lunedì 26 maggio 2014

OldStyle88

Quando si perde qualcuno di molto caro, nel mio caso specifico un genitore, torna alla mente ogni insegnamento, ogni ricordo, ogni cosa che questa persona ci ha lasciato, quasi fossero dei flash.

Da qualche giorno, le parole di mio padre ormai scomparso da un anno e mezzo, mi rimbombano nella testa per tante cose ma in particolare per il discorso “famiglie in curva” con un episodio molto significativo che vi voglio raccontare e spero sia molto chiaro.

Premessa: l’educazione che ho ricevuto può essere riassunta nel mettermi di fronte sempre e comunque alle mie responsabilità e le punizioni che ricevevo quando facevo qualcosa erano semplicemente un anticipo dell’effettivo svolgimento dei fatti (comunque inequivocabilmente era chiaro il colpevole…cioè io).

Avevo nove anni nel 1991 quando a fine aprile mio papà e mio cugino decidono di farmi terminare la mia prima stagione da tifoso assistendo a San Siro a Inter Cesena. In quella meraviglia nasce il mio desiderio più grande e cioè vedere la partita dalla curva nord.

Tornando a casa comincio a insistere su questo mio desiderio, e naturalmente da bambino capriccioso vado avanti per i giorni successivi, settimane, mesi, anni. Ebbene, la mia prima in Nord nel gruppo di cui faccio orgogliosamente parte ormai da molto tempo, sarà datata settembre 1996, Inter Perugia 1-0 con gol di Zanetti.



Nello spazio di cinque anni immaginate un po’ quante volte ho puntato i piedi.. ma nulla! Sentire la crociata delle famiglie in curva mi fa ridere se penso a ciò che i miei genitori mi dicevano: 

“Lì ci vanno ragazzi più grandi di te, perché saltano si spintonano, si divertono, ed essendo di venti anni in media non si curerebbero di te che ne hai nove dieci. Sarebbe facile cadere e farsi male perché la media delle persone che va in curva è di uno standard diverso. Ci andrai quando sarai cresciuto potrai permettertelo”. 

Non un accenno alla violenza, non una paternale su quei cattivi che la domenica si picchiano. Semplicemente: quello non è posto per te ora. Lo sarà. Ma non adesso.

Per chi sposa le teorie dei nostri signori politici e dirigenti della lega calcio con mirabolanti iniziative ridicole e insensate (come sempre; d’altronde se un incompetente costruisce male un qualcosa, pur distruggendola, se a costruirla è sempre lo stesso non potrà che rinascere una grandissima cazzata), potrebbe avere la risposta pronta nel ribattere che ai tempi avrei dovuto avere la possibilità di andarci anche io, pur avendo nove anni.

Bene, lo stesso discorso per me valeva quando al parco giochi volevo giocare con qualcuno più grande. Non cambiava di una virgola il suggerimento di mia mamma e di mio papà, che mi invitavano a fare ciò che la mia età mi permetteva salvo poi rimproverarmi se dopo aver disobbedito portavo sulle ginocchia i segni di quanto loro mi avevano ampiamente pronosticato.

Sono stato educato alla tolleranza ma al contempo alla difesa di ciò che è mio. In ambito stadio potrei riassumere: esiste la curva dove a vedere la partita ci vanno persone che hanno un determinato concetto su come viverla e devono rispettare se lo stadio intero non segue il tifo (sarebbe bello vedere San Siro sempre imbandierato ma rispetto chi ha altre esigenze), e esiste tutto il resto che deve rispettare però il modo di vivere la partita in curva. 

Se ci vieni sai cosa ti aspetta. Se vado altrove devo sapere io cosa mi aspetta. Sentirmi in quanto ultras un cittadino di serie b per la legge, e un facile bersaglio per tutti, non mi dà particolarmente fastidio anche perché ho smesso ormai da tempo di leggere giornali e guardare la tv.

