giovedì 30 maggio 2013

Così Parlò Fulvio Il Vikingo


Ma ora a chi mi chiedeva ma Moratti a chi vende? Gli acquirenti per il pacchetto di maggioranza ci sono!!! Altro discorso invece è quello che vuole il demente: qualcuno che metta la fresca per poterla sperperare lui e il damerino con gli acquisti del fratello di Alvarez e il cugino di Jonathan ... Denti gialli grazie di tutto ma ora che non te lo puoi più permettere molla il giocattolo e levati dai maroni ... L'Inter siamo noi!!!



Cento milioni per la prossima campagna acquisti e il benzinaio non molla?!? Dimostra quanto vuole bene all'Inter sto coglione ... Tieni duro e regalaci un altro nono posto ... E se lo scrive il Sole24ore non penso sia una cazzata!!!


mercoledì 29 maggio 2013

OldStyle88


Ricordo che da piccolo  accompagnavo mio papà al bar. A quel tempo le discussioni su calcio venivano vissute in maniera sportiva. O meglio, gli argomenti erano riferiti all’ambiente tecnico/tattico con i soliti e ovvi suggerimenti da allenatori della nazionale.
Il tifo unisce persone a prescindere dalla cultura e dalle classi sociali più diverse, ma mediamente ognuno ha una competenza riguardo ai meccanismi economici che di sicuro non possono essere da manager di società quotate in borsa. Eppure negli ultimi anni, anche i contenuti espressi al bar sono cambiati, sento il tifoso medio esprimersi su concetti e linguaggi abbastanza curiosi.
Perché se il discorso intorno agli anni ’90 era: "Se avesse messo in campo dieci minuti prima il tal giocatore, sicuramente avremmo avuto a centrocampo una superiorità numerica. Lo avrebbe capito chiunque che in quel modo avremmo avuto la chiave per vincere l’incontro!"


Mentre adesso il dibattito ruota intorno a situazioni di questo: "Se si cedesse a 30 mil.  di euro quel giocatore, comprato a 5 mil. ma iscritto al bilancio a 7 mil. Si potrebbe realizzare una plusvalenza di 23 mil. con i quali potremmo azzerare il debito con la società tal dei tali."
Una volta il tifoso faceva il tifoso e il presidente era un tifoso con delle competenze ulteriori derivanti magari dalla sua attività lavorativa (imprenditori ecc …). Ora il tifoso pare preoccupato in egual misura dell’aspetto sportivo e societario.
Devo dire che anche io mi informo delle vicende extra-sportive, pur non avendo la competenza in materia che può avere un addetto ai lavori. Sono curioso e mi piace informarmi di tutto, e chi mi legge sul blog, avrà capito che non mi interessa la vittoria fine a se stessa se si calpestano valori o tradizioni, o si chiamano persone in società o in squadra che di interista non hanno nulla.
Pertanto, la questione stadio che mi sta molto a cuore, e che ho seguito per quanto possibile dalle pagine dei giornali e del web, mi fa sorgere delle domande … se qualcuno mi aiuta nelle risposte:
1- Se giochi a San Siro e hai un impianto che in quanto a storia, tradizione, capienza, possibilità di essere utilizzato come già avviene per concerti e altre manifestazioni, e che ha un costo di affitto di 3 mil. di euro annui, non sarà tuo se lo affitti ma prima di arrivare a spende 300 mil. per uno tuo ci passano circa 100 anni, nei quali puoi rientrare ampiamente (l’Inter, notizia apparsa tempo fa, ricava da San Siro circa 20.000.000 netti di euro annui)
2- Perché pensare a un nuovo stadio quando è palese che in accordo con il Milan, comprare San Siro sarebbe più economico e sapresti già cosa acquisti senza sorprese?
3- Ammettendo che il Milan voglia San Siro tutto per se, e che quindi si rende necessario un nuovo stadio altrimenti non hai un posto dove giocare, mi chiedo:                                                                     
a- Perché il Milan fa accordi con il suo sponsor (altrimenti che sponsor sarebbe?) come la Fly Emirates, e noi dobbiamo cercare in Indosenia/Kazakistan/Cina dei soci e/o costruttori? Non c’è un’azienda una (Pirelli in primis) o un imprenditore tifoso (non ho mai nascosto la mia ammirazione per il sig. Del Vecchio di Luxottica) con i quali instaurare una partnership senza correre chissà dove con una burocrazia naturalmente più complicata?
b- Perché, a conforto del punto a, una squadra come lo Stoccarda che non ha la popolarità di altri club, riesce a fare un signor stadio con la Mercedes Benz come azienda partner?
4- Anche se si realizza il nuovo impianto, dopo aver investito 300 mil. di euro per costruirlo, poi chi ci fai giocare in questo nuovo tempio del calcio? Due come Pereira e Gargano?


