Se Rocchi è il brodo del giorno dopo, Schelotto è il vitello tonnato del Pranzo Natalizio ...
domenica 30 dicembre 2012
venerdì 28 dicembre 2012
Chi infierisce e chi tace
Oggi Andrea Ranocchia è stato squalificato per due giornate di campionato. Oltretutto, come se non bastasse, dovrà pagare una multa di dieci mila euro. Il motivo apparente di questa sentenza
sembrerebbe dovuto a delle frasi improprie pronunciate dal giocatore nel fine partita di Inter-Genoa.
Perlomeno così le ha valutate l’ineffabile giudice Tosel. Alias il
braccio armato della Figc e dei gobbacci. Un killer senza eguali, roba che al suo confronto perfino i
sicari della mafia potrebbero apparire dei dilettanti allo sbaraglio.
Quindi iniziando da Cassano fermato un turno a causa di intemperanze
verbali, passando per l’occhiataccia furibonda di Guarin, adesso spetta al
nostro centrale difensivo subire l’ennesima punizione a orologeria. In altri
termini: tre decisioni del giudice sportivo e tre nostri titolari fermi ai box.
Adesso si racconta in giro che in società siano furibondi. E ci mancherebbe altro, aggiungo
io. Peccato però che degli effetti di questa rabbia incontenibile, finora non ci
sia alcuna traccia.
Dispiace accorgersi che in questo momento siamo solo noi tifosi a incazzarci a tutto spiano. Al contrario il presidente che di regola
durante le sessioni di calciomercato non perde occasione per esternare più
volte al giorno il suo pensiero in merito alle varie trattative, stavolta, quando servirebbe
spararla grossa per farsi valere, non ha detto una parola.
C’è da dire a livello di stretta attualità, che comunque non è il solo a dare l'impressione di essere affetto dalla sindrome del mutismo. In effetti anche l’intero apparato della comunicazione e dello staff
tecnico interista gli tiene buona
compagnia.
Sì perché atteggiarsi ci continuo a vittime inermi, normalmente non ha mai prodotto alcun beneficio a chi subisce danno. Per di più come tutte le dinamiche replicate in eccesso dopo un po', ammettiamolo, viene a noia. Concetti questi che sono in possesso di una valenza universale, efficaci nel calcio come nella vita.
Quindi preso atto della situazione, mi domando: ma chi la difende l’Inter a esclusione degli eterni
invasati/innamorati dei colori nerazzurri? Visto che tacere e abbassare la
testa a ogni torto subito non è certo sinonimo di eleganza bensì di
vigliaccheria. Non significa avere stile ma dimostra assenza di coraggio.
A questo punto posso solo augurarmi che non ci si limiti al solito
appello dal destino scontato. Ricorso che a mio parere risulta più inutile di un secchio
d’acqua utilizzato durante l'incendio di un palazzo. Allora dalle parti di Corso Vittorio Emanuele si diano una svegliata, si
organizzino, si inventino qualcosa di interista e di forte. Altrimenti a
malincuore tocca dare ragione a Edmund
Burke, il quale tempo fa sosteneva che: Perché
il male trionfi è sufficiente che i buoni rimangano in silenzio.
Così Parlò Fulvio Il Vikingo
Vorrei consigliare il nostro megapresidente di assumere
parecchio personale in vista della prossima riapertura invernale della campagna
abbonamenti. Visto che prevedo interminabili file di tifosi entusiasti per
l’ingaggio di Tommaso Rocchi. Senza dimenticare il contributo del nostro
direttore generale che a ogni sessione gennaio ha rinforzato egregiamente il
centrocampo con i colpacci di kharja e Palombo. Ora il dubbio è: chi estrarrà
dal cilindro? Tutto questo mentre Mr. Bean ha appena dichiarato che l’Inter sta
lavorando a un progetto importante per tornare a vincere. Certo che se il primo
tassello è lo scarto della Lazio … Chi ben comincia è a metà dell’opera. Peccato davvero, perché come allenatore non
sarebbe nemmeno male. Ma quanto alla capacità di raccontare fiabe potrebbe
competere alla grandissima con il nano di plastica …
Rovo On The Rocks
Così Parlò Fulvio Il Vikingo
Sapere
di essere i concorrenti di squadroni del calibro di Siena e Pescare per
ingaggiare Rocchi, cioè la riserva di Floccari e Kozak. Che poi a loro volta
sarebbero le alternative in panchina a Klose, dovrebbe far capire anche agli
ultimi adulatori del petroliere fino a che punto ci siamo ridotti …
... e questo
avviene nei giorni successivi della spumeggiante
prestazione contro il Genoa. Per non parlare del paradosso nel premiare i
nostri giocatori con una vacanza che si protrarrà fino al due gennaio. Mentre tutte le altre
squadre riprenderanno gli allenamenti tra il 27 e il 28 dicembre, d’altronde Mr. Bean Stramaccioni a fine
partita ha dichiarato di essere molto soddisfatto. Allora avanti così verso un
altro prestigioso sesto posto.
