martedì 30 dicembre 2014

Un anno sta finendo...

per certi versi nello stesso modo in cui era iniziato. I dubbi erano molti e si sono persino dilatati. 

Molti si chiedevano se Thohir fosse un prestanome, fosse un tycoon, fosse un risanatore o peggio ancora un furbo da tre soldi. Ecco a questo punto io temo che la terza opzione al momento sembra essere quella più praticabile. Provo a spiegarmi: al netto della voragine di debiti lasciati da Moratti una cosa è certa. Al netto del fatto che con il bilancio dissestato e una rosa oramai logora, dopo anni che l'ex presidente cercava un socio l'unico che si è fatto avanti è stato lui, un discorso va chiarito subito.

Cioè che l'Inter in quanto tale ha dei "costi fissi" che saranno sempre più elevati di Verona e Udinese. Prendiamo il discorso stadio San Siro o il presunto nuovo stadio dell'inter a livello di gestione sarà sempre più onoreso rispetto al Bentegodi o al Friuli, e di questo fattore il nuovo presidente avrebbe dovuto tenere conto. 

In parole povere, io posso anche indebitarmi fino al collo per comprarmi un attico a San Babila in centro a Milano, ma poi non posso pensare di pagare 800 euro l'anno per le spese condominiali. Se faccio un certo investimento devo mettere in preventivo una serie di esborsi a prescindere, altrimenti prendo in considerazione alternative meno dispendiose. La sensazione è che questo concetto non sia poi tanto chiaro all'indonesiano. 

Dovendo fare un altro esempio Thohir prende il controllo del pacchetto di maggioranza dell'Inter nel novembre 2013 e quindi penso sia stato al corrente del fatto che lo sponsor Volvo avrebbe cessato la collaborazione nel giugno 2014. Per cui ci sono stati mesi a disposizione per trovare una valida alternativa in questo senso, ma finora non si batte chiodo. Nel frattempo è trascorso più di un anno.

Certo ha fatto bene a congedare il direttore artistico e a chiamare gente con alle spalle esperienze importanti come Bolingbroke e altri. Ma se poi non rivoluzioni il settore tecnico sei punto a capo. "E' la squadra a essere il fattore trainante di un club" parole di Karl Heinz Rumenigge, mica uno qualunque.

Visto che si possono anche assumere tutti i più grandi esperti di brand e marketing al mondo. Però poi vanno messi nella condizione di lavorare. In sintesi, se non si eleva la qualità di quello che si propone al mercato, nemmeno quello che camminava sulle acque può riuscire a incrementare il fatturato. 

Ora per quale razza di motivo l'Adidas dovrebbe subentrare alla Nike? Perché a gennaio c'è rischio possa arrivare tale Lassanà Diarrà, perché ci sono Dodò e altri inquietanti figuri che sono attualmente titolari? Conseguentemente, per quale motivo la questione degli sponsor non è stata affrontata a tempo debito, se non altro per avere un margine operativo decente sul mercato?

Dato che nessuno qui chiedeva di avere a disposizione il budget del Real Madrid o di altri top club, sono tempi duri e ne siamo consapevoli. Però tribolare peggio del Cesena o del Chievo Verona a me sembra in tutta onestà esagerato. 

Strettamente connessa al mercato, mi viene da fare un'ulteriore domanda. Perché ha pagato solo Branca riguardo la vincenda Guarin-Vucinic? Fassone e Ausilio se c'erano, dormivano? E qui tocchiamo un altro tasto dolente. 



A settembre molti parlavano di Ausilio come del mago del mercato, di colui che era riuscito a fare le nozze con i fichi secchi, di colui che aveva scippato con consumata astuzia un terzino di grandissima prospettiva a Sabatini, che in maniera stolta se ne era privato.

Poi dopo mesi ci si accorge che in realtà il nostro Piero è l'unico direttore sportivo in SerieA a non essere riuscito a cedere nemmeno un giocatore a titolo definitivo. D'accordo non abbiamo dei fenomeni da vendere, ma a eccezione di Juve, Roma e Napoli che hanno qualche nome appetibile anche per Premier, Bundes e Liga, tutti gli altri addetti al calciomercato in Italia in estate avevano forse Diego Costa, CR7 o Messi da vendere? Parrebbe proprio di no. 

Allora come mai loro ce l'hanno fatta a effettuare almeno una cessione che possa definirsi tale, mentre il risultato del mago del mercato è zero su tutta la linea? Inoltre si può sapere come mai si ostina nel perseverare (alla Branca) con l'atteggiamento malsano di contattare prima il giocatore e poi il club di appartenenza? 

E' così difficile trattare allo stesso tempo con l'obiettivo di mercato e con la relativa dirigenza? Infine a Mancini cosa ha raccontato riguardo a Cerci? Visto che uno che ha fatto il manager per anni in un club importante della Premier non può essere così sprovveduto da esporsi con i media senza aver avuto uno straccio di garanzie sulla trattativa che riguardava l'ex-granata. 

Uno così merita di restare in società? Ma proprio no. Personalmente mi affiderei al mister attuale che in passato aveva dimostrato di avere una certa lungimiranza in tema di scouting. 

E dopo Ausilio vieniamo a Fassone. Mamma mia, cosa dire di questo gobbo impenitente che a Torino vendeva magliette e biglietti e qui si è ritrovato a gestire l'area tecnica? Parliamo del settore vitale di una squadra di calcio. Ma in base a quali criteri e a quali capacità, ci ritroviamo questo qui come direttore generale? Del resto se è stato riconfermato Mazzarri, verso il quale si nutrivano delle perplessità negli ultimi mesi della scorsa stagione,  con un contratto che definirlo bagno di sangue è un eufemismo visto l'esonero in corsa, lo dobbiamo proprio a lui. Il risultato è che spendiamo una cifra da Bayern Monaco per l'allenatore e poi compriamo i giocatori avendo a disposizione la liquidità dell'Entella. Non fosse vero, sembrerebbe il teatro dell'assurdo. Invece purtroppo è così.

Sembra inoltre si sia scusato con i dirigenti dell'Atletico Madrid, come se proprio loro non avessero mai cercato di contattare Icardi sottobanco. Ma cosa abbiamo fatto di male per doverlo sopportare ancora? 