I profitti derivanti dal pubblico sarebbero così incentivati dai seggiolini o dal servizio bar? Non sarebbe meglio pensare a una squadra che almeno competa fino in fondo per ogni torneo a cui partecipa?
Premesso che io sono assolutamente contrario a lasciare San Siro, se ciò dovesse accadere, sarebbe il caso di seguire un modello di stadio accessibile a tutte le esigenze, e le tasche. Si dovrebbe cercare (almeno quello …) di non prendere esempio dai gobbi per il numero di posti (e mi pare che si stia andando verso quella direzione). Inoltre spero che questa ipotesi dello stadio di proprietà, su cui aleggiano molti dubbi, non sia un progetto nel quale investire il 100% delle energie, trascurando la qualità della rosa giocatori, visto che è comunque la squadra quella che si va a vedere, quindi è quella che va gestita e rinforzata!

sabato 25 maggio 2013

Così Parlò Fulvio Il Vikingo


La Stramacceide


Domenica sera, vedere esultare la gente accanto a me per il 2-4 di Rocchi mi fa capire che la società è arrivata dove voleva, cioè mutismo rassegnazione e accontentarsi del nulla. Neanche l'applauso a fine partita a una squadra senza orgoglio ne dignità l'ho capito ... Una squadra che rispecchia esattamente il suo allenatore ... Mi sono chiesto: ma si è presentato anche dopo l’ultima, col sorriso in conferenza stampa? Dai preliminari di Europa League siamo passati ai preliminari di coppa Italia ... Siamo così diventati specializzati in preliminari ... sarà per quello che ti amo come il primo giorno... AMALA!!!




Sentire il petroliere dire seccato ai giornalisti "mi chiedete ogni 10 minuti" è qualcosa di veramente grottesco!!! Demente ma chi li ha abituati alle pluri-interviste quotidiane?!? Assistere poi all'impasse allenatore, perché dopo aver fatto firmare un triennale a Mr. Bean, ora si vorrebbe evitare l'esborso è ancora più allucinante!!! Temevi che Real, Barca, Man Red, City o Psg ti portassero via un bimbominkia che ha allenato un anno la primavera?!? Solo noi...

Ah e quei buontemponi che sono andati alla Pinetina a appendere striscioni a favore di  Stramaccioni sono interisti?!? O li ha mandati lo Zio Fester? No perché va a finire che il benzinaio ci ripensa e lo riconferma ... Ok .. lo hanno cacciato ... 

venerdì 24 maggio 2013

La Voce (che ne ha due palle così) del Tifoso



Cristiano:

La durata della firma dell'esonero di Stramaccioni è seconda solo alla durata della firma della tregua per la guerra dei Trent'anni, ma ci vuole così tanto tempo per cacciare un cervellino da pulcino simile?

Giuseppe:

Vendi il 51% della baracca e togliti dai coglioni. Abbiamo fretta e voglia di tornare a vincere. A buon intenditor … poche parole …

Alvaro:

Premesso che a me Mr. Bean non piace, non mi è mai piaciuto e mai mi piacerà. Detto anche che Straperdoni è un miracolato della vita professionale. Ribadisco inoltre che Mr. Bean è un incapace (almeno per quanto riguarda top team) ... Al netto di tutto questo, affermo però, che fa bene a pretendere la buonuscita! Come vi comportereste voi al suo posto? Il vostro datore di lavoro vi conferma un giorno prima e poi manco ha le palle per comunicarlo. Inoltre in pieno stile Moratti, e non stile Inter perché l'Inter non la identifico più con questo demente, prende un altro allenatore cinque minuti dopo. Allora ripeto, lui ha il diritto di pretendere la buonuscita visto che c'è un fesso che l'ha messo al timone fino al 2015.



Gianluca:

In una società seria dopo annate così avrebbero pagato tutti: dirigenti, calciatori, allenatore .... da noi paga solo l'ultimo! Ma è anche vero che una società seria non si sarebbe ridotta così dopo il triplete ....

Maria Stefania:

Stramaccioni deve ritenersi fortunato del fatto che a comunicargli l’esonero sia stato Branca. Perché con questa proprietà di pagliacci mi sarei anche aspettata di vedere il direttore artistico a assumersi l'onere di cacciarlo  …  XD!

giovedì 23 maggio 2013

Come eravamo


Da bambini avevamo le classiche cartelle rettangolari, quelle in pelle colorata, chiuse con le due fibbie in metallo. Avevamo braghe corte e ginocchia perennemente sbucciate. Era l’epoca di Bonimba centravanti e delle sue rovesciate, del gioco dell’elastico, dei pattini a rotelle, della magnifica serie televisiva avveniristica UFO che insieme a quella avventurosa de Il tesoro del castello senza nome erano i miei programmi preferiti. In occasione del Carnevale i maschi in genere si mascheravano da Zorro, Sceriffo e Indiano e le femmine da Fata, Principessa. A scuola ci si presentava con il grembiule pulito e stirato di tutto punto, altrimenti scattava la nota. E' strano ripensarci adesso, eppure mi piaceva molto quella divisa, composta dal camice nero e dal fiocco azzurro. Visto che nemmeno a farlo apposta avevo l'opportunità di vestire i colori dell’Inter. 

Personalmente l’ho sempre considerato un segno della provvidenza. Non perdevo occasione di rimarcarlo alla mia maestra, che aveva sempre un’espressione stranita nei miei confronti. Mia mamma mi preparava il panino al salame o alla nutella come merenda per il doposcuola al pomeriggio, completata da un succo di frutta Billy e da un pacchettino di wafer Ritz al cioccolato. Io mi recavo lì,  sempre con congruo anticipo per poter scambiare le figu doppie della Panini in compagnia dei miei amici.

