domenica 27 dicembre 2015

La storia siamo noi...

che danziamo sulle note di un coro in onore di due colori lugubri apparentemente... ma visto che niente è come sembra... noi lo sappiamo che miscelati il nero e l'azzurro alla fin fine sono le tinte più belle di tutte ...  la storia siamo noi ... che oscilliamo tra un Triplete e un nono posto ..

tra una presidenza e l'altra.. senza fare un plissé come diceva mia nonna.. mia nonna che era interista marcia e le madonne che tirava giù quando il risultato non assecondava le sue aspettative... mia nonna che tirava le ciabatte in testa al postino dell'altra parte della città che gli faceva schifo...  

La storia siamo noi e anche nel mio piccolo che mi vedo rinfacciare il tipico e laconico .. scrivi poco mi dicono.. oh yes .. io scrivo zero ti rispondo .. sono bauscia .. la scrittura mi viene alimentata dal disagio e se sto bene io mi godo la partita i risultati e tutto quanto... senza se e senza ma... la felicità la vivi.. mica la racconti al primo scemo che passa per strada...

La storia siamo noi che adesso siamo senza calcio, senza baretto, senza birretta e senza piazzale Axum.. e che non vediamo l'ora che tutto riprenda come i cicli della natura dettano...

La storia siamo noi che siamo siamo belli o brutti a seconda del risultato... che quello è vero tifoso e quell'altro no.. ma poi vai a capire il perché... 

La storia siamo noi che stiamo così naturali in bilico sul filo del rasoio, che ci stiamo dentro come le scarpe più comode che abbiamo... perché si può sfuggire a tutto ma non al nostro destino...

La storia siamo noi avvolti in due a sperare in bene da un vetro di plexiliglass perché alla fine l'amore è l'unica cosa che conta.. è l'idea di quello che più ci più piace.. e se per arrivare lì.. devi frantumare tutto va benissimo... superare quello che non è mai stato contraddetto... l'idea del limite diverso da sé... utopico ma indiscutibilmente suggestivo...



Perché la storia siamo noi e a noi piace quello che più ci può fare stare bene... il prezzo non ci importa... visto che l'estetica in senso pieno, per noi non è un solo un gusto, ma un'esigenza di vita.

La storia siamo noi.. che alla fine ci alimenta e ci fa andare avanti e allora buon anno a tutti i quelli in nero blu, a quelli simili a me.. che pensano alla loro gente e agli sbattimenti assurdi che si fanno per andare di qui e di là per la maglia .. allora passatela bene questa fine dell'anno perché poi dal 2016 si va avanti.. e forza Inter .. non mollare.. vincerai....

giovedì 5 novembre 2015

OldStyle88

Domenica sarà il tempo del derby di Roma. Sembra essere il più atteso di sempre, anche più della famigerata stracittadina di Coppa Italia di qualche anno fa. La motivazione? Le curve di Roma e Lazio non presenzieranno, protestando così contro le misure ignobili e insensate partorite dalla mente del prefetto Gabrielli, il quale ultimamente si unisce al coro del “che brutto un derby senza tifo e calore!!!”.

Le riflessioni sono due. La prima è evidentemente riferita al fatto che determinate azioni provocano determinate reazioni. Dopo aver diviso curve in due (non si sa per quale necessità impellente). Dopo aver multato persone che sedevano sul seggiolino a fianco piuttosto che sul loro magari distante di tre posti. Dopo aver messo a dura prova la pazienza e il fisico delle persone con controlli e code esasperanti. Dopo aver venduto abbonamenti in posti che poi sono stati eliminati. Dopo aver fatto tutto ciò che serve per far stare a casa le persone e invogliarle a seguire le corse dei criceti piuttosto che una partita allo stadio. Insomma cosa si aspettavano?

Sono tutti amareggiati per un derby scialbo a livello di tifo. Si pretende al solito, che come nella storia della botte piena e la moglie ubriaca, ogni singolo frequentatore delle curve capitoline faccia voto di sopportazione solo perché “c’è la partita,  anzi la partita. Allora devo abbassarmi a qualunque tipo di compromesso”.

Si stupiscono, e reclamano un ambiente più caldo, come quello che nei numerosi derby romani visti da me in tv, era il motivo principe per il quale alla domenica sera mi scomodavo per andare al bar soprattutto per il pre partita e poi solo dopo per la partita in se.

Eppure le grandi statistiche riempiono di numeri: la Germania, la Svezia etc..  guardate che bello altrove con gli stadi pieni… Certo, molto bello, peccato che da noi valga come sempre il sogno principe del voler assecondare tutto e tutti, finendo poi per scontentare tutto e tutti.



Nulla da stupirsi. E' la stessa logica con la quale ti propongono macchine 3.000 tdi che appena schiacci vai a 80 km/h e ti mettono il limite dei 70 km/h… così come in uno stadio, in una curva, non vedo la difficoltà nell’assecondare le esigenze dei tifosi che frequentano quello specifico settore. Esistono seggiolini con schienali alti che nessuno userà mai, e soprattutto non userà mai il suo.

La campagna abbonamenti dell’Inter del presidente Pellegrini specificava che essendo il secondo anello verde la zona più calda del tifo, il posto assegnato dal biglietto o dalla tessera non è vincolante. Che difficoltà ci sarebbe nel creare un settore sul modello di quello tedesco in cui la sua funzione di tifo viene assecondata da una struttura più essenziale? Anche perché nessuno si è mai sognato di chiedere poltroncine extra lusso in una curva.

La seconda riguarda l’incoerenza con la quale si valutano certe tematiche nel nostrano mondo pallonaro. Si è sempre detto che gli ultras sono il male del calcio e in quanto tali devono stare fuori. Lo stadio è per le famiglie, mica possono rischiare di prendersi una bastonata in testa (è noto: gli ultras hanno i bambini come vittime principali) da un pazzo che non sa nemmeno che forma ha un pallone! Domenica tutto questo avverrà. Le famiglie potranno andare allo stadio, l’atmosfera sarà da derby del cuore, o forse nemmeno. Tutto quello che accadrà sarà a totale responsabilità di chiunque, ma non degli ultras. E’ un modello da seguire per i fautori di questa corrente di pensiero, perciò nessun pentimento e nessun rimorso.

Purtroppo l’Italia è un paese che fa scuola, spesso e volentieri sempre in negativo.

domenica 20 settembre 2015

La vita è fatta a scale...

