lunedì 22 luglio 2013

OldStyle88

Qualche mese fa, avevo riportato degli appunti di viaggio, in cui raccontavo esperienze realmente vissute da me nel corso degli anni. Fortuna che sono solo una parte, fortuna che ce ne sono state molte altre che mi porto dentro, belle e brutte. Ma si sa, anche quelle brutte fanno parte delle regole del gioco. 

Quando parlavo di Chelsea ad esempio, non avrei mai potuto fare quell'incontro se avessi desistito dal prendere l'aereo quel giorno, nel primo pomeriggio, perché in realtà sono rimasto addormentato e quello che effettivamente avrei dovuto prendere, l'avevo stra-perso. Capita, comunque ci sono andato lo stesso, prenotando il primo volo utile per non perdere la partita. 

Quando parlavo di Norimberga ho menzionato un amico, grande compagno di avventure e tifoso nerazzurro d.o.c., che a dispetto della giovane età (35 anni), è abbonato a San Siro dal '92, e sebbene il suo settore non sia mai coinciso con il mio, frequenta lo stadio dagli anni del dopo Orrico.

Poi dieci anni fa si è trasferito in Germania, affermandosi nel suo lavoro grazie alla perseveranza nello sfruttare sue qualità, ma non ha smesso di venire allo stadio, anche se con una frequenza inferiore a un tempo. Anche se ci siamo complicati spesso la vita.

Una squadra di calcio, un'attività, una persona. “gioca” le sue partite come meglio crede, valorizzando con la tattica i propri punti di forza. Proprio per questo non c'è un modo solo per arrivare a un risultato. Si sceglie la strada da seguire, con coerenza, destinando le giuste risorse che non devono obbligatoriamente essere illimitate, ma giuste.

Nonostante le sue visite in Italia siano frequenti e quindi la distanza non ha interrotto o logorato la nostra amicizia, ho voluto girare a lui una domanda che mi ero già posto in precedenza, lasciando poi alla sua voce autorevole, essendo lui “del posto” e avendo toccato con mano la situazione organizzativa del calcio tedesco.

Come mai in Italia succedono cose così grottesche come quelle capitate a me e al mio amico sabato scorso, e in Germania il calcio segna in ogni stadio dei numeri da capogiro?

Lascio a lui la parola:
“A parte il Bayern Monaco che è la squadra più ricca di Germania e che quindi è sempre stata una pecora nera rispetto alle altre, dopo i mondiali di Italia ‘90 ci fu un calo del gioco a livello qualitativo, e dei calciatori.

Volendo aprire una parentesi riguardante il Bayern, la sua ricchezza e i suoi bilanci perfetti non hanno mai indotto la società a fare follie continue a livello economico, e il modello del club non è mai cambiato, nemmeno dopo le Coppe dei Campioni perse negli ultimi anni.

Dalla terribile notte della rimonta del Manchester United nei minuti di recupero, alla sconfitta con l'Inter di Mourinho, alla bruciante partita con il Chelsea in casa; tre finali perse contro le due vinte contro Valencia e Borussia Dortmund, che non hanno minimamente cambiato la politica del club.

Chiusa questa parentesi, la Germania campione del mondo in Italia poteva contare su una nazionale stratosferica: i tre panzer nerazzurri, il gigante juventino Kholer in difesa, i romanisti Hassler, Berthold e Voeller, il portierone Ilgner, e altri giocatori che hanno costituito per molti anni un esempio di qualità e affidabilità. Poi è stato deciso di investire in altro.




Mentre in Italia si spendevano cifre da capogiro per far si che campioni a livello mondiale venissero a giocare nel nostro paese, in Germania si è puntato sulle infrastrutture e sulla qualità del rapporto con i tifosi. Poco importa se la Germania poi è stata criticata o comunque oggetto di riflessioni negative negli anni a seguire, sui risultati scarsi ottenuti in campo dai rispettivi club. Per loro quello che conta è che la gente si diverta e sia contenta di ciò che va a vedere.

Ovviamente non parliamo solo di spettacolo durante i novanta minuti della partita, ma del “sette giorni su sette” in cui l'acquisto dei prodotti del club sia sostenibile, e il rapporto puramente commerciale circa la facilità e il trattamento riservato in termini di marketing sia più importante quasi dei risultati in campo.

Non ci allontaniamo molto dall'esempio del panettiere che ha una clientela fissa che premia con qualche sconto o con qualche nuovo prodotto da forno da assaggiare in omaggio. Ovviamente viene privilegiato chi ti fa guadagnare e la pretesa di avere un pubblico numeroso, stadi pieni, situazioni economiche ottimali, è realizzabile con una cura importante dello stesso bacino d'utenza.