E nemmeno in tutta franchezza capisco come mai la giusta e sacrosanta battaglia contro il ritorno di Balotelli a favore della sacralità della maglia e dei colori non venga condotta con uguale forza e energia contro colui che irrideva i nostri successi con la ben nota t-shirt. Visto che parliamo di un altro che fa più danni della grandine. Dunque anche lui spero possa salutare il prima possibile. 

Resta Mancini, che se non altro le tenta tutte per rendere più gradevole la manovra della squadra. Poi certo se ti ritrovi gente tra i titolari che effettua lo stop a seguire a quattro metri, l'impresa si rivela titanica al limite del disperato. Comunque chi ha voglia di dimostrare qualcosa adesso con lui ha un'occasione. Penso al Bonazzoli visto stasera in amichevole contro il Psg. 

Non ho la sfera di cristallo per intuire quale può essere il suo margine effettivo di crescita. Rimane positiva l'impressione per l'atteggiamento con cui affronta la partita ogni volta che viene chiamato in causa. Lui scende in campo con la testa giusta a differenza di altri suoi compagni ben più esperti di lui. Se la cassa piange, mi sembra giusto ripartire da qui. Piuttosto che provare uno tipo Salah che mi sembra la rivisitazione di Wallace anche lui proveniente dal Chelsea. 

Le risorse scarseggiano e allora o si investe su qualcuno che possa offire una certa affidabilità o altrimenti se devo sperimentare lo faccio con i giovani che se non altro hanno il pregio di essere a costo zero. 

E quel poco che si può spendere, come affermavo prima, che lo si affidi al nostro ciuffo. Vista la sua risposta seguita da una risata sarcastica a chi gli chiedeva se si sarebbe visto all'opera un nuovo acquisto in occasione di Juve-Inter. "Non lo so, vediamo. Magari lo prendiamo in prestito e lo paghiamo nei prossimi due-tre anni.." E' una chiara presa di posizione contro chi attualmente dovrebbe incrementare la qualità della rosa. Quindi si faccia in modo che l'unico di quelli finora citati a cui dare un minimo di credito possa rimanere. 

Questo è il mio augurio nell'ultima notte del 2014. Denso di domande tante e inquietanti. Però credo che noi che ne abbiamo viste di cotte e di crude non dobbiamo mai smettere di cercare le risposte. E' sempre la maniera giusta per ripartire. Avanti così e buon 2015 agli interisti tutti. 











giovedì 20 novembre 2014

OldStyle88

Premessa: a furor di popolo Mazzarri se ne è andato, ora è di nuovo il momento di Mancini. Un derby è alle porte.. accorrete tifosi interisti, ora scuse non ce ne sono più...



Parlare di argomenti in cui occorre per forza della sfera economica e privata delle persone non è mai opportuno di solito. Ma purtroppo come in tutte le cose si generalizza.

Pertanto chiedo in anticipo scusa se nell'esprimermi posso toccare la sensibilità di qualcuno, non è mia intenzione. Voglio solo far capire a più persone possibili un discorso inerente al caro biglietti e alle presenze allo stadio.

E’ abbastanza scontato sostenere la tesi che uno spende in base alle proprie esigenze, che la crisi non aiuta la presenza delle famiglie in modo massiccio allo stadio.

Questo a scanso di equivoci e vi risparmio tutto il preambolo sulle altre decine di tesi e loro confutazioni sul numero sempre più calante di spettatori alle partite.

Nel caso dell'Inter e di San Siro si può notare che i prezzi più popolari sono gli abbonamenti di fatto a 220 euro del secondo anello verde e blu, 7.500 posti totali per settore. Le partite in un campionato sono 19 (escludiamo quelle gratuite di europa league e di coppa italia) pertanto abbiamo 15.000 posti a 220 euro.

Ora facciamo qualche calcolo. Un biglietto medio costa 25 euro. Arrotondando per semplicità di calcolo a 225 euro l’abbonamento abbiamo 11 partite a pagamento e 8 gratis.
Quindi ho in omaggio Milan, Juve, Lazio, Fiorentina, Roma, Napoli, Sampdoria, Parmo ad esempio, e pago Genoa, Atalanta, Sassuolo, Palermo e le altre… Mentre se le pago tutte spendo 11,57 euro a partita.



E’ caro? Ma quanto costa andare in discoteca o al cinema o a mangiare una pizza?? Ci lamentiamo in modo sacrosanto del caro biglietti, ma non di tutti i biglietti perché come vediamo i prezzi sono popolarissimi in alcune zone dello stadio. Se non piace la Nord nella quale ci sono brutte persone che mangiano i bambini, c’è sempre la sud.


La verità nell’ambiente della mia città è un’altra e va oltre tutte le varie considerazioni e giustificazioni. Per motivi vari, rispettabili, sicuramente fondati, se un ragazzo che lavora e che vive in modo normale ha 50 euro in tasca per il fine settimana lo stadio non rappresenta più un luogo dove spendere i soldi.

Li butta via al bar, giocandosi il resto magari alle macchinette, se gioca la sua squadra in tv al 20° del primo tempo, se arrivano gli amici c’è sicuramente altro di più interessante da fare, salvo poi alla fine parlare del mister che non capisce nulla, del presidente che non compra, della tattica, della plusvalenza, del bilancio. Però se si tratta di andare di andare allo stadio le giustificazioni sono molteplici.

Il biglietto costa poco? Appunto, se costa poco la partita non è importante o giocano le riserve, se ne aspetta una più bella. Arriva quella più bella? Il biglietto costa troppo. Naturalmente da ottobre a fine gennaio non se ne parla. Fa freddo. Se è di domenica sera non si può il giorno dopo si va a lavorare. Se è a marzo in poi i giochi sono fatti e non ha più senso.

Semplicemente il calcio ha perso di interesse, per mille ragioni, ma è così. Non posso però credere che una tifoseria intera non conti 15.000 anime che giudicano troppo caro 22 euro al mese per andare a San Siro…

Una tifoseria è anche vanto di una società e sinceramente quella interista non è all’altezza. Parliamo tanto dell’estero? Andiamo a vedere quante squadre davvero scarse in Germania fanno 50.000 spettatori a partita. E noi 15.000 abbonamenti li sogniamo?? Sveglia! Gli alibiti sono finiti ....


venerdì 14 novembre 2014

C'eravamo tanto sopportati

Solo qualche piccola precisazione in libertà sull'atto finale che vede Mazzarri allontanarsi dall'Inter. 

