenti di sconforto per i tifosi smemorati che piangono la dipartita del Massimo (ma non è morto ragazzi, è vivo vegeto e con il 30% ancora in mano) ricordo solo una frase che sento ripetere da mesi: Moratti sa cosa è meglio per l'Inter. E' una garanzia! Bene, quindi di cosa ci preoccupiamo?



La sua scelta è quindi certamente quella giusta, in ogni caso. Prendiamoci questo dogma e aspettiamo. Ciò che mi dà fiducia e che mi lascia una minima percentuale di possibilità di assistere a cose peggiori rispetto a quelle vissute in questi anni, è che Thohir è sicuramente un manager migliore con un po' più di senno.

Non è di certo un tifoso, ma se è per quello molte scelte di Moratti hanno dimostrato che neppure lui non lo era a grandi livelli. Sono volutamente breve perché le parole e le chiacchiere riguardo qualsiasi argomento che tocca l'Inter sono fuori luogo. Chi vivrà vedrà.

Vorrei però essere al posto di Thohir al momento. Sia per i soldini che ha e sia perché in questa avventura può solo fare meglio. Può ottenere risultati gestionali migliori senza sbattersi granché, perché peggio di così... è davvero dura fare.

Se le cose andranno bene in tal senso (e sottolineo la parte escludendo troppi patemi, come penso) vorrà dire che Moratti era veramente un manager limitato. Se al contrario andranno male... non era Moratti che essendo un grande tifoso sapeva in che mani saremmo stati consegnati?

Chiudo il mio intervento con un post letto recentemente non ricordo più dove: primo traguardo della società sarà recuperare i 10.000 abbonati persi in uno o due anni. Scommettiamo che sarà il primo risultato che verrà raggiunto  abbastanza agevolmente?

mercoledì 9 ottobre 2013

In silenzio...

anche un idiota può sembrare una persona intelligente. Sfortunatamente gli idioti vogliono sempre parlare. (E. Drusiani) 

L'ultima trovata di certi personaggi è combattere la discriminazione razziale e territoriale a colpi di normative e decreti leggi, attraverso provvedimenti che hanno a dir poco del paradossale. 

Allora in prima analisi vediamo chi sono coloro i dispensatori di perle di moralismo a vario titolo:
Il primo è Giovanni Malagò a capo del Coni, uno con una reputazione non propriamente immacolata, visto che è stato indagato per abuso edilizio. Dal quotidiano La Repubblica del 9 ottobre 2009: Giovanni Malagò è indagato in qualità di presidente del Circolo Canottieri Aniene amministrativamente responsabile del circolo "Acqua Aniene", uno degli impianti sottoposti a sequestro totale oggi dal gip Donatella Pavone, su richiesta del pm della procura di Roma, Sergio Colaiocco. Il circolo Acqua Aniene si trova in via della Moschea, nella zona Parioli a Roma, ad almeno un chilometro di distanza dall'Aniene che sorge su una ansa del Tevere. Secondo la procura le opere realizzate abusivamente, strutture terminate e già funzionanti, sono state costruite su un'area di proprietà comunale: area concessa per l'edificazione di un nuovo edificio, realizzazione di una piscina esterna e sistemazione di un parcheggio realizzato con uno sbancamento. 

Il secondo è Giancarlo Abete presidente della Federcalcio, indagato nel per omessa denuncia per designazione illegittima, poi prosciolto nel 2012 con le seguenti motivazioni:  E’ innanzitutto doveroso rilevare come il Pubblico Ministero presso il tribunale di Roma avesse ritenuto a differenza del gip : per quanto riguarda Capua i reati fossero prescritti perché consumati fino al 2005 e per quanto concerne Abete non fosse sufficientemente provata  la sua conoscenza dei fatti, che è cosa ben diversa dall’innocenza. Poiché siamo amanti della verità qui di seguito pubblichiamo in originale la richiesta di archiviazione del pubblico ministero e l’ordinanza del gip che ha ritenuto archiviare l’ipotesi di reato nei confronti dell’indagato Giancarlo Abete... (fonte professionecalcio.net)

Il terzo soggetto in questione è Gianpaolo Tosel, uno che ha deve avere almeno un timpano perforato, perché quando si tratta di sanzionare i cori cantati duro al Conad Stadium, è proprio duro di udito. 

