mercoledì 13 agosto 2014

Tavecchio si, Tavecchio no... la terra dei cachi...

Oldstyle88:


Il caso Tavecchio di questi giorni mi fa pensare proprio che l’uscita del calcio italiano dalla crisi non sarà a breve. Vi consiglio di cercare su youtube un video di Julio Velasco (uno che nella pallavolo ha vinto qualcosina…) mentre spiega la cultura degli alibi. Cioè il non affrontare le difficoltà dando la colpa a qualsiasi cosa pur di non centrare il vero problema.

Un esempio potrebbe essere Thiago Motta che addebita al caldo le magre figure della nazionale ai mondiali. E’ un video che periodicamente guardo, per spronarmi quando inizio a trovare scuse per insuccessi che sono solamente causa mia. Ebbene anche questa volta non ci smentiamo.

Chiariamo subito; a certi livelli la forma è importante tanto quanto la sostanza e le espressioni che usiamo comunemente al bar non possono essere ripetute come se niente fosse.Il problema però è che la sostanza, ciò che davvero conta, è impietosa e deve quanto meno far riflettere. La colonia straniera in Italia, di cui una buona parte di scarsa qualità ma pagata cifre alte per il valore poi apportato non è assolutamente l’unico male ma un ingranaggio da sistemare.

Quando le squadre italiane (non solo Milan Inter e Juve) dominavano in Europa da chi erano composte? Giocatori per lo più italiani con degli stranieri di valore assoluto. Molto semplicemente si lanciavano giovani che puntualmente sfondavano e arricchivano la nazionale.

Mondiali Italia ' 90: 2 gol subiti in tutto il torneo, Usa '94 quando ancora la situazione non era come quella attuale, finale persa ai rigori. Di “mangia banane” come li definisce Tavecchio non ce ne sono pochi. Con i soldi che prendono non credo si accontentino delle banane ma frutti ben più costosi. Per fare un riferimento all’Inter, Pereira pagato undici milioni circa era davvero più forte di Faraoni?

La priorità però non è analizzare i problemi reali del calcio italiano, ma combattere il razzismo. Ormai bisogna essere preoccupati per tutto ciò che si dice perché non sono i contenuti a importare quanto la forma, a chi la si dice, con chi si comunica. UE e UEFA sono due facce della stessa medaglia e operano nei rispettivi settori con le stesse identiche mansioni e finalità. Frega nulla del calcio italiano, l’importante è che i messaggi siano gli stessi.

Sono fiducioso che il calcio italiano proseguirà a persistere nel suo torpore, perché come sempre gli alibi, o comunque le piccolezze sono assolutamente più importanti dei contenuti.
Personalmente non sono solo d’accordo sulla riduzione del numero di stranieri per valorizzare i vivai (con logici ed evidenti benefici su più fronti, sia economici che sportivi) ma anche sul ritorno a 16 squadre per usare più partite per giocare una coppa italia migliore (attualmente è farsesca), e allenare meglio la nazionale. Non ultimo far tornare la gente allo stadio.

Non è giocando più partite che si risolve il problema che è di concetto e strutturale. Chi non va allo stadio perché non ci vuole andare, non ci andrà mai. Chi ci va sempre non potrà andarci in eterno facendo presenza ogni volta anche se si giocasse cento volte all’anno. Prima o poi qualcuna la salterà. Questo poi al netto di tutto il discorso su leggi e compagnia bella.

Il discorso razzismo e discriminazione che si solleva abbastanza frequentamente ormai in base a fattori non meglio precisati, anche abbastanza grotteschi, sono solo armi per interessi superiori. Non cadiamo in questa trappola!



Effeciiemme: 

Che dire di  Tavecchio? Beh sinceramente a me sembra l'ennesima operazione da repubblica dei pannoloni. Cioè più sei vecchio, più sei rincoglionito, più salgono in maniera esponenziale le possibilità che tu possa conquistare una poltrona di prestigio. In effetti così è capitato

Dopo il disastro del mondiale brasiliano, serviva un cambiamento radicale ai vertici del calcio italiano. Invece no. Dal cilindro si estrae un coniglio oramai mummificato. Venghino signori e signore a ammirare il nuovo boss della Figc. Un burocrate del pallone da anni e anni saldato con il flessibile alla presidenza della lega dei dilettanti. Un pluricondannato, uno che come apre bocca fa una figura di merda: dalle banane, alle donne sportivamente handicappate, al paragonarsi all'assassino di Kennedy (a proposito ma cosa c'entra?). 

