giovedì 27 giugno 2013

OldStyle88



Il cellulare suona e interrompe il mio far niente serale. E' un mio amico, che non può aspettare la birra del venerdì sera per domandarmi cosa mi sia saltato in mente dal tirare in ballo positivamente, il Milan nel mio ultimo post.

Mi perdonerà l'avvocato Prisco, ma sono sicuro che anche lui a tu per tu con l'entourage con il quale ha collaborato nella sua vita nerazzurra, non avrebbe fatto lo struzzo per risolvere i problemi o fatto finta di nulla.

Non è stata mai una mia prerogativa farlo, nel calcio e nella vita.Senza voler ripetermi su alcuni concetti che chi mi segue, ormai avrà capito circa il mio modo di vedere le cose e di concepire il calcio e l'Inter, spiegherò ai più giovani, o ai più smemorati che il tifoso nerazzurro Silvio Berlusconi, che per capirci chiamerò il “Thohir di Milano 2”, prese il Milan in una situazione decisamente critica perché l'investimento dava prospettive migliori e per tutta una serie di motivi, durante la sua presidenza che corrisponde a circa un quarto della storia rossonera, ha portato nella bacheca della società molti trofei, tanto da autodefinirsi anche se in modo un po' forzato, il club più titolato al mondo.

C'è da dire che molti altri ne sarebbero potuti arrivare, contando finali perse, non solo di Champions o Intercontinentali, ma anche di Supercoppe italiane ed europee perse per strada.

La storia però dice che in un lasso di tempo relativamente breve, fino al 1996 per intenderci, il Milan vince cinque scudetti, tre Coppe dei Campioni, e altro che non essendo milanista non ricordo alla precisione (due intercontinentali ci sono di sicuro). A questo aggiungiamo anche altre due finali sempre di Coppa Campioni perse.

Niente male quindi, finché arriva il 1996 e per due anni il Milan diventa la squadretta dell'oratorio. Immaginate il loro inizio dell'ultima stagione e prolungatelo per due anni (più o meno come l'Inter quest'anno ma io dico che forse era peggio).

Il tifoso milanista, conosciuto per la sua passionalità e presenza, vantando numeri da capogiro anche a Milan – Cavese di serie B, dimentica per un attimo il palmares che nessuno avrebbe anche solo immaginato nell'estate in cui il Berlusca comprò il Milan, e contesta pesantemente.

Copiando il DNA della Milano Bauscia, i milanisti inveiscono e contestano come credo mai nella loro storia, diventando precursori del lancio delle torce nel derby (Inter – Milan 3-1 marzo 1997, sette giorni esatti dopo averne prese sei in casa dalla Juve) e concedendo un bis l'anno dopo in un Milan Parma in cui i giocatori faticarono a entrare negli spogliatoi (non dal campo a fine partita, proprio al loro arrivo allo stadio).

Non si sono viste patetiche scene di isterismo collettivo con applausi dopo sconfitte cocenti anche se quelli in campo avevano vinto tutto e quindi andava bene così ancora, diciamo, per una decina di anni. Anche tempo fa, i loro striscioni sono stati a dir poco corrosivi. 



Non mi risulta nemmeno che vivano di ricordi ricordando che loro il Barcellona l'avevano battuto in finale ad Atene 4-0 nel 1994 e quindi anche prima di giocare al Camp Nou lo scorso anno erano comunque i più forti.

Il loro atteggiamento di controllo che la tensione fosse sempre alta così come l'impegno e la voglia di vincere ha portato poi il club a vincere il campionato del 1999 seppur con una dose di fortuna non indifferente, e con l'arrivo di Ancelotti subito dopo a gettare le basi per un nuovo ciclo di vittorie italiane e non.

Questo per quei tifosi interisti che nel 2030 quando la Juve o il Milan di turno giocheranno contro il Bayern Monaco ricorderanno che l'inter di 20 anni prima era decisamente più forte visto che li aveva battuti e magari continueranno ad applaudire una squadra inguardabile tornata nella mediocrità degli anni pre-Mancio.

Purtroppo la serietà non si compra al mercato, e, che piaccia o no, l'impegno ha portato a delle piacevoli conseguenze per loro, pur con tutti i “se”e i “ma” del caso.

Non mi pare di aver visto la dirigenza Milan in questi anni appoggiare oltremodo i guerriglieri zapatisti del Subcomandante Marcos, Emergency di Gino Strada, o gli Inter campus che mi sembrano più con finalità sociali che sportive; e stiamo parlando di una società di calcio.

Aggiungeteci una certa simpatia per cinesi, con maglie rosse annesse, e questa società farebbe invidia al Leonkavallo. Per tutti i detrattori del Berlusca, che preciso subito, mai ha preso un mio voto, e mai lo prenderà, i quali dicevano che il Milan serviva a lui per altre finalità, magari politiche ed elettorali nello specifico, cosa dovrebbero dire quindi di Moratti?

Chi sostiene molto ipocritamente (sia che si tratti di tifosi o di addetti ai lavori) che calcio e politica siano cose separate, dovrebbe quindi pensare che ognuno in realtà porta la sua mentalità e le sue idee della vita di tutti i giorni applicate alla squadra che gestisce, sia esso allenatore, dirigente, o presidente.

