martedì 26 marzo 2013

Da F(acchetti) a F(assone) ... che roba brutta



La faccenda della foto di Fassone ha fatto alterare parecchi tifosi. D’altronde vedere l’attuale Direttore Generale dell’Inter, mentre mostra con un sorriso a ventiquattro carati una t-shirt bianca con impressa una scritta a dir poco indegna nei nostri confronti, non poteva che suscitare una reazione forte. Lo capisco e lo condivido, trovo naturale incazzarsi per certe cose.

Più passa il tempo e più si fa una fatica boia a identificarsi con una società che non si fa scrupolo alcuno di assumere un gobbo fatto e finito. Mentre dei personaggi  ultranerazzurri come Zenga, Matthaus e altri sono sempre stati sistematicamente ignorati da Moratti e dal suo ineffabile comitato strategico. Come se adesso avere un glorioso trascorso interista alle spalle, rappresentasse un difetto piuttosto che una risorsa importante. E accidenti a me, che ho sempre pensato che il passato spiega agli altri chi sei e da dove vieni.

Evidentemente il presidente e altri la ragionano diversamente. Per esempio quando per sostituire Pea allenatore della nostra primavera, si è trattato di scegliere tra Devis Mangia, tecnico emergente di provata fede nerazzurra, che allenava con ottimi risultati i ragazzi del Varese, e Andrea Stramaccioni allora tecnico dei giovani della Roma; sappiamo tutti come è andata a finire. Naturalmente hanno scelto il giallorosso. 

Succede poi che quando leggo lo sterminato e diversamente  razionale organigramma della nostra società, non posso esimermi dal domandarmi: ma in ruoli di una certa importanza di interista purosangue chi sarebbe rimasto? In altre parole chi sono quelli che avrebbero raccolto l’eredità dei vari Facchetti, di Peppino e Oriali?  




Sarebbe forse il padrone del vapore che ai primi di marzo rilascia la seguente dichiarazione a Tuttosport: Ho definito Andrea un un giovin signore? Non voglio far polemica con lui. Gli voglio bene, è giovine, è signore ed è bravo? Ho capito bene? Uno che voleva farci revocare lo scudetto, che ha detto quello che ha detto su Facchetti, sarebbe un signore e sarebbe anche bravo? Ma quando è successo che il figlio del mai troppo compianto Angelo  si è portato via da solo?

Oppure sarebbe la moglie Milly, il cosiddetto direttore artistico della società? Una che tutte le volte che è inquadrata allo stadio distribuisce tanti sbadigli a destra e manca, che nemmeno i chicchi di riso durante un matrimonio sono equiparabili a livello di quantità? Inoltre qualcuno può spiegarmi, che cosa fa e a cosa serve un direttore artistico all’interno di uno dei football club più blasonati e vincenti al mondo?

Del figlio Angelo Mario detto Mao cosa dire? Che si è messo in combutta con i bianconeri per una poltrona in Lega Calcio e che è stato sonoramente trombato? Anche qui, c’era bisogno di allearsi con quegli ignobili? Una società come la nostra non è in grado di esprimere una candidatura propria, perché bisogna sempre accodarsi o allo Zio Fester o a Monociglio? Qualcuno potrebbe spiegarcelo per piacere?




Magari potrebbe essere Branca? Chi quello che in una resa dei conti, ha chiesto e ottenuto la testa di Lele Oriali? Mmm … credo proprio di no.

Sullo zebrato dallo sguardo da psicopatico ci siamo dilungati abbastanza, quindi passerei oltre. E passando oltre si scopre che sono stati assunti anche Giorgio Ricci, ex addetto marketing e sponsorizzazione della Juventus e Edwin Leusink che organizza viaggi e trasferte per le unità aziendali che ha ricoperto lo stesso compito presso la Rubbe.

Insomma attualmente nessun interista riveste un ruolo strategico in società, in grado di influire sulle scelte che si dovranno fare nei prossimi anni. In pratica stentiamo nel  presente e nelle prospettive a livello di squadra. Come se non bastasse questo, stanno svanendo anche le nostre radici e i valori che ci hanno sempre contraddistinto. 

Ho sempre pensato che noi eravamo diversi e proprio grazie a questo facilmente riconoscibili. Ma se si perde la memoria di quello che siamo stati, come possiamo ricominciare a progettare il domani? Tra qualche giorno a San Siro giusto è in calendario Inter-Juve. In tribuna autorità noi potremmo vantarci di avere più juventini di loro a assistere alla partita. 

Ora a me fa semplicemente ribrezzo questo stato di cose, e credo siano in molti a condividere le mie sensazioni. Invece a Moratti e compagnia cantante sembrerebbe di no. Per cui ne deduco che se  lui non vuole o non è  in grado di preservare il nostro Dna, che ci faccia il sacrosanto piacere di farsi da parte in favore di qualcuno che abbia a cuore l’Inter come l’abbiamo noi. Che la viva con la nostra stessa intensità e che la possa preservare da contaminazioni vergognose, come quelle attuali. 