E' uno di quelli che esprime il provincialismo più gretto. Di quelli tagliati giù con il falcetto. Di quelli con il bianco spruzzato d'ordinanza al bar mentre inveiscono sugli stranieri. Peccato poi che se per caso, sono titolari di una fabbrichetta, e hai la possibilità di dare uno sguardo nei loro reparti, non trovi un operaio italiano nemmeno a pagarlo oro. 

Insomma ipocrisia portami via. E faccio ancora molta fatica a metabolizzare la cosa che lui possa usare certe espressioni poco eleganti durante un'assemblea ufficiale (per usare un eufemismo) e diventare il gran capo  mentre le curve vengono squalificate per discriminazione territoriale.

Del resto in un paese dove al sig. Schettino è consentito tenere lezioni all'università su come gestire il panico, che un soggetto del genere sia stato eletto non è un fatto che credo possa stupire qualcuno. Se esiste in Italia uno specchio oggettivo del paese reale è proprio il nostro mondo pallonaro. Nel caso la vittoria di Tavecchio riflette il concetto di come a livello nazionale stiamo andando sempre peggio. Poi certo io spero sempre in questi casi si sia toccato il fondo. Spero di si, ma temo di no.  


Ps: Va bene, Tavecchio non piaceva agli Agnelli, ai Della Valle, a molti giornalisti con quelli dell'incartacozze rosa in prima fila. Quindi capisco che questo possa avergli portato qualche simpatia. Ma nonostante ciò, a mio parere, resta un personaggio inadeguato e impresentabile.







lunedì 4 agosto 2014

OldStyle88

Dicevo che si guarda troppo a come ci si comporta fa all’estero e che si guarda poco ciò che realmente servirebbe in casa nostra. Menzionavo la triste finale di Coppa Italia come esempio e nel farlo voglio assolutamente tralasciare i fatti che ben conosciamo e che personalmente mi lasciano perplesso sulle tempistiche e sulla nebbia che ancora c’è sull’evento. Il mio è un inciso dal punto di vista prettamente organizzativo.

Sappiamo tutti che l’Italia è una nazione che fa fatica a livello organizzativo. Dagli organi statali, agli eventi, la burocrazia è mostruosa e scoraggia chiunque abbia in mente di intraprendere una qualsiasi iniziativa. Siamo sommersi da uffici, carte, permessi…se vi ricordate la scena di Fantozzi in ospedale… capirete.

Ci rapportiamo quindi alla Germania, paese organizzato per eccellenza, e all’iniziativa di far giocare la finale della Coppa nazionale della capitale Berlino. Un po’ come gli inglesi con Wembley, non fosse che ci si dimentica la regola semplicissima che qui…è qui….lì…è li. Pertanto anche noi da qualche anno abbiamo preso a organizzare la finale a Roma ma ogni volta sono problemi organizzativi, culminati con il tristissimo fatto dell’ultima finale.

Semplicemente non si pensa che a Berlino c’è una sola squadra rilevante con una tifoseria che non spicca di certo nel panorama europeo. A Roma invece non si tiene conto che ci sono due tifoserie di livello come Roma e Lazio, e non si può sempre sperare in un derby romano che a sua volta non sarebbe sicuro viste le amicizie non sono italiane che entrambe le tifoserie hanno.




A parte un Lazio Sampdoria si sono giocati sempre dei Roma Inter e un derby, oltre a un Inter Palermo, un Napoli Juve e un Napoli Fiorentina. A livello di ordine pubblico quindi sono sempre quattro le tifoserie da guardare, se non di più. Forse le partite di andata e ritorno non erano più semplici da gestire? 

Molti tifosi che desistevano per il viaggio solo perché il ritorno era in casa permettevano sempre di avere un numero minimo di gente in trasferta e sempre e solo due città interessate, una per volta, e con la possibilità di non far mettere in viaggio migliaia di persone. Se controllare troppe persone risulta un’impresa, allora si prendano le contromisure in modo intelligente, senza copiare a destra e a manca solo perché là di fa così allora lo facciamo anche noi.

L’interesse per una competizione deriva proprio da questo. Come abbiamo fatto per anni, anzi decenni, in cui l’andata si faceva da me e il ritorno da te? Eppure non mi pare che nei recenti Roma-Inter ci fosse l’Olimpico pieno benchè si trattasse di finali.

Impariamo a far rinascere l’interesse non adeguandoci adaltri modelli ma a essere noi stessi innovatori ritrovando nella semplicità del nostro passato quanto di bello c’era quando il calcio italiano era a ben altri livelli.