Eravamo un gran gruppo. I primi della truppa mi suonavano al campanello di casa. Mi affacciavo alla finestra e vedevo otto o nove bambini come me: - Dai scendi!!! Allo stesso modo passavamo di casa in casa fino a diventare una bella banda composta da una ventina di mocciosi casinisti. Per arrivare fino alle elementari, dovevamo attraversare tutto il centro del paese.

Riparati dal portico, dopo aver salutato Leandro il bidello che ci cazziava puntualmente dopo aver varcato il cancello, ci piazzavamo sui gradoni e cominciavano a mercanteggiare con il classico  celo celo, manca. Ognuno con il pacco gigante di figurine doppie, nel tentativo di trovare quelle che mancavano per completare l’album. Io ne avevo una dozzina di Mario Giubertoni. Per me era un altro segno del destino. Detto con molta schiettezza, io pensavo valesse Beckenbauer. Era l’anno della Coppa Campioni, quella della lattina contro il Borussia M.Gladblach, della lotteria dei rigori contro il Celtic, in cui abbiamo avuto la meglio.

Si erano così spalancate le porte della finale di Rotterdam contro l’Ajax di Cruijff, Neeskens e Krol. L’ultimo rigurgito di orgoglio di molti reduci della Grande Inter  a cui si erano aggiunti i giovanissimi Ivano Bordon in porta e Lele Oriali come jolly in difesa e a centrocampo. Sarà quest’ultimo a doversi occupare di Johan e lo fa in maniera abbastanza efficace, fino a quando non si scontra con Bordon e gli olandesi vanno in vantaggio seguirà il raddoppio del fuoriclasse olandese che sancirà la nostra sconfitta.




Ricordo di aver visto quella partita di nascosto, a carponi sotto il tavolo della cucina. Ricordo ancora oggi le imprecazioni di mio papà e dei suoi amici i pugni sul tavolo che rimbombavano sulla mia testa. Ricordo il torcicollo e il male alle ginocchia per scansare le pedate degli adulti, ma più di tutto ricordo i lacrimoni che mi sono scesi a fine partita.

Piangendo naturalmente in silenzio,  per non farmi sgamare. Poi sempre senza fare alcun rumore sono sgattaiolata in cameretta dopo non so quanto tempo, perché non volevo che i miei si accorgessero che non avevo rispettato il classico divieto a letto e di corsa dopo il Carosello.

Era una serata di fine maggio e allora non mi sarei certo aspettata che avrei dovuto attendere fino al 2010 per vedere l’Inter di nuovo in finale di Coppa Campioni. Così avevo archiviato quella sconfitta come una parentesi sicura che presto ci saremmo riscattati. La storia dice che è successo altro come tutti sappiamo, ma come tanti altri non ho mai mollato e tutti insieme siamo arrivati fino a Madrid.

Invece ora che sono trascorsi quaranta e passa anni da quella battaglia persa contro i lancieri olandesi, dopo aver archiviato l’ultima giornata di un campionato disastroso contro l’Udinese, prevale in me un senso di amarezza e disincanto. Dovuta a questa situazione di confusione riguardo ai programmi futuri. In società sono alla ricercata disperata di soci e soldi e non si sa se li troveranno. In base a questo non si sa chi allenerà l'Inter. Non si sa nemmeno, se gli ultimi pezzi pregiati dell’argenteria di casa, Samir e il Guaro, varcheranno di nuovo i cancelli di Appiano Gentile oppure no, con tutti gli annessi e connessi del  caso.

Allora il dispiacere era scomparso in fretta e l’estate seguente è trascorsa insieme ai soliti compagni, e al mio cane  un pastore tedesco, che mi sembrava gigantesco. Cavalcavamo le nostre bici, per andare all'oratorio, come  fossero dei destrieri bellissimi, e Rin Tin Tin (mica per niente si chiamava così) ci rincorreva felice nei prati, mentre noi fantasticavamo con incrollabile ottimismo sulle stagioni calcistiche e non che  sarebbero arrivate.

Al contrario stamattina mi trovo in mezzo al traffico caotico, insieme alla sgradita compagnia di tutti i miei casini (da adulti purtroppo è normale) e del dispiacere per la stagione appena terminata. Per cui so solo che vorrei tanto tornare a estrarre il mio pacchetto della Panini legato con l’elastico doppio sotto la sella, lontano dai clacson, dalle imprecazioni degli automobilisti e dalla mediocrità in cui i colori del cielo e della notte sono al momento imprigionati.

mercoledì 22 maggio 2013

OldStyle88


Strama si, Strama no, Strama boh ....  se nemmeno Moratti sa cosa fare, del resto lasciamo perdere il discorso idee chiare, penso non le abbia mai avute, allora figuriamoci noi cosa pensare. Proviamo però a ragionare con i dati che abbiamo e utilizziamo l'unica cosa che possediamo: la logica. Poi se nel calcio ha ragione chi fa gol e il gol è una questione sempre di istinto e improvvisazione, questo è un ragionamento a parte, che tuttavia premia in genere chi si organizza meglio.

Termina la stagione peggiore della storia dell'Inter da 65 anni, ne sono passati solo tre dalla squadra degli invincibili, e chissà quanti ne passeranno prima di calcare un palcoscenico dignitoso. Una società zeppa di persone inadeguate, di errori, di idee nebulose e inconsistenti, basti pensare alla questione stadio e alle dimissioni che dovrebbe dare il d.g. Fassone per essere stato lì finora senza risolvere nulla, poi certo, essendo io avverso al nuovo impianto, dico meglio così. 