.. c'è chi scende.. così tutto d'un fiato, in modo vertiginoso e imprevisto. Mi riferisco a Fassone-Gobbone. Allontanato fuori tempo, dal mio punto di vista, comunque meglio tardi che mai. Analizzo i motivi per i quali a mio parere è stato a ragione cacciato:
1) Come dimenticare l'ostentazione della t-shirt ridiculi quando si occupava dei biglietti alla gobba? Gesto imperdonabile a mio parere. Se sei un professionista non ti comporti da tifoso. Perché se ti comporti come tale allora non sei di sicuro super-partes. Per non dire del fatto che per noi aggrappati alla maglia la mistica è importante. E' uno dei pochi elementi che ci spinge a frequentare ancora i gradoni nonostante tutto e tutti.
2) Si era fatto garante dell'acquisizione del 15% del pacchetto azionario nerazzurro da parte del colosso cinese della CRC e del loro contributo riguardo il nuovo stadio. Alla fine nonostante le minacce ventilate riguardo un ricorso in tribunale per richiedere il pagamento di penali varie, in realtà non è successo niente. E del gruppo cinese si sono perse le tracce.
3) La brutta storia dello scambio Guarin-Vucinic. Cioè la celebre trattativa tentata ma mai per fortuna realizzata. Affare che ricordo, se si fosse concretizzato, avrebbe potuto portare una serie di argomentazioni nuove di zecca,  per quanto riguarda il concetto di circonvenzione di incapace. A suo tempo aveva pagato subito Branca per tutti, ma non è che Pierino e Gobbone fossero estranei alla cosa, anzi.
4) Il rinnovo del contratto Nike. Da lui voluto e da lui gestito in prima persona. Parlo di un'autentica sòla per dirla alla romana. Visto che la spiegazione terra a terra sarebbe questa: che si venda 100 o che si venda 50 non importa. Quelli del baffo in ogni caso ci corrisponderanno sempre 10 fino alla scadenza del contratto. Mi sembra palese che per una società come la nostra che ha innegabilmente bisogno di denari, questo elemento della sponsorizzazione fissa a prescindere dal fatturato, sia di fatto un'autentica fregatura.
5) Il rinnovo scellerato a Mazzarri. Avevamo chiuso la stagione tra gli sbadigli dei tifosi e le espressioni sconcertate di Thohir che tutti avevamo potuto ammirare sul maxi-schermo. Ora convincere un presidente a investire su un tecnico che non convinceva molti in società e gran parte dei tifosi si è rivelata una scelta scellerata. Ha provocato un bagno di sangue in bilancio. E non bastasse questo, per via della concezione sparagnina del mister di allora, si sono comprati una serie di giocatori per esempio Dodò pagati moltissimo e che tolto Medel, sono risultati in pratica una nuova zavorra ai nostri conti. Ora mi si potrà obiettare che anche Mancini ha sbagliato il mercato di riparazione. Certo però Podolski e Shaqiri hanno pesato negativamente in campo, però a livello di portafoglio l'impatto è stato zero. Inoltre anche Santon e Brozovic un domani potrebbero essere comunque ceduti decentemente.
6) Essersi addormentato rispetto al discorso stadio di proprietà. Dal momento in cui i biretrocessi rivolgono le loro attenzioni all'area del Portello, a quel punto un gruppo di dirigenti svegli avrebbe dovuto tribolare per undici, pur di ottenere in concessione lo stadio San Siro dal Comune di Milano con la stessa tempistica dei cuginastri. Insomma grosso modo la stessa operazione della famiglia Pozzo a Udine. Se si fosse verificata questa condizione, il dietrofront di Galliani e compagnia bella ci avrebbe fatto spaccare dal ridere. Perché sarebbero stati loro a ritrovarsi con un cerino in mano in mezzo a una strada. Invece si è fidato di quelli là che con un ribaltamento copernicano hanno deciso di restare a San Siro anche loro. Sinceramente io l'ho trovato un atteggiamento da sprovveduto. Non fosse bastato questo... si presenta con lo Zio Fester in conferenza stampa, dove francamente fa la figura del suo lacchè e gli dà anche ragione, nonostante sia stato lui e la sua banda a sconvolgere le nostre strategie.
Quindi dovendo tirare le fila del discorso, ancora adesso non riesco a risolvere il mio dubbio amletico. Non capisco se è stata peggiore l'idea di assumerlo da parte di Moratti o quella di di tenerlo da parte di Thohir. Fatto sta che si tratta dell'ennesima storia opaca e stralunata, una delle tante di cui siamo stati testimoni. Una vicenda che in fondo non ha mai convinto nessuno, perché più di qualcosa è andato storto, quindi sono felice che si sia conclusa.



e grazie al cielo c'è chi sale...  forte finalmente.
1) Sono i tifosi che si muovono con entusiasmo su per le scale che portano ai gradoni. Felice di ostentare la sintesi del nero e dell'azzurro. Allo stadio come nella vita. Colori strusciati sulla pelle, cori urlati fino a raschiare la gola. Rispetto alle recenti stagioni, mi è sembrato che l'atmosfera sia cambiata prima e durante le partite. La partecipazione è più allegra e spensierata come negli anni belli. Inoltre il momentaneo primato in classifica viene vissuto con sano pragmatismo. Complici le delusioni vissute fino allo scorso giugno, nel complesso si vive il momento senza illudersi troppo. In questo senso l'ambiente è più maturo e più equilibrato. E' presto per fare previsioni, ma questo è buono.
2) La squadra. Anche qui dopo tempo per la prima volta ha una fisionomia precisa. In estate sono stati acquisiti chili e centimetri. L'idea di fondo era quella di creare un gruppo muscolarmente forte. Certo il canovaccio tattico prevede l'applicazione dello schema fisso a sportellate. Di sicuro i palati fini storceranno il naso, ma è altrettanto certo che la fisicità in serie A in genere paga sempre. Sussistono ancora alcune incognite, ma se non altro il progetto è ben delineato. Dopo anni in cui prendevi posto e non sapevi mai cosa aspettarti non è tutto però è già qualcosa. Poi certo sarà compito del mister trovare la quadra e spetta a chi scende in campo non risparmiare le energie per conseguire un buon risultato a fine stagione.
3) Si soffre, ma si vince. Che poi non sarebbe altro che la sintesi dei due concetti precedenti. Per dire oggi a mezzogiorno con il Chievo si sono sudate le classiche sette camice se non di più per portare a casa i tre punti, però sono arrivati. Certo non siamo belli ma in compenso sembra che si sia alzata la soglia della sofferenza. Arruffati a tratti con la gamba che comunque finora si mette sempre. Vedere qualche rinvio a palla lunga è di certo antiestetico, tuttavia i nostri dimostrano la ritrovata voglia di mettere il gatto nel sacco. 
Va bene sono solo quattro partite. E ci ricordiamo bene quando con Strama ci siamo ritrovati a un solo punto di distacco dai gobbi e purtroppo ci ricordiamo meglio il nono posto con cui si era chiuso quel campionato.  La differenza è che questa volta, quando si guardi la partita, noi tifosi capiamo cosa siamo e quando la situazione è chiara in genere si finisce per avere ragione. Allora direi che è proprio il caso di andare avanti così e Forza Inter!!!











martedì 18 agosto 2015

OldStyle88

Da tempo sto osservando le varie vicende che coinvolgono il nostro calcio e l’Inter. L’assoluta mancanza di novità mi ha impedito di scrivere, evitando di ripetermi circa tematiche già abbondantemente affrontatate. 