La sua storia si conclude oggi in maniera malinconica, quasi a specchiarsi con lo stato d'animo di molti tifosi, prosciugati da una deriva negativa di cui non si vedeva la fine.

Il feeling con la gente di San Siro non era mai nato. Troppo impacciato nelle conferenze stampa, troppo prudente, senza alternative tattiche al suo 3-5-2. E in un gruppo dalla personalità certamente non eccelsa io ho sempre pensato che la paura venga metabolizzata come la carta assorbente molto di più del dovuto. 

Perché quelli dalla tecnica e dal carisma enorme la loro bella figura la fanno comunque, anche se si trovano a che fare con un tecnico inadatto all'ambiente. Un esempio per tutti: Maradona vinse un campionato a Napoli nonostante Bigon in panchina, e non si parla del Mourinho dell'epoca di certo.  

Era ineluttabile che finisse così, perché troppe erano le incognite.. del tipo "è più scarso lui o i giocatori o chi li scelti pensando fossero di un livello adeguato?" Ora finlamente sapremo la rosa quanto vale, presumibilmente Mancini tornerà a giocare a quattro e allora uno come Vidic non avrà più alibi, lui come altri, come chi ha scelto Medel o Mvilà. 

A fine stagione servirà avere certezze su quello che funziona oppure no, con il vate di San Vincenzo molti si nascondevano peggio che a naia. Ora le scuse stanno a zero. Del resto per migliorare è indespensabile avere un quadro oggettivo della realtà. 



Verrà anche fatta chiarezza sull'effettivo valore dei nostri giovani della Primavera. Del resto Mancini è lo stesso che non si è fatto problemi a lanciare Balotelli in prima squadra a 17 anni. Quindi se Bonazzoli e Puscas valgono qualcosa troveranno spazio, altrimenti no. E se Kovacic è destinato a diventare un giocatore importante oppure no.

Con Mancini credo sia possibile capire lo stato effettivo della situazione. E pur non credendo nei ritorni, ritengo comunque utile la sua esperienza manageriale maturata in Premier rispetto alle scelte tecniche, può lavorare bene anche in sede di mercato, con una visione più importante e ambiziosa rispetto a quella del precedente tecnico.

Allora con estrema schiettezza ammetto che ho accolto questo esonero con un sospiro di sollievo. Proprio io che ero tra le pochissime persone a voler trattenere anche Ciccio Tovaglia Benitez,  per la prima volta dopo anni mi trovo favorevole a un avvicendamento durante la stagione.

Così non si poteva andare avanti, la deriva che si era innescata era perlomeno inquietante. Perdiamoci di vista Walter. Bentornato Mancio e buon lavoro. Ne ha bisogno l'Inter e ne abbiamo bisogno noi tifosi tutti. 







giovedì 23 ottobre 2014

Lo strano caso del Signor Mazzarri

Un uomo sotto assedio, prigioniero degli strali dei tifosi, del suo stato emotivo che lo mette in condizione di perenne imbarazzo durante la conferenza stampa. E purtroppo se alleni l'Inter le parole sono pietre e se non possiedi la comunicazione giusta sono dolori.

Personalmente trovo oltremodo imbarazzante la trasposizione dell'attuale modello di società al possibile modello di tifo. La forma mentale  "lavora, spendi e muori" traslata in "paga, fai il tifo e taci" è davvero raggelante. E' l'idea moderna secondo la quale più o meno consciamente, più o meno consenzienti viviamo la nostra quotidianità e a questo punto con cui si cerca di modellare la nostra passione. 

Quindi sono assolutamente favorevole al dissenso sul mister, a patto naturalmente che sia in qualche modo costruttivo. Perché noi che non ci dormiamo la notte non possiamo e non dobbiamo farci andare bene tutto e il contrario di tutto. Con questo, parlando di Inter, non intendo i risultati. Visto che la classifica è ancora corta, e  credo ci sarebbe ancora tutto il tempo per recuperare. 


Il mio disappunto nasce dal discorso che riguarda il nostro non-gioco. A mio parere non andava messo in panca, uno monoschema, incapace di cambiare pelle alla squadra in corso d'opera. Nel calcio ho sempre pensato ci potese stare tutto vincere, perdere o pareggiare, a patto di giocare a pallone. Al contrario non va per niente bene considerare un miraggio vedere tre scambi di prima, un ribaltamento di gioco, o qualcuno che detta un passaggio  al limite dell'area.

Del resto se hai un sistema di gioco, hai tutta una serie di soluzioni per fare gol e negli anni si migliorano gli interpreti sei comunque destinato a crescere. Mentre senza un'identità tattica precisa ogni estate ti ritrovi a cambiare quattro o cinque giocatori ma sei sempre al punto di partenza. A dimostrazione di questo, prendo a esempio due realtà come l'Atletico Madrid e il Borussia Dortmund che pur non contando di risorse economiche infinite come molti top club, rimangono tuttora due brutte gatte da pelare se si incrociano in Champions League. 


Quindi è possibile essere competitivi a alti livelli senza possedere un portafoglio a fisarmonica. Certamente però serve competenza. Di conseguenza serve anche un allenatore in grado di rappresentare questa filosofia societaria. Purtroppo per noi Mazzarri, a me non sembra in grado di sostenere il ruolo. Del resto se uno trasmette tanta tensione in conferenza stampa, come dicevo prima, figurarsi nelle sacre mura dello spogliatoio. E' uno aggrappato a una sola soluzione tattica, senza Cavani titolare a differenza della sua precedente esperienza a Napoli e non è buono a "cambiare pelle" alla squadra in corso d'opera. 





Inoltre considerato il profondo rosso del nostro bilancio, in rapporto al rendimento anche lui e il suo staff hanno un ingaggio troppo pesante e in questa ottica la sua conferma non mi è sembrata una grande idea. Poi certo, è vero,  non è tutta colpa sua e nemmeno mi piace più di tanto la guerra di religione tra chi attribuisce tutte le responsabilità a lui e chi le butta addosso solo ai giocatori. 


Piuttosto trovo curioso che venga attaccato solo lui  e non coloro che hanno spinto per la sua riconferma cioè Fassone e Ausilio. In altre parole mi domando come mai è stato sperperato praticamente l'intero budget per la figura da sempre più precaria nel mondo del calcio, invece di provare a regalare ai tifosi un giocatore che potesse incendiare San Siro. E in uguale misura non riesco a capacitarmi del fatto che il settore finanziario, marketing e del brand siano stati rivoltati come un calzino da Thohir, mentre a esclusione di Branca lo staff tecnico è comunque quello che ha portato risultati a dir poco deludenti nelle ultime stagioni. 


