martedì 29 aprile 2014

Niente è come sembra

Stavolta parto da un antefatto. Riguarda Inter-Bologna. Al solito gruppo di amici con l'occasione si uniscono a noi altre persone. Tra loro c'è anche un ragazzino di dodici anni, simpaticissimo di origine giamaicana, quindi non propriamente di razza caucasica. 

Nonostante questo a dispetto delle urban legends andiamo al Baretto. Noto luogo di perdizione dove la vulgata popolare tramanda la storiella   che si tratti di posto frequentato da personaggi solitamente inquietanti e di cui diffidare. Invece noi sprezzanti del pericolo (???) beviamo, mangiamo ci raccontiamo cazzate come al solito. E se devo essere sincera, mentre sostiamo lì, non ho avvertito alcuna ostilità nei confronti del giovanotto in questione. 

Poi la solita trafila per accedere al primo verde, cioè si mostra tessera, si va al tornello e via dicendo. Infine si salgono le scale e siamo lì. A quel punto succede qualcosa di molto italiano secondo me, nel senso peggiore della accezione. Per farla breve mi sento gli occhi addosso della maggior parte dei presenti. Avverto quasi il calore di una certa riprovazione, alla maniera fossimo stati colpiti da tanti impercettibili puntatori laser. 



Perché in teoria sono tutti santi e tutti politically correct, poi nei fatti la tolleranza e al contrario il pregiudizio più bieco e ignorante lo ritrovi dove meno te lo aspetti. L'ipocrisia della brava gente che ultras non è, ma se però incrocia uno dal colore di pelle non conforme, proprio non riesce a tenere nascosto tutto il suo squallore. 

Ho sempre pensato che le parole alla fin fine se le porta il vento. Poi sono gli atteggiamenti veri e propri a determinare la realtà. Come in questo caso niente è come sembra. E a tutti i benpensanti non mi resta che rivolgere un'ultima considerazione. 

Quando vi riempite la bocca con le solite scontate levate di scudi contro i cori della Curva Nord nei confronti dei napoletani, visto che ho letto stamattina amenità del tipo: Ha fatto bene Tosel, o la Nord è peggio di lui. Dunque quando esternate certe boiate, però pensate alla vostra reazione nel momento in cui vi può capitare di incrociare un altro ragazzo che conosco originario della terra di Albione, grande, grosso e nero. 

Ecco io quando lo becco allo stadio, per me è un piacere si ride e si scherza e resta uno simpatissimo e basta. Mentre voi magari se vi capita di intercettarlo per strada o cambiate marciapiede o girate la vostra bella faccina dall'altra parte. Ipocrisia portami via, vi scongiuro siete pregati di fare e dire altro nella vita, ma il calcio e lo stadio non sono per voi, siete impossibilitati e inadatti.


P.S. Certo che in un paese dove ergastolani in permesso premio se la danno a gambe e dove stupratori e pedofili stanno comodamente ai domiciliari, fare dei cori di sfottò ultras un discorso di emergenza sociale mi sembra un'assurdità senza paragoni.  E' la solita storia della pagliuzza e della trave. Infine la mancanza di acriticità e di accettazione di qualunque provvidemento mi fa capire ulteriormente perché ci ritroviamo i politici che ci ritroviamo e perché l'Italia sta andando sempre più in rovina.

lunedì 28 aprile 2014

OldStyle88

Leggere apre la mente” diceva lo striscione di presentazione alla coreografia di Inter Napoli. Quindi per aprire la mente bisogna leggere. Il problema è che spesso non si è capaci di farlo. Intelligenza e cultura sono due cose che non sempre vanno di pari passo.

Uno può essere intelligente e non acculturato, o acculturato ma non intelligente. Spesso ripensando alla scuola, ci ricordiamo di chi raggiungeva ottimi risultati stando sui libri davvero poco (grazie a una capacità di apprendimento veloce, ma non solo) e di chi passava ore sui libri per un misero “sei”.

Così di frequente questi ultimi erano più informati, ma non per questo erano più svelti di pensiero. La cultura dovrebbe servire a plasmare l'intelletto e l'intelletto a ampliare la cultura, eppure sovente i due aspetti viaggiano a compartimenti stagni.



L'ultimo esempio lo ha gentilmente fornito Beppe Severgnini. Tifoso interista, molto noto per la cronaca, che si è prontamente allineato al moralismo e al finto perbenismo regnante in Italia in merito al discorso del tifo. In un tweet si domandava come mai i ragazzi che fanno le coreografie in modo così spettacolare lanciano poi cori così scemi come quelli che poi credo sicuramente ci obbligheranno a due turni di squalifica della Nord. A dimostrazione di come una persona senza dubbio in possesso di informazioni inportanti, comunque non riesca a sottrarsi dalla retorica più banale.