Poi certo, i giocatori, il campo, il settore giovanile, sono tutti aspetti importanti resi obbligati da una gestione oculata, sempre nell'ottica di fornire un calcio che fosse bello per la gente e non universalmente.

Ricordiamoci che la Germania aveva quasi fermato l'industria calcio perseguendo questo progetto, non curante della perdita di un posto in Champions, e nemmeno dei magri risultati che ricordiamo essere quasi nulli a parte il Bayern Monaco, una finale di UEFA che ricordiamo bene noi interisti vinta dallo Schalke, e una finale di Champions persa dal Bayern Leverkusen contro il Real Madrid.

I prezzi bassi, la burocrazia assente per avere un biglietto, il rispetto della voglia di vivere la partita in modo diverso con esigenze diverse, fanno si che il divertimento sia assicurato all'esterno del campo e sia superiore alla partita stessa.

L'accoppiata con aziende tedesche tipo Schalke-Veltnis (una marca di birra), Stoccarda-Mercedes Benz (automobili), Bayern Monaco- Allianz (prodotti finanziari) ha fatto si che un miglioramento anche economico sia stato reso possibile in patria, senza partner stranieri discutibili. Ma la priorità è stata quella di accontentare la gente e lavorare per loro, per un risultato che sia gradito al pubblico a livello generale e non circoscritto a una sconfitta o a una vittoria”.

Conoscevo buona parte del suo discorso, ma ho voluto chiederlo per dare a voi un quadro di chi vive quella realtà e non una possibile invenzione di un italiano troppo saccente. Io per esempio vivo queste cose come un tedesco, intendo che il campo non influenza minimamente il fatto che so già che tra dieci anni sarò ancora al mio posto, sia con una squadra di invincibili, sia invece con una di scarsi.

Lo faccio perché la maglia va sempre seguita, perché un tifoso è tifoso sempre, perché un legame è inscindibile con un qualcosa che comunque ha dato tanto in termini di amicizie, di conoscenze, di crescita.

E poi diciamoci la verità; anche se sono passati molti anni dalla mia prima partita (da abbonato 1996, da tifoso occasionale 1991), mi diverte ancora l'atmosfera, il Campari con gli amici, trovare gli altri ragazzi e stare tutti insieme. Allora perché non possono aggiungersi altre compagnie di persone appassionate?

160 euro sono un prezzo così esorbitante per 19 partite di campionato, da non poter assolutamente permettersi di poterlo acquistare (e ovviamente non con tutto il rispetto per chi davvero non può farlo)? Oppure questo “divertimento” viene precluso da una qualità organizzativa scadente?

Ora che gli orari delle partite sono dei più disparati (e mi permetto di dire anche che domenica alle tre del pomeriggio era il top del romanticismo, ma spesso partite e soprattutto trasferte a orari considerati “strani” hanno permesso la presenza senza chiedere ferie e peripezie particolari) è davvero possibile per moltissimi sottoscrivere un abbonamento che di fatto ti viene ripagato con cinque partite viste, partiamo dal presupposto dei big match! Quindi la distanza, con il miglioramento dei trasporti è un problema minore.

Voli, treni a basso costo e super veloci (TreniItalia permettendo) consentono la presenza a più gente. Se con l'Hajduk lo scorso anno, ad agosto, eravamo in 45.000, ho ragione di pensare che uno stadio possa essere riempito spesso e volentieri indipendentemente dall'aspetto calcistico, che comunque ha la sua importanza.


Sveglia società Inter, se sei un bocconcino appetitoso per uomini di affari, è solo perchè sei tu a permetterlo.

mercoledì 17 luglio 2013

Le cose fatte alla carlona

Dopo aver letto la testimonianza diretta dell’amico OldStyle, riguardante l’effettiva possibilità di approfittare delle varie promozioni offerte in questa campagna abbonamenti, mi sono venute in mente una serie di considerazioni sparse, di cui intendo rendervi partecipi.

1)Comincio con il dire che sul sito dell’Inter è stata posta in bella evidenza con tanto di carattere in grassetto la definizione di Interista Doc. Apro subito una parentesi, visto che se disgraziatamente un tifoso perde in questo periodo di crisi il lavoro, succede che tutto in un colpo diventi cornuto e mazziato, perché mi sembra ovvio che se uno si ritrova a avere problemi grossi di portafoglio, difficilmente può sottoscrivere di nuovo l’abbonamento. Così oltre alla sventura di perdere la propria fonte di sostentamento, il malcapitato si vede oltretutto privato della patente di tifoso interista. Visto che la nostra solerte società in pratica è come se gli dicesse: “Non ti tesseri? Cazzi tuoi, non sei più un tifoso doc …” Il tutto succede, alla faccia della presunta attenzione verso il sociale sbandierata ai quattro venti. Chiuso l’inciso, mi pongo un'altra questione. Allora ci voleva un genio del marketing e della comunicazione per specificare con il giusto risalto, che per poter usufruire delle promozioni per abbonati era indispensabile possedere la tessera siamo noi?