In sintesi, dal mio punto di vista, Mazzarri è l'icona di una politica al momento da piccolo cabotaggio, figlia di una voragine finanziaria senza precedenti ereditata dalla precedente gestione. Figlia  di una minore attenzione dell'area che si occupa del campo rispetto a altri settore. Dunque a livello ideale per la prima volta dopo anni e anni sarei favorevole a un avvicendamento. Poi  mi rendo conto che il suo esonero sarebbe un altro bagno di sangue di cui non si avverte la necessità. 


Ma d'altra parte anche sopportare un allenatore che non  può essere cacciato solamente perché non ci sono i soldi per poterlo fare, potrebbe aprire una spirale pericolosissima. Non è così semplice intuire quale sarebbe il percorso giusto per poter risalire la china. Se assecondassi il mio istinto, e potessi decidere di testa mia, io lo caccerei. Non mi piacciono quelli che hanno paura della loro ombra. 

Però capita che dopo mesi di silenzio colui che sosteneva che non "c'è niente da risanare", torna di prepotenza a dispensare le sue perle dal suo amato marciapiede. Naturalmente offre la sua visione dei fatti sulla questione Mazzarri. Così se non altro a livello umano mi viene da spezzare una lancia a suo favore.  Perché colui che "in braghe di tela ci ha lasciato"  è comunque lo stesso a aver assunto l'attuale mister a peso d'oro. Non solo ne aveva anche tessuto le lodi nella presentazione del libro del nostro Walter: "Ho conosciuto Mazzarri in una mattinata di sole, mi sembrava già un buon inizio per la responsabilità che volevo affidargli ..... " Ragion per cui se tu sei il primo responsabile di questa situazione, il silenzio sarebbe stato di gran lunga preferibile. 

Il momento è delicato e abbiamo tutti la voglia e la necessità generale di assistere a uno spettacolo più dignitoso e di vedere alimentate in maniera più convincente le nostre speranze. Poi oguno di noi sviluppa soluzioni personali, e vai a sapere quale può essere quello giusta, ma nel frattempo Forza Inter. Per noi stessi se non altro, perché al di là delle divisioni, restiamo comunque l'aspetto più sano di questi colori. 








mercoledì 22 ottobre 2014

OldStyle88

Consapevole di potermi prendermi insulti da chiunque, ma lo accetto, mi dichiaro apertamente in supporto a Mister Mazzarri.

Concordando pienamente con l’idea della curva di supporto a tutto l’entourage (e non approfondisco ulteriormente quanto è già stato chiaramente espresso sui canali ufficiali della Nord sulla questione) voglio esprimere il mio concetto.

Mazzarri non sarà mai l’allenatore con il quale si crea quell’empatia che te lo fa sentire tuo, e gli preferirei sicuramente altri allenatori (dando per scontato che Simeone al momento sia difficilmente arrivabile, i miei pallini sono sempre Zenga e Miha) ma non mi permetto di giudicarlo sul piano tecnico in quanto non sarei in grado di parlare di tattica o di tecnica come farebbe un addetto ai lavori.

Non penso sia uno stupido. E’ vero che altre squadre lo hanno visto fare un buon lavoro da mister ed erano delle medio-piccole, ma è anche vero che Mazzarri è un allenatore, figura che sappiamo all’Inter era sempre servita poco. Mou docet. Purtroppo il calcio è sempre questione di episodi. Non penso che Gigi Simoni inserì Recoba in quella prima contro il Brescia nel 1997 sapendo esattamente che con due siluri il Chino avrebbe ribaltato lo svantaggio iniziale.



E penso anche che Mazzarri non abbia nemmeno lontanamente immaginato che Vidic (Vidic, non Gresko) iniziasse l’anno con delle sbavature di troppo. O che Ranocchia e Mbaye sul primo gol del Napoli palleggiassero leziosamente perdendo palla e regalando la rimessa laterale ai partenopei ne scaturisse l’errore (di Vidic) per lo 0-1 momentaneo.

Ovvio che sarà lui a dover porre rimedio (da un punto di vista mentale soprattutto) ma il massacro a cui si assiste è fuori luogo e fuori tempo. Siamo passati da: Inter – Atalanta 2-0 La terza forza del campionato a essere da buttare dopo dieci giorni.

Equilibrio nei giudizi, questa la prima cosa. Due ragioni per cui va tenuto è per un discorso lungimirante al quale non siamo abituati causa 18 anni di presidenza precedente in cui gli allenatori venivano scelti assunti ed esonerati con frenesia e mancanza di programmazione, quella che c’è ora, e che è fondamentale.

Rispetto alla presidenza Moratti: un allenatore ingaggiato come può lavorare sapendo che ha i giorni contati? Gli parlano di progetto, ma se poi scade dopo due mesi?? Che credibilità può avereuna società se agisce in questo modo? Nessuna ovviamente, che poi è la sensazione che abbiamo sempre dato all'esterno, cioè quella di improvvisare, senza idee chiare, e con grande sperpero di risorse.

Diversamente per  Thohir un allenatore (magari tra dieci anni saranno in tutto tre o quattro) sembra avere un  tempo ragionevole per lavorare, persone con cui relazionarsi e d è consapevole che la sua parola conta qualcosa. Invece i suoi predecessori nella precendete gestione chiedevano la pasta per fare un primo e si ritrovavano il lievito per fare una torta. Idem sul mercato.

Il primo spendeva e spandeva dando l’idea di uno con le mani bucate e se ben ricordare il giocatore che costava 10, veniva ingaggiato sempre a 15. Il secondo lancia il messaggio che non deve comprare per forza e che lo fa solo in presenza di una serie di caratteristiche importanti che devono quadrare a più livelli.

Lasciamo lavorare l’ambiente che ha bisogno di sostegno, ci sarà tempo per eventuali fischi…. per ora cerchiamo di riempire San Siro che stiamo facendo versamente ridere. Ma su questo argomento tornerò più avanti…

mercoledì 24 settembre 2014

OldStyle88


Il calcio è strano, questione di pochi centimetri e una partita può assumere un significato focalizzato in quei pochi attimi. Se Osvaldo avesse buttato dentro a pochi istanti dal termine quel pallone di testa, o meglio se Sorrentino non si fosse superato, magari qualcuno avrebbe dimenticato l’errore di Vidic, i due gol annullati di cui il secondo ingiustamente, e avrebbe dato una lettura alla partita diversa parlando dell’Inter in modo più entusiasta.