Tutti i presidenti hanno fatto almeno in parte un discorso politico, durante le proprie gestioni. Dunque tenendo conto della tradizione meneghina nerazzurra, contestatrice e poco avvezza a menù raffinati ma con portate scarse, da sempre più incline a piatti più semplici e abbondanti, questo stile da centro sociale ha molto poco a che vedere con la nostra storia.

Il Cavalier Pellegrini, sfortunato nel gareggiare a Milano contro quel Milan vinci-tutto agli albori, sapeva perfettamente che le caratteristiche adatte per l'Inter si trovavano nei Rumenigge, Matthaeus, Ruben Sosa, non certo nei Recoba.

mercoledì 26 giugno 2013

G.A.G.

Hahahahahahahahaja
La finanza sembra sia nella sede dell’Inter. Pare sia stato trovato l’accordo per Belfodil: 10 milioni per la metà del cartellino. ARRESTATO BRANCA PER USO SPROPOSITATO DI SOSTANZE STUPEFACENTI ..!!


lunedì 24 giugno 2013

OldStyle88


Se c’è una stagione che odio a pelle è l’estate. Sarà perché per me non è sinonimo di vacanza, sarà perché non ho nulla da fare se non lavorare, ma proprio non la reggo.

Eppure un aspetto positivo questa volta c’è: non ci sono partite grazie alla nostra estromissione dall’Europa. Non sono pazzo. E’ che una volta ogni tanto non farsi viaggi come Spalato e Vaslui giova alle ferie, al portafogli, e pure alla salute.

Ovviamente l’interista pantofolaio con babbucce e camomilla mi criticherà dicendo giustamente che a casa l’avrei vista meglio, avrei speso meno, e che soprattutto non me l’ha scritto il dottore di andare sempre e ovunque.

Vero, ma me l’ha prescritto la mia coscienza, perché come andavo a Modena dopo l’eliminazione dalla Champions in semifinale contro il Milan, come andavo a Reggio Calabria in Coppa Italia a dicembre (dite la verità ..  di quella partita non vi ricordate vero?) sono stato anche a Madrid a veder alzare la Coppa, quindi devo esserci sempre e comunque anche in campi poco affascinanti (che poi il fascino dipende dai punti di vista).

Il riposo però non è totale; qualche giro su youtube giusto per restare in argomento e vedere un po’ di azioni, gol, e rivivere giornate di dieci anni fa almeno  non solo riguardanti l’Inter soddisfa la curiosità.

Mi sono imbattuto in alcuni reportage inglesi, di partite ma anche di tifo, rinfrescandomi la memoria di cose che già sapevo. Per esempio ci sono club come il Millwall e il West Ham che non hanno mai avuto particolari soddisfazioni calcistiche, che sentono moltissimo un derby che sportivamente dice poco da quando una delle due tifoserie (non ricordo mai quale delle due), in un giorno di metà anni ‘20, incrociò le braccia partecipando a uno sciopero generale, mentre l’altra continuò a lavorare.




Da lì il motivo di un astio secolare che viene portato avanti dai nipoti dei nipoti di quei lavoratori. Che dire poi di Rangers e Celtic Glasgow, separati da motivi principalmente religiosi? I cattolici Celtic sostenitori dell’Ira che non potranno mai entrare in linea con lo stile di vita dei protestanti Rangers, filo monarchici.

Come ho sempre sostenuto, soprattutto quando parlavo del derby di Roma, puoi avere tutti i soldi che vuoi e i manager più bravi al mondo, ma se non capisci ciò che serve al tifoso, allora fai la fine del Sig. Pallotta a Roma, convinto ancora che non sia successo nulla quando in realtà la gente giallorossa è a dir poco seccata da una finale storica di Coppa Italia , persa.

Perciò cari interisti, se una volta la nostra società (come tutte le società di calcio) aveva un seguito sicuramente vasto ma presenze più circoscritte causa la difficoltà a raggiungere Milano, ora voli low cost, treni velocissimi, offerte vantaggiose, e partite alle ore più disparate, permettono anche a chi vive lontano, organizzandosi, di trovare un senso nell’abbonarsi allo stadio perché per una partita al sabato sera o domenica pomeriggio alle 15:00, ci sono migliori possibilità.

Ciò che non deve cambiare, o meglio deve ritornare ad essere, non è un San Siro scambiato per il circo Togni, cappelli da giullare e facce colorate, ma un pubblico critico e costruttivo che non si faccia abbindolare dal fumo della dirigenza, più orgoglioso e consapevole di essere parte integrante del mondo Inter.

Cioè quello che non sta avvenendo. Il primo mattone per essere grandi non è dato da disponibilità finanziarie oltre ogni logica, da acquisti faraonici, e da progetti lunari.

Ci siamo noi che dobbiamo trasmettere a tutti orgoglio e soprattutto consapevolezza che non siamo un branco di scemi che pendono dalle labbra di ormai ex giocatori o dirigenti che ormai sembrano solo in grado di sparare cazzate.

Poi vengono gli altri, che devono operare ben sapendo che non ce la danno a bere così facilmente. Fin quando si applaudirà dopo un 2-5 subito in casa contro l’Udinese …. mettete pure da parte sogni di gloria di ogni tipo.