  2)La signorina in negozio, ovvero colei che si faceva gli autoscatti invece di dar retta ai miei soci (sticavoli che professionalità, ma dove le troveranno?), non poteva utilizzare con maggior profitto il suo smartphone per fare una foto all’amico che doveva sottoscrivere la tessera del tifoso e caricarla con Istantgram o anche con il bluethooth? Anche qui serviva un’intelligenza fuori dalla norma per arrivarci? Inoltre secondo lei la gente che ha un'occupazione, ha il buon tempo di andare avanti e indietro tutti i giorni, impiegando un’ora e mezza, chiedere permessi etc etc? Perché ora non è che se lei può cazzeggiare mentre dovrebbe dedicarsi alla professione per cui è retribuita, ora la stessa cosa possa farla tutto il resto dell’umanità


3)Al Bayern Monaco, al Manchester United, al Real Madrid o al Barcellona questi due tifosi sarebbero stati trattati nello stesso modo? Penso proprio di no, perché nelle società davvero top, il supporter è sacro e viene considerato con il dovuto rispetto, e il loro front office è lo specchio di tutto questo.


   4)E se quelli delle alte sfere, hanno questa scarsa attenzione nei confronti del mio socio, allora figurarsi per la maggior parte degli altri. Cioè sto parlando di uno che oltre a essere presente fisso San Siro, ha supportato la squadra in tutte le trasferte possibili e immaginabili, dato che è partito al seguito dell’Inter in agosto 2012 a Spalato e ha terminato a maggio 2013 a Napoli. Meno male che l’Inter è dei tifosi, a dare retta al presidente, chissà se non lo fosse stata.

   Poi certo capisco che dal momento in cui la maglia più venduta finora è quella di Icardi, mentre al Bayern (scusate se faccio sempre lo stesso esempio, ma il modello di riferimento nel mondo, sia a livello agonistico che a livello economico sono i bavaresi) quella di Ribery, che avvenente non è di certo, è sempre in auge, ci troviamo di fronte a una situazione particolare rapportata a altri club.  

   Perché se le dinamiche di una parte consistente degli interisti subiscono una deriva malsana verso il tronismo o verso il fenomeno groupies adoranti di una pop band ne consegue, che i nostri dirigenti ritengano che noi si possa sopportare di tutto, un po’ come i fans subiscono imperterriti tutte le bizze e le stravaganze della rock star di turno. Bene, a mio parere si sbagliano e anche di parecchio. Il calcio è unico anche nel determinare le sue sentenze. Alla fine sarà il campo a parlare come sempre.

   E come sempre quello che accadrà lì, sarà semplicemente l’emanazione diretta di tutto quello che è avvenuto alle spalle, tesseramento della prossima stagione compreso. Ne deduco quindi che come ultimamente accade, non siamo partiti benissimo. Una volta tanto, i propositi erano anche lodevoli, peccato che al solito la loro realizzazione sia stata superficiale e approssimativa. Mia nonna avrebbe parlato di cose fatte alla carlona. Quando invece le grandi imprese nascono anche da questi particolari, Mourinho parlava spesso di attenzione ai dettagli, spiace davvero che tutti i suoi  insegnamenti, appena partito lui, siano stati totalmente dimenticati.

lunedì 15 luglio 2013

OldStyle88

“Lazzaretti, anche questa estate ci troviamo qui puntuali come il Festivalbar e il Mundialito, ci dica, che intenzioni ha questa volta?” Questa frase detta dall'indimenticabile prof de “I ragazzi della terza C” introduceva per l'ennesimo anno l'esame di maturità dell'allievo, il mitico Chicco Lazzaretti che si trovava nuovamente a dover sostenere un esame che non ne voleva proprio sapere di superare.

Anche io molte volte l'ho simbolicamente rivolta ai dirigenti interisti, e la risposta è arrivata puntuale con i fatti, in modo inequivocabile. Non fosse per gli spunti che mi vengono dati ogni volta mi ritroverei a staccare la spina da calcio e trascorrere settimane serene in attesa di settembre, ma proprio non ne vogliono sapere di farmi riposare, e così eccoci nuovamente su questo blog libero mentalmente e spiritualmente da interessi e lecchinaggi vari.