Così non è stato e dai campioni della settimana scorsa siamo passati alla mediocrità, in un’altalena troppo veloce per essere reale. La realtà sulla quale dobbiamo basarci è che la squadra è ancora un cantiere sul quale bisogna lavorare soprattutto a livello mentale e in alcuni elementi in particolare in quanto la leziosità e la solita irritante testardaggine di alcuni dovrebbe lasciare posto a più concretezza e cattiveria. 

Rispetto a quello che ho visto  sia Hernanes che Guarin devono metterci questa cattiveria di cui parlavo, mentre Kovacic, sicuramente ora più maturo ma con ancora margini enormi di miglioramento, deve crescere altrettanto.

Per il resto la realtà, quella che io cerco di analizzare al di là del gol non dato o della traversa fortunata che ha negato il gol ai rosanero, è quella di una costruzione giusta, opposta a quella tanto criticata nei precedenti anni.



In pochi mesi si sono gettate le basi che hanno portato a una campagna acquisti durante la quale Ausilio si è dimostrato abile a portare a Milano dei giocatori che dovevano rispecchiare una serie di caratteristiche su più fronti.

Ora ci sarà da lavorare, ma io contrariamente al pessimismo cosmico e umorale di taluni, mi sento di dire che questa squadra, pur non vincendo lo scudetto potrà lottare soprattutto per le coppe, soprattutto Europa League che da questa stagione porterà prestigio, soldoni, e un posto nella prossima Champions.

Qualche anno fa un risultato simile a Palermo sarebbe stato accolto molto negativamente,. Mentre ora pur non facendo salti di gioia cerco di non farmi prendere dallo sconforto come non mi ero fatto prendere dall’entusiasmo dopo i 13 gol in due partite casalinghe di inizio stagione.

Le basi e i criteri con cui lavorare ci sono, e vanno al di là dell’episodio o della scelta tecnica. Ho fiducia nel futuro e vorrei che il pubblico interista veda innegabilmente che il lavoro decisamente importante svolto dalle società dovrà essere supportato da una squadra sempre più modellata e costruita senza le storiche, insensate, e spesso inconcludenti rivoluzioni morattiane

mercoledì 13 agosto 2014

Tavecchio si, Tavecchio no... la terra dei cachi...

Oldstyle88:


Il caso Tavecchio di questi giorni mi fa pensare proprio che l’uscita del calcio italiano dalla crisi non sarà a breve. Vi consiglio di cercare su youtube un video di Julio Velasco (uno che nella pallavolo ha vinto qualcosina…) mentre spiega la cultura degli alibi. Cioè il non affrontare le difficoltà dando la colpa a qualsiasi cosa pur di non centrare il vero problema.

Un esempio potrebbe essere Thiago Motta che addebita al caldo le magre figure della nazionale ai mondiali. E’ un video che periodicamente guardo, per spronarmi quando inizio a trovare scuse per insuccessi che sono solamente causa mia. Ebbene anche questa volta non ci smentiamo.

Chiariamo subito; a certi livelli la forma è importante tanto quanto la sostanza e le espressioni che usiamo comunemente al bar non possono essere ripetute come se niente fosse.Il problema però è che la sostanza, ciò che davvero conta, è impietosa e deve quanto meno far riflettere. La colonia straniera in Italia, di cui una buona parte di scarsa qualità ma pagata cifre alte per il valore poi apportato non è assolutamente l’unico male ma un ingranaggio da sistemare.

Quando le squadre italiane (non solo Milan Inter e Juve) dominavano in Europa da chi erano composte? Giocatori per lo più italiani con degli stranieri di valore assoluto. Molto semplicemente si lanciavano giovani che puntualmente sfondavano e arricchivano la nazionale.

Mondiali Italia ' 90: 2 gol subiti in tutto il torneo, Usa '94 quando ancora la situazione non era come quella attuale, finale persa ai rigori. Di “mangia banane” come li definisce Tavecchio non ce ne sono pochi. Con i soldi che prendono non credo si accontentino delle banane ma frutti ben più costosi. Per fare un riferimento all’Inter, Pereira pagato undici milioni circa era davvero più forte di Faraoni?

La priorità però non è analizzare i problemi reali del calcio italiano, ma combattere il razzismo. Ormai bisogna essere preoccupati per tutto ciò che si dice perché non sono i contenuti a importare quanto la forma, a chi la si dice, con chi si comunica. UE e UEFA sono due facce della stessa medaglia e operano nei rispettivi settori con le stesse identiche mansioni e finalità. Frega nulla del calcio italiano, l’importante è che i messaggi siano gli stessi.

Sono fiducioso che il calcio italiano proseguirà a persistere nel suo torpore, perché come sempre gli alibi, o comunque le piccolezze sono assolutamente più importanti dei contenuti.
Personalmente non sono solo d’accordo sulla riduzione del numero di stranieri per valorizzare i vivai (con logici ed evidenti benefici su più fronti, sia economici che sportivi) ma anche sul ritorno a 16 squadre per usare più partite per giocare una coppa italia migliore (attualmente è farsesca), e allenare meglio la nazionale. Non ultimo far tornare la gente allo stadio.

Non è giocando più partite che si risolve il problema che è di concetto e strutturale. Chi non va allo stadio perché non ci vuole andare, non ci andrà mai. Chi ci va sempre non potrà andarci in eterno facendo presenza ogni volta anche se si giocasse cento volte all’anno. Prima o poi qualcuna la salterà. Questo poi al netto di tutto il discorso su leggi e compagnia bella.

Il discorso razzismo e discriminazione che si solleva abbastanza frequentamente ormai in base a fattori non meglio precisati, anche abbastanza grotteschi, sono solo armi per interessi superiori. Non cadiamo in questa trappola!