Per i genitori però che lamentano la vecchia educazione che veniva impartita loro quando erano piccoli, sarebbe bello sapere se si riconoscono anche in questo negli anni 2010 oppure se hanno dimenticato la società civile in cui sono cresciuti.

lunedì 19 maggio 2014

OldStyle88


Cosa resterà di questa annata?

Per la maggior parte dei tifosi interisti, questo sarà l’anno degli addii di numerosi argentini del triplete o dell’arrivo di Thohir che subentra a Moratti.

Per me questi argomenti sono sicuramente molto meno importanti, rispetto alle reazioni del popolo italiano di fronte a numerose vicende che ci toccano molto più da vicino  di quanto si pensi. Lo stadio altro non è che una comparto facente parte comunque della sfera della propria vita.

E’ la stagione della discriminazione territoriale; curve chiuse, tifoserie improvvisamente pronte alle armi per la secessione (si noti: non contro tutto il Sud, solo contro Napoli), multe e polemiche.

La goliardia, il sale della competizione, il bello dello stadio, vengono improvvisamente bersagliati dal popolo che forse dimentica in modo decisamente troppo affrettato delle cose di cui ha riso e in certi casi applaudito fino a un attimo prima. Gli stessi napoletani improvvisamente si ergono a gestori dell’ordine pubblico, che non dovrebbe competere a dei semplici tifosi ma a delle autorità competenti.

In particolare, un ragazzo di che non conosco, che non ho mai sentito nominare, che proviene da un quartiere popolare di Napoli (credo quindi privo di quelle comodità che naturalmente non tutti possono avere)n, da solo tiene calma una folla di migliaia di persone. Invece di essere lodato e preso ad esempio viene deriso, vituperato, giudicato per il suo aspetto, per le sue braccia tatuate, per il suo soprannome che gli anti-discriminatori dovrebbero sapere essere un qualcosa di tradizionale e molto comune al Sud.

La sua diffida viene notificata anche per una maglietta che come sapete reca una frase invocante la liberazione del tifoso catanese in carcere per l’omicidio di Raciti, ma con un processo riaperto e ancora tutto da verificare, non privo di dubbi e di ombre.

Il moralismo del comune cittadino che sembra non curarsi della stessa richiesta medesima di Alfano nei confronti di Berlusconi o del caso Dell’Utri, quasi fosse la norma, viene smosso e richiede pertanto pene severissime che mirano solo alla sofferenza fisica. La pena di morte forse non sarebbe una tortura troppo atroce.

Gli stessi che il 25 aprile di ogni anno sfilano in piazza facendo bella mostra di canti e vessilli inneggianti la libertà e la costituzione italiana, la stessa che non devi toccare perché i nostri padri avrebbero combattuto per farci dire le nostre opinioni attraverso il diritto di voto o la manifestazione del proprio pensiero, in questo caso chiudono gli occhi e si frustrano di non poter sfogare la loro rabbia omicida verso il tifoso napoletano.

Oltre alle invenzioni giornalistiche c’è di più. I filmati delle manifestazioni di piazza, in cui operai, pastori, contadini, manifestano il loro diritto a voler lavorare e vivere dignitosamente ma tornano a casa con teste aperte, si sprecano. 



Perché?? Perchè qualcuno si prende la briga di rispondere con manganellate a caso a questi pericolosissimi personaggi ma non c’è problema! Loro possono, e vengono sempre giustificati  per il fatto che prendono 1200 euro al mese, sempre e comunque per libera scelta.

Gli insulti “macellai”, “assassini”, sono solo alcuni tra quelli che vengono urlati dalla folla. Ovviamente però quando aggressioni gratuite e metodi deontologicamente scorretti vengono applicati allo stadio, allora va tutto bene.

I politici, coloro che oltre i colori ci rubano quotidianamente, e dei quali siamo talmente nauseati che nemmeno li ascoltiamo più, diventano improvvisamente idoli incontrastati quando propongono fantasiose e improvvisate soluzioni alla violenza negli stadi, o meglio quella che loro classificano così.