Grazie ai nostri dirigenti, le parole che mi sono trovato a scrivere per più volte in questo spazio … sono sempre state confortate da fatti che non fanno altro che avvalorare la mia tesi pro-Thohir. Quanto però è colpa di questa inettitudine e quanta è voglia davvero di scendere in campo nel calcio di serie A?

Sicuramente le due cose sono assolutamente legate perché la scarsa attenzione, e i pasticci compiuti per anni a tutti i livelli (economico, relazionale, sportivo), attirano come gli orsi con il miele il nostro simpatico indonesiano che essendo un segugio degli affari e seguendo una logica che più logica non si può, si getta nei progetti avviati ma dove c'è tantissimo da migliorare, per aumentarne il valore, e di conseguenza guadagnarci. Qui ragazzi miei da aumentare c'è molto, e solo una volpe come lui che ha precisato che un suo ingresso porterebbe a una gestione programmatica e non improvvisata della società, poteva fiutare un simile affare.

In Inghilterra anche le squadre di scarso valore sportivo hanno uno sviluppo economico all'avanguardia grazie a una organizzazione marketing di tutto rispetto. In Germania a parte l'impossibilità per un non tedesco di comprare il 51% di una società c'è molto poco da migliorare; perché comprare un qualcosa che vale 10 se poi al massimo lo posso portare a 11? Logico quindi sia meglio comprare un qualcosa che vale 2 al momento, ma ha potenzialità di crescita fino a 10, e non si può certo dire che non abbia ragione.

Se non sei in grado di organizzare le piccole cose, tipo la cena con nonni e zii, non puoi certo ambire a preparare un matrimonio da 200 invitati, e anche oggi è arrivata la conferma che forse la nostra cara società forse potrebbe preparare al massimo una merenda per tre persone. La campagna abbonamenti è stata molto allettante, sono state fatte una serie di offerte che mi avevano fatto pensare a una effettiva voglia di invertire la rotta.

Promozioni, sconti, prezzi bassi, forse davvero c'era la voglia di capire che, come dicevo io in uno dei miei primi articoli, il bacino di utenza nerazzurro può davvero garantire un incremento delle presenze (e da ignorante dico un aumento degli incassi non tanto sui biglietti ma su quello che ruota intorno, sponsor in particolare). Così io, abbonato per il 18° anno consecutivo, non avendo moglie e prole, e non essendo mai stato abbonato al terzo anello, decido di portare un amico.

La squadra ha bisogno del pubblico, e anche per lui, non nuovo a San Siro in quanto già frequentatore sul finire degli anni '90, mette da parte stranamente la sua mentalità casalinga e decide di investire questi benedetti 160 euro per rimettere piede assiduamente allo stadio. Partiamo nel pomeriggio dopo che, circa due settimane fa, al momento del mio rinnovo presso il negozio SOLO INTER, mi ero informato sulla procedura da seguire.



DALL'11 LUGLIO IN POI VENGA LEI CON LA RICEVUTA DEL RINNOVO, CON IL SUO AMICO, POI SI PUO' FARE SENZA PROBLEMI. Perfetto, saliamo in macchina e dopo i soliti quarantacinque minuti canonici arriviamo a Milano, metro, fermata Duomo, un'occhiata ai prezzi come sempre a buon mercato (si fa per dire eh) dei bar e dei ristoranti in galleria, e eccoci finalmente in negozio. In due minuti siamo ancora fuori, questa volta senza esito. Il mio amico non ha la tessera del tifoso, la poteva fare solo on line (scritto sul sito non in modo appariscente) e deve pagarla cinque euro più Iva e commissioni che verranno riaccreditate solo se il giorno stesso andrà a fare l'abbonamento, ovviamente con me perché altrimenti non può usufruire della promozione.

Se tornasse quindi il giorno dopo non potrebbe sfruttare la promozione. Dovrebbe pagare quella cifra ridicola sicuramente, che non sposta il bilancio familiare di nessuno, ma che non capisco come possano essere riaccreditati se non con uno sprint in giornata tra: computer stampante macchina. Ripeto, con il sottoscritto che deve essere presente per dimostrare che siamo amici, e stando bene attenti a non litigare altrimenti potrebbero farci sorvegliare dai servizi sociali e revocare la convenzione dell'abbonamento.

Mi domando quindi se ci fosse stata anche un'offerta per i fidanzati .... e mio fermo qui con il mio pensiero. Siamo alle solite cara Inter? Le promozioni e le offerte sono quindi un premio per coloro i quali accettano questa corsa a ostacoli? Lui potrebbe sottoscriverla on-line, ma non con l'opzione dell'amico, che è fattibile solo nei negozi, dato che è li' che devono attestare l'amicizia. Forse potevamo portare le foto di classe delle elementari mentre facevamo a metà la merenda ...