Vi ricordo che chi contestava alla prima occasione dopo anni di trionfi italiani e non, ha continuato a trionfare, e quelli come ben sapete sono a Milano, ma non siamo noi (ac milan stagione 1996/1997, dal 1988 a quel momento mi fermo con il ricordare 3 coppe dei campioni vinte e un paio di altre finali perse).

giovedì 13 giugno 2013

Così Parlò Fulvio Il Vikingo


Vorrei capire perché giocatori che han fatto la storia di società che hanno vinto molto più di noi in Europa o in Italia non solo si accomodavano in panchina ma poi vengono congedati con un arrivederci e grazie visto che non hanno giocato gratis ma sono stati lautamente pagati ... Da noi invece c'è un posticino x tutti e poco importa se siano adatti ai vari ruoli. C’è chi presiede i sorteggi europei(e quest'anno?!?), chi si scopre team manager, chi ha già pronta la scrivania di vice presidente(!!!) e chissenefrega se non hanno dimostrato nessuna capacità manageriale ... Non c'è più un euro ma per tutti questi personaggi che "amano" l'Inter i fondi si trovano ... Grazie presidente per renderci così unici ... 



mercoledì 12 giugno 2013

OldStyle88


Non pago della stagione intensissima al fianco dell'Inter, decido di andare a Roma a vedere il derby di Coppa Italia. Credo che due giorni (la domenica e il giorno seguente) siano utili a spiegare perfettamente dei concetti che valgono per tutti, soprattutto per noi e per gli ultimi avvenimenti attorno all'Inter. Il primo riguarda la mini-esibizione del coreano Psy fischiata da tutto lo stadio. La pop star del’estremo oriente si è offesa per questa accoglienza, e l'ha manifestato chiedendo l'annullamento delle date in Italia dei suoi concerti.

Probabilmente non sapeva che era nello stadio che avrebbe ospitato un derby romano a dir poco storico, e questo lo concediamo. Chi però ha organizzato questa pagliacciata in stile USA, pensando che la passione italiana del calcio potesse essere mortificata e ridotta come quella degli americani che sono entusiasti di assistere al concerto di Madonna tra un tempo e l'altro di una partita di football americano (scusate ma le americanate tendo a rimuoverle), ha ricevuto la risposta adeguata. Cioè che comunque sia, la passione della gente non si può offendere sminuendola come hanno cercato di fare.

Il discorso vale sempre, e ancor di più vale per quel derby che ha cancellato l'importanza delle ultime sei partite, che nonostante scudetti e coppe che nell'ultimo decennio le due squadre romane si sono spartite, aveva un valore inestimabile per i due popoli, non solo perché derby, ma questa stracittadina avrebbe assegnato la Coppa Italia e di conseguenza la supremazia in città di tutta la stagione!

Una partita che avrebbe agito da spartiacque tra chi per la delusione, avrebbe smesso di seguire il calcio, e chi non avrebbe potuto vedere nulla di meglio in uno stadio e quindi con uguale decisione avrebbe deciso di chiudere la sua frequentazione allo stadio. Un match pieno di significati, non solo per la vittoria di un trofeo ingiustamente sminuito nell'importanza ma anche e soprattutto per l'appuntamento con la storia che una delle due squadre doveva scrivere.

Ovviamente da una finale può uscire un solo vincitore, da lì non si scappa. Le due tifoserie avevano vissuto le partite di campionato precedenti alla finale, e dal primo minuto in cui il tabellone aveva sancito queste due formazioni a contendersi la coppa, come amichevoli. L'avevano fatto capire quanto ci tenevano, seppur in modo diverso.

I laziali hanno suonato la carica ai loro ragazzi, per una coppa che andava conquistata insieme. I dirimpettai non avrebbero accettato nessun risultato al di fuori della vittoria, un obbligo che però era il minimo, la base, che i giocatori della Roma avrebbero dovuto vivere con naturalezza perchè nessuno avrebbe capito, giustificato, trovato scuse di ogni tipo in caso di sconfitta.

La Roma made in america è gestita da una società che pensa in grande. Nuovo stadio, strategie societarie e di mercato che mirano a portare i giallorossi verso alti traguardi. Chissenefrega della Coppa Italia e del derby! (seppur di Coppa Italia). Mica i tifosi se la prenderanno così tanto in caso di sconfitta, la grandezza statunitense non contempla risultati che non portano a nulla o poco nelle casse del club. Eppure i tetti si costruiscono solo per ultimi, dopo aver posto solide basi e pareti massicce.

Sappiamo tutti com'è andata: i progetti giallorossi si sono infranti contro una traversa, mentre i sogni laziali sono diventati realtà con un tapin di Lulic che ha dato alla Roma biancazzurra la gioia di questa vittoria storica.

Un paio di giorni dopo vado su youtube e mi imbatto sulla registrazione, corredata da immagini ironiche, di un paio di interventi telefonici di tifosi romanisti che, come era immaginabile, non hanno preso bene la sconfitta. Segno evidente che in ogni società ci sono cose che il tempo non può cancellare: la rivalità, la richiesta da parte dei tifosi di fare qualcosa in più del proprio compitino, di vincere (ok...) ma di fare qualcosa d'altro.

Non interesserà a molti romanisti ora come ora la prospettiva, il programma, l'investimento, il grafico dei profitti che la società Roma può esporre magari con un piano quinquennale per vincere la Champions. Quella partita è stato un dramma sportivo (e non solo sportivo) che ha offeso un popolo il quale chiede, per essere orgoglioso della sua squadra, molto meno di ciò che un manager di alto livello può dare.