Ricordo inoltre le richieste assurde che partono da Moratti che chiede a Branca di comprare giocatori con valore 10 spendendo 2, Branca che spende 2 per gente di valore -15, e un allenatore che si trova in una polveriera senza avere l'esperienza e gli attributi per gestirla. 



Personalmente non mi aggiungo alla lista di tecnici improvvisati di cui è piena l'Italia, di strateghi di mercato, di sommi luminari del prato verde. Ricordo solo alcune cose che menziono per tutti.

Il Milan di Sacchi prende i tre campioni olandesi aggiungendoli a una batteria di giovani italiani promettenti (investimenti di qualità uniti a prodotti del vivaio) e tutela l'Arrigo nonostante l'avvio indecente, cioè protegge il progetto scelto. Arrivano trofei e quando si decide di separare le strade con il tecnico emiliano, dopo ci si affida a Capello, ancora coach inesperto che però viene tutelato, messo in condizione di vincere nuovamente fornendogli una rosa galattica nei numeri e nel talento, così  lui è  in grado di non far rimpiangere il suo illustre predecessore.

Il Barcellona stellare degli ultimi anni viene allenato da un Guardiola neo-allenatore dopo il ritiro dal calcio giocato e reduce da un solo anno di panchina del Barcellona B. Viene scelto per offrire la scossa della novità (convinzione nella prospettiva) e si trova  a disposizione  molti giocatori provenienti dalla cantera, che quindi hanno un vantaggio economico e di rendimento in campo, ai quali vengono aggiunti un paio di acquisti a stagione come  per esempio Thierry Henry e Y. Tourè all'inizio per  finire con Fabregas e Villa allo scopo di puntellare la squadra. 

L'attesa, l'investimento mirato, il progetto, e il supporto al mister nonostante le critiche iniziali della stampa catalana, portano il Barcellona a diventare una delle squadre più forti e vincenti di tutti i tempi. 

Ora veniamo all'Inter. Dopo anni di via-vai in panca Moratti ingaggia il suo sogno, quel Roberto Mancini primo allenatore nerazzurro ad ottenere la pazienza del presidente nonostante gli iniziali appellativi di Mister X per i la sequenza quasi infinita di pareggi.

Porta a Milano due Coppe Italia e due Supercoppe in due anni, e inizia a svolgere quel ruolo di faccio tutto io, esperienza  che si ripeterà con fortuna ulteriore attraverso Mourinho. 

La società, da tutti definita arruffona e disorganizzata, inizia a trovare in inquadramento e non sono gli acquisti a essere tutti azzeccati, ma finalmente c'è la pazienza e la voglia di cominciare a fare le cose fatte per bene. 

Arrivano anche gli scudetti in serie ma non bastano al Mancio per restare in panca; deve fare posto a mister Mou che prenderà per mano quella squadra (Julio Cesar, Maicon, Cambiasso, Samuel, Zanetti, Stankovic, Ibra, erano già lì) e nel suo iniziale progetto inserisce Mancini, Muntari e Quaresma, giocatori presto rivelatisi deludenti e accantonati per tornare a un modulo più pratico e collaudato con un Julio Cruz che continua a segnare anche per il nuovo mister.

Per fare il salto di qualità occorre investire e non è la solita uscita dalla Champions agli ottavi per opera del Manchester Utd a scombinare i progetti. Nell'estate successiva arrivano Milito, Motta, Lucio, Eto'o, Snejder e a gennaio Pandev. 

Quella squadra vincerà tutto, e riconferma il concetto che i risultati arrivano attraverso progettazione, investimento, logica, idee chiare. In sintesi quello che manca adesso.

Per carità, non voglio accostare Stramaccioni a Guardiola o al Mancio o a Mourinho, ma si vede bene che negli esempi sopra esposti il nostro ormai ex non ha usufruito di nessuna delle caratteristiche richieste. Mercato fatto alla cavolo, un progetto inesistente, investimenti con il contagocce e lungi da me discutere la tattica o le scelte di ruoli visto che pure Ottavio Bianchi si aggrappava a un Roberto Carlos più avanzato facendolo giocare addirittura seconda punta in uno squallido Inter Piacenza, o un Fresi mediano nello sperimentale 4-4-2 di Roy Hogdson.



Sicuramente errori di valutazione  a livello di comunicazione, di dialettica, e di carattere, sono stati fatti ma giocare con Pereira, Gargano, e la batteria di cadaveri ultimamente in campo, non è esattamente come contare su Iniesta-Xavi-Fabregas o Cambiasso-Motta-Snejder di tre anni fa.

Se anche, come pare, dovesse aver terminato la sua esperienza su una panchina di una squadra in cui credo non avesse potere decisionale assoluto nemmeno sul riposino pomeridiano, da parte mia non ci sarà quel rancore che provo per la dirigenza e per certe bandiere un po' troppo presuntuose e di cui ho già parlato in precedenza.

Chiunque dovesse arrivare sarebbe una vittima sacrificale del sistema e i miei pallini, che considero per carattere e per capacità adeguati a noi, cioè Zenga e Mihajlovic, spero non arrivino per evitare di rovinarli e vederli trattati in modo non adeguato alle loro potenzialità.