Non essendo un tifoso per il quale l'abbonamento è una questione vitale, e avendo visto quindi il traffico da superare per una tessera, mi aspetto che mi chiamerà un giorno di questi dicendomi che ha cambiato idea. Lo capisco, e non è per i cinque euro, né per una trafila burocratica che per quanto assurda dovrebbe essere chiara, e non opinabile in base alla signorina che trovi al di là del bancone (che oggi era abbastanza impegnata a scattarsi le foto con il suo cellulare).



Per questo caro Thohir, sogna pure ..... anche se non ci metterai l'impegno e la passione che molti interisti riconoscono ancora a quell'interista integro e ineccepibile di Massimo Moratti, non ci metterai molto a migliorare almeno l'aspetto di sviluppo commerciale con i tifosi.

E per coloro i quali non potranno fare a meno di ricordare con nostalgia il nostro presidente ex spendaccione, sappiate che bastava proprio poco per rendere la società inattaccabile da scalate alla proprietà, ma forse le foto di persone accampate con la tenda fuori da una banca per un biglietto di una finale di Champions, sono arrivate anche a Giacarta.


N.B. Se volete fare manifesti, volantini, annunci radio e tv, pubblicazioni su giornali, passaparola sul lavoro, di questo post, magari adeguate a esperienze vissute da voi, fate pure. Non sono geloso delle mie righe, se possono in qualche modo a contribuire attivamente a una presa di coscienza di chi di dovere che certi soldini non è necessario arrivino da chissà dove se si facesse un po' di attenzione alla propria clientela potenziale.

domenica 14 luglio 2013

Così Parlò Fulvio Il Vikingo

Ottimo WM: "parlare di scudetto con un organico che lo scorso campionato è arrivato nono non sarebbe serio!!!" Chissà se al petroliere visionario saranno fischiate le orecchie...



E bravo il cagnolino del damerino ... L'unica cosa giusta che ha dichiarato, è alla fine quando sul top player, dà velatamente del poveretto al presidente ...

sabato 13 luglio 2013

La Voce (solitaria ma efficace) del tifoso

Saverio:

Moratti a casa sua non ha la moquette in salotto e nemmeno un pavimento in marmo perlato, ma ha un marciapiede. Così ogni sera pretende da sua moglie un’intervista con tanto di microfono shure, per dire ciò che vuole prima di cenare.


giovedì 11 luglio 2013

Fedeli alla Tribù

Fedeli alla tribù, è il titolo di un romanzo scritto in modo originale, efficace e corrosivo da John King. E’ un libro che racconta la vita di Tom Johnson in prima persona. Un hooligan del Chelsea, durante gli anni ’90, intento a trascorrere il suo tempo tra scontri, fughe dalla madama, sbronze colossali e rapporti sessuali occasionali. E’ lo specchio di un’esistenza condotta sul filo del rasoio, a tratti drammatica, a tratti ironica, comunque sempre vera.

Di solito sono molto restia a dare consigli non richiesti, visto che detesto riceverne, ma per una volta faccio molto volentieri un’eccezione. Perché chi non conosce questo romanzo, se lo procuri e lo legga. Ne vale veramente la pena. Anche il film The Football Factory tratto da quest’opera è molto bello, ma l’originale è migliore perché graffia di più e ti resta dentro.



Bella poi l’idea della tribù, considerata non una tematica legata alla classificazione di un fenomeno o un trend, che in genere riguarda le generazioni più giovani. Bensì una realtà autentica, come senso di sentirsi parte di  una comunità che è tale perché ognuno di noi si è riconosciuto in questa maglia e in questi colori e nei valori che rappresenta, insomma tutti insieme per il nero e per l’azzurro.

Visto che quando sei sugli spalti non conta niente se sei giovane o vecchio, se sei uomo o donna, se sei bello o brutto, se sei ricco o povero, se sei single o padre di cinque figli. E’ il bello di stare sugli spalti di San Siro a godersi la partita, forse una delle ultime condizioni interclassiste, che resistono in questo paese in cui si abbattono tutte le barriere legate allo status sociale, economico e  anagrafico.

Anche per quanto mi riguarda, posso affermare di aver sempre incontrato ogni tipologia di personaggio al tempio, come lo chiama un mio amico, e  di aver condiviso più che volentieri con loro momenti esaltanti e momenti terrificanti a livello agonistico. E alzi la mano chi non ha mai associato eventi epocali vissuti nella propria esistenza, come per esempio il cambio di attività lavorativa, l’anno della maturità, il matrimonio etc etc etc..  a una partita o a una stagione particolare.