I ragazzi con i quali condivido questo ideale di stadio e di tifo, sono diversi per molti aspetti l'uno dall'altro e proprio oggi scrivevo a uno che non vedo da qualche partita per sincerarmi se fosse tutto in quadro. Come sospettavo, la crisi che colpisce tutti costringe ad accettare senza riserve dei lavori che impongono logicamente orari poco flessibili ma permettono di guadagnare quei soldi che la persona in questione in buona parte spenderà per l'abbonamento e per le trasferte che come sempre nessuno ci invidierà fare.

Il loro ingegno e la loro passione portano poi a risultati scenici come quelli proposti, e oltretutto hanno una qualità ormai rara: la coerenza, nel mettere al primo posto la battaglia contro la libertà e la finta morale di un qualcosa che non esiste.

Fare quei cori era secondo me un qualcosa di obbligato. Non farli sarebbe stato come riconoscere un qualcosa che non è e darla vinta a chi ha inventato tutto questo teatro servendo su un piatto d'argento un'ammissione di colpevolezza per una non colpa.

Bastava leggere le parole contenute nel telo aperto sul primo anello, il quale conteneva parole scritte da John King non proprio uno degli ultimi autori ingesi, anzi. Sarebbe bastato questo per capire che ciò che le persone chiedono è quello di non addossare le colpe di un catastrofico fallimento a dei ragazzi che allo stadio si divertono, forse con qualche eccesso. Però di certo non sono la causa di tutti i mali, al contrario sono coloro che ancora permettono che la media presenza di ogni singolo stadio non crolli sotto limiti che li porterebbero a una partita di calcio dilettantistico.


Il calcio sta sprofondando, e forse qualcuno mi chiederà: bravo, tu parli ma cosa faresti per farlo nuovamente tornare a livelli migliori? Per motivi di spazio.... vi rimando alla prossima volta per ulteriori motivi di riflessione... 

mercoledì 9 aprile 2014

OldStyle88



Il giorno prima di Inter Udinese ho deciso di andare a trovare il mio amico italiano residente a Francoforte, e approfittare della visita per andare a vedere la partita di Bundesliga Eintracht Francoforte-Borussia Moenchengladbach. In quel momento parliamo di una squadra, quella di casa, che navigava in medio-bassa classifica, contro una che era impegnata a centrare un posto in Champions League.

Dopo le dichiarazioni rilasciate dai nostri luminari che si occupano di politica e di calcio rilasciate in materia di stadi e calcio, devo di sicuro dire la mia anche se mi scoccia annoiarvi e ripetermi.

Premetto che i biglietti sono stati ricevuti dal mio amico per posta il giorno dopo la prenotazione via internet, e che costavano 43 euro l’uno per un posto equivalente al secondo anello arancio di Milano. Quindi ci siamo diretti allo stadio con la metro e abbiamo dovuto fare una bella camminata prima di vedere lo stadio.


Pertanto coloro che asseriscono che la distanza tra Lotto-San Siro sia enorme e scomoda, anche se i lavori per la nuova fermata vicino San Siro sono già avanzati, dovrebbero provare quella passeggiata sfiancante ma accompagnata da 
un fiume di gente!



Come in Italia, diciamo la verità, non ci sono pazzi che accoltellano tutto ciò che si muove e ha un colore diverso da quello che difendiamo; sarebbe un bugiardo chi sostiene che un tifoso della squadra X non possa girare con i suoi colori, nonostante un minimo di accortezza sia sempre  cosa buona e giusta. Tifosi di entrambe le squadre si dirigevano allo stadio senza problemi.

Questo impianto che per me è un Meazza senza terzo anello ospitava per il match 48.000 spettatori, e onestamente se vogliamo parlare di qualità di gioco sarebbe più avvincente vedere Puteolana Ospitaletto.

Tecnicamente molto bassa nel complesso, a favore c’era stata solo una discreta trama di gioco di entrambe le squadre, contro una imprecisione che sarebbe stata accolta in Italia da insulti di ogni tipo.

Il gol con il quale la squadra di casa ha vinto la partita è arrivato su un disimpegno imbarazzante ingigantito dallo svarione del centrale difensivo.Sugli spalti intanto la gente seguiva il match con passione.

Ho potuto ammirare che sia il settore ospiti che la curva di casa erano senza seggiolini, pertanto il tifo era tranquillamente agevolato in quanto megafoni, bandiere, striscioni, impiantistica vocale, libertà di movimento, erano garantiti e resi possibile. 

Tanti ragazzi giovani presenti in quei settori; i prezzi di circa 10 euro a biglietto erano accessibili a tutti. Lo spettacolo pertanto non era tanto quello offerto in campo ma era rappresentato dall’atmosfera e dalla possibilità per tutti di poter seguire la squadra secondo le proprie esigenze.

Anche li’ come in altri stadi tedeschi i bar offrono tipici snack teutonici che vengono acquistati con una tessera ricaricabile. Per me, occasionale avventore non aveva senso ricaricare 20 euro minimo di tessera per spenderne massimo 6 euro (3 euro la birra e 3 euro un panino… confrontateli con i prezzi italiani e vi assicuro con una imbarazzante differenza di qualità), ma per un tifoso che frequenta lo stadio in maniera più assidua è comodo poter pagare così.