Effeciiemme: 

Che dire di  Tavecchio? Beh sinceramente a me sembra l'ennesima operazione da repubblica dei pannoloni. Cioè più sei vecchio, più sei rincoglionito, più salgono in maniera esponenziale le possibilità che tu possa conquistare una poltrona di prestigio. In effetti così è capitato

Dopo il disastro del mondiale brasiliano, serviva un cambiamento radicale ai vertici del calcio italiano. Invece no. Dal cilindro si estrae un coniglio oramai mummificato. Venghino signori e signore a ammirare il nuovo boss della Figc. Un burocrate del pallone da anni e anni saldato con il flessibile alla presidenza della lega dei dilettanti. Un pluricondannato, uno che come apre bocca fa una figura di merda: dalle banane, alle donne sportivamente handicappate, al paragonarsi all'assassino di Kennedy (a proposito ma cosa c'entra?). 

E' uno di quelli che esprime il provincialismo più gretto. Di quelli tagliati giù con il falcetto. Di quelli con il bianco spruzzato d'ordinanza al bar mentre inveiscono sugli stranieri. Peccato poi che se per caso, sono titolari di una fabbrichetta, e hai la possibilità di dare uno sguardo nei loro reparti, non trovi un operaio italiano nemmeno a pagarlo oro. 

Insomma ipocrisia portami via. E faccio ancora molta fatica a metabolizzare la cosa che lui possa usare certe espressioni poco eleganti durante un'assemblea ufficiale (per usare un eufemismo) e diventare il gran capo  mentre le curve vengono squalificate per discriminazione territoriale.

Del resto in un paese dove al sig. Schettino è consentito tenere lezioni all'università su come gestire il panico, che un soggetto del genere sia stato eletto non è un fatto che credo possa stupire qualcuno. Se esiste in Italia uno specchio oggettivo del paese reale è proprio il nostro mondo pallonaro. Nel caso la vittoria di Tavecchio riflette il concetto di come a livello nazionale stiamo andando sempre peggio. Poi certo io spero sempre in questi casi si sia toccato il fondo. Spero di si, ma temo di no.  


Ps: Va bene, Tavecchio non piaceva agli Agnelli, ai Della Valle, a molti giornalisti con quelli dell'incartacozze rosa in prima fila. Quindi capisco che questo possa avergli portato qualche simpatia. Ma nonostante ciò, a mio parere, resta un personaggio inadeguato e impresentabile.







lunedì 4 agosto 2014

OldStyle88

Dicevo che si guarda troppo a come ci si comporta fa all’estero e che si guarda poco ciò che realmente servirebbe in casa nostra. Menzionavo la triste finale di Coppa Italia come esempio e nel farlo voglio assolutamente tralasciare i fatti che ben conosciamo e che personalmente mi lasciano perplesso sulle tempistiche e sulla nebbia che ancora c’è sull’evento. Il mio è un inciso dal punto di vista prettamente organizzativo.

Sappiamo tutti che l’Italia è una nazione che fa fatica a livello organizzativo. Dagli organi statali, agli eventi, la burocrazia è mostruosa e scoraggia chiunque abbia in mente di intraprendere una qualsiasi iniziativa. Siamo sommersi da uffici, carte, permessi…se vi ricordate la scena di Fantozzi in ospedale… capirete.

Ci rapportiamo quindi alla Germania, paese organizzato per eccellenza, e all’iniziativa di far giocare la finale della Coppa nazionale della capitale Berlino. Un po’ come gli inglesi con Wembley, non fosse che ci si dimentica la regola semplicissima che qui…è qui….lì…è li. Pertanto anche noi da qualche anno abbiamo preso a organizzare la finale a Roma ma ogni volta sono problemi organizzativi, culminati con il tristissimo fatto dell’ultima finale.

Semplicemente non si pensa che a Berlino c’è una sola squadra rilevante con una tifoseria che non spicca di certo nel panorama europeo. A Roma invece non si tiene conto che ci sono due tifoserie di livello come Roma e Lazio, e non si può sempre sperare in un derby romano che a sua volta non sarebbe sicuro viste le amicizie non sono italiane che entrambe le tifoserie hanno.




A parte un Lazio Sampdoria si sono giocati sempre dei Roma Inter e un derby, oltre a un Inter Palermo, un Napoli Juve e un Napoli Fiorentina. A livello di ordine pubblico quindi sono sempre quattro le tifoserie da guardare, se non di più. Forse le partite di andata e ritorno non erano più semplici da gestire? 

Molti tifosi che desistevano per il viaggio solo perché il ritorno era in casa permettevano sempre di avere un numero minimo di gente in trasferta e sempre e solo due città interessate, una per volta, e con la possibilità di non far mettere in viaggio migliaia di persone. Se controllare troppe persone risulta un’impresa, allora si prendano le contromisure in modo intelligente, senza copiare a destra e a manca solo perché là di fa così allora lo facciamo anche noi.

L’interesse per una competizione deriva proprio da questo. Come abbiamo fatto per anni, anzi decenni, in cui l’andata si faceva da me e il ritorno da te? Eppure non mi pare che nei recenti Roma-Inter ci fosse l’Olimpico pieno benchè si trattasse di finali.

Impariamo a far rinascere l’interesse non adeguandoci adaltri modelli ma a essere noi stessi innovatori ritrovando nella semplicità del nostro passato quanto di bello c’era quando il calcio italiano era a ben altri livelli.

lunedì 14 luglio 2014

OldStyle88

La Germania è campione del mondo. E se in passato il mio tifo per i tedeschi è stata la base per passare a quello nerazzurro, ora non si può dire altrettanto. Pur sperando nella vittoria dell’Argentina (e ci tengo a precisare: non perché ha fornito all’Inter tanti giocatori del recente passato, ma per altre ragioni soprattutto socio-politiche) avevo comunque già in mente di rivolgere un plauso ai tedeschi, a prescindere da come sarebbe andata.

L’involuzione calcistica italiana è la stessa che subì diversi anni fa la Germania, la quale, come noi, ebbe una riduzione nel numero di squadre a giocarsi le competizioni internazionali. La Bundesliga non annoverava campioni di livello assoluto, e lo stesso Bayern, mosca bianca come ben sappiamo per molte ragioni si affidò a un progetto che prevedeva il lancio di alcuni giocatori che hanno alzato la Coppa in quel di Rio.

Nessuna spesa folle, si sono accontentati di fare qualcosa che alla gente piacesse, che fosse coinvolgente, e pazienza se non c’erano giocatori in grado di stuzzicare la fantasia dei tifosi. Il loro gioco basato sull’agonismo, sulla semplicità, e sull’organizzazione, è ciò che ha trionfato in Brasile, perché alzi la mano chi può nominare un nome altisonante (alla Messi per intenderci) tanto da acquistare una maglietta.