In attesa di esprimere un giudizio riguardo l'Inter, Mancini e dirigenti tutti (valutazione che al momento mi vedrebbe abbastanza impietoso nei confronti del mister per scelte che semmai affronteremo in tempi futuri) c'è Kovacic a tenere banco.

Ho letto di raccolte firme, mobilitazioni, addirittura qualcuno che chiede alla Curva Nord di scendere in piazza per impedirne la cessione come si fece a suo tempo con Guarin.


Oltre all’evidente differenza di significato tra le due vicende, noto che tra gli interisti c’è ancora un partito bello numeroso di Morattiani e adulatori del “Chino” Recoba. Cioè un giocatore strapagato che nella sua lunga militanza nerazzurra ha inciso poco o nulla, venendo considerato sempre “un punto fermo in prospettiva” a parte quando a 35 anni, di prospettive ne hai solo per il dopo carriera.

Siamo andati avanti per anni con questa lagna del suo sinistro, della sua tecnica, e delle sue qualità, in due lustri solo intraviste e mai con continuità.



Evidentemente molti interisti orfani di un simile personaggio avevano bisogno di un alter ego. Ed ecco quindi Kovacic, giocatore dalle immense qualità tecniche e stilistiche e per il quale ora si vorrebbe fare la guerra a una società che ricordo, sta accontentando in tutto e per tutto un allenatore (scelto grazie a chi teneva il muso a Mazzarri e il quale due risate se le starà facendo di certo) con il quale si sta lavorando egregiamente portando avanti una linea coerente e chiara.

Sostegno dicevo, carta bianca, nulle opposizioni alle sue richieste, anche se personalmente un paio (su Shaqiri e Kongdonbia) le avrei almeno valutate con più calma (ma di questo si discuterà semmai più in là).



Kovacic ha sempre peccato di personalità, dall’iniziativa nel concludere, al prendere per mano un centrocampo in cui faceva ampiamente la differenza per qualità tecniche.

È stato provato da tre allenatori diversi, tutti e tre di diverso livello, senza capirci assolutamente nulla su dove utilizzarlo. Le sue caratteristiche l’avrebbero, a prescindere dal ruolo, eletto a faro della squadra, l’uomo dell’ultimo passaggio, ma anche di quelli non è che si sia abbondato chissà quanto.

Arriva quindi un’offerta decisamente buona del Real e la società fa quello che non ha fatto la precedente. Dopo due anni e mezzo di tempo per ambientarsi e capire le proprie potenzialità Kovacic ci lascia.

A Madrid, per il gioco che esprime una squadra come il Real, Kovacic potrà trovare successo e tutti noi mangiarci le mani allungando la lista in cui figura anche Andrea Pirlo, una lista piena di rimpianti a caldo senza però valutare il contesto in cui il giocatore si trovava, l’età, e soprattutto il fatto che voi che contestate la cessione siete i primi a fischiare quando si sbaglia un passaggio.

Voi che parlate di giovani già vi agitate sul seggiolino invocando uomini più esperti per vincere subito, ma quando ci sono e non si vince allora si invoca la linea verde.

Allo stato attuale delle cose, nella realtà in cui siamo, con tutte le esigenze economiche e gli sforzi che la società sta facendo per accontentare Mancini nella sua folle necessità di nove giocatori nuovi (li avesse chiesti Mazzarri si sarebbero fatti tutti una grassa risata) è stato ceduto un punto di domanda che nel tempo avrebbe potuto veder diminuire le offerte e la loro consistenza.

E’ stato mandato (e questo fa tanta differenza) non a una concorrente diretta, odiata, rivale, ma a una squadra che fa non campionato estero e una competizione internazionale che credo non vedremo ancora per un paio di anni.

Qualcuno per caso avrebbe ceduto Icardi? Complimenti per la valutazione, un giocatore che ha già fatto vedere in una squadra mediocre ciò di cosa è capace non è come privarsi di un dubbio.

Che poi anche io avrei privilegiato le cessioni di Guarin e Hernanes a quella del Mateo croato è certo. Sono inoltre nd’accordo con chi sostiene che sarebbero stato preferibile cedere loro in prima battuta. Ma questa è un’altra storia che affronteremo più avanti…

lunedì 18 maggio 2015

OldStyle88

Il Dnipro è in finale di Europa league e chi lo avrebbe mai detto? Eppure, alla faccia di chi vorrebbe che i meriti sportivi dipendessero solo dal fatturato, è successo. Sinceramente spero vincano la coppa e si prendano questa bella soddisfazione che probabilmente travalica il significato sportivo in senso stretto.

Altra squadra che ha lasciato tutti a bocca aperta è stata la Lazio, autrice di una stagione fantastica. Questi due esempi hanno in comune l’assenza di stipendi alla Messi, e che hanno basato buona parte delle loro fortune sul carattere e sulla compattezza del gruppo. Certamente i rispettivi tifosi si saranno rispecchiati nelle gesta legate più al temperamento piuttosto che alla tecnica dei loro giocatori, e quindi sicuramente ancora più orgogliosi dei risultati ottenuti.

Sabato in occasione di Inter-Juve c'è stata per noi una sconfitta immeritata penso di poter dire, da un punto di vista delle occasioni e del prodotto. Ma d'altra parte ce la siamo cercata perché i nostri dovevano dare di più. Contro i gobbi e la partita non è mai come le altre e da quando sono tornati in SerieA non c’è mai stato un match normale legato alla determinazione da mettere in campo. Visto che con loro di sportivo c’è molto poco e si va ben oltre alla semplice rivalità sportiva.

Inoltre a prescindere dall’esito della partita, o della stagione, mai si è vista una squadra che buttasse in campo quelle qualità morali che noi chiediamo e che dopo il ko casalingo sento invocare da più parti da molti tifosi? Di cosa ci stupiamo? 