Trasportiamo su di noi questi sentimenti e questi fatti. Abbiamo bisogno di luminari della finanza per essere felici della nostra Inter?? Non credo, ci basta solo gente competente che non spenda cifre folli per comprare giocatori di pallone.

Abbiamo bisogno di strateghi stile Rommel per essere al sicuro?? Non credo, ci basta solo gente orgogliosa come Walter Zenga che senta passione per quello che fa.

Abbiamo bisogno di direttori generali tuttofare che magicamente trasformino assegni in oro potendo permettere quindi l'acquisto di gente strapagata ma insensibile ai colori della maglia?? Non credo, basta che siano interisti e non gobbi.

C'è la necessità di leccare il culo a possibili investitori cinesi modificando la seconda maglia in rossa, accantonarla quando l'affare salta, e magari (chi lo sa?) riproporla a un successivo nuovo interesse?? Non credo, basta che chi vuole collaborare lo faccia con umiltà e rispetto, che comunque ricordo deve essere imposto con regole ben chiare.

Non dimentichiamo mai che ogni società esiste e vive con delle prerogative storiche che non vengono cancellate da un modificarsi delle potenzialità e degli obbiettivi, e che senza queste prerogative, tutto il resto passa in secondo piano.Scudetto 2008, derby alla penultima. Quanto sarebbe stato bello vincerlo e automaticamente vincergli lo scudetto davanti?? 

Peccato che la partita indegna dei nostri fece mancare questo storico trionfo, trasformandolo da uno scudetto magnifico, il più bello di tutti, a uno normale, sospirato, all'ultima giornata sotto il diluvio di Parma. Si dimostra attaccamento anche così, intuendo che una vittoria si può conseguire in mille modi. Certo sempre vittoria è, ma per un tifoso fa molta differenza come viene ottenuta.

Ultimo appunto sulla questione stadio. Improvvisamente Moratti sostiene ci sia un progetto su San Siro e che non è necessario costruire urgentemente un nuovo stadio.

Allora faccio due domande:
1- fino ad ora quindi cosa stavi cercando?
2- sei un mio assiduo lettore visto che anche sulla campagna abbonamenti è stata intrapresa una politica sicuramente migliorativa rispetto alle precedenti??
Ah sappi che per tremila euro al mese e ferie da prendere ogni volta che l'Inter gioca ti faccio volentieri da responsabile marketing!!!

lunedì 10 giugno 2013

Discorsi d'estate

Finalmente una settimana di sole, ha spalancato le porte dell’estate. Finalmente fa caldo e ci si prepara al mare, o alla montagna, insomma alle vacanze in generale. Almeno per chi può permetterselo, visto che sono momenti complicati per molte persone nel nostro paese.

Di solito per noi invasati di pallone e di nerazzurro, era tempo di speranze e desideri determinati dal calcio mercato. Con tutte le congetture del caso: quel giocatore ti piace? E’ adatto a quel modulo? Ha la personalità giusta? Quanti anni trascorsi in attesa spasmodica di questo o quel calciatore.

Ora purtroppo in assoluta simbiosi con il momento storico dell’Italia, siamo spettatori impotenti di una decrescita infelice. Visto che passare dalla trattativa Ibra-Eto’o, al possibile scambio Schelotto-Gilardino nel giro di pochi anni, è la fotografia di uno status quo che genera delusione e apprensione tra i tifosi.

Peccato, normalmente la costruzione della squadra durante i mesi roventi, era così simile all’alba  che nasce e si amplifica tra la spiaggia e l’acqua che si perde nell'orizzonte … la creazione della nuova formazione sembrava svilupparsi in armonia, come quando sorge il sole e la temperatura mite ti concede l'occasione di uscire di casa in bermuda e infradito.



Sì mi intrigavano le trattative sotto l’ombrellone, chi viene e chi va, sperando di essere meglio, sperando di essere i primi, sperando di assistere alle giocate di uno che valeva il prezzo del biglietto. Perché fare il tifo per l’Inter era quello lì, per noi era andare a vedere la partita, non per osservare con notevole sconcerto dei carneadi come Gargano e Mudingayi che sono piedi strappati all’agricoltura.

Non le menate per il fpf e il bilancio, prima vendere per comprare e cazzate del genere. Sveglia! Siamo l’Inter per trofei e palmares, ci meritiamo una società competitiva a alti livelli. Non  puoi più permettertelo è un tuo problema, se non dici la verità e non chiedi aiuto ai tifosi. Del resto, parlo per me, ho fatto l’abbonamento con il presidente x per passare a y e finire con z. Dunque dovesse arrivare mister w, che problema ci sarebbe? Conta la maglia e conta il simbolo, non chi lo detiene in quel momento.

Tifo per la maglia e i colori. Chi li possiede ha il dovere sacro di tutelarli. A fine stagione la Curva Nord aveva posto una serie di domande. Al momento la risposta che è arrivata, si può definire abbastanza surreale. Lo slogan della campagna abbonamenti appena cominciata, riflette in pieno il distacco completo tra società e tifosi: “Chi crede nell’Inter davvero ….”

Come dire se non ti abboni ti tolgo la patente di interista docMa veramente siamo arrivati a questo punto? Io ho sempre creduto che è facoltà di chi soffre, chi viaggia per arrivare allo stadio e soprattutto di chi paga, decidere se credere in un progetto, in una dirigenza, in una squadra, un allenatore oppure no.