Dunque resto fedele ai colori e alla mia gente, nonostante il disagio e il fastidio che ho provato nel sapere che Massimo Moratti si è presentato sul palco alla festa della Curva Nord, a fare promesse che difficilmente potrà mantenere. Quella sera ero al mare e il giorno seguente quando ho letto la notizia sul giornale, francamente sono rimasta basita. In quanto secondo me la parte ultras della tifoseria non dovrebbe essere troppo vicina alla società, perché dovrebbe essere indipendente e incondizionabile, cioè dovrebbe agire per amore o per rabbia. Per questo ho apprezzato, per una volta in vita mia,  i tifosi romanisti in questi giorni, la loro squadra ha fatto una stagione schifosa come la nostra però loro alla ripresa delle operazioni non gliele hanno mandate a dire.

Mentre noi al primo giorno di ritiro eravamo complessivamente assenti, mi ci metto anche io naturalmente, a esclusione di una ventina di supporter. Atteggiamento figlio della delusione, dell’apprensione e della confusione, tante e troppe domande attendono una risposta.

Moratti o Thoihr? Mazzarri ce la farà a restare il sergente Hartman che si è presentato a Appiano per tutta la stagione? Belfodil e Icardi saranno top o flop? Chivu e altri che sono finiti, strafiniti, morti e sepolti se ne andranno o rimarranno a godersi una pensione d’oro? L’argenteria di casa resterà intatta una volta tanto oppure sarà svenduta come sempre?  Qualcuno nelle alte sfere pagherà per le boiate che ha fatto in questo ultimo periodo o rimarrà ben saldo come di consueto con il Bostik alla sua cadrega?

Fedele alla tribù nonostante lo sconcerto che provo rispetto alla presunta difesa della milanesità della nostra società, da parte di alcuni, quando se ci sono due presidenti che non sono milanesi di origine, sono proprio Angelo Moratti nato a Somma Lombardo in provincia di Varese e il figlio Massimo nato a Bosco Chiesanuova in provincia di Verona. Quando lo sponsor principale sarà Deutsch Bank, dunque un’azienda non propriamente meneghina. Forse costoro avrebbero preferito essere sovvenzionati da qualche negozio vintage del naviglio grande, pur di tutelare il gonfalone della città?



E fedele alla tribù, nonostante tutto questo casino colossale. E’ più forte di me. Non posso e non voglio fare a meno della giostra di emozioni e imprecazioni, che mi suscita l’Inter. Anche se onestamente, in questo momento prevale l’incazzatura totale. Anche se ora avessi un paio di giorni liberi, non andrei a Pinzolo ma a Riva del Garda, dove il Bayern sta facendo il ritiro. Non per Robben, Gòtze o Ribery di certo, ma per Karl Heinz. Come mi manca, come vorrei che fosse qui a sistemare le cose.

mercoledì 10 luglio 2013

OldStyle88


Quando dormo ci sono poche cose che possono svegliarmi, e gli  amici che mi fanno compagnia durante le trasferte lo sanno bene. Che sia aereo, treno, pullman, non è un problema sonnecchiare della grossa in attesa di arrivare nella città ospitante. In estate poi è anche peggio. Poiché rifiutando in ogni modo di “vivere” calcio nel modo che da settembre a maggio mi caratterizza, passo delle domeniche splendide tra divano-letto-divano! Finalmente direi!

Da questo torpore anche psicologico vengo svegliato da un articolo letto in internet, del quale non so, non mi importa, non mi interessa conoscere l’autore, le sue generalità, la sua età. Ne riporto uno stralcio, il più significativo: 

"L’aspetto peggiore di questa vicenda riguarda quei tifosi che, senza colpo ferire, sputano su chi ha portato l’Inter sul tetto d’Europa e del Mondo. Moratti e la sua famiglia vivono il club da anni, da generazioni. Sono parte integrante di essa, possiamo dire siano una cosa sola. Difficilmente possiamo rivedere una così forte unione nella storia di questo sport. Agnelli-Juventus aveva anche implicazioni politiche, così come - inutile sottolinearlo - Berlusconi-Milan. Non Moratti-Inter, un binomio squisitamente emotivo. Che vale. Che pesa. Un binomio anche vincente, albo d’oro alla mano. Vincente e di classe, con quello stile inimitabile che tante invidie ha attirato a sé. C’è chi di stile ne parla, chi ne fa adesivi e chi, invece, lo cristallizza con l’esempio concreto. Rinunciare a tutto questo, francamente, appare arduo. Magari, in un futuro forse non troppo lontano, lo si dovrà fare “per il bene dell’Inter”. Ma sarà triste e anche un po’ sbagliato. Comunque vada, non ci stancheremo mai di chiedere rispetto per Massimo Moratti e la sua famiglia. Che equivale a chiedere rispetto per l’Inter stessa."