Che una squadra di stranieri vedendo come per esempio Moratti abbraccia Agnelli possa sputare sangue in campo? Che in quanto stranieri (e non per colpa loro) capiscano alla perfezione cosa significano questi 90 minuti? Che una categoria coccolata dai media, ai quali è concesso tutto, anche l’ingiustificabile, si sbatta oltremodo? Che addirittura si lamenta per i processi fatti dai tifosi quasi che occorra il benestare di Dio per riprenderli?

Io non sono stupito, ma guardo con invidia quelle squadre che invece questo qualcosa ce lo mettono, che interpretano bene ciò che la gente vuole, e questo a prescindere poi dagli obbiettivi stagionali che ci possono essere e si possono eventualmente raggiungere.

Guardate il Sassuolo. Si pensava alla vittima sacrificale eppure questo club prevalentemente o totalmente affidato a giocatori italiani interpreta perfettamente ciò che vado dicendo da tempo e cioè che siamo convinti che occorrono stranieri in campo e fuori perché non siamo più capaci a produrre, anche calcio, ma senza spendere una fortuna sia in campo che in panchina questa squadra è uno stupendo esempio da seguire.



Sicuramente qualcuno vorrà conoscere la mia opinioni rispetto alle parole di Arrigo Sacchi ultimamente pronunciate che in qualche modo si collegano a tutto ciò. Ebbene, la simpatia o antipatia verso qualcuno deve comunque essere secondaria all’obbiettività e alla capacità di valutazione. Sacchi dice il vero. Magari l’inter della tripletta non era vergognosa in quanto formata da campioni che hanno prodotto risultati strabilianti, ma che di italiano non ci fosse nemmeno l’allenatore è un dato di fatto. La giustificazione che in quella rosa ci fosse Materazzi mi pare sterile.

Sacchi ha vinto con tre campioni olandesi, è vero, ma erano tre, come tre erano i tedeschi dell’inter trapattoniana, e tre era comunque il massimo di stranieri da tesserare per ciascun club. Ricordare solo tre giocatori, per quanto di valore indiscutibile, è ingiusto nei confronti di altri campioni che nelle rispettive squadre hanno dato moltissimo e gli esempi sono nella memoria di tutti.

Si vuole che in campo il giocatore ci metta quel qualcosa in più? Se fosse italiano magari capirebbe cosa significa giocare un Inter-Juve. Ricordate il tanto bistrattato Mazzarri?? Antipatico e piangina certo, ma come vedete i risultati non mi sembrano migliorati più di tanto. Eppure la sua prima Inter che non era stata costruita con un mercato faraonico era piena di giocatori ai quali nessuno avrebbe dato una lira (e sicuramente non la valgono) ma che con impegno e buona volontà, avevano espresso qualcosa di buono.

L’imbarazzante Jonathan della stagione precedente era quantomeno diventato guardabile e il gol di Icardi a inizio stagione contro la Juve a Milano fu propiziato da un indomito Alvarez che rubò palla in un contesto che si definisce solo con le parole voglia, determinazione, carettere. Due stranieri va bene, era stato bravo l’allenatore a mettere in testa certe motivazioni che si sono poi trasferite in campo.

Come avevo già avuto modo di dire, l’italianità di una squadra è un valore che possiede un senso funzionale e non solo morale che condivido in pieno. Troppo comodo e soprattutto troppo incoerente negare o peggio ancora farsi andare bene situazioni per proprio comodo salvo poi disconocerle quando questo comodo si esaurisce.

sabato 16 maggio 2015

Tradimento

Io lo dico e lo ammettto. Una settima fà ero al mare dove i bambini giocavano a pallone nella spiaggia senza ombrelloni, lettini etc. Privi di limiti come l'orizzonte che gli si parava di fronte. Liberi loro e libera io perché vivere senza il senso del definito, ammettiamolo è bellissimo. 

Del resto il bello del mare è che è sconfinato e a livello fisico e mentale sai sempre dove inizia, però non sai mai dove finisce. 

In tutta sincerità avevo trovato strano pensare all'Inter a Milano. Prima volta in vita mia. Ora invece attraversando la sintesi tra passione e dolore in tutta franchezza non posso fare a meno di chiedermi .. ma chi cazzo me lo ha fatto fare di tornare a casa per affrontare tutto questo???? 

Perché basta con le dichiarazioni di Thohir, Moratti, Mancini, giocatori sparsi.. dirigenti dispersi e via dicendo.. sono come le chiacchiere della gente al mercato, cioè opinioni che dal mio punto di vista oramai hanno uno spessore ininfluente .. Vale a dire parole tante .. fatti meno di zero.

A proposito di minimi termini, ci fracassano gli zebedei da tempo con la fregnaccia che siamo all'anno zero.. è dal 2011 che leggo e ascolto una serie di enunciazioni sull'anno zero. Allora mi domando, ma quanti migliaia di giorni deve durare per noi interisti l'anno zero???? Non è che nel frattempo potremmo essere tutti inumati? In Blade Runner si definiva tempo bastante questo concetto qui. In Blade Runner i replicanti sono morti tutti. Allora mi domando, ma di cosa vogliamo parlare?

Stasera era un'occasione al di là della classifica, dei punti di distacco e dei torfei in palio per poter rivendicare che alla fine stagione bella o stagione brutta di base eravamo l'Inter. E che di base la nostra integrità bauscia non sarebbe rimasta violata. 

Torino, Cesena, Parma, Fiorentina, Milan, Chievo, Wolfsburg e JuveB, cioè tutte tappe fallite puntualmente per dare un senso alla nostra stagione.

Così, maledetti voi che fate finta di rappresentarci. Abbiamo perso contro le riserve delle riserve della gobba e io lo so .. io stanotte non dormo. Quando perde la mia squadra.. per me è  male e io rimango di merda sul serio e alla resa dei conti a me resta solo il turpiloquio come sfogo del mio disagio.

Perchè non prendo sonno quando si perde contro i nemici storici, infarciti di seconde linee. Mentre magari i giocatori avversari tra loro si danno pacche sulle spalle nei privè. Io comunque, io non dormo. 

La roba più bizzarra di tutto questo è che se avessi chiesto risultati, classifica, rancing Uefa .. etc .. invece no .. ho desiderato solo cattiveria agonistica, invece no porca pupazza nemmeno quella.

Dato che al momento, mi sento così con il freddo da battere i denti come quando ti hanno sbalzato dalla macchina in pieno agosto ma ci si sente nemmeno si fosse a dicembre, in mezzo a una strada dove nessuno ti aiuta.  