Mazzarri o non Mazzarri, chi deve cambiare è quello in cima alla piramide, perché da lì parte tutto e tutto ha origine. Le scelte di qualsiasi azienda, la mentalità imposta da inculcare  ai collaboratori, una seria sintonia tra tutti in modo che  società e i milioni di tifosi siano un blocco unico, sono imposte e determinate dal vertice. Dunque valutando questo aspetto secondo me fondamentale, siamo, al momento, lontani a livello di  pianificazione, e francamente questo lascia poco tranquilli.

lunedì 20 maggio 2013

La Voce (irritata e infastidita) del Tifoso

Luciano:

ma io vuless sapè che tene a riflettere stu strunz 'e Miseratt (io vorrei sapere che cosa ha da riflettere quello stronzo di Miseratti ... ) ci ha rotto le palle con le sue riflessioni, manco fossero quelle di Platone o Seneca ...
Perfino mononeurone  Balo si è tolto la cresta ... allora togliamoci dalle balle er crestina anche noi

Manuel:

Riepilogo della stagione appena conclusa:
-Nono posto, fuori dall’Europa dopo 14 anni. 
-Più gol subiti(57) che fatti (55) in campionato e 81 gol incassati in stagione.
-Seconda peggior difesa del campionato dopo il Pescara. 
-16 sconfitte in campionato e 21 in totale. 
Chi parla di mancanza di soldi, di sfortuna e di arbitri è intelligente come Moratti, Stramaccioni e un palo della luce.    

                                                                                     
Rosario:

L'idea stessa di affidare la panchina a un incapace, cioè al mister della primavera, spacciando la cosa come un'intuizione geniale del presidente, quando invece era il segno di una resa definitiva alla sua incapacità; la trovo la cosa più triste, avvilente, patetica e volgare che abbia visto in "decenni" di Inter. Tanto per dire, "cronologicamente" io parto da Chiappella, anche se all'epoca andavo all'asilo!

mercoledì 15 maggio 2013

OldStyle88



Personalmente non ho mai provato astio per il nostro capitano, ma da un po' di tempo talvolta non capisco esattamente i suoi sentimenti che lui sostiene siano di amore verso l'inter e verso di noi. Vedo di spiegarmi: quando arrivò per me fu una sorpresa. Non era un goleador, non aveva nemmeno una capacità di palleggio sopraffina, ma quando partiva...e parte talvolta.poteva/può farsi tutto il campo seminando chiunque. Più che un terzino io l'ho sempre visto meglio come centrocampista. Inoltre forse il suo viso da bravo ragazzo l'ha reso subito simpatico a tutti.

Poi dopo sei anni di Inter, cominciano a circolare voci, peraltro assolutamente fondate, circa un suo trasferimento verso club più vincenti. Squadre che avrebbero fatto sicuramente gola a un giocatore qualunque, figuriamoci a lui. Ha deciso di rimanere. Ma dato che le favole a me non le raccontano più da venticinque anni circ, io credo che se si decide di restare rinunciando a immediate occasioni di vittoria ci possono essere in ballo vari fattori. Di sicuro ci può essere di mezzo l'affetto, però può aver pesato anche il mancato accordo tra le parti, che ricordo devono essere tre: le due società e l'interessato. 

Quindi senza voler fare il maligno, bensì il realista (del resto nel mondo del calcio trapela al massimo un decimo della verità), chi mi dice che oltre ai sentimenti verso di noi, semplicemente ci furono problemi legati alla trattativa stessa con i club spagnoli che lo volevano? Poi sono arrivati i successi che sappiamo e ora queste mie considerazioni potrebbero far pensare a una sorta di sciacallaggio o ingratitudine. 

Non è nulla di tutto ciò. E' solo che io vivo il presente, festeggio i successi e analizzo le sconfitte per ripartire. Domani è un altro giorno. Iniziano nuove sfide per migliorarsi o per confermarsi nuovamente campioni (in campo e soprattutto nella vita). I tifosi che ancora oggi ricorderanno che noi abbiamo battuto il Bayern, il Barcellona e il Chelsea, conquistando una Tripletta, sono semplicemente anacronistici se nel loro ricordo c'è la convinzione di essere ancora i più forti. Sveglia! Sono passati appena tre anni, peccato che  sembra ne siano trascorsi venti. Per tutti, non solo per noi.





Le cose cambiano e la vita va avanti, e tutti siamo sempre in gioco per l'inter e per vincere di nuovo, o provare almeno a farlo. Tentare di arrivare a un qualcosa che possa ancora arricchire una bacheca che per inciso fortunamente ha visto anni nemmeno troppo remoti di impiego (e non solo per far prendere aria alla stanza).

Per questo, chi è appagato, chi non ha più voglia, chi gioca sull'imbecillità del tifoso senza cervello che vive con frasi fatte, chi si rende conto di avvantaggiare se stesso per egoismo e non l'Inter nel suo insieme fatto di milioni di tifosi e di storia, per favore, si tiri fuori. Riceverà un grazie sentito, di cuore, da parte di ogni tifoso e di ogni persona che si è vista regalare attimi, partite, sogni diventati realtà...indimenticabili. 

Tuttavia ora si deve proseguire, e se, come mi pare di intuire da certe dichiarazioni e da certi atteggiamenti, che il desiderio personale prevale sull'interesse collettivo, anche se a beneficiarne sono bandiere o presunte tali (più presunte tali che reali), allora si faccia la scelta di accantonarle e far si che di loro resti un ricordo splendido che da ora un poi potrebbe sbiadirsi sempre più.