Idem la Spagna. La cantera del Barcellona ha fatto le fortune della nazionale fornendo elementi che hanno costituito la squadra stellare che tutti abbiamo conosciuto. Non mi si dica però che i rispettivi campionati sono più belli del nostro. Solo in Spagna c’è un testa a testa (noiosissimo) tra Barça e Real, con l’Atletico che è venuto fuori negli ultimi anni a fungere da terzo incomodo ma per il resto? Germania e Italia sono più simili.

Nei rispettivi campionati esiste una squadra che gioca per battere record su record (Bayern e Juventus), e ce n'è un'altra fortissima che ha la sfiga di essere tale in un periodo storico in cui davanti si trova qualcuno ancora più forte (Roma e Borussia Dortmund) e talvolta si inserisce qualche pretendente per i posti in Europa. Allora?



Allora i signori tedeschi non si sono lagnati come noi in Italia solo perché non si riesce a comprare campioni ma se li sono costruiti in casa, puntando a rendere bello il gioco per la loro gente, riempiendo gli stadi, supportando i tifosi, e alla lunga la loro  capacità di pianificare ha pagato.

Da questo punto di vista loro sono avanti anni luce rispetto a noi. Noi che abbiamo una nazionale che fa schifo perché gli stranieri che arrivano in Italia sono troppi e moltissimi di livello scarso ma quanto basta da offuscare i nostri giovani italiani (probabilmente perché se hai una squadra di italiani la farebbero passare per razzismo…) e inoltre facciamo di tutto e anche di più per far si che la gente stia a casa.

Noi che guardiamo sempre in casa d’altri per copiare anche se non siamo capaci (finale di coppa italia docet, ma questo sarà un argomento a parte) e facciamo di tutto per non avere una identità. Noi che non facciamo altro che trovare scuse… avanti quindi con la cantilena: “anche per la Germania faceva caldo in Brasile, eppure hanno vinto.” “Si però di sera era più fresco.”

sabato 12 luglio 2014

OldStyle88

Mi è stato chiesto cosa ne penso di questi primi mesi di Thohir, del  mercato estivo come preannunciato da mesi senza colpi ad effetto ed esosi, della maglia e dello stemma.

Parto dal fondo. Lo stemma presenta delle minuscole differenze di rifinitura, ci ho messo un po’ per capire in effetti quali fossero. Ricordo addirittura però che anni fa lo stemma era decisamente cambiato per poi tornare all’originale. Sulla maglia potevano sprecarsi a fare righe azzurre un centimetro più larghe. Non sono un grande innovatore, sono più conservatore. Però mi viene da dire che Il presidentissimo mega tifoso innamorato della sua creatura patrimonio della società e tifoso mega galattico come se tutti noi fossimo asini e/o sudditi era riuscito a fare peggio seppur con una seconda maglia.

Per quanto concerne l’operato dirò la mia e sottolineo e ricordo sempre ciò che si disse in fase di avvicendamento societario: il presidente Moratti, primo tifoso bla bla bla bla è talmente innamorato che sa benissimo cosa sta facendo! 



Quindi non c’è da preoccuparsi e personalmente non mi preoccupo nemmeno un po’. Prima cosa, esistono due tipi di ricchi straricchi: chi fa giri conti personali per finanziare la sua passione, ma finiti i soldi finisce tutto, e chi pur avendoli non li mette perché li vuole creare sotto forma di ampliamento delle entrate. Mette quindi a disposizione del club le proprie capacità manageriali affinchè in futuro ci sia sempre più autonomia e meno bisogno di immettere capitali personali.

A noi tifosi interessa la logica del campo. Quello che riguarda i giocatori, e in estate rimpiangiamo forse quei titoli da campioni del mercato che i giornali ci dedicavano per esaltare gli acquisti faraonici. Come dicevo in passato però volenti o nolenti un occhio su ciò che accade negli uffici siamo costretti, nostro malgrado, a buttarlo. Così vediamo che in questi mesi, Thohir ha ottenuto finanziamenti consistenti per coprire i debiri, creato nuove società riorganizzando tutto l’ambiente Inter, messo uomini suoi in ruoli prima sconosciuti, lasciando in secondo piano il discorso prettamente calcistico per sistemare i buchi lasciati dal tifosissimo Moratti (tra l’altro sempre molto indispettito e arrogante nel recente passato).

Che sia cambiata l’aria lo si vede dalla conferma di Mazzarri, necessaria in quanto a differenza del passato, una parola non può essere smentita pena la perdita di credibilità in tutto l’ambiente calcio, non solo del club. La campagna acquisti sempre all’insegna del risparmio, è per forza molto oculata ma se potessi dare al reale presidente un consiglio in ambito tecnico gli direi di essere ancor più parsimonioso e oculato, spendendo soldi solo per giocatori effettivamente necessari e non presenti ad esempio nella primavera, anzi, imporrei di far giocare sempre tre ragazzi in modo possano crescere e acquistare valore anche nell’ottica di un discorso più complesso in prospettiva.

I soldi per questi mezzi giocatori se li tenga, per acquistare uno o due campioni veri. Quando il suo predecessore regalava Eto’o o Snejder rifiutando nel secondo caso cifre ben più alte da reinvestire, e giudicava ottime le loro cessioni per disfarsi del pagamento degli stipendi, sicuramente alti, permetteva di spendere un anno di stipendio del camerunense per comprare Pereira, o acquistava Alvarez, Coutinho e Cassano senza avere la minima idea su chi/come/quando puntare.

I giocatori di livello sono quelli che fanno la differenza e non lo scopro certo io. Così senza di loro i vari Forzan, Zarate, Mudingay, Gargano non sono minimamente riusciti a rimpiazzare i predecessori e come risultato si è ottenuta una involuzione preoccupante ma inevitabile. Pertanto, vanno bene i giovani e i meno giovani ma di valore soprattutto se comprati a zero. Inoltre invito l'indonesiano a non imitare gli errori di chi spendeva cifre enormi ma senza un ritorno economico, causando così l’insostenibilità dei campioni.

venerdì 27 giugno 2014

OldStyle88

Come al solito, dopo la concente eliminazione dalla massima competizione mondiale, le critiche dei media e i processi sono all’ordine del giorno verso gli azzurri. E una chiara dimostrazione della serietà e dell’efficacia con cui si affrontano le tematiche nel nostro paese sono le scuse accampate.