Insomma quelli che ci stanno facendo dei bei predicozzi  e stanno mettendo in atto dei gesti a dir poco anticostituzionali, sarebbero per allegoria il ladro, il muto e i l sordo, tre personaggi che se fosse ancora in vita Sergio Leone sarebbero fonte di ispirazione per un western memorabile. Purtroppo Sergio Leone è scomparso tempo fa e questi stanno ammorbando i tifosi, per giustificare le loro cazzate, trincerandosi dietro alle disposizioni Uefa.

Peccato che stamani, la Uefa attraverso le dichiarazioni di un suo delegato William Gaillard smentisca in pieno questa tesi: Ma esiste una differenza tra razzismo e campanilismo, che molti sostengono si celi dietro quello che viene tacciato di discriminazione territoriale? "Noi parliamo in generale di discriminazioni, ma siamo in contatto con le Federazioni e con loro il confronto è sempre aperto e chiaro. Era necessario dare un segnale forte contro le discriminazioni e aver previsto sanzioni dure è importante. Poi la differenziazione tra le tipologie delle discriminazioni è compito delle Federazioni". 



Insomma la trovata del pugno duro sulle discriminazioni razziali, quando invece trattasi di normali sfottò campanilistici, è in realtà tutta farina del sacco dei nostri dirigenti incapaci e corrotti. Naturalmente il giro di vite riguarda esclusivamente quei brutti e cattivi che rispondono al nome degli ultras. Perché in parlamento quando onorevoli deputati e senatori si apostrofano nei termini più grevi e volgari, a nessuno è mai venuto in mente di chiudere il parlamento. E se per ipotesi mi trovo in un ufficio postale non è che se per caso un marocchino viene offeso dal mio vicino di posto, allora in quel caso col cavolo che si abbassa la saracinesca. E nemmeno al supermercato si chiudono le porte per vicende analoghe.

Quindi io mi domando, come mai questi insulti presunti dovrebbero venire sanzionati solo allo stadio? Non è anche questa una forma di discriminazione? Perché sempre lo stesso luogo di aggregazione (specialmente il settore delle curve) viene preso di mira? In Italia attualmente non ci sono abbastanza problemi a cui pensare? Eppure viviamo in un paese dove l’Istat ha appena calcolato che ci siano 9.5 milioni di italiani poveri, e di questi 9,5 milioni, sembra ci siano ben 4,8 milioni coloro che purtroppo vivono in condizioni di povertà assoluta. Eppure viviamo in un paese dove la disoccupazione giovanile è oltre al 40%, ma nonostante queste e altre emergenze sociali drammatiche i parrucconi del potere, in questo caso sportivo, trovano il tempo per preoccuparsi di queste stronzate.

Perché è sempre in auge il solito luogo comune che in curva ci vanno solo i delinquenti? Quando poi spesso e volentieri magari in tribuna autorità ci trovi i solerti funzionari di Equitalia, che hanno fatto suicidare tanti imprenditori onesti con le loro cartelle pazze, oppure i banchieri che hanno truffato tanti risparmiatori attraverso bond argentini, Parmalat, subprime etc etc, gettando nella disperazione più nera moltissime famiglie che in un attimo hanno visto svanire il frutto dei sacrifici di una vita intera, o i palazzinari che si fregano le mani dopo terremoti e calamità naturali di vario genere, perché in quelle disgrazie loro una possibilità smisurata di guadagno con il malaffare più bieco.

Cioè si può sapere per quale ragione essere in giacca e cravatta ti fa apparire meno colpevole rispetto a un tatuato, quando invece sei uno marcio dentro della peggiore specie? Chi ha paura degli ultras? (che forse non saranno tutti angeli, ma nemmeno tutti diavoli).

Allora io credo, dopo averci pensato a lungo, che a temerli siano soprattutto coloro che vedono nel movimento l’unica forma attiva e organizzata di dissenso sociale all'interno nostra società, in cui la rassegnazione giorno dopo giorno prende il posto dell’indignazione. Sono i potenti a voler anestetizzare le nostre coscienze. E in effetti in piazza a protestare non ci va più nessuno, anche se la situazione economica è sempre più pericolosamente speculare a quelle della Grecia e della Spagna. 

Le famiglie al momento riescono ancora a fungere da ammortizzatori sociali e si va avanti come si può.  Per fortuna, dico io, c’è chi non si arrende al degrado nel quale sempre più il nostro paese sta sprofondando. C’è chi dice no alla passività dilagante. Poi magari questo avviene in modi a volte discutibili,  ma  che piaccia o meno, sono gli ultras i soli a non rassegnarsi e a domandare legittimamente qualcosa di meglio per loro, per noi, per tutti.