Dato che chi trascura di imparare in giovinezza perde il passato ed è morto per il futuro. E visto e considerato che io posso anche sopportare un presidente incompetente e colpito da improvvisa indigenza, ma non uno che ci porta via l'idea della nostra essenza, allora piuttosto che proseguire con questo andazzo: vendila, per favore, vendila.

sabato 23 marzo 2013

La voce (alquanto esterrefatta) del tifoso



Andrea:

Il nostro direttore generale è un gobbo che si è fatto fotografare tutto sorridente con una maglia con la seguente scritta: meglio un anno senza tituli, che una vita da riduculi.  Voltagabbanatti, va bene che sei gobbo anche tu (almeno secondo me, poi altri pensano che tu stia facendo di tutto per sembrarlo), ma un po' di vergogna non la provi quando pensi a tuo padre, a Cipe e a Peppino?

Silvano:

Ma poi non è possibile ... ma ha la cravatta dei gobbi .... MORATIIIII ... chi assumi???? Per me questa maglietta sbandierata è peggio del lancio della nostra casacca di Balotelli ...

Maria Stefania: 

Da sottolineare che lo stronzo in foto, alla Juve si limitava alla vendita dei biglietti, mentre da noi fa il direttore generale. Ma d'altronde se Milly Moratti all'Inter ricopre il ruolo di direttore artistico, è comprensibile che uno che prima lavorava al botteghino sia ora diventato un dirigente importante.







Rosario:

Se andate a leggere l'organigramma, scoprirete che la terza carica della società, è quella del Direttore Artistico ovvero Milly Moratti! Ecco, la cosa di per se stessa, è esaustiva della merda in cui siamo in questo momento e spiega tutto e anche di più! Cosa significa il ruolo di direttore artistico in una squadra professionista di calcio???  Ma scherziamo? Per tacere di colei che occupa questo ruolo! Una nullafacente sin dalla nascita, che ha trovato un suo scopo grazie alla gestione nepotistica e imbelle di uno dei club più importanti al mondo! Poi, chi lo volesse, vada a spulciare il bilancio e vi accorgerete delle voci più assurde per ciò che concerne il costo del personale!!! CHE SCHIFO!!!

Luca & Andrea:

-L. Ma avete letto l'organigramma sul nuovo sito dell'Inter? C'è scritto Direttore Artistico: Milly Moratti, ma cosa vuol dire?
-A. Direttore Artistico, scopro essere, colui/colei che fa parte del mondo dello spettacolo e che ha il compito di curare, coordinare, organizzare progetti, e eventi di spettacolo come concerti, festival, stagioni musicali, programmi televisivi, film e musical. Ma dico stiamo scherzando???







giovedì 21 marzo 2013

Ciao Pietro

Un saluto a un campione unico e inimitabile, differente anche perché interista. Ciao Pietro ovunque ti possa trovare, spero tanto che non smetterai di correre mai .... 



Lothar ancora Lothar!



Lothar Matthaus è originario della Baviera, precisamente di Erlangen. E' stato uno dei nostri magnifici panzer. Talento pazzesco in tutti i sensi, ha trascorso la sua esistenza come una rockstar. Solo che al posto della Gibson Les Paul Standard di Jimmy Page, incantava i suoi tifosi con il pallone, il distinguo era tutto qui. Con lui donne e goal sono sempre andati di pari passo. A salvargli una carriera luminosa e lunghissima, a differenza di George Best, è stato il suo fisico bestiale. Grazie al quale ha potuto permettersi di attraversare gli anni e gli eccessi senza particolari contraccolpi.

Bulimico nella quotidianità, come lo era sul prato verde. La sua carica agonistica trovava e trova rarissimi paragoni al mondo. Lo ricordo in ritiro qui a Varese non ci stava a perdere nemmeno durante le partitelle. Di lui Maradona ha detto: E’ il più grande avversario mai incontrato” una considerazione eloquente che spiega la qualità immensa di questo tedesco.

Certo attualmente è al quarto divorzio e progetta il quinto matrimonio. Quindi in qualche misura il suo portafoglio ne avrà pur risentito. Però penso che Lothar sia uno di quelli che in vita sua, non si sia proprio fatto mancare niente. In perfetta simbiosi con la sua essenza di calciatore: attaccava, difendeva, sbuffava, urlava, incoraggiava. Anche con il Trap prima ci litigava e poi lo abbracciava. 