Non parlo di Balotelli perché mi sembra eccessivo definirlo calciatore, e meriterebbe un capitolo a parte che non ho voglia alcuna di aprire. Piuttosto mi riferisco alle sconcertanti motivazioni per giustificare la sconfitta.

Se il problema fosse la qualità di gioco, lo schema, l’allenamento, si dovrebbe trovare una soluzione inerente e pertinente al problema. Invece no. La colpa come detto più volte e che ho sentito in primis da Thiago Motta è del caldo. Incredibile a dirsi ma è così.

I perfidi organizzatori del mondiale hanno fatto apposta ad affidare al Brasile il compito di paese organizzatore. Per non dire dei calendari poi.. farseschi! Giocare due partite due su tre a quell’ora contro due squadre sudamericane è un chiaro complotto anti-italico.

Suggerisco quindi, date le premesse, di evitare di giocare le qualificazioni mondiali quando la competizione si terrà in località simili al Brasile. Partecipiamo solo dopo aver controllato attentamente il meteo.



Per i prossimi quindi riposo assoluto, se ne riparla poi a quelli successivi. Vedete? Così affrontiamo le difficoltà. Scuse, giustificazioni, mai guardare le cose come realmente sono per capirle, e questo accade in qualsiasi campo.

Non ho mai sostenuto la nazionale perché dovrebbe rappresentare una nazione che non mi rappresenta e sono convinto non rappresenta molti. I suoi risultati calcistici sono lo specchio di quelli di club e del calcio in genere in crisi sono figli di questa approssimazione e di una classe di responsabili fallimentare.

Diamo pure la colpa al caldo, agli stadi che devono essere nuovi, alle pressioni dei tifosi… forse quando ci accorgeremo che qualcosa va cambiato nel gioco del calcio in senso stretto, come formazione, come scelte tecniche, come crescita e limitazione degli stranieri, come organizzazione dei vivai e dei calendari… sarà come sempre troppo tardi

giovedì 26 giugno 2014

Anno Zero


E' andata come molti sospettavano, speravano o temevano. A seconda di come la si pensasse su Prandelli e sui ragazzi della nazionale. I nostri escono dai mondiali carioca in maniera a dir poco indecorosa. Così siamo al fatidico anno zero del calcio italiano:

Zero: come il cuore e il sacrificio profuso dai nostri. Alzi la mano chi ha visto un minimo di impegno e dedizione da parte dei nostri. L'elettrocardiogramma in questo senso oltrepassa il concetto di piatto. Come termine di paragone suggerisco a tutti gli indegni della spedizione azzurra di vedere e rivedere le partite della Grecia. Quei ragazzi giocano per il loro popolo ridotto allo stremo da una crisi economica. Per non parlare dei giocatori dell'Ecuador. Pur ridotti in dieci hanno fatto ballare e non poco la Francia. Loro a differenza degli ellenici vanno a casa, ma ci vanno a testa alta, applauditi da tutti coloro che ne hanno potuto ammirare l'ostinazione e il coraggio. Non possiamo certo dire la stessa cosa dei nostri azzurri. Questo è il distinguo tra chi scende in campo per rinvendicare l'orgoglio della propria gente e chi indossa gli scarpini bicolore per ottenenere una sponsorizzazione migliore, un nuovo contratto pubblicitario. In sintesi cambia la musica quando si lotta per il proprio popolo o si lotta per il proprio portafoglio. 



Zero: come la qualità di gioco espressa. Provare a imporre il gioco con il famigerato tiki-taka, senza riuscire a fare passaggi di tre metri è uguale a tentare di vincere Wimbledon senza imbroccare mai la prima di servizio: è impossibile. Oltre alla manovra davvero orrida inoltre mi sembra giusto fare un inciso sugli evidenti limiti di tecnica. Tanti scarsi sui fondamentali, mai si erano visti prima d'ora. Bisogna riconsiderare molti  aspetti. Specialmente riguardo la maturazione dei giovani. Dedicando a mio parere più attenzione alla tecnica individuale. In questo senso Verratti è sembrato una mosca bianca. E guarda caso è dovuto emigrare a Parigi, perché siamo un paese per vecchi e il mondo nostrano del pallone non è altro che l'ennesima metafora di uno stato sempre più abbruttito e rassegnato. 

Zero: come gli stracci che sono volati dopo la sconfitta contro l'Uruguay. Buffon e De Rossi sparano a zero contro Balotelli. Lui risponde come può e come sa, da pirla come sosterrebbe Mourinho. Ammettiamolo,  non è stato un bello spettacolo. Proprio per niente. Io dico che Facchetti, Scirea, Maldini, Baggio e altri al posto dell'attuale capitano si sarebbero morsicati la lingua piuttosto che scaricare su altri le responsabilità della sconfitta. E ragazzi come Riva, Boninsegna, Altobelli, Rossi etc non avrebbero certo avuto la spocchia del centravanti più sopravvalutato di tutta la storia del calcio italiano. La vittoria è risaputo, trova molti padri. La sconfitta invece no. Tra un pò che parlano, temo verrà data la colpa ai tifosi, speriamo di essere smentiti.

Zero: al finto buonismo di Prandelli e al suo codice etico applicato ad personam. Infatti l'unico che ci è andato di mezzo è stato quel povero cristo di Criscito, che oltretutto era innocente. Le sue dimissioni sono atto dovuto come quelle di Abete che per ironia della sorte ha finito il suo mandato proprio a Natal. Quando si dice la nemesi. E' il fallimento totale di una politica scellerata, che ha prodotto stadi fatiscenti, prezzi allo stadio stellari,uno spettacolo sempre più scadente, giochi di palazzo e il risultato lo abbiamo visto il 24 giugno. Bisognerebbe fare tabula rasa, anche se temo non sarà così.

Zero: a tutti i mass media. I repentini mutamenti di giudizio sul solito Mario e su altri sono stati degni dei più grandi funamboli al mondo. Poi peggio ancora, sulla tragica vicenda che ha portato alla morte di Ciro, hanno tenuto un atteggiamento ignobile. Prima additato a teppista, cosa peraltro smentita non appena c'è stato qualche riscontro tangibile, ora elevato a martire non appena si è avuta notizia della sua scomparsa. Meno male che hanno i denti in bocca (almeno la maggior parte di loro) altrimenti non si potrebbe distinguere la loro faccia da qualcos'altro.