Visto che mi sento orgogliosamente chiamato in causa, e avendo cominciato ad andare allo stadio a quattordici anni, dal secondo anno di presidenza Moratti, vorrei porre all’autore alcune domande e altrettante considerazioni.

- Sputare su chi ha portato l’Inter sul tetto d’Europa. 
Ero convinto fino a ieri che la squadra costruita da Mourinho, intrattenitore, psicologo, combattente, giardiniere, barista, amico, confidente, generale di ferro e tante altre cose che giustificavano pienamente lo stipendio annuo percepito, fosse la causa di tante prestigiose vittorie. Una squadra in cui il nostro presidente non ha mai messo il becco. Si perché prima invece, e per prima intendo prima di Mancini, la sua voglia di trattare l’inter come la playstation, lo aveva portato a cambiare allenatori come cambiare vestiti, licenziare un Gigi Simoni assolutamente degno mister di una squadra che da pretendente allo scudetto è passata a una stagione anonima. Ha mandato l’Inter grazie alla sua incompetenza ospite fissa di Zelig, e regalato un sogno a milioni di Gobbi … quel 5 maggio che solo e per fortuna otto anni dopo è stato esorcizzato. Abbiamo dovuto digerire Marcello Lippi, avremmo dovuto fare altrettanto con Luciano Moggi e Fabio Capello, se solo il nostro innamorato presidente così impegnato a fare il bene dell’inter, avesse potuto. Che dire poi dei mille milioni di giocatori transitati per Appiano, vogliamo ricordare che squadrone è stato messo su? Va bene Ronaldo, Simeone, Ince, Zamorano, ma facciamo una formazione reale di fenomeni voluti dal nostro presidente.Il portiere è l’unico ruolo che non mi evoca disastri particolari, abbiamo sempre avuto ottimi interpreti, e su questo, a parte qualche riserva forse non troppo adatta, ci siamo. In difesa possiamo affidarci a una coppia di centrali di ferro: Bruno Cirillo e Matteo Ferrari, capaci di far fare a Comandini una doppietta nel derby del 6-0. Sulla fascia destra l’attuale (speriamo per poco) Jonhatan è degno compare dei suoi predecessori anche se del lato opposto, Gresko, Brechet, Macellari.A centrocampo teniamoci forte. In mediana l’estro di Vampeta unito all’impeto di Guglielminpietro, sono ben amalgamati dalle ultime scelte Gargano e Pereira.In attacco poi la punta di diamante è stata Hakan Sukur, già del Toro e quindi profondo conoscitore del calcio italiano. Chi poteva essere spalla se non uno strapagato e sopravvalutato ma sempre a sotto rendimento di Alvaro Recoba? 10 anni di inter a giocare quattro partite all’anno solo per un suo sfizio, e qualsiasi allenatore doveva adeguarsi. Poi piangi miseria per aver riempito di oro delle pippe e non aver mai avuto un progetto per 10 anni???

- Albo d’oro alla mano.
Di certo non ha vinto poco. Scudetti, coppe italia, supercoppe italiane, mondiale per club, coppa Uefa. Tutto questo però è un parziale risarcimento per essere finiti sul libro delle barzellette a causa del suo egoismo nel scegliere giocatori/allenatori/dirigenti, il tutto con il complice assenso dei tifosi che come in questo caso giusto perché è Moratti, allora può fare tutto. E vogliamo ricordare quando le contestazioni della curva venivano fischiate da tutto lo stadio? Lugano, Helsingborg, il 5 maggio, 6 pere nel derby, l'Alaves, Villareal, più tutte le squadre e squadrette che abbiamo incontrato e che facevano di San Siro terra di conquista possono bastare? I trofei, eccezion fatta per la coppa Uefa, si sono concentrati tutti in un periodo ben definito, sei anni direi. Moratti è presidente dal 95, quindi per più della metà della sua presidenza, cioè quando ha deciso tutto da padre padrone, i risultati sono stati quelli di entrare di diritto nelle comiche. Negli altri, quando di fatto ha dato il là facendosi di fatto da parte a una gestione più professionale, abbiamo vinto tutto.



-La classe
Se la classe è la sua, allora siamo messi veramente male. Una classe che non conosce compromessi con dirigenti allenatori o addetti ai lavori nemici fino a ieri, tra cui joker Fassone (guardate le foto della firma del contratto con Deutsche bank). Uno stile talmente manageriale e vincente che mancherà in caso di cessione soprattutto agli avversari.
Infatti chi stile non ne aveva e risultava a tutti odioso e antipatico come Josè, è colui che ci ha portato più in alto che più alto non si può. Il rispetto non si chiede per chi spende buona parte dei suoi 1,2 miliardi di euro “ad minchiam” (alto termine giuridico a identificare uno che li butta nel cesso) ma per chi al di là dei trofei ti regala dignità e ti fa camminare sempre a testa alta.