Lui in campo era ovunque, il primo dei numeri dieci a giocare in cinquanta metri grosso modo. In pratica è stato il primo dei tuttocampisti. Fosse in attività adesso, state pur tranquilli che uno come Iniesta lo avrebbe sverniciato alla grande. A volte nel momento in cui ripartiva l’azione lo vedevi più arretrato di Matteoli e poi in una frazione ridottissima, tipo una folata di vento, lo ritrovavi al limite dell’area per tentare la conclusione o per servire un assist.

Di carattere socievole era franco e leale come il suo sorriso. Perché si divertiva e ci divertiva. Al mister chiedeva di praticare un gioko più akkressivo secondo la sua parlata crucca. Dopo la magnifica impresa realizzata contro l’Aston Villa, lui disse “per fare una grande vittoria, c’è stato bisogno di un grande casino tra di noi”. Coraggioso come pochi era altrettanto schietto, non faceva sconti a nessuno, tanto meno ai giornalisti.





Quando la sua prestazione non era al livello dei suoi standard abituali, di certo non si nascondeva dietro a un dito, ammetteva di aver giocato male e si scusava. Difficile oggi giorno trovarne uno così, è sempre colpa di altro o di altri in linea di massima, se si cicca la partita. Ancora adesso è ancora il più forte che abbia mai visto giostrare lì in mezzo.

Arrivato Sneijder all’Inter molti amici lo accostavano al tedesco. Tuttavia senza nulla togliere a Wesley, datemi retta non c’è proprio partita a livello di personalità, mezzi tecnici, visione tattica e potenza. Visto che il raffronto è tra un grande giocatore e un fuoriclasse assoluto. Ricordo il suo infortunio a San Siro contro Parma, che di fatto ha sancito la fine della sua avventura in nerazzurro. E per dirla tutta in quel momento diciamo che se mi avessero dato una coltellata mi sarei sentita meglio.

Allora la nostra società non aveva creduto che lui potesse recuperare dalla rottura dei legamenti del ginocchio. Invece a dispetto di tutti e tutto la sua carriera è proseguita con risultati di tutto rispetto. Ricordo la finale persa dal Bayern contro il Man Red di Ferguson, Lothar era stato il migliore in campo alla faccia della sua veneranda età.

Poi quel povero disgraziato (Hitzfeld) che era in panca per i bavaresi ha ben pensato di toglierlo a pochi minuti dallo scadere. Ricordo il disappunto con cui aveva lasciato il campo. Ne aveva tutte le ragioni, infatti hanno preso due gol da Solskjaer, perché colui  che lo ha sostituito (Fink) si è fatto infinocchiare due volte su due dal norvegese. Così hanno gettato alle ortiche una Champions già vinta.






Mi era sinceramente dispiaciuto quella volta per l'uomo e per il campione. Perché è uno di quelli che calcisticamente io e i miei amici abbiamo amato alla follia. E siamo davvero contenti che nemmeno lui ci abbia dimenticato. Nella sua ultima intervista televisiva in Italia per l’ennesima volta ha manifestato il suo affetto enorme per i nostri colori: Sono ancora tifoso dell’Inter, a Milano ho trascorso anni fantastici. Seguo sempre le gare dell’Inter e spero sempre il meglio per il futuro della squadra nerazzurra.

E’ rimasto un cuore nerazzuro, uno di noi: So tutto dell'Inter. E' la mia squadra, lo sarà per sempre. E' una questione affettiva difficile da spiegare. Quando la vedo giocare dentro di me è un tumulto di emozioni. E' rimasto tale e quale, la stessa persona che quando si era ragazzi andavamo a incoraggiare e applaudire. Darei anni della mia vita per rivederne uno uguale in tutto e per tutto con la nostra maglia. Oggi è il suo compleanno. Auguri Lothar, ti voglio bene.

mercoledì 20 marzo 2013

Tutti fermi, anzi no.



E’ il momento della pausa per le nazionali. E’, o almeno sembra, tutto fermo. Si aspetta, nello stesso modo in cui si aspetta speranzosi lo scorgere dell’alba dopo che la notte ha fatto il suo corso. Tutti in stand-by in attesa che succeda qualcosa che ci possa togliere dall’imbarazzo. E soprattutto che qualcuno possa colmare il vuoto lasciato di volta in volta da Mancini, Mourinho, Ibra, Eto’o, Maicon, Sneijder etc etc. Del resto un'esistenza piena di rimpianto per quello che non c'è più, non è certo sinonimo di un bel presente in senso generale.

Già lo stallo è una condizione logorante in quanto tale, e se in società dicono che decideranno in base alla classifica finale, non mi sembra che questo sia di grande conforto per tutti noi. Intanto il gioco è  generalmente pessimo, i nomi fatti per il prossimo mercato non solo non sono esaltanti, potrei anche capirlo visto le nostre difficoltà finanziarie, ma francamente mi appaiono poco funzionali a eccezione di Icardi.