giovedì 27 dicembre 2012
Attenzione a Villa Arzilla
Parafrasando Cochi e Renato mi piacerebbe parlar di un mercato intelligente che segua un filo
logico e importante. Il temine mi
piacerebbe è assolutamente centrato, perché purtroppo indiscrezioni di mercato definiscono come
possibile obiettivo per il ruolo di vice Milito nientemeno che l’attaccante Rocchi, uno imbrocchito
e per questo tribunato senza senso di colpa alcuno dalla Lazio.
Io proprio non ci arrivo, mi sfugge la ragione
dell’attrazione fatale che esercitano certi ultra trentenni per la nostra
dirigenza. No perché già ne abbiamo in tale abbondanza, che volendo potremmo
invadere l’Europa tutta con il nostro patrimonio di calciatori esperti. Poi va da sé che un mio amico gongoli
compiaciuto nel definirli il carrello dei bolliti.
Invece di riportare a casa Longo a costo zero, sembra si
voglia insistere nel vizio atavico di investire risorse a perdere. In altre
parole: spendere per spendere. Alla faccia del più volte sbandierato fair play
e del presunto progetto giovani, a gennaio in società non trovano niente di
meglio che propinare l’ennesimo rottame inutile e deleterio ai tifosi sulla
falsariga di Kharija e Palombo. Magari per incentivare i mini-abbonamenti. Già
immagino una moltitudine di tifosi
scazzottarsi in banca per non perdere l’esordio di tale fenomeno parastatale di
gialappiana memoria.
Comunque se proprio il nostro ineffabile Branca-Leon deciderà
di portare a termine l’ennesima trattativa per stomaci forti, visto che pensare
di far rifiatare uno di 34 anni con uno di 37 sembra a dir poco folkloristico
come ragionamento, spero tanto che almeno in società abbiano il pudore di
saldare il conto a Lotito servendosi dei soldi del Monopoli. Dato che investire
quelli veri sarebbe uno schiaffo alla miseria.
Ora approfittando della metafora del gioco del Monopoli è un
po’ come se fossimo passati dal Parco della Vittoria di qualche anno fa al
Vicolo Corto attuale a livello finanziario. Dunque non ce la passiamo benissimo,
lo abbiamo capito. Del resto nemmeno il più visionario dei tifosi domanda al
presidente un acquisto alla Messi o alla Cristiano Ronaldo.
Tuttavia per esempio un discorso relativo a Verratti doveva e
poteva essere concretizzato. Così ci saremmo trovati in rosa un ragazzo di buon
talento che avrebbe colmato la lacuna che si era creata lo scorso gennaio con la cessione di
Thiago Motta.
Questo è il nocciolo del problema. Cioè se per ipotesi ti
serve una punta centrale e compri
Fernando Llorente. Il basco poi magari si può rivelare una sciagura per una
serie di motivi. Però dal punto di vista concettuale hai comunque agito con
razionalità. Ti mancava un centroboa lì davanti, lo hai preso. Poi hai
sbagliato la valutazione del giocatore. Niente di scandaloso: succede di continuo nei top
club. Pazienza, ma in termini di pianificazione ti sei comportato al meglio.
Mentre ora a dispetto del fatto che sia evidente a tutto il
globo che in rosa a noi manca un regista, salta fuori la fisima di trovare in lampo
di tempo un alter-ego del Principe. Che poi anche qui, mi sembra doveroso fare
un inciso. Visto che il nostro numero ventidue in questa prima parte di
stagione è sempre più assimilabile all'ultimo Hernan Crespo. Vale a dire un
giocatore che lasciò l’Inter perché finito a certi livelli.
Poi magari questa voce di Rocchi è infondata. Viene fatta
circolare per destabilizzare la nostra digestione della non-stop natalizia a
tavola. Lo spero ardentemente. D’altro canto c’è da dire che conoscendo i miei
polli dopo le operazioni Forlan e Zarate, personalmente preferisco stare sul
chi vive.
Per cui termino le mie considerazioni facendo tutti gli scongiuri del caso, con
l’auspicio di non doverne riparlare. In caso contrario mi auguro di cuore che
poi qualcuno dei piani alti non sia troppo suscettibile. Visto che a ogni azione è solita
corrispondere una reazione e il totale della somma è che alla fin fine ognuno
riceve per quanto ha dato.