Se si approfitta della generosità di una società, di un allenatore. Se si ha influenza nelle scelte di mercato e se tutto questo equivale a ciò che fanno i politici italiani, attaccatissimi alla loro mansione per i ricchi stipendi e benefits che percepiscono, allora è meglio che le nostre strade si dividano.

In conclusione chiedo  a  Zanetti, Cambiasso e tutti quelli come loro ... di fare una scelta che sia di cuore stavolta.

lunedì 13 maggio 2013

How to say goodbye


E' una tiepida domenica di sole dalle mie parti. Finalmente l'estate comincia a intravedersi e in perfetta simbiosi con le condizioni climatiche, anche Genoa-Inter è una partita equiparabile alle amichevoli del precampionato tipo il trofeo Birra Moretti o roba del genere.

Il match giocato all'ora di pranzo, mentre nei prati in riva al lago si mangia al sacco o si fa andare la griglia al massimo, termina stancamente e senza troppi sussulti a reti inviolate. Tutto sommato è giusto così. Il pareggio viene vissuto con grande entusiasmo dai tifosi di casa, visto che la  contemporanea sconfitta dei palermitani, fa in modo che quelli del grifone si possano salvare con una giornata in anticipo.

Mentre noi il risultato lo abbiamo metabolizzato o con una buona dose di indifferenza, o con malcelato sollievo, perché siamo quasi alla conclusione di questo campionato maledetto, oppure con un misto di ambedue le sensazioni.


Del resto è fuori di dubbio che chi più, chi meno, tutti aspettiamo la fine di una stagione  che da dicembre in poi si è trasformata in un autentico calvario. Quasi alla maniera di quando si era ragazzi e si attendeva la fine della scuola. Questo in sintesi è quello che è  successo in una pigra domenica italiana di fine stagione.

Al contrario qualche ora dopo nella terra di Albione, all’Old Trafford di Manchester un’immensa marea rossa avvolge il Teatro dei Sogni di sicuro per celebrare la ventesima vittoria del club in Premier League, ma soprattutto per salutare l’ultima volta di Sir Alex Ferguson su quella panchina. 

Le immagini sono impressionanti e commoventi al tempo stesso e credo rimarranno nella memoria di chiunque ami il calcio. E’ il tributo a un uomo di sport irripetibile. Uno che per oltre venticinque anni a inizio stagione si presentava con i suoi ragazzi  per lo stesso motivo: vincere.

Certo nei suoi primi tempi ai red devils  ha coltivato molto e raccolto zero. Però avendo seminato bene, come sono arrivati i primi risultati importanti, tutti in Europa si sono resi conto che volenti o nolenti, se si voleva arrivare al bersaglio grosso bisognava fare i conti con il suo Man Red.

Lascia il più grande allenatore di questa epoca, almeno per me. Una sorta Michelangelo destinato al football che di volta in volta ha scolpito la sua squadra, plasmando tanti campioni. Basti pensare allo sviluppo dell'espressione estetica del suo numero 7: da Cantonà, a Beckam, a Cristiano Ronaldo, per finire con l'immortale Giggs.

Quanti giocatori incredibili hanno beneficiato delle sue metodologie. E proprio oggi anche uno dei suoi fedelissimi, Paul Scoles,  abbandona insieme al suo mentore, poiché è un altro  consapevole di how to say goodbye.


In tutto questo tempo il vero highlander della nostra epoca, non a caso è scozzese, ha attraversato tante ere tattiche: da Trapattoni mentre con il suo Aberdeen compiva autentici miracoli, a quella di Sacchi, fino a arrivare a quella dei nostri giorni segnata da Mourinho, Guardiola e l’astro emergente Klopp. 

Lui è sempre stato attuale, mai fuori moda. E' sempre stato capace di rinnovare sé stesso e il suo gioco. Con pazienza ha saputo montare, smontare e rimontare il giocattolo. E' sempre stato in grado di infondere coraggio e motivazioni fortissime a tutti quelli che ha allenato.

Un cultore del lavoro assoluto, e non poteva essere altrimenti per uno che da ragazzino aveva lavorato come tornitore nel porto della sua città. Uomo ruvido e duro, tremendo con i media e irridente con i nemici. Ricordo una sua fantastica battuta su Inzaghi: "Quel giovanotto deve essere nato in fuorigioco". 

Però è anche persona attenza al sociale, in grado di essere uno comprensiva e generosa. Per esempio chiedere a Gascoigne in fin di vita dall’altra parte dell’oceano, quanto per lui abbiano contato le parole contenute nel dvd che Ferguson gli ha inviato parlando a nome di tutta la squadra.

Se ne va nel miglior modo possibile SAF, da numero uno, con l’ennesimo trofeo in bacheca. Con il suo popolo allo stadio a invocare il suo nome, mentre canta e piange. Con allenatori, giocatori e tifosi di tutto il mondo a rendergli il tributo che merita. A questo proposito credo che tra molte, le parole più belle gliele abbia riservate uno dei suoi figli prediletti, vale a dire Eric Cantonà "Potrà nascere un altro Cantona, un altro David Beckham, un altro Ryan Giggs. Mai, però, nascerà un altro Ferguson".