Poi certo contro il Tottenham, ho rivisto la squadra nella versione che personalmente continuo a preferire di più, vale a dire quella vecchio stile. Per una volta i ragazzi hanno saputo riportarmi indietro nel tempo, alle favolose notti di coppa durante gli anni ’80. Quando si andava all’attacco prima con il cuore e il furore e poi con tutto il resto. Quando io salivo, ore prima del match, i gradoni di San Siro con il mio zaino Invicta che a pensarci adesso, pesava anche più di me. 

Quando i giocatori chiamavano i loro figli con nomi normali, senza cedere a scelte stravaganti per ossequiare un celebre collega. Quando i campioni erano delle star grazie alle loro magie e non per il taglio di capelli, le fidanzate e altre cazzate del genere. Quando c’era ancora il trombettiere allo stadio che suonava la carica, la partita dei bambini (mica come il raccomandato Filippo adesso con i suoi striscioni telecomandati e portasfiga) precedeva quella dei grandi e i tamburi scandivano i cori.

Allora non c’era il terzo anello e nemmeno la copertura, per cui se pioveva ci si ritrovava scaraventati in una dimensione irreale tipo Blade Runner o Il Corvo. Un’epoca che non ci ha portato i successi in Europa che pure ci saremmo meritati. Ma che comunque è stato un periodo bellissimo per tutti quelli che lo hanno vissuto. Era il tempo della trance agonistica, in cui si vinceva e si perdeva da uomini. In cui se la qualificazione al turno successivo andava male, la curva tributava ai suoi eroi striscioni  come questo:




A rifletterci bene, non so se la migliore prestazione della stagione, sia stata causata dal fatto che i nostri siano scesi in campo senza particolari pressioni, cioè non avendo niente da perdere, visto che la qualificazione era stata ampiamente compromessa dalla partita orrenda di Londra. O che gli Spurs erano convinti di avere già il gatto nel sacco. Oppure che qualcuno dei senatori punto nel vivo da critiche feroci, sia stato scosso nel suo orgoglio.

Potrebbe essere che sia stato questo insieme di fattori a coincidere alla perfezione in quella rigida sera milanese, durante un inverno lungo che al momento non ne vuole sapere di cedere il passo a giornate più miti. Come se il freddo di questa stagione avesse congelato oltre alle giornate anche le nostre prospettive future. Così forse con l’ultima occasione utile, alla maniera di un fiore che cresce nella neve, ho assistito con piacere a questa partita. Consapevole che potrebbe trattarsi del classico canto del cigno per molti nella nostra compagine. 

Adesso durante la sosta questa sospensione alimenta le ipotesi più stravaganti inerenti a trattative (da qualche parte qualche buontempone ha sparato perfino il nome di Gerrard), assetti societari, allenatori in vista della prossima stagione. Non bastasse questo ci sono messi anche i soliti moralisti da ultima spiaggia con la storia dei cori contro Adebayor a spalleggiare un’inchiesta Uefa che più ridicola di così non si può.

Con che faccia vengano a guardare in casa nostra dei parrucconi che hanno organizzato un Europeo in uno stato dove i cani e i cristiani  vengono presi a bastonate lo sanno solo loro. A testimonianza e riprova di quello che sostengo, pubblico più che volentieri il link del report annuale di Amnesty International in merito a tutte le violazioni che sono avvenute recentemente in Ucraina: http://rapportoannuale.amnesty.it/sites/default/files/Ucraina.pdf

Che poi le banane tempo fa siano state utilizzate anche contro Gennaro Gattuso, ma che in quel caso non ci sia stata nessuna levata di scudi, è altro discorso ancora. Però la dice lunga sul perpetuare il meccanismo dell’indignazione a persona. Va bene, ora mi fermo, per non inquietare oltre i cultori della patina del buonismo, che come la gratti un attimo ti accorgi di tutto il  lercio che in realtà occulta.

A proposito ho letto che Galliani sarebbe un secondo padre per Balotelli, ma mi domando: la piccola Pia il suo papà lo avrà trovato oppure no? Imbarazzante che questo ragazzotto sia stato elevato al ruolo di icona antirazzista del nostro paese. Negli Stati Uniti hanno Obama e noi abbiamo Supermario. Proprio vero che ognuno, in questo caso ogni paese, ha quello e ha i simboli che si merita.