Inter-Verona Reloaded
Natale è passato. Quindi al bando il buonismo e torno a riflettere
su Inter-Verona: in altre parole una
storia di tafferugli annunciati, temuti e voluti. Sì perché il giorno dopo la
partita nessuno, ma proprio nessuno, dei media ha avuto la decenza di dire le
cose come stavano, o se non altro di porsi uno straccio di domanda.
Mi spiego meglio: se anche i sassi erano a conoscenza del
tutto esaurito da giorni del settore ospite, del tam-tam mediatico tra i veronesi
“no comodi, no in gita”, dei livori mai sopiti tra le due curve …
Insomma qualcuno può spiegarmi per quale razza di motivo si è
fatta fermare l’intera tifoseria gialloblù a Piazzale Lotto? Ma come, mi
chiedo, i soloni del calcio sostengono, con una notevole faccia di bronzo, di voler scongiurare gli incidenti e poi
consentono al corteo ultras scaligero di transitare proprio nel crocevia
utilizzato dalla stragrande maggioranza dei tifosi interisti per arrivare a San
Siro?
Inoltre perché tenerli fermi al capolinea di Sesto un paio
d’ore e farli scendere dai vagoni della metro, giusto nel momento di maggior
flusso dei tifosi nerazzurri? Certo perché trattandosi di un incontro
infrasettimanale e dovendosi disputare alla nove di sera, non ci voleva mica un
genio a intuire che in quei minuti sarebbero stati in tanti dei nostri a piedi,
in macchina o con i mezzi a mettersi in marcia per lo stadio.
Così succede, a titolo di testimonianza, che una mia amica in
macchina si ritrovi tra due fuochi proprio da quelle parti: in mezzo alle mazze
dei veronesi e ai lacrimogeni sparati a altezza uomo dai celerini. A farne le spese non è lei per fortuna, ma il tetto della sua auto danneggiato da una pietra. Mentre
un’altra mia socia scende dal pullman non fa in tempo a dare retta a un vigile
zelante “passi pure di qui” e nemmeno
farlo apposta, taaac viene colpita di
striscio da uno dei razzi lanciati dai poliziotti.
Il risultato non può essere quello che per attimi interminabili,
in moltissimi siano finiti un mezzo a un casino inenarrabile, sicuramente
dovuti a un eccesso. Di quale tipo superficialità o malafede decidetelo voi. Personalmente
io da diffidente quale sono, detto fuori dai denti, propendo per la seconda
opzione.
Allora perché nessuno di
quelli bravi e di quelli giusti a livello di informazione si è interrogato
sulle vere cause? Anche se capisco che non ci si faccia degli amici a domandare
a un dirigente Inter ex-digos, al prefetto e a quelli dell’osservatorio come
mai nell'occasione, non si sia pensato a un percorso alternativo per i tifosi
dell’Hellas, soluzione peraltro in parte adottata con quelli del Partizan
Belgrado.
Tuttavia non sarebbe il dovere, almeno sulla carta, di un
bravo cronista cercare di oltrepassare la superficie e investigare sui motivi
autentici che hanno provocato un evento? Insomma invece di continuare a
incensare a gratis la tessera del tifoso (che per quanto mi riguarda ha il solo
effetto di ingombrarmi il portafoglio e certo non risolve i problemi per i quali
si diceva era stata creata) è possibile che non ce ne sia stato almeno uno
disposto a una lettura approfondita dei fatti?
Invece io dico, senza farla troppo lunga, che lo hanno proprio
fatto apposta a incentivare i disordini. Perché pazienza se dopo ci sarà una
famiglia che rinuncerà ai propri posti a San Siro. Intanto si appioppa qualche
Daspo a quei brutti, sporchi e cattivi che per laconica convenzione sono sempre
gli ultras. Così si prosegue a insinuare la paura tra la gente. Tutto per
fare in modo che altri del cosiddetto pubblico normale siano indotti a
sottoscrivere qualche abbonamento in più alla pay-tv.
Televisioni a pagamento che se ne sbattono altamente dei disagi che comportano gli orari sballati, le condizioni atmosferiche proibitive a cui sono costretti gli spettatori per poter seguire la partita dal vivo. Tanto per loro conta solo la logica del denaro.
Chissenefrega poi che l’effetto che scaturisce da questa gestione scellerata del pallone sia la desertificazione sempre più ampia degli stadi italiani. Nemmeno quando c’era l’austerity negli anni ’70 gli spalti erano così vuoti. E se si vuole verificarlo, non serve aver passato i cinquanta anni. Basta cercare negli archivi della rete le foto o le registrazioni delle partite relative a quel periodo.