-Il rispetto
Il rispetto lo chiedo io invece, per tutti noi, che hanno dovuto sopportare per anni i suoi capricci, il suo fare borioso spendendo e spandendo soldi a gente scarsa quando avresti trovato di meglio a costo zero nel tuo settore giovanile, trovando anche le risorse per fare uno stadio di proprietà che a parlarne mi ha frantumato le palle e che, giuro, mi sto muovendo io per trovare un’impresa edile e una colletta tra tutti per costruirlo, per poi scoprire (ma va??) che va bene così. Rispetto non è finire a Zelig, né essere una sicurezza, si per gli altri. Non ho mai sentito dire da un giocatore di un’altra squadra che il proprio presidente è l'ideale che tutti vorrebbero …. del nostro si.
Qualcuno spiega come mai?

lunedì 1 luglio 2013

La Voce (scintillante come il sole) del Tifoso

Gianluca:
La FIFA ... Platini ... Blatter ...esseri di merda ....  rispetto di qua .... no razzismo di là ... blablabla ... puoi muore un ragazzo dopo un calvario terrificante (Stefano Borgonovo) e neppure un minuto di silenzio per ricordarlo .... bella coerenza ... date retta a me: il rispetto ficcatevelo su per il culo ...



Rosario:
Quanto e' patetico M.M. che si atteggia a formichina lungimirante nel disdegnare l'ingaggio di Tevez! Proprio lui, che per anni ha incarnato l'icona del ricco scemo da spennare a più non posso, che assicurava ingaggi mostruosi anche a Spadino Robbiati! Lui che retribuiva con 16 miliardi l'anno Recoba e che per accontentare Paco Casal riempì di soldi Tony Pacheco! Oppure spendeva 100 e passa miliardi in una sola estate per acquistare Keane, Farinos, Vampeta! Lui che si ritrovò Adriano quasi gratis per poi ricomprarlo a 25 milioni! E ora che non ha un euro per il club, dopo anni di sprechi e un presente in cui riempie le tasche di ex calciatori che si trascinano per il campo, cosa fa? Si indigna per l'ingaggio di Tevez!! Ma VAFFANCULO và!!!

Luciano:
Ho estrapolato alcune frasi dell'intervista fatta a Vigilasso oggi: 
“I leoni di Potrero. Noi vogliamo farli crescere col gioco, con due allenamenti a settimana e una festa con tornei un sabato al mese.L’agonismo viene dopo, noi cerchiamo di dare le basi del futuro” 
“Accettiamo tutti, perché a un bambino non si nega la gioia di giocare a calcio. Se qualcuno magari è esageratamente sovrappeso o mangia cibi non sani, ci mettiamo subito in contatto con la famiglia”.
“Ho giocato a calcio e a basket in un circolo sportivo detto Social Parque, dove hanno insegnato a giocare a calcio anche a gente come Ricky Alvarez, Matias Silvestre, Fernando Gago e poi Sorin, Coloccini, Banega.. ma una cosa non ho mai perso di vista: il voler continuare a divertirmi, di stupire me stesso. Anche oggi vado ad allenarmi ad Appiano Gentile con questo spirito”.
“Non è possibile che un giocatore, anche se un bambino in tenera età, prenda la palla e tenti sempre di dribblare o di tirare in porta, ci sono dieci compagni in squadra. Non è giusto agire sempre assecondando il proprio istinto, il calcio è un gioco collettivo e va imparato subito .. ".
1) e si capisce che l'agonismo venga dopo ... sono quasi tre anni che non fate un cazzo
2) proprio tu parli di obesità? ma se sono tre anni che ti presenti in ritiro con un una pancia debordante, e nessuno ha avuto il coraggio di metterti in riga ...



3) che grande elenco hai fatto: due cessi immondi e dei discreti mestieranti del calcio...
4) il tuo divertimento è fonte di una continua sofferenza e incazzatura per i veri tifosi dell'Inter .. se avessimo avuto una dirigenza minimamente di polso, tu ed il tuo compagno di merende, sareste partiti con un viaggio di solo andata verso le pampas argentine con il divieto perenne di tornare a Milano!!!
5) mi sembra un palese ed esplicito attacco al Guaro ( e a volte anche a me fa incazzare) ma non devi essere tu a rimarcarlo raccomandato e paraculato dei miei stivali ...