Si concludono qui le mie riflessioni sul momento dove tutto appare statico, dove solo noi siamo sempre pronti a darci una mossa, chi con la mente, chi con l'anima, chi con le gambe e chi con tutte e tre le cose messe assieme. Perché al solito nonostante la confusione, nonostante non si sa dove …. Non lo so ma dobbiamo andare …. poiché il nostro romanticismo ci impedisce di restare incagliati nell'immobilismo. 

martedì 12 marzo 2013

Così Parlò Fulvio Il Vikingo



Vorrei trovare qualcosa di positivo nonostante tutto, una base di partenza … ma con tutta la più buona volontà non riesco a scovare niente da salvare. Avevo apprezzato il congedo di ex-grandi giocatori sul viale del tramonto, però dopo aver spulciato il bilancio si scopre che in effetti ha tagliato ingaggi pesanti, il problema è che lo ha fatto sganciando buone uscite dorate. Abbiamo un presidente alla canna del gas che gira il mondo alla ricerca di soci di minoranza, buttando fumo negli occhi ai tifosi con la favoletta dello stadio nuovo. Non parliamo di una società imbarazzante, dove il concetto di meritocrazia è scomparso, dove si trova spazio e un lauto stipendio attraverso l’esercizio della raccomandazione e della ruffianeria. Le conseguenze sono chiare, anche se nessuno si preoccupa di perdere il posto, dato che al padrone del vapore va bene così … infatti abbiamo un allenatore a cui è bastata un’ottima annata in primavera per fare il grande salto in prima squadra. Sarebbe incredibile in qualsiasi grande club ma da noi è successo anche questo. Per favore, non citatemi Guardiola, perché è il classico ago in un pagliaio. 



Il risultato è che arrivati a metà marzo il nuovo Mou non ha dato una minima parvenza di gioco, cambia modulo come cambiare le mutande, non è riuscito a valorizzare un giovane che fosse uno, ha incasinato ulteriormente i giocatori già scarsi di loro e sembra che la cosa più importante per lui,  sia schierare il capitano  sempre titolare per poter battere tutti i record presenze. La squadra è modesta … molti sono giocatori improponibili ... secondo me dovrebbero pagare di tasca loro per visitare San Siro, poi certo qualcuno discreto ci sarebbe, però non c’è nessuno, e sottolineo nessuno in grado di fare la differenza. I senatori dopo la Final Madrid non hanno più voluto saperne di allenarsi seriamente, bruciando così tecnici su tecnici fino all’accomodante bimbominkia Strama. Ci riempiono la testa con la parola progetto. Bene, per la prossima stagione parlano dei seguenti acquisti: Campagnaro e Andreolli a parametro zero, poi Laxalt non so chi sia, abbiamo in ballo anche i riscatti obbligatori di Silvestre (otto milioni????), Gargano (cinque milioni???), Mudingayi (?????) e infine  Botta .. ma botta di che??? Ah se il buongiorno si vede dal mattino …. 

lunedì 11 marzo 2013

La voce (decisamente alterata) del tifoso


Alessandro:

Io/noi andiamo a lavorare, ma mentre lo facciamo pensiamo all'Inter: chissà cosa fanno, chissà chi si è infortunato, speriamo che quello che è fuori per affaticamento muscolare riesca a recuperare in vista della prossima partita e cose del genere. Però mi chiedo sempre (e questo ancora oggi a quasi 35 anni, visto che me lo sento dire in casa dai miei): loro pensano a noi? Pensano al fatto che la maggior parte dei comuni mortali, ha lavori particolari, spesso sotto-pagati? Pensano a chi rischia la vita nel proprio lavoro per portare a casa quello che basta per campare tutto il mese? Io capisco tutto … capisco anche che sono o dovrebbero essere tra i migliori nel loro campo, perché fare il calciatore è pur sempre una professione: i più bravi vanno avanti, i più scarsi no. Comprendo che parte di loro provengono magari da famiglie normali o con mole difficoltà economiche … d'altronde sono persone come noi .. quindi per certi versi e di riflesso, diventano "pidocchi resuscitati" (da noi si dice cosi). Però quello che fatico e faticherò a non comprendere è questo: perché non hanno l'umiltà di rifiutare un compenso o anche una sola parte di esso, quando le cose non vanno bene? Come gli è riuscito bene  batter cassa reclamando aumenti e bonus dopo la Final Madrid, ora dovrebbero avere anche il buon senso di chiedere anche una decurtazione … Invece niente, nulla … mah …

Stefano:

Vedere l'inquadratura della famiglia Moratti ieri sera mi ha angosciato terribilmente ... la quintessenza degli sfigati … i grandi imprenditori hanno un aspetto carismatico, hanno brillantezza e sono accompagnati da belle donne ... questo invece e' proprio un mediocre, fuori posto, inadatto ed e' sposato con una scopa vecchia, un perdente in tutto ... 

Non si potrebbe assumere un dirigente inglese, magari reduce dalla guerra delle Falkland, che sfancula in blocco gli argentini?





Marco:

Moratti falli giocare sempre con la maglia rossa ... perlomeno evitiamo di far figure di merda con addosso i nostri colori ...