E dopo tanta passione francamente non capisco per quale razza di motivo io mi devo sentire in qualche modo prigioniera dell'incosistenza nonostante me, nonostante i miei amici che fanno sacrifici e tutto quanto. Fatevi una domanda e datevi una risposta perchè ci avete definitivemente rotto i coglioni. 

A mio parere, la cosa più schifosa che si può fare nella vita è far sentire inadeguato chi ti vuole bene, e più tradimento di così uno può giusto morire.. regolatevi voi io ne ho pieni i maroni.. non so più cosa fare e non so più cosa scrivere.

Nonostante tutto temo più il disamore che la sofferenza, ma trascinare le persone verso il senso dell'anaffettivo è spingerle verso il baratro. Voi bevete champagne, mentre a noi salgono i triglicereridi e i livelli del fegato tutti. Va tutto bene a voi, mentre a noi, sportivamente parlando, non va bene una minkia.




Vi trovo più freddi e inanimati dell'acciaio e dell'asfalto messi insieme, e questa cosa per un giro di termini distorto ma d'altra parte esaustiva è francamente raggelante. 

Si arriva a un punto che il troppo è eccessivo comunque la si pensi. Anche il gelo che mi  è arrivato alla fine del match contro i gobbi.  per voi non c'è problema tanto il bonifico a fine mese arriva puntuale, invece io sono esaperata e dire questo è dire niente. 

Poi come al solito più avanti si vedrà. Ma è il trend delle aspettative deluse ogni vota che può essere quella buona, a devastare il cuore. Abbiamo esistenze costellate di amori difficili, di quotidianità complicate.. ma non possiamo continuare a alimentare situazioni piene di vuoto, perchè questo è.




lunedì 20 aprile 2015

Under The Milky Way


Cala il sipario sull'ultimo derby. Un incontro caratterizzato da uno spettacolo tanto straordinario nelle coreografie delle due curve meneghine, quanto modesto da parte di chi era in campo. Finisce pari e patta una stracittadina che alla vigilia in molti presentavano come dimessa e sottotono, ma è stata comunque vissuta in maniera coinvolgente dai tifosi. Inoltre qualche svista arbitrale di troppo a nostro sfavore ha fatto discutere. Nonostante il momento poco esaltante di entrambe le compagini, questo resta un match che fa storia a sè, che vale la pena di vivere allo stadio  a prescindere.  


E' quello che spinge ragazzi come Alessio, Francesco, Andrea, Renato e altri a percorrere moltissimi chilometri con lo zaino in spalla, le sneakers e il salvadanaio rotto. Perché se ogni volta ti spari tantissima strada pur di presentarsi sugli spalti in tempo, è innegabile che uno slancio simile  possa comportare una notevole dispersione di tempo, pazienza e denaro. Perchè le contrarietà possono essere sempre dietro l'angolo. In autostrada si può beccare la coda. Il volo può essere cancellato. Il treno può viaggiare con forte ritardo. 

Sempre con la voglia di rincorrere il fascio di luce dei riflettori di San Siro. Un'altra forma di essere Donnie Darko insomma. Sto parlando del principale protagonista di un film culto che raccontato in sintesi non sarebbe altro che la narrazione delle vicende di un ragazzo problematico e della sua famiglia che si snodano all'interno di una realtà parallela dove gli sbalzi temporali la fanno da padrone. 


Li accomuna il desiderio di vincere l'oscurità surreale della notte per ritrovare la scia degli astri splendenti. Con lo stesso impeto che viene celebrato in una canzone del gruppo australiano dei Church. Pezzo molto in voga durante gli anni '80 . Si chiama Under the milky way: "Ed è qualcosa di molto particolare / Qualcosa di scintillante e bianco / ti conduce qui, nonostante la destinazione / Sotto la via lattea stasera... ".




Così corrono quei ragazzi per vivere l'attimo del fischio di inizio. Corrono per assecondare lo stato d'animo di quando si salgono gli ultimi gradini che portano al solito posto e si spalanca alla vista l'ultima espressione di prateria metropolitana: il rettangolo di gioco. E la testa ritorna a incontri passati che si mischiano con le aspirazioni proiettate nel futuro immediato e non. 

Come se non potessero sottrarsi alla loro indole, nella continua ricerca di stelle in cielo e in campo. Destino del resto ineluttabbile da chi si sente marchiato dai colori del cielo e della notte. Allora mi viene da credere che in fondo ora siamo un pò tutti Donnie Darko, siamo un pò tutti come quei ragazzi. Un pò tutti disposti a affrontare qualunque disagio pur di tornare a un passato espressione di euforia e competizione per traguardi importanti. Pur di partecipare all'atmosfera magica del momento in cui si srotolano i teli, si sventolano i cartoncini. In cui si esibisce l'orgoglio smisurato della propria appartenenza. 

Poi c'è Lele che era il primo a sedersi sul suo seggiolino al primo verde nel mio settore, uno speciale a modo suo. Quello che ci accoglieva tutti, sempre presente con il freddo con il caldo, nelle partite di cartello e in quelle per pochi intimi. Ieri sera purtroppo invece di incrociare il suo sorriso c'era un mazzo di fiori e una foto a ricordarlo. Ma sono certa che ovunque si sia trovato, nella sua dimensione equivalente, avrà cantato e avrà imprecato. E di sicuro avrà inseguito con passione e ostinazione la sua scia di stelle, proprio come noi. Perché i derby sono sempre speciali, per tutti. 


Per chi si presenta ai cancelli a piedi, per chi colma distanze enormi e anche per chi è altrove. C'è poco da fare, queste non sono e non saranno mai partite come le altre.




P.s. Per coloro che non avessero visto il film e fossero interessati alla visione, per una migliore comprensione, consiglio la lettura del libro The Distructors di Graham Greene al quale la pellicola si è ispirata. Suggerisco inoltre per gli amanti e nonndel genere new wave l'ascolto attento della colonna sonora.   







sabato 18 aprile 2015

OldStyle88

Polemiche, sempre polemiche e ancora polemiche. Quando non derivano da fatti acclarati si creano artificialmente. E nemmeno a farlo apposta non si disquisisce contro chi, nel calcio, ha permesso un disastro finanziario e sportivo vedi caso Parma. 

Ma in compenso succede un pandemonio contro gli striscioni esposti dai romanisti che avevano come argomento la mamma di Ciro Esposito, rea, secondo loro di aver strumentalizzato in modo eccessivo e inopportuno la tragica scomparsa del figlio.