Quindi dopo un paio di stagioni e oltre che a San Siro si sopportano giocatori o inadatti o con il fisico degli impiegati del catasto, a fronte di milioni guadagnati, mi tocca leggere sul sito ufficiale una roba del tipo se non ti tesseri, non sei bravo/a? Ah si? Perché dal presidente in giù, invece nessuno ha niente da rimproverarsi?

Così al posto di infondere ottimismo, la società, sempre più simile a certi dittatori chiusi in un bunker prima della loro fine rovinosa, si permette di darci la bacchettata stile maestrina stizzita in un collegio svizzero. Fa realmente sorridere che questo tentativo di reprimenda sia messo in atto dagli stessi dirigenti che straparlano di progetto giovani e poi pronti via, cercano di propinarti due bolliti come Campagnaro  e sembrerebbe Gilardino, sessantasei anni in due, spacciandoli come top player.

Allora stamattina mentre sono intenta a tirare fuori i borsoni in vista della villeggiatura, ho risolto che questo è l'attimo giusto per prendermi una piccola pausa dal tifo militante. Adesso sento il bisogno di trovare qualcosa di bello in un gesto semplice, naturale e istintivo, come quello di andare al mare. Nella speranza che riesca almeno in parte a scordarmi di certi incapaci che trattano noi  tifosi come dei bancomat: paga e tàsE con l'auspicio che questi soggetti siano trascinati via come sabbia tra le onde. 

domenica 9 giugno 2013

OldStyle88

Fine stagione, tempo di mare, giri in centro con le fidanzate troppo spesso trascurate in nome della squadra del cuore da seguire ovunque dai rispettivi morosi e il ritorno per un paio di mesi a una vita “normale” e da persona “civile” come dice sempre mia mamma per distogliermi dai miei intenti quando mi vede partire per una trasferta.

Per gente come me che non ama una assidua lettura dei quotidiani sportivi, la capatina al bar verso le sette e mezza del mattino è diventato un motivo per trascorrere una cospicua manciata di minuti in attesa di cominciare una giornata densa di lavoro, e per  farlo passare senza guardare per aria tutto il tempo, una lettura veloce alle notizie la si dà: calciomercato (che non seguo mai), la trattativa tra Moratti e l’indonesiano (in genere guardo le foto e solo raramente do una lettura veloce), il tormentone Allegri-Galliani-Berlusconi … e infine Balotelli.

Il caffè a questo punto passa in secondo piano, perché come mi accade per la Juve con la quale  faccio un discorso ulteriore alla rivalità sportiva visto che ormai di sportivo c’è poco, anche per Balotelli io non giudico la persona o il calciatore bensì il vile atteggiamento di questo ragazzo nei confronti di tutto il sistema.

Non me ne frega niente se non riconosce la figlia, se ha mollato la Fico, se esce con questa o quella … Quello che mi fa tremendamente incazzare non è nemmeno ciò che questo calciatore tecnicamente forte non ha mai espresso, vincendo trofei in Italia e in Inghilterra senza dare chissà quale apporto alla causa e finendo in compenso in prima pagina per le innumerevoli minchiate che combina e che dovrebbero essere fatte comunque con classe e buon gusto. Gazza era guascone e simpatico, lui è proprio pirla.

Non mi tocca nemmeno la sua arroganza, i suoi piagnistei se non gli fanno tirare un rigore, il suo non esultare quasi fosse tutto dovuto e scontato il fatto di segnare un gol. Quello che mi manda in bestia è un sistema che tutela e difende tutta la sua idiozia mascherandola con quel razzismo (finto) al quale si giunge con dei ragionamenti contorti che sono un’offesa alla media intelligenza umana, perché gli consentono di proseguire nel suo non rispetto per quel circo che lo paga e lo rende infinitamente più fortunato rispetto ai suoi coetanei che nella sua situazione difficile da bambino, non hanno avuto la sua stessa fortuna.

“Why always me?” scriveva su una sua maglietta a Manchester; perché è riuscito a unire il tifo, altro che a dividere! Ha unito interisti, juventini, romanisti, eaziali e tanti altri, i quali, ognuno con motivazioni diverse, hanno espresso il loro disprezzo al tuo disprezzo dimostrato con un atteggiamento supponente e arrogante. 



Lo hanno spiegato i romanisti con quello striscione in cui i motivi dei fischi non sono per il colore della sua pelle, ma per la persona che è. Ovviamente il giornalismo servo della politica del calcio e dello stato ha preso le sue difese e ora una squadra potrà essere esclusa dalle competizioni se un tifoso allo  stadio lo insulta giustamente per il suo ennesimo gesto volto ad aizzare le folle. Eppure chi scrive sui giornali, con master, lauree e titoli vari, lo sa benissimo cosa è il razzismo.

Il vocabolario lo potete leggere tutti e non devo spiegarlo io. So solo che se uno è razzista esprime questo suo sentimento contro tutti gli appartenenti a quella determinata razza, in questo caso contro giocatori di colore, indipendentemente dalla squadra per la quale giocano.

Quindi a Milano sponda Inter avremmo dovuto insultare tutti i giocatori avuti dal 1995 ad oggi, partendo con Ince e Roberto Carlos e finendo con Maicon e Samuel Eto’o. Dall’altra parte non parliamone, sarebbero stati precursori con epiteti a Gullit, Desailly, o a Torino contro Emerson e Vieira o Julio Cesar, antico centrale difensivo della Juve del Trap. Stesso discorso per la Roma con Cafu’ o Aldair, e potrei andare avanti con la lista in cui ogni giocatore si porta dietro applausi e fischi come tutti quanti, come i bianchi, i tedeschi, i giapponesi. Né più e né meno.