Marcello:

Moussa Sissoko preso dal Newcastle per due milioni circa, Mvilà volato in Russia per una cifra risibile, Pogbà alla Juve a parametro zero, Balotelli al Milan per venti milioni pagabili in cinque anni ... I nostri dirigenti invece cosa fanno? Comprano un giovane di belle speranze a undici milioni, un vecchio rimbambito che tra cartellino e ingaggio costerà comunque due milioni fino a giugno e una riserva dello Stoccarda che i tedeschi non vedevano l'ora di sbolognare ... Parliamo inoltre di quello che si è speso in termini di tempo e soldi in trasferte in Brasile per Lucas inseguito per un anno e passa a trattare un giocatore che alla resa dei conti ci ha letteralmente cagato in faccia ... Hanno acquistato Forlan senza sapere che non poteva giocare il girone di Champions. Qui siamo al dilettantismo puro e nonostante questo Moratti non caccia nessuno di questi pseudo dirigenti. Secondo me è la prova che al presidente o questo situazione sta benissimo, oppure ha qualcosa di poco limpido a che spartire con Branca. Altrimenti non mi spiego l'allontanamento di Oriali, l'unica persona tra i dirigenti che ama l'Inter. E se papà Angelo vedesse tutte le schifezze che Massimo stai combinando, compresa quella tremenda di fare comunella con il tuo grande amico Andrea Agnelli, penso che ti farebbe un culo così. Quando la passione si esaurisce è meglio finire con un taglio netto. Ma tu no, non ne vuoi sapere, perché sei solo un venduto, in mano a quelli che in passato erano i tuoi nemici. Però per la dignità tua e di tutta la tua famiglia ... Vendi l'Inter, sei ancora in tempo ....

sabato 9 marzo 2013

Andate a Lavorare


Come da titolo, la mia esortazione è presto motivata. Dopo aver assistito alla  sgambata dei nostri ragazzi in quel di Londra, a fronte di guadagni spropositati rispetto alle numerose performance stagionali imbarazzanti, trovo moralmente ineccepibile che gli eroi in casacca neroblu (oddio anche se ieri giocavano con il pigiama da gabibbo) provassero almeno una volta in vita loro cosa significa sudare le mani per davvero.

L'altra sera l’unico a guadagnarsi la pagnotta, l’unico a onorare la maglia con i fatti e non con le solite dichiarazioni di cartapesta, è stato il portierone Samir Handanovic, cosa che ultimamente succede troppo spesso e sta diventando una consuetudine decisamente fastidiosa per i miei gusti. Riguardo agli altri, io direi non pervenuti, dovendo forzare un giudizio si parla quindi di livello zero se non sottozero. Per il resto sposo in pieno la tesi del Mirror "la prestazione dell'Inter è stata totalmente indegna della leggendaria maglia nerazzurra e probabilmente è per questo che i giocatori erano vestiti di rosso..." 

E mentre a White Hart Lane l’Inter offre uno spettacolo indecoroso ai suoi tifosi e a quelli avversari, il mio amico e interista sfegatato Giuseppe (uno che appena può percorre mille chilometri avanti e indietro per essere a San Siro) si trova suo malgrado a partecipare al presidio della Bridgestone di Bari, visto che i capoccia della multinazionale hanno deciso di chiudere lo stabilimento pugliese entro il 2014.

Con il rischio concreto che circa mille famiglie si possano trovare con il culo per terra. E in un territorio dove le problematiche occupazionali sono all’ordine del giorno, mi sembra che le prospettive per le persone coinvolte siano davvero pesanti.




Questa è un’azienda in cui si producono pneumatici. Per esperienza diretta so benissimo che se hai a che fare con la lavorazione della gomma, le mansioni svolte nei reparti non sono propriamente per signorine. Anzi si tratta di professioni dove la parola sacrificio trova ancora la sua piena realizzazione.

Decisamente curioso che nello stesso preciso momento, da una parte ci sia stato chi  ha lottato per difendere il diritto alla fatica davanti ai cancelli di una fabbrica in Italia, mentre dall'altra invece ci sia stato chi ha fatto poco o nulla per sforzarsi in campo in Inghilterra. Siamo così all'assurdo che chi guadagna poco lotta con le unghie e con i denti per preservare la dignità sua e quella della propri cari.

Al contrario di chi guadagna troppo, forte della bacheca e della pancia piena se ne frega. Tanto siamo noi a perderci il sonno, mentre qualcuno che sbagliava passaggi di due metri contro il Tottenham rideva. Poi che cosa rideva a fare lo sa solo lui ... vero Cambiasso? 