Dunque tutti quelli che a vario titolo appartengono e ingrassano grazie al baraccone del pallone, tengano bene a mente che uno spettacolo che si svolge in un teatro vuoto alla lunga alimenta una desolazione senza fine. Con il rischio molto concreto che in un futuro prossimo questo sport potrebbe perdere ogni forma di attrazione.
Perché in barba ai luoghi comuni imperanti, una cosa è assolutamente certa: senza lo smisurato calore di noi tifosi il calcio, che piaccia oppure no, non è destinato a sopravvivere a lungo.
Televisioni a pagamento che se ne sbattono altamente dei disagi che comportano gli orari sballati, le condizioni atmosferiche proibitive a cui sono costretti gli spettatori per poter seguire la partita dal vivo. Tanto per loro conta solo la logica del denaro.
Chissenefrega poi che l’effetto che scaturisce da questa gestione scellerata del pallone sia la desertificazione sempre più ampia degli stadi italiani. Nemmeno quando c’era l’austerity negli anni ’70 gli spalti erano così vuoti. E se si vuole verificarlo, non serve aver passato i cinquanta anni. Basta cercare negli archivi della rete le foto o le registrazioni delle partite relative a quel periodo.
Dunque tutti quelli che a vario titolo appartengono e ingrassano grazie al baraccone del pallone, tengano bene a mente che uno spettacolo che si svolge in un teatro vuoto alla lunga alimenta una desolazione senza fine. Con il rischio molto concreto che in un futuro prossimo questo sport potrebbe perdere ogni forma di attrazione.
Perché in barba ai luoghi comuni imperanti, una cosa è assolutamente certa: senza lo smisurato calore di noi tifosi il calcio, che piaccia oppure no, non è destinato a sopravvivere a lungo.
lunedì 24 dicembre 2012
Lettera di Natale
Domani è Natale. Ora so benissimo che c’è chi adora e chi detesta
la ricorrenza della discesa in terra vera o presunta del Gesù Bambino. Ma visto
che è comunque il tempo di desideri realizzabili forse si o forse no, anche io
ho deciso di fare i miei personali auguri a tutto il mondo Inter:
Presidente: che queste festività ti possano
schiarire le idee in merito a quello che vuoi fare veramente da grande. Anche se
non sei più un giovanotto, non è mai troppo tardi.
Fassone: a te il compito di trovare dei
possibili partners realmente interessati e affidabili per la nostra Inter. Hai
toppato con i cinesi. Devi riscattarti. E ricorda che hai anche sulla coscienza
l’orrida maglia rossa da trasferta che con calzoncini annessi trasformava i nostri
beniamini in tanti piccoli teletubbies.
Branca: nella speranza che sotto al tuo
cappello Borsalino da damerino riesca a balenare finalmente una buona idea
riguardo la mediana. Insomma cerca di scovare un centrocampista degno di tale
nome e non il solito carneade alla Palombo che ultimamente ci propini in
occasione del mercato invernale.
Dottor Combi: cosa dire … Forse vorresti in
regalo l’allegro chirurgo?
Stramaccioni: spetta anche a te impuntarti per
giocatori di primo piano che possano realmente aiutarci e avere il tratto del
futuro possibile. I risultati a regola non sono malvagi. Quindi alza la voce che
i tifosi ti supporteranno.
Zanetti e Cambiasso: che dai camini delle vostre case
nella notte di Natale discenda un dvd contenente le vostre prestazioni antecedenti
l’estate 2010. Guardatelo con attenzione e ricordatevi di quando eravate voi i
ragazzi di belle speranze a sospirare per una maglia da titolare.
Samir, Juan, Andrea e
Fredy: solo poche
parole: continuate così. Time is on your side.
Silvestre, Johnathan,
Alvarez e chi più ne ha più ne metta: che un carro di renne riesca a trasportarvi il più lontano
possibile da Appiano Gentile.
Aggregatori di ogni
forma e qualità:
guardate che anche se si esprime qualche rilievo critico, primo non si commette
peccato e secondo la verità rende liberi.
I tifosi dell’Inter: nessuno escluso. E a nome di tutti faccio
una menzione particolare al mio amico Jack. Un folle che ha piantato la
bandiera nero-blu in mezzo alla Groenlandia, chapeau.
Stadio San Siro più
Baretto: è sempre
stata casa mia e detto con estrema franchezza a me piacerebbe restarci.
I miei soci degli
spalti: mi affido
sempre alla vostra discrezione. Vi voglio bene.
CurvaNordMilano: avanti come al solito nel tripudio
di cori e colori, strenuo baluardo di un amore senza tempo nel nome del nero e
dell’azzurro.
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