Quanto avrei voluto vederlo all’Inter, specialmente dopo l’addio di Mourinho. Però il suo destino era quello di marchiare in maniera indelebile una squadra, un colore e una città. Perciò in fondo, è stato giusto così. Tuttavia mi piacerebbe incontralo, per farci quattro chiacchiere in allegria. Magari in compagnia di una buona bottiglia di vino che lui apprezzerebbe di sicuro. “Perché non mi parli di quella volta che hai fatto un mazzo così al Real Madrid con il tuo Aberdeen? Perché non mi racconti di quella pazza finale di Champions contro il Bayern Monaco? …” 

Ciao maestro, mi mancherai. Comunque ti ricorderò sempre con grande piacere, tanto quanto ho sempre apprezzato il tuo calcio. 

p.s. Vi domanderete come mai non ho approfondito più di tanto il discorso sull’Inter. Presto detto, oggi il guru dei mister si congedava dal suo pubblico. A mio parere non era proprio il caso di accostarlo a Stramaccioni, sarebbe stato un sacrilegio. 


lunedì 6 maggio 2013

Così Parlò Fulvio Il Vikingo




Da vecchio ultrà che molti anni fa ha capito che tutti i giocatori pensano solo al loro culo e quindi ama solo la maglia mi pongo un quesito: è più importante il ritorno di Zanetti o conta di più come sarà l'Inter la prossima stagione? Perché personalmente al di là del dispiacere per l'infortunio, mi sono rotto i coglioni di continuare a leggere che alla veneranda età di quaranta anni vuol tornare a tutti i costi, naturalmente come titolare fisso, senza porsi minimamente la domanda se potrà essere utile alla squadra o meno. .. e con un posto di prestigio in società già garantito... Visto che l'importante era (è?) battere il record di Maldini ... Naturalmente il petroliere e il mister hanno subito cavalcato l'onda popolare e la maggioranza si è dimenticata degli enormi problemi che ci sono e ci saranno all'Inter anche il prossimo anno!!! Probabilmente è ciò che meritiamo ...




Mandzukic è il prototipo del centravanti moderno, cioè fa gol e in fase di non possesso pressa come un pazzo, è costato 13 mln al Bayern. Appena qualcosa in più di Alvarez o Pereira ... Quindi?

Siamo a 14 sconfitte (e non finisce qua) 49 gol subiti (e non finisce qua) il Palermo che oggi sarebbe retrocesso ha preso 2 gol meno di noi!!! Eppure Mister Bean si presenta in conferenza stampa sorridente e gongola come un bambino perché lui con l'Inter ha firmato un triennale ... Quel demente del petroliere dice che va bene così ... Mi ricordo che mandò via un signore come Gigi Simoni terzo in classifica in campionato dopo aver battuto il Real in Champions ... Alla vergogna non c'è mai limite!!!

domenica 5 maggio 2013

OldStyle88



Si dice che capisci quanto ti manca una cosa solo quando la perdi .... è verissimo. E' da qualche mese che ho perso mio papà e ciò che mi manca più di lui non è tanto quello che non possiamo più rivivere, ma un qualcosa che abbiamo solo sfiorato. Cioè la passione per una comune squadra di calcio da poter seguire insieme allo stadio.

Lui è stato appassionato tifoso della vera Torino, quella granata, negli anni fino alla finale Uefa del 1992, e poi tiepido sostenitore disilluso dalle pessime gestioni societarie, non ha mai ostacolato il mio tifo nerazzurro, incentivandolo con giornate allo stadio a vedere l'inter, accontentando qualunque mia richiesta. 

Eppure se ci avesse provato a portarmi al Delle Alpi, con quella squadra che una Coppa Italia l'aveva anche vinta e si era affacciata con risultati lusinghieri in Europa, magari ora sarei di fede granata. Avrei così condiviso con lui quella passione che ho accarezzato solo di sfuggita, assistendo insieme a mio padre a qualche partita in curva maratona, quando a tempo perso mi facevo un giro qualche volta con lui.

Una caratteristica genetica però l'ho eredita da lui: essere anti-Juve. Per me è una questione morale, che nella mia vita sportiva, caratterizzata da momenti entusiasmanti e altri più tranquilli è sempre stata un punto fermo. Ora in questo blog, io posso riconoscere il tifoso interista che avevo imparato a apprezzare e che il nostro amato presidente vorrebbe distruggere. Cioè quel criticone avvelenato che con la sua sana vena polemica, ha sempre reso il pubblico interista difficile da conquistare, perché ha sempre avuto il palato fine in fatto di calcio.

Devo dire però, che tra giusti insulti a tutti i protagonisti di un dopo Mourinho tragico, qualche considerazione  articolata sui gobbi la vogliamo fare? 

A Milano molti amici non hanno dubbi tra chi mettere in cima alla classifica dell'odio. In questo caso è il Milan a vincere con netto distacco. Eppure sarà che non sono di Milano, ma io reputo la Juve un qualcosa che va oltre. Con loro non è più il campo a parlare. E' tutto il resto. Ogni pesonaggio che si è succeduto in panchina da Luppi, a Capello, a Conte con una società degna rappresentante della famiglia Agnelli, ha incarnato perfettamente lo stile Juve, così anche in campo molti giocatori hanno trovato ragione d'essere.