Ho citato la situazione del mio amico che è solo un esempio dello stato in cui purtroppo si ritrovano molti altri tifosi. Che certamente riguardava anche qualcuno in cassa integrazione che spaccando metaforicamente il salvadanaio ha comunque deciso di farsi la trasferta per non far mancare il proprio supporto, il proprio incoraggiamento. Ecco così spiegato per filo e per segno il mio invito iniziale ai giocatori, che naturalmente è esteso allo staff tecnico e alla società tutta. 

Vorrei inoltre che riflettessero sul concetto che mi ha appena espresso Alessandro, interista sardo e in quanto tale testardo e mai domo “ Io quasi mai arrivo a novecento euro mensili, come me tanti, c'è gente che non ha neppure quelli ... però ci do dentro, perché sono pagato per dare il meglio ... mentre loro? Loro hanno agi di ogni genere, si lamentano se non hanno l'aumento a fine anno, fanno i viziati rifiutando cessioni o prestiti ... se fossero coerenti, dovrebbero presentarsi in sede e rifiutare 2-3-4 mensilità con doverose scuse ... tanto, poveri non lo saranno mai ... a loro il mutuo viene dato senza neppure firmare ...” 

Infine ricordo che al termine della partita ho spento il televisore, perché non avevo certo voglia di sentire le penose giustificazioni di dieci pecore brulicanti per novanta minuti e oltre. Ho piuttosto pensato al paradosso di questa  situazione schizofrenica simbolo di un paese e di una squadra che non funzionano. Dove due mondi opposti e paralleli si guardano senza incrociarsi mai, dove  tutto è  completamente ribaltato e il buon senso è andato definitivamente a farsi friggere. Dove le mani nere dei lavoratori rappresentano il preoccupante contraltare alle facce distese dei bambocci milionari.

Allora non ho trovato niente di meglio che stapparmi una birra, accendere lo stereo e mettere a palla la play-list di Fabri Fibra:
.. tutti quanti seguitemi, seguitemi, seguitemi …
Non mi passa il mal di stomaco,
Certi fatti mi danno il vomito …

E per Giuseppe e per quelli come  lui  che vivono momenti  estremamente difficili, solo due parole: non mollate. 




venerdì 8 marzo 2013

Così Parlò Fulvio Il Vikingo


... di ritorno da Londra:

Mi fanno schifo ... Mi fa schifo un presidente che tratta l'Inter come un giocattolo personale dove la società è inesistente e i dirigenti sono solo raccomandati o leccaculi grazie alla sua compiacenza ... Mi fa schifo un direttore dell'area tecnica che non fa il bene dell'Inter ma palesemente i cazzi suoi, perché a certi livelli non puoi essere così incompetente ma in malafede sì ... Mi fa schifo un allenatore complice che pensa di essere un furbo a raccontarci le fiabe e invece è talmente stupido che si sta scavando la fossa da solo ... Mi fanno schifo quei giocatori che oltre a essere scarsi non ci mettono l'anima ma si limitano al compitino tanto hanno contratti quadriennali ... E i vecchi marpioni che con un applauso verso la curva a fine partita pensano di giustificare prestazioni umilianti ... Siete tutti degli indegni: giocate con la maglia rossa ... ma togliete lo stemma dell'Inter!!!

domenica 3 marzo 2013

Così Parlò Fulvio Il Vikingo



‎...ma allora il coglione era Gasperini, che lo scorso anno voleva a tutti i costi Palacio. Per tutta risposta la nostra fenomenale società gli ha imposto Forlan e Zarate. Inoltre siccome al peggio non c'è fine, ci siamo presi anche Rocchi e se non fosse stato per il dottor Combi arrivava pure Carew!!! Quando bastava fare un paio di operazioni giuste a gennaio per giocarsela seriamente fino alla fine. 
Invece si è preferito spendere una valanga di soldi per un ragazzino che diventerà magari un gran giocatore, però in questo campionato così come Kuzmanovic e Schelotto non sposta di un centimetro il potenziale della squadra (lo avevo già scritto il 31 gennaio alle 19...) Grazie ai nostri fantastici dirigenti dobbiamo pregare tutti che al trenza non venga un raffreddore!!! 



Leggetevi la formazione di partenza a Catania, ormai dell' Inter conserviamo solo il nome. Nonostante questo il grande presidente continua a ripetere che bisogna arrivare terzi per la sopravvivenza ... ps. domani i suoi dentoni gialli risplenderanno sul marciapiede, ma di farsi vedere alla Pinetina in funzione del caso Cassano neanche per idea ... quando la vergogna non conosce limiti!!!

sabato 2 marzo 2013

I Demoni di Antonio



Non è la prima volta che scrivo di Cassano. A inizio stagione avevo parlato di lui piena di speranza, ci credevo. Mi dicevo “adesso ha messo su famiglia, ha raggiunto una stabilità affettiva che la vita gli aveva negato da bambino, finalmente gioca nella squadra del cuore, diamogli una chance”.