Il discorso peggiora ulteriormente se si considera che durante Roma-Fiorentina di Europa League (dopo il pesante passivo subito) la squadra giallorossa è andata a rendere conto sotto la curva circa il suo momento no. Questo fotografa impietosamente il senso attuale del nostro calcio, e la deriva a mio giudizio malsana verso la quale si sta indirizzando.

Riguardo al primo aspetto, abbiamo un governo, una classe politica, che in linea teorica predica la libertà di pensiero e di opinione, come sostenuto anche dalla costituzione da loro scritta. Però chissà come mai negli stadi, si serrano le fila in nome di un prestestuoso politically correct .

Se penso per esempio che un ragazzo è innocente riguardo a un determinato episodio e lo manifesto con la parola o con una scritta, sono passibile di pesanti conseguenze, cosa che non avviene in tutte le realtà esterne al microcosmo dello stadio.

Se penso che una persona manifesta il proprio dolore in modo troppo pacchiano e interessato (attenzione, non sto dicendo che sia vero) ecco che succede il finimondo. Insomma è un bel casino.

La risonanza attribuita a questi episodi è nettamente superiore a quella data al caso Parma, o alle interviste di Lotito. Il quale certamente non ha scoperto l’acqua calda, essendo il calcio manipolato da interessi, soldi, e da fattori più economici che sportivi.



Il tutto, ripeto, dopo il pubblico processo sotto la Sud in occasione di Roma-Fiorentina. Situazione inaccettabile per lo schieramento benpensante, che non può tollerare che un lavoratore che non stia rendendo o che stia deludendo il proprio datore di lavoro (che ricordiamolo non è James Pallotta ma sono i tifosi della Roma) venga processato sulla pubblica piazza.

Bell’esempio che diamo ai bambini, i finti destinatari di queste sterili discussioni, che si finge di tutelare promuovendo comportamenti assolutamente non educativi, non mettendoli di fronte alle proprie responsabilità e non insegnando loro il valore delle cose. 

Gli stessi organi stampa che si schierano apertamente a favore di chi conduce un'esistenza all'insegna del lusso, della bella vita, e  dell’assoluto menefreghismo, sono poi sempre quelli che però ignorano troppo spesso che nella vita quotidiana le pressioni commerciali nei posti di lavoro.

Ignorano il mobbing esasperato riguardante il rendimento a obiettivi, il raggiungimento di determinati risultati nelle rispettive professioni. In tal caso le angherie sono tollerate e i dipendenti sottopagati e maltrattati si devono accontentare di una pacca sulla spalla, seguita dalla solita considerazione “non ti lamentare, sei già fortunato ad averlo un lavoro”, quasi che lavorare sia un lusso. Mentre giocare a pallone guadagnando fior di soldi invece cosa sarebbe???

Il distacco tra vita normale dei tifosi e quella dorata dei calciatori è così evidente. Eppure nonostante questo secondo molti non si può permettere che la gente fischi, o comunque non applauda comunque la prestazione di uno che magari ha tirato le cinque di mattina in discoteca e in campo cammina (ovviamente chi paga sborsa qualche soldino per comprare il biglietto). 

Eppure Pallotta, da bravo yankee, dovrebbe saperlo. Negli Stati Uniti è risaputo che se a livello professionale non soddisfi i parametri produttivi, è pratica usuale darti un calcio in culo, senza troppi complimenti.

La stessa dinamica si replica lontano dai riflettori della ribalta in quel di Bergamo. Allora le reazioni sono opposte e le percezioni giornalistiche flebili. La notizia è quasi occultata e comunque letta sotto un'altra propsettiva, ma perché?

Perché il signor Pallotta è americano e in Italia ci manca solo che siano quelli della Groenlandia a spiegarci come a fare la pizza, per quanto pensiamo di essere inetti e incapaci. 

Quindi la domanda sarebbe: ma come abbiamo fatto per 150 anni e anche prima con i vari stati? No è la nostra una storia, all'insegna di cultura, di tradizioni che il nostro millenario paese ha vissuto ed esportato? Anche a livello di football, come siamo riusciti a primeggiare per tanti decenni?

Ora, pare, siamo impossibilitati a fare qualcosa di buono. Bisogna quindi sperare che tanti Pallotta salvino l’Italia dal disastro acquistando società di calcio, investendo, tirando fuori soldi di tasca loro, portando i Bale, i CR7, i Messi, e non certo facendo giocare italiani. Già sentite queste discriminazioni nella vita reale?

Toccare lui significa toccare una marea di potenziali investitori, significa quindi mandare a monte il progetto. Questo è il vero aspetto intollerabile della situazione. Thohir al momento si è sempre espresso diversamente sull’argomento, badando più a altre tematiche rispetto a queste. Ecco perché il romanista si chiede: perché sempre la Roma? Perché la Roma il piccolo particolare di avere un proprietario statunitense.

Non mi stupirei se l’iniziativa del McDonald di offrire colazioni a chi si presenta in pigiama fosse stata lanciata per valutare oggettivamente il grado di demenza di un popolo. A riguardo devo dire che hanno avuto ottime risposte, del resto penso siano le stesse persone che in linea teorica dovrebbero popolare gli stadi secondo i nostri moderni capitalisti.

Qualcuno dirà: ma domenica c'è il derby (o c'è stato, a seconda di quando leggerete). Bene, questo derby ribattezzato dei poveri per me sarà sempre un derby da ricchi e sarà sempre meraviglioso... per il semplice fatto che sarò presente.

venerdì 20 marzo 2015

Andare ai resti

Per i pokeristi incalliti andare ai resti significa semplicemente giocarsi l'intera posta. Per le batterie dei rapinatori degli anni '70, questa espressione rappresentava uno stile di vita estremo, senza ritorno. Della serie o la va o la spacca. O noi, o gli sbirri. Per gli interisti credo sia nient'altro che l'emblema della passione stessa. Radicali in quanto tali, un giocatore è troppo bravo o troppo scarso. Il gioco espresso è fantastico o fa schifo.

Così ieri sera doveva essere una di quelle notti: o tutto o niente. I tifosi nonostante il momentaccio della squadra, e con la crisi economica di mezzo, comunque raccolgono l'appello del mister e alla fine in oltre 40.000 rispondono presente. Nei primi quindici minuti il ruggito di San Siro è potente e commovente..  mi riporta alla mente i match di coppa anni '80. Quando il destino ci ha regalato ben pochi trofei, ma il coraggio di chi era in campo è stato immenso e lo stadio tremava a volte fino a ondeggiare..