Alla fine tutti felici ed entusiasmo alle stelle per i tifosi di casa ma il divertimento si respirava già prima.La sera dopo Inter Udinese; una prestazione in campo qualitativamente pari a quella della partita in Germania, ma un contorno totalmente diverso.

Meno male che Abete, Malagò, Tosel, e ora pure Alfano, sono i nostri garanti per il rilancio del calcio italiano! Vi lascio con una chicca.Questa mattina leggo la gazzetta on line e in particolare l’articolo che parla di queste tematiche. Data riportata 7/4/2014. Senza fare troppa attenzione alla data ne leggo un altro correlato e suggerito dal sito, stesse parole, stessi temi, stesse dichiarazioni. Solo dopo un bel po’ leggo la data: 18/11/2013. A voi i commenti.

martedì 1 aprile 2014

OldStyle88

Vi avevo detto tempo fa che il mio tifo per l'Inter nasce dall'ammirazione per un giocatore: Lothar Matthaeus. Esempio per me di concretezza, determinazione, carattere, continuità, doti queste che mi ha sempre trasmesso fin da subito e che mi davano un senso di tranquillità nel vederlo giocare. Non che non avesse classe; ma il termine nel senso più funambolico, alla brasiliana diciamo, non erano nel suo repertorio e se provava la giocata non era mai fine a se stessa ma doveva essere funzionale.

Non vi ho mai detto quindi chi è stato da me il giocatore più odiato. Non ho mai puntato il dito contro quelli scarsi; che colpa ne avevano se erano scarsi e venivano ingaggiati su simpatie interne, suggerimenti di amici etc? Cra semmai colpa di chi li faceva giocare, non certo loro che accettavano di giocare nell'Inter.

Perciò se pensate a Gresko ad esempio, sbagliate di grosso. Non che io non gli abbia augurato una marea di cose poco carine quel 5-5-2002 ma il giocatore da me in assoluto più insultato e la cui prima posizione di questa particolare classifica è inattaccabile ancora per molto tempo è... Alvaro Recoba! L'opposto del buon Lothar.



Discontinuo, avulso, quasi di passaggio, deconcentrato, giocatore di una supponenza quasi fosse Maradona, come sapete in tanti anni di Inter viene considerato da Moratti il suo miglior acquisto. Quindi potete capire che i conti tornano sempre: un mentecatto considera come miglior acquisto strapagandolo uno che non gli ha mai fatto vincere nulla se non qualche sporadico colpo di quella classe che gli riconosco ma che causa mancanza di umiltà non è mai saltata fuori con continuità... salvo nella sua parentesi a Venezia.

Di contro, parlare di Matthaeus è molto facile, allora vi nominerò un altro giocatore che non resterà nella memoria per la sua fantasia ma che per me è stato esempio di umiltà e concretezza: Benoit Cauet. Non era dotato di chissà quali piedi, lo ricordiamo però per la sua corsa e per le sue qualità di grande incontrista, un recupera palloni che ha servito l'Inter senza fiatare ricoprendo tutti i ruoli del centrocampo e anche di esterno di difesa (sinistro soprattutto dato che per anni siamo rimasti senza).



Le sue giocate erano inesistenti perchè consapevole dei suoi limiti tecnici, una volta strappato il pallone dai piedi dell'avversario lo appoggiava semplicemente a qualche compagno con i piedi buoni (e in quella squadra oltre a Ronaldo c'era Moriero nella stagione migliore della sua carriera, Simeone, Djorkaeff) lasciando a lui l'incombenza di costruire.

Sapevamo tutti però che era una certezza, perchè la sua corsa e il suo cuore non erano messi minimamente in dubbio. L'opposto per ora di Guarin, e non è l'errore madornale a Livorno in sé a farmi imbestialire, perchè errare è umano. Ma perseverare è diabolico quando l'errore nasce dalla superficialità che farebbe irritare anche un santo. Il suo incapponirsi in azioni personali ben sapendo di avere solo fisico e potenza ma classe zero, come se la partita fosse una sua partita contro il mondo intero, mi ricorda proprio Recoba quando doveva dimostrare al suo capo quanto era bravo. 



Quando la sua prestazione individuale era più importante di quella della squadra. Oppure quando il Chino quasi disprezzava il colpo semplice ma utile e lo metteva in atto con supponenza e menefreghismo, tipo quei calci d'angolo battuti talmente male che anche il buon Scarpini si irritava e lo mandava platealmente a quel paese in telecronaca.

Ecco, Guarin mi riporta all'era del Chino, anche se sono sicuro che il suo persistere non gli consentirà di passare troppi anni all'Inter in villeggiatura stipendiata come accaduto precedentemente.Il cuore, l'umiltà, lo spirito di sacrificio, devono essere quelli di un Benoit Cauet. Torno a dire fino alla nausea che per vincere occorrono non solo i campioni ma anche chi con impegno e determinazione completa a dovere una formazione di guerrieri.