E in effetti nei primi tempi in nerazzurro molti segnali erano incoraggianti. Si era presentato in ritiro in buona forma fisica, si era integrato bene nello spogliatoio, in campo cercava di dare il suo contributo anche in fase difensiva. Poi certo durava un’ora o poco più, però ci provava. Lo ricordo al derby di andata quando ha festeggiato il gol di Samuel sollevando con entusiasmo Walter e a fine partita festeggiare sotto la Nord nemmeno avesse vinto il mondiale.

In quei momenti ha manifestato il suo lato bello, la sua allegria, l’energia positiva che dispensava ai compagni. Quindi sì, ho sinceramente creduto che quel ragazzo che ha letteralmente divorato una carriera che avrebbe potuto essere stellare, avesse placato una volta per tutte i suoi demoni.

Era venuto al mondo con un dono che a pochissimi è concesso di possedere. Quello di appartenere alla esclusiva stirpe dei poeti del calcio: Maradona, Baggio, Zico, Figo e Giggs, solo per citarne alcuni. Sono coloro che non giocano a pallone, ma che con i loro piedi riescono a far danzare la sfera, il destino li ha resi capaci di sublimare il gesto tecnico in modo tale da tramutarlo in arte pura.  

Purtroppo una vita contraddistinta da eccessi fatti di litigi nello spogliatoio, indolenza negli allenamenti, un’esistenza fuori dal campo sregolata fatta di donne a go-go e nottate folli ha segnato e limitato la sua carriera. Penso che lui non abbia saputo esprimere nemmeno un terzo del suo smisurato potenziale.

Tuttavia ero convinta che la provvidenza portandogli l’Inter, la squadra di cui era tifoso da piccolo quando esprimeva il suo estro nelle strade di Bari Vecchia, gli aveva regalato un’occasione troppo  ghiotta per lasciarsela sfuggire: l’ultima possibilità di riscatto, l’ultima possibilità che aveva per salire nel gotha del calcio a cui era destinato fin da giovane, a cui non era approdato per le sue debolezze, per la sua testa matta. 





Tutto pare andare per il meglio, fino alla pausa invernale. Poi alla ripresa del campionato si ripresenta in campo con una forma che comincia a essere leggermente sferica. Dopo un piccolo problema muscolare gli complica il rientro. A pari passo con le ansie di Fantantonio, il rendimento della squadra comincia a essere zoppicante e preoccupante.  

Si arriva a febbraio. Si va in trasferta a Firenze. Senza troppi giri di parole, i nostri fanno letteralmente schifo tanto che quelli della Viola cantano “il pallone è quello giallo”. Nemmeno Cassano vede la boccia, anche se riesce a segnare il gol della bandiera. La telecamera lo omaggia di un primo piano, quando lo osservo ho qualche inquietudine.

I suoi occhi sono spenti, la scintilla di allegria e spensieratezza del suo sguardo appena approdato a Appiano Gentile è svanita. L’oscurità del volto mi appare subito un presagio pessimo. Cioè che il suo lato buio  prima o poi tornerà a farla da padrone. 

Infatti trascorrono si e no un paio di settimane e i media, alla vigilia della delicata partita di Catania, riportano questa notizia: Lite Stramaccioni-Cassano. Interviene Moratti. Stamattina si viene a sapere che il giocatore non è stato convocato dal mister. Forse sarà multato, forse no, forse ha ragione lui, forse l'allenatore.

Ma al di là di questo, resta l'idea irritante che l’idillio è finito. Il sogno della sua redenzione si interrompe qui. Per me e credo molti altri è tornato a essere quella insopportabile testa di cazzo che ha gettato alle ortiche il suo genio. Quello che è più forte di lui combinare sempre qualche casino, invece di mostrare al mondo la sua sconfinata classe.

Ora è verissimo che chi nasce tondo non muore quadro e viceversa. Però uno così che se avesse avuto un’altra testa avrebbe qualche Pallone d’Oro in bacheca e noi avremmo l’orgoglio di poter schierare un campionissimo nelle nostre file, ti fa venire una rabbia da sangue alla testa. Del resto non si nutrono rimpianti verso i mediocri.

Sono infastidita perché se si tratta di Inter a me piacciono gli happy end. E invece mi rendo conto che la rissa di ieri rappresenta solo l’inizio della fine. Una storia che è svoltata male e che temo terminerà anche peggio. Dovessi trovarmelo di fronte non potrei sottrarmi dal mandarlo a quel paese con tutto il mio cuore. 

Non gli mancava niente per riuscire a diventare l'ultimo dei fuoriclasse puri e invece ha preferito rimanere confinato nella terra di mezzo tra estro e degenerazioni, nel limbo di quelli che dividono. Allora quanta amarezza, che dispiacere per quello che poteva essere e non sarà più.