Solo che lui è talmente infame che gode a vedere la spada tratta a sua difesa da parte di tutti con provvedimenti presi solo a sua tutela. Aveva ragione Sorrentino, dopo un Chievo-Inter e basta rivedersi l’intervista del dopo gara per capire che non lo reggono nemmeno i suoi stessi colleghi! Ora tornerà a Verona, ma a giocare anche contro l’Hellas.

Giocherà e patirà i fischi di operai, studenti e impiegati e farà valere i suoi valori puri che non ha mai perso occasione di dimostrare? Oppure deciderà che è troppo per lui e uscirà dal campo assicurando tre punti al Milan e straordinari per gli asserviti scribacchini che si scaglieranno contro la terribile e becera città di Verona proponendo i soliti rimedi quali carcere duro, pena di morte, fucilazione, impiccagione o confino?

Quando si appelleranno alla grandezza dello sport come unione e fratellanza tra i popoli terranno conto naturalmente che a tutti questi valori il sig. Balotelli è fondamentalmente estraneo? Sarà comico assistere a questa messa in scena che già sappiamo accadrà con mesi di anticipo.

Naturalmente altri giocatori non caucasici, ma in possesso di una maggiore intelligenza e dignità rispetto a questo soggetto non hanno praticamente mai scaricato contro chi li paga, nessun tipo di colpa, sentendo più gli applausi della propria tifoseria che i fischi della fazione opposta, dalla quale magari provenivano (si pensi a Martins, Davids, Seedorf che sono stati contestati e applauditi per campanilismo e non per razzismo e per due di loro parliamo di sentimenti contrapposti della stessa tifoseria avendo loro giocato per due maglie diverse!).


Sono questi i momenti in cui la strumentalizzazione rende lo stadio un campo minato pieno di trappole e insidie burocratiche, in cui i cecchini sono nelle stanze dei bottoni e non con i fucili sui palazzi. Sono questi gli attimi in cui in certe partite i giocatori dovrebbero stare completamente soli sentendo rimbombare le loro bestemmie (quelle ovviamente sono educative) nel vuoto di una cattedrale nel deserto, affinché capiscano quanto fanno schifo.

Per il sig. Balotelli però l’intelligenza lo porterà a dire che sarà una vittoria per tutti, e gli stessi giornalisti che cavalcheranno il momento, come sempre, applaudiranno le sue reazioni. Così come allo stesso hanno abilmente segnalato la tifoseria dello Zenit proiettata negli ultimi anni su grandi palcoscenici che aveva chiesto dignità e rispetto per la propria tradizione con comportamenti e scelte ancora da “provinciale” , o i tifosi dell’Ajax, multati per essersi espressi a favore di un calcio più genuino e meno inquinato da personaggi danarosi ma completamente estranei a questo gioco.

Come non detto .. visto che si è fatto buttar fuori a Praga in occasione dell'impegno con la nazionale, proprio come un tordo .. proprio vero che l'intelligenza a differenza di catene d'oro kitsch, macchinoni e bottiglie di champagne nei privè se uno non la possiede, non la può comprare. 

sabato 8 giugno 2013

La Voce (favorevole al cambiamento) del Tifoso



Luciano:

Comunque noto che come al solito, i senatores si nascondono dietro il cadavere dell'allenatore di turno e lo usano come alibi. E’ la solita storia. Loro sono ormai anni che fanno esonerare allenatori con la loro inadeguatezza ma impossibilità di tenerli fuori, poi una volta a esonero avvenuto ecco che anche loro si sentono in diritto di avere l'alibi : era l'allenatore a essere incapace, non loro a essere inadeguati. Quindi se ne trovi uno che li faccia giocare e ottenga risultati (paradosso). Perché voi avete mai sentito uno Zanetti o un Cambiasso sprecare parole di elogio per un allenatore esonerato? Ma va là ... tutti belli zitti che se ne escono vigliaccamente con frasi del tipo "normale cambiare l'allenatore se i risultati non arrivano". Peccato che poi in campo ci vanno i giocatori, scarsi e finiti che a volte sono autentiche zavorre. Adesso tocca a Mazzarri, facciamo gli scongiuri …

Gianluca:

Quindi il rinnovamento della difesa passa per il rinnovo del contratto del trentacinquenne Samuel e l'ingaggio del trentreenne Campagnaro, al netto del biennale fatto firmare l'anno scorso al trentreenne Chivu. Quando si dice avere "le idee chiare". Anche il riscatto di Mudingayi passa per il progetto di rinnovamento della rosa? O per quello piedi buoni? Bella coppia con Gargano, roba che il Lanciano ci invidia...     ps: E nessuno mi leva dalla testa che la difesa a tre ha la stessa valenza estetica del calzino bianco corto indossato con pinocchietti e sandali dai tedeschi in vacanza sulla costiera romagnola.