Poi i lupi tedeschi, complice la solita scarsa concentrazione di Ranocchia and friends, passano in vantaggio e cominciano a giocare in surplace come se si allenassero. Mai vista un'avversaria a San Siro sprecare tante incursioni velenose con tanta sufficienza. Come se fossero stati consapevoli del fatto che in un modo o nell'altro l'avrebbero portata a casa. Nemmeno il momentaneo pareggio di Palacio li ha scomposti più di tanto. Hanno continuato a macinare il loro calcio essenziale ma estremamente funzionale. Tre passaggi in verticale, sempre con l'uomo libero e et voilà, spesso e volentieri uno dei loro davanti a Carrizo.

A un certo punto entra Bendtner, lo ricordavamo bidone e ubriacone a Torino. Però sappiamo che in questa stagione abbiamo giocatori bravissimi a fare proclami altisonanti e altrettanto capaci nel trasformare l'ennesimo scaldabagno avversario nel fenomeno di turno. Insomma con le parole leoni, con i fatti coglioni. Così dopo Ekdal, De Ceglie, Guidetti, riesce a segnare anche lui. Allora i ragazzi della Nord che in precedenza avevano invitato i nostri a tirare fuori gli attributi, finiscono la partita cantando a modo loro che la misura è colma con il resto del pubblico interista che condivide il concetto.






Termina quindi tra lo sconforto di molti e la rabbia di altri questo ottavo di Europa League, che doveva e poteva essere diverso. Un conto è andare a casa a testa alta tipo il Torino. Un altro è mollare il colpo quando si è consapevoli che probabilmente i crucchi saranno tornati a Wolfsburg senza nemmeno fare la doccia. Perché al di là dei singoli, dei mezzi tecnici e degli schemi a questa squadra è mancato il cuore e l'agonismo. Allora in questo caso monta la carogna.  E parlando onestamente senza troppi giri di parole, sì, siamo nella merda più completa. 


Ci ritroviamo metà marzo e la nostra stagione è già finita. Perché io non mi illudo più. Penso proprio che le partite rimanenti non saranno altro che una forma di accanimento terapeutico. Eppure sulla carta il nostro d.s. è un mago del mercato, l'organico di tutto rispetto, abbiamo perfino cambiato il tecnico e acquisito nuovi rinforzi a gennaio. Non è servito a niente. Parlano di progetto, come se questo termine fosse diventato un nuovo eufemismo del caos universale. 


La morale è che in realtà quelli disposti a tutto pur di farcela, per l'ennesima volta, eravamo solo noi. Siamo solo noi quelli che siamo andati ai resti. Sulla falsariga dei protagonisti del film Le Iene di Tarantino, dove un tentativo di spaccata in banca finisce completamente in vacca. Gli unici a scommettere fino in fondo sul passaggio del turno e a uscirne con le ossa rotte. Visto che siamo stati ripagati da giocatori e dirigenti tutti con l'ennesima badilata metaforica sui denti. 


Ora mi rimane soltanto l'impatto emozionale che ho provato nel chiudere la porta di casa ieri sera. Per un beffardo scherzo del destino, mi sono ritrovata a fissare una foto di mio padre allo Olympiastadion di Monaco, con Nick Berti in campo e Trap in panca. Il paragone con quello che avevo appena vissuto a San Siro è stato impietoso. Proprio ieri che era la festa del papà. Quanta nostalgia per il mio babbo che non c'è più e per quei ragazzi in campo con la nostra maglia. Poi mi passa, lo so che mi passa, però che fatica.


mercoledì 11 marzo 2015

OldStyle88

Nulla di nuovo dal fronte. Se servirà del tempo per le riforme dei campionati, di certo ne occorrerà ancora di più per un cambio di visione e di mentalità che attanaglia le menti di politici e padroni del pallone, sempre più ancorati sulle loro posizioni dannose e anti-tifoso.

Dopo le infelici dichiarazioni di De Laurentis in merito a uno stadio che vorrebbe ma non può ristrutturare causa violenti e vandali (mi si dica quando negli ultimi dieci anni, una tifoseria ha devastato uno stadio), ecco tornare di prepotenza la discriminazione territoriale. Ma non doveva essere superata dall’abolizione della norma?? Eppure non pare visto l’eco che continua a creare.

Ovviamente non è passato molto tempo dall’invasione dei Feyenoord a Roma con tutto ciò che ha portato. Un cavallo di battaglia dei media e dei perbenisti era quella dell’educazione nelle scuole.



Se uno più uno fa due, posso tranquillamente affermare che il sistema scolastico italiano, così come quello francesce, greco, serbo, croato, polacco, russo, sono avanti anni luce a quello olandese perché in decenni di visite dall’estero all’Italia e viceversa mai si era verificato nulla di simile.

Senza voler entrare nel merito della questione che mi sembra ovvio sia condannabile nel vandalismo becero e senza significato, voglio porre l’accento anche sulla gara di ritorno e sulla banana gonfiabile tirata a Gervinho. L’eco razzista ovviamente scatenato in Italia e il vandalismo sono stati accolti con spallucce dalla nazione olandese e dal club che ha definito come goliardica la manifestazione di tifo contro.

Il mio concetto di godereccio è un po’ diverso, ma questo dimostra come solo noi in questo paese abbiamo incubi perenni e una ricerca continua del qualcosa di discriminatorio, razzista, e politicamente scorretto.

Mentre gli stati esteri incentivano gli ultras come in Germania stabilendo degli argini entro i quali giostrare ma dai quali non si può assolutamente uscire, qui siamo al punto di impedire di sostare sulle transenne per far cantare, divieto di megafoni e tamburi, di farsi lo scrupolo se la bandiera impedisce la visuale a qualcuno, e se e come inasprire delle pene che per chi le decide significano solo ed esclusivamente di lavarsi le mani. Non essendo capaci di organizzare neanche i tornei dell’oratorio, se non c’è gente è meglio….

Il tutto mentre i veronesi si beffano delle varie leggi acquistando biglietti per Milan Verona al secondo anello anziché per il settore ospiti, gli Juventini (a quali mi riferivo poco fa) subiscono queste richieste (nulla di nuovo a Milano), il derby di Stoccolma dà spettacolo sugli spalti in uno stadio adatto a tutti e in Italia sembriamo il deserto. 

A tal proposito chiudo con le parole pronunciate tempo fa dal nostro presidente Thohir e che riporto integralmente: "La situazione è che in questo momento dobbiamo migliorare insieme, non solo noi come Inter, ma tutti i club, l'intero campionato. Con l'arrivo della globalizzazione dobbiamo cambiare mentalità e visione. Dobbiamo tornare a competere, tante cose devono cambiare, ma la cosa più importante è che gli appassionati della Serie A tornino ad avere fiducia, perché non sono soltanto in Italia, ma si trovano in tutto il mondo".