Nella mia personale graduatoria dei peggiori infami di sempre, l'ossatura centrale è saldamente costituita da Montero, Nedved e Inzaghi. Tutti validi rappresentanti di quell'atteggiamento che a distanza di tempo nega e sbeffeggia i danneggiati. Sarebbe troppo facile ricordare il rigore negato a Ronaldo nel '98. Perché allora dovrei forse passare la parola a qualche tifoso romanista, o parmense, o laziale, giusto per dare voce anche a loro.

Di sicuro c'è che una società coinvolta in ogni scandalo possibile e immaginabile. Una società che ha accumulato più condanne di Totò Riina, tra scommesse, dopin, calciopoli con udite udite designazioni arbitrali fatte a tavolino. Nonostante tutto si sentono ancora vittime di due scudetti revocati, che sono in pratica un parziale risarcimento alle farse a cui abbiamo assistito nella storia. Tra spareggi scudetto negli anni '60 fatti rigiocare, o stagioni a senso unico, penso non dovrebbero nemmeno parlare. Ma anche i milioni di tifosi che coraggiosamente ostinano a negare eventi talmente limpidi da essere considerati appassionati di un altro sport, dovrebbero provare l'ebrezza del silenzio.

Personalmente, a costo di passare per ridicolo, ho scelto di non avere a che fare con loro anche nella vita, reale e se proprio devo l'argomento si svia in modo molto veloce perché anche a un santo potrebbero essere in grado di far risvegliare un istinto omicida mai conosciuto. Cosa pensare tuttavia di un entourage che vince una Coppa Campioni consapevole di giocare dopo un massacro, la vince con il solito rigore inventato, e la festeggia come se nulla fosse? 

Cosa dire del resto di gente che pretende cordoglio per le proprie bandiere defunte quando fino al giorno prima gli incidenti mortali altrui venivano derisi e ancora oggi non ci si ferma di fronte a un destino troppo beffardo?? Nulla ..... semplicemente ricordo mio papà che se non ha avuto l'interesse o la voglia di portarmi sulla via granata, ringrazio per avermi portato su quella anti-bianconera. 

sabato 4 maggio 2013

La voce (vera e spietata) del tifoso


Mario:
Mi sembra evidente che il gran lavoro di pressione mediatica esercitata sui tifosi dell'Inter sia solo all'inizio: lo scopo è chiaro convincere i tifosi a credere ancora a una dirigenza screditata dai risultati sul campo e le cui malefatte sono invece sotto gli occhi di tutti.
Probabilmente Moratti, Branca & co. pensano che i tifosi possano essere messi a tacere con questi minuetti, ma come temo, basterà attendere la fine di ottobre 2013 per comprendere a pieno la gravità della situazione della squadra che amiamo.

Onorato:
A proposito delle parole del tronchetto della felicità, a parte le considerazioni sulla squadra, che solo un invasato visionario può fare .... ci rendiamo conto che questi sono bugiardi, traditori, fanfaroni? Hanno sbandierato lo stadio nuovo, che i soci stranieri avrebbero fatto giusto perché loro sono bravi e belli, però nel frattempo sono evaporati prima i cinesi, poi i kosovari e infine i kazaki. Adesso ‘sto pirla e' qui a dire che un nuovo impianto lo affascina. Dunque questi continuano a prenderci per culo. Io mi domando ma questi cosa si fumano e cosa si bevono ...

Maria Stefania:
E' più probabile che siano Modric e Di Maria a comprare l'Inter, che l'Inter a comprare loro …


Cesare:
Analisi semi seria di una persona inutile: ovvero Massimo Moratti. Nasce ricco come Creso e scemo come un piccione. Nella sua vita non avendo mai guadagnato un soldo che fosse uno, ha un solo dovere: spendere la sua smodata fortuna. Ma un personaggio del genere come la spende? Male, ovviamente, anzi malissimo:
1- Nella nefasta data del 18 febbraio 1995, dopo aver fatto danni in qualità di presidente della Federazione Motonautica, facendola fallire, compra, cioè spende soldi per l’Inter. I tifosi lo accolgono alla pari di un re, illusi che il nome del padre possa proiettare sulla squadra un futuro di gloria.
2 - Dal febbraio 1995 fino al giugno 2006 spende una montagna di denaro per non vincere niente. Rendendo l’Inter una sorta di barzelletta, utile per arricchire finti interisti alla Beppe Severgnini, che scrivono libri sulle nostre disgrazie e sulla sua globale inettitudine.
3 - Nel 2005 quando pensa solo a prendere Moggi, che succede? Scoppia lo scandalo Calciopoli.
4 - A questo punto anche un idiota del suo stampo, riesce a godere dei vantaggi avendo per una volta nella sua inutile vita, la lungimiranza di affidarsi a persone che se ne intendono più di lui. La cosa non è difficile, visto che lui non capisce un cazzo di niente.
5 - Dopo cinque anni di trionfi, evidentemente poco abituato ai successi e agli elogi, si inventa il fair play finanziario e distrugge, senza che io peraltro mi sorprenda, in maniera demenziale una squadra irripetibile.
Conclusione: Massimo, anzi Minimo, sei un fallimento come uomo, come persona, ma soprattutto come interista. Hai un debito nei confronti dei tifosi, che mai potrai saldare. Sei un asino patentato, ma almeno abbi per una volta in vita tua la capacità di capire una situazione chiarissima: vattene il prima possibile per il bene dell’Inter e di tutti i suoi tifosi.
Nella speranza che il mio appello non rimanga inascoltato, un abbraccio a tutti i fratelli interisti