Cesare:

Come ampiamente previsto si stanno scatenando le voci contrarie a Thohir. Del resto da quella banda di inetti e miserabili che hanno in mano l’Inter cosa ci potevamo aspettare? Di questo gruppo di manigoldi prezzolati, fanno ovviamente parte i giornalisti venduti e i dirigenti della società. Tutti personaggi che, nel caso in cui Moratti decida di lasciare, vedrebbero drasticamente ridotte, forse addirittura azzerate le loro laute entrate. Il presidente di questi sciagurati per nostra sfortuna è anche il presidente della nostra Beneamata, e ovviamente non sa cosa fare, essendo i suoi consiglieri tutti contrari alla cessione (chissà come mai). Alla fine come sempre è solo una questione di soldi: re tentenna ne vuole di più. Speriamo solo che Thoihr non si scocci di questo teatrino di sfigati e non se ne vada. Io sono fiducioso. Per Thoihr e per l’lnter.    

Stefania:

Dovrebbe parlare Branca uno di questi giorni … sarà difficile che dica qualcosa di più umiliante del "qualunque giocatore abbia un costo è fuori portata" con il quale ci deliziò la scorsa volta …

giovedì 6 giugno 2013

Così Parlò Fulvio Il Vikingo




Thohir avrà anche la faccia da pirla e puzza di aglio ma se il NY Times lo descrive in modo positivo, tanto scemo non può essere vero?

Razza di mongoloidi ci voleva Mazzarri per capire che Gargano ha piedi quadri e allora non va riscattato?!? Al momento non c'è un euro neanche a piangere, ma scommetto che lui e Mudingay ce li ritroviamo all'Inter lo stesso ... 




Parliamo sempre di Branca, Fassone etc etc ... ma ce ne sono altri di parassiti e paraculi!!! Luis Figo per esempio quali gravosi impegni avrà visto che non abbiamo i sorteggi nelle competizioni europee ... verrà dirottato per quelli dei preliminari di Coppa Italia?!? Magari la prossima volta che lo vediamo, glielo chiediamo no? Mamma mia se molla papà Moratti, quanti miracolati restano a piedi ... lecca capitano lecca...

mercoledì 5 giugno 2013

OldStyle88

Non ho fatto in tempo a raccontare la metamorfosi del tifoso, che purtroppo ormai utilizza un linguaggio e si interessa di argomenti di cui non ha per ovvie ragioni la competenza necessaria per parlarne, e subito mi trovo ad affrontare gli stessi argomenti in prima persona (che sono mediamente come tutti gli altri, quindi non un luminare in materia). Da anni non leggevo così tanti giornali sportivi e articoli su internet, sarà perché questa trattativa Moratti-Thohir mi affascina e mi preoccupa allo stesso tempo.

Ci sono cose che leggo e che mi esaltano, tipo un servizio migliore per il tifoso, augurandomi che si prendano scelte in termini di merchandising e di servizio in generale – ovviamente senza quadruplicare i prezzi - o fascino di uno stadio come san Siro che da certe parti c’è scritto che verrebbe rilanciato senza impiegare i famosi 300.000.000 di euro in una costruzione bensì per il mercato. Altre invece mi deprimono, cioè l’opposto delle precedenti affermazioni.

Naturalmente la mia preoccupazione è che come prima cosa non deve assolutamente essere svenduta la nostra immagine e la nostra tradizione, ma per un furbone dell’economia come questo signore, immagino questo non accadrà proprio per interesse suo personale ancor prima che per un discorso etico (del quale non gli fregherà nulla). Mi chiedo però come si sia arrivati a questo punto, un punto in cui il problema fondamentale è la mancanza di cash.

Credo che la risposta si debba trovare nella cattiva priorità data ad alcuni fattori dal quale ne dipendono altri. L’idea comparsa da qualche parte “i soldi li mettiamo per fare prima una squadra forte, poi ne parliamo del nuovo stadio, tanto c’è già San Siro” mi sembra più che logica. Dato che se hai una squadra forte che compete per vincere ovviamente la gente va allo stadio, e se va allo stadio ti compra il biglietto e già che ci siamo pure la maglietta sulla quale compare un trofeo vinto l’anno precedente.



Ovviamente questo ragionamento semplicistico va valutato con analisi accessorie quali i prezzi, e il servizio menzionato prima, ma stento a credere che con tutti gli sponsor che ci sono (andate sul sito dell’Inter e vedrete una lista bella lunga) non si possa organizzare un piano lento ma inesorabile, preciso, e studiato per migliorare l’entità del fatturato.

Questo perché a parer mio sono stati sfruttati troppo poco argomenti che non vanno ricercati chissà dove. Sarebbe semplicemente bastato pensare alla nostra storia! Marchi, simboli, vittorie, di cui queste ultime per fortuna, anche molto recenti. Per il resto credo che l’unico vero e fruttuoso modo di guadagno sia dato dal capitale umano, che in primis deriva dal settore giovanile.

In una tabella vista recentemente si menzionava la cessione di 3 giocatori: Santon ( 4 milioni) Balotelli (per 28) Martins (per 18) che in totale fanno 50 milioni. Secondo me con gli incassi derivati da queste cessioni avremmo potuto evitare acquisti quali Pereira e Gargano (sono i miei pallini negativi). Inoltre se si fosse fatto un serio piano di investimento riguardante il settore giovanile, ci sarebbero stati evidenti benefici economici in quanto ai giocatori in questione non è stato dato altro se non lo stipendio.

Ovvio che se si comprano a botte di 10 milioni  calciatori che poi o non vengono valorizzati e quindi malamente gestiti, o completamente sbagliati nella valutazione i conti non possono che risentirne.