"Guardi le partite in tv - prosegue Thohir - e la metà dei posti sono vuoti. Non va bene. Molti stadi negli altri Paesi hanno il wi-fi, sono digitali e la gente può connettersi. Ci sono posti migliori, 'settori familiari', aree di sicurezza se succede qualcosa, perché i tifosi sono tifosi. Ci sono i tifosi più fanatici ma anche i tifosi che vanno a vedere la partita con la famiglia e che vogliono divertirsi. Noi dobbiamo proteggere l'interesse di tutti".

mercoledì 14 gennaio 2015

OldStyle88

Dialogo semi-serio ma realmente accaduto durante la scorsa stagione calcistica… in attesa dell’epilogo sull’argomento! Credo di non dover dire chi è l’uno o l’altro…

Giugno:
"Ciao! Tutto bene? Hai rifatto l’abbonamento?" 
"Io sono un pochino indeciso se farlo o no. Il mercato è ancora aperto e non sappiamo chi compreremo o se le altre squadre si rinforzeranno tanto da tagliarci fuori da ogni lotta per il vertice."
 "Non l’ho rifatto perché avevo fatto il biennale. Al di là della convenienza economica, a me basta sapere che giochiamo per andare allo stadio e perché contrariamente alle chiacchiere il nostro compito è quello di sostenere la squadra. E poi l’atmosfera della partita non è nemmeno lontanamente paragonabile a quella tristissima del bar in cui spendi anche di più e fai il professore di economia calcistica! Allora, quando verrai? Ad agosto inizia il preliminare di Europa League e la scusa del prezzo non regge. Per te che non sei abbonato costa 10 euro se ti va male."
"Ma si, potrebbe essere….vediamo. Però troveremo di certo una squadra scarsa, dovessimo vincere la gara di andata che senso ha vedere il ritorno? Poi con quel prezzo vuol dire che allo stadio non ci va nessuno, perché dovrei andarci io magari a vedere una squadra che tiene fuori tutti i più bravi per non sprecarli?? Ne riparliamo a ottobre quando giocheremo con il Napoli a Milano."

Ottobre:
"Allora il momento sembra arrivato, ho intenzione di venire allo stadio per Inter Napoli. Avrei bisogno della cortesia di essere aggiornato sul prezzo dei biglietti e sull’orario della partita perché non li so ancora."
 "Certo, si sa già tutto. Secondo verde a 30 euro e la partita si giocherà di domenica sera. Credo siano abbordabili entrambe le cose. Allo stadio non vieni mai e Inter-Napoli a San Siro per 30 euro non è esagerato per una volta. In più pur giocando alle otto e mezza di sera tu sei un noto viveur della notte e prima dell’una non rientri mai a casa quindi do per scontata la tua presenza."
"Bhe oddio aspetta… 30 euro sono un po’ eccessivi. In quel periodo facciamo la cena dei coscritti, pensavamo di passare una serata al casino, così per fare qualcosa di diverso e non so se con le finanze riesco a starci dentro. Il vero problema però è la sera… a ottobre fa freddo e quei 45 minuti di macchina a quell’ora tarda sono un po’ rischiosi. Inoltre a dire il vero poi sono molto demoralizzato dall’avvio non entusiasmante della squadra. Si vedeva subito fin dall’inizio che non ci sono speranze nemmeno quest’anno. Cosa pretendi? Thohir è un magnate ma tutti spendono e lui no… Mazzarri te lo dissi che non mi era simpatico…. meglio attendere, aspettiamo la primavera."



Marzo:
"Ehi orsetto in letargo! Ti sei svegliato? Mazzarri non c'è più, è tornato Mancini. Oltretutto sono arrivati anche ottimi giocatori durante il calciomercato di gennaio. Ora che è arrivata la primavera e il tempo sembra reggere passi allo stadio??"
"Si bravo spiritoso… la situazione non è cambiata di molto. Sono tutte partite notturne, i prezzi sempre quelli e la squadra non è che sia cambiata di molto. La classifica ancora latita e siamo al di sotto di livelli decenti per noi. E’ già tutto definito, che senso ha? Andare a vedere Inter-Juve o Inter-Milan non ha senso, vedi ancora che ti festeggiano in casa oppure il derby è come quello dell’andata. Aspettiamo la campagna acquisti estivi per vedere se la situazione cambia. Oh comunque domenica sera abbiamo organizzato una cena verso la Val d’Aosta, si tornerà tardi ma ne vale la pena! Tutti prodotti tipici cucinati ad arte. Si il viaggio è lunghetto, l’autostrada è costosa, ma il prezzo della cena è sui 35 euro a testa e ti assicuro che ne vale la pena. Sei dei nostri??"

Ecco qui signori miei un dialogo a prima vista surreale.. giusto per farci quattro risate. Ma poi a pensarci bene nemmeno più di tanto, visto che è quello che troppo spesso mi tocca ascoltare. Dove mi vengono propinati una serie di pseudo-problemi esistenziali tanto demenziali che probabilmente non meriterebbero nemmeno di essere citati. O forse è il caso. 

Perché è ovvio che la tifoseria ospite compra i biglietti in base a quanti ne ha lasciati liberi quella che gioca in casa.  E si è tifosi sempre, non solo quando fa comodo, tipo i compagni di scuola che non senti da anni salvo diventare improvvisamente presenti e amiconi giusto per chiederti un biglietto in occasione della Final Madrid. 

Volete sapere la differenza che nessuno ha il coraggio di dire tra i campionati della Premier e della Bundes e quello della Serie A? In quei paesi esistono modelli completamente opposti ma c'è una dinamica che a dispetto delle differenza tra i vari campionato è universale, ed è quella della voglia di andare allo stadio. 

Altrove si fa leva su questa, da noi ognuno decide di interpretare quello che meglio crede: il presidente, il ds, il mister etrc etrc. Io credo invece che la partecipazione debba essere legata al fattore essere semplicemente quello in cui dovremmo identificarci :il tifoso. Senza naturalmente privarsi di ogni senso critico, attitudine che rispecchia in pieno la visione statunitense dell'evento sportivo. Ma anzi partecipare per far pesare il proprio ruolo. Per verificare quello che funziona oppure no sotto i nostri colori. Personalmente potevo essere tante cose nella vita... ma ho scelto di essere semplicemente me stesso... un saluto a tutti.