E Abete Tosel e il resto della ciurma? Emettono comunicati dicendo che i tifosi non devono fischiare, e che le società hanno le mani legate dagli umori che una contestazione può portare. Bisogna stare buoni e subire senza fiatare. Dice niente nella vita di tutti i giorni una volontà dall’alto di controllare le masse non in modo chiaro, bensì subdolo???

La mia analisi, non tanto condivisibile da un punto di vista ideale (ci mancherebbe, non intendo monopolizzare il pensiero altrui o non tollerare chi ha opinioni diverse dalle mie), vuole solo segnalare una pecca abbastanza evidente di coerenza.

Ricordate sempre che oltre al tifo, al gol, ai cori, al divertimento, esistono spaccati della vita da stadio che altro non sono che lo specchio della vita comune. E se un potente qualsiasi vuole soffocare questi diritti e queste opinioni perché scomode o non in linea con quello che vuole… cominciate a riflettere sul fatto che gli venga concessa carta bianca dalla società.

giovedì 8 maggio 2014

OldStyle88

Qui di seguito alcuni stralci, non certo scritti da me, che dovrebbero essere familiari:

Art. 1
L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.
La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.
(Non mi pare dati i recenti fatti politici post elettorali).

Art. 2
La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.
(Tutti coloro che parlano di reclusione, inasprimenti della pena, scioglimenti aggregativi evidentemente non ricordano questo passo.)

Art. 3
Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.
(Le leggi speciali contro gli ultras di fatto ne costituiscono una categoria a parte, repressa, discriminata, oltraggiata.)

Art. 5
La Repubblica, una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali; attua nei servizi che dipendono dallo Stato il più ampio decentramento amministrativo; adegua i principi ed i metodi della sua legislazione alle esigenze dell'autonomia e del decentramento.
(Stanno creando LORO una discriminazione che non esiste, contro la città di Napoli)




Art. 13
La libertà personale è inviolabile.
Non è ammessa forma alcuna di detenzione, di ispezione o perquisizione personale, né qualsiasi altra restrizione della libertà personale, se non per atto motivato dell'Autorità giudiziaria e nei soli casi e modi previsti dalla legge.
In casi eccezionali di necessità ed urgenza, indicati tassativamente dalla legge, l'autorità di Pubblica sicurezza può adottare provvedimenti provvisori, che devono essere comunicati entro quarantotto ore all'Autorità giudiziaria e, se questa non li convalida nelle successive quarantotto ore, si intendono revocati e restano privi di ogni effetto.
È punita ogni violenza fisica e morale sulle persone comunque sottoposte a restrizioni di libertà.
La legge stabilisce i limiti massimi della carcerazione preventiva
(Daspo?? A vita??? Tessera del tifoso? Diffide se mi reco in un’altra città?)

Art. 16.
Ogni cittadino può circolare e soggiornare liberamente in qualsiasi parte del territorio nazionale, salvo le limitazioni che la legge stabilisce in via generale per motivi di sanità o di sicurezza.
Nessuna restrizione può essere determinata da ragioni politiche.
Ogni cittadino è libero di uscire dal territorio della Repubblica e di rientrarvi, salvo gli obblighi di legge.
(Idem)

Art. 17.
I cittadini hanno diritto di riunirsi pacificamente e senz'armi.
Per le riunioni, anche in luogo aperto al pubblico, non è richiesto preavviso.
Delle riunioni in luogo pubblico deve essere dato preavviso alle autorità, che possono vietarle soltanto per comprovati motivi di sicurezza o di incolumità pubblica.
(Scioglimento gruppi organizzati?)

Art. 18.
I cittadini hanno diritto di associarsi liberamente, senza autorizzazione, per fini che non sono vietati ai singoli dalla legge penale.
Sono proibite le associazioni segrete e quelle che perseguono, anche indirettamente, scopi politici mediante organizzazioni di carattere militare.
(Idem)

Art. 21.
Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.
(Una maglietta in cui esprim che secondo me una persona è innocente è perseguibile?)

Sono solo alcuni esempi. Non aggiungo altro.