Di conseguenza in base al rendimento della squadra, ruota tutto il resto, fatto di spettatori, sponsor e merchandising. Fatevi un giro sui siti delle società inglesi e tedesche e vedrete che la serietà nel mettere in piedi una squadra che vinca, o per lo meno concorra ogni anno a vincere, porta poi tutto il resto e quindi i vantaggi sono assolutamente evidenti, con stadi pieni e una valorizzazione maniacale di tutto ciò che sia possibile valorizzare, contrariamente a quanto capita da noi, non solo all’Inter ma in Italia in genere.

Tutto questa situazione poteva tranquillamente essere evitata, e ora non ci troveremmo nella condizione di correre il rischio troppo alto secondo il vecchio detto ma sempre valido e attuale: “chi lascia la strada vecchia per la nuova …. sa quel che lascia ma non sa quel che trova”. Però è altrettanto vero che chi non risica non rosica.

lunedì 3 giugno 2013

Giorni vissuti pericolosamente




Comunuque la si pensi, circa la madre di tutte le trattative, cioè quella tra gli indonesiani della famiglia Thohir e la famiglia Moratti, bisogna riconoscere che questi negoziati tengono tutti noi sul filo del rasoio. Visto che c’è chi teme l’invasione straniera dei nostri colori e chi al contrario è preoccupato che gli indonesiani possano tirarsi indietro e lasciarci in una situazione di oggettiva difficoltà finanziaria e agonistica.

Volendo dare il mio parere su una vicenda così delicata e decisiva rispetto al nostro possibile futuro, è di fatto uno spartiacque delle nostre prospettive, prima di tutto vorrei fare una precisazione, giusto per sgombrare il campo da ogni equivoco. E’ questa: tutti noi preferiremmo al posto del tycoon appartenente alla sfera dei nuovi ricchi che avanzano, un imprenditore stramilanese, straricco e strainterista. Comprendo sia un concetto banalotto, che richiama alla mente una battuta televisiva di catalana memoria, del resto chi non vorrebbe essere bello, ricco, simpatico e intelligente, piuttosto che brutto, povero antipatico e stupido? Ma è così.

Chiusa la parentesi, dovendo analizzare la situazione e le prospettive in base alle informazioni che sono riuscita a reperire, di fronte alla domanda di un mio caro amico, vale a dire se Moratti deve vendere oppure no …  semplicemente ho risposto: penso da sempre che nella vita ognuno di noi deve essere grado di sostenere il ruolo che si è scelto e se per una serie di motivazioni si è impossibilitati a farlo, allora è preferibile passare la mano.



Questo perché facendo dei ragionamenti sensati, considerazioni peraltro già esternate  in maniera informale con amici sia di persona che nel variegato mondo del web, credo purtroppo che la famiglia proprietaria della nostra amata squadra abbia qualche affanno di troppo in termini di liquidità. Altrimenti:

1)Perché vendere grosso modo il 20% di Saras a uno squalo come Igor Sechin, uno che è in pratica l’alter-ego di Vladimir Putin? Insomma se non ci fosse alcun problema perché tirarsi in casa di fatto il Cremlino, che al di là della quota posseduta è certamente un socio non ingombrante, ma di più?

2)Perché pochissimi tifosi sono al corrente del fatto che nel cda dell’Inter siede Pier Francesco Saviotti, cioè l’A.D. del Gruppo Banco Popolare? Solo a me questa presenza ricorda la storia di Unicredit e la Roma di Rossella Sensi, e forse si presta a essere un’analogia che provoca qualche motivo di imbarazzo?

3)Perché se veramente va tutto bene, si incarica la banca d’affari Lazard per cercare qualcuno che sia interessato a rilevare delle quote societarie? Inoltre, perché illudere la gente nerazzurra che questo qualcuno sia disposto a far gestire per esempio 100/150/200 milioni di euro  proprio allo stesso management che da 3 anni a questa parte producono perdite di bilancio valutabili in 80 milioni di euro a stagione e hanno accumulato debiti per oltre 300 milioni? Davvero esiste Babbo Natale in carne e ossa?




Logico quindi che oltre a questo, dopo aver preso visione degli ultimi due bilanci dell’Inter, io mi sia chiesta: oh ma non è che a soldi siamo alla canna del gas?”. E se siamo alla canna del gas come credo, mi domando anche: però i cosiddetti morattisti che mi contrappongono il discorso del tutto legittimo della continuità, del cuore e della tradizione, dopo se la sentiranno, parlando in via ipotetica, di stappare le bottiglie quando due altri bolliti come Rolando Bianchi e Flaminì planeranno in quel di Appiano?

Inoltre a proposito del cuore, seriamente c’è davvero chi pensa che due come Fassone e Branca possano in qualche modo surrogare due giganti dell’interismo come Peppino e Giacinto? E poi oggi in società esiste qualcuno con una statura morale tale da eguagliare quelle di Prisco e Facchetti? E’ presto detto, secondo me non c’è nessuno. Dunque questo richiamo alle nostre radici non è un po’ troppo tardivo?

Ha senso l'attuale chiamata alle armi in favore di una presunta difesa dell'italianità quasi fosse uno schermo totale a garanzia e protezione di ogni tipo di default, quando molti di noi  ricordano alla perfezione presidenti quali Riva, Farina, Romero, Ferlaino, Tanzi, Cragnotti, Sensi e Cecchi Gori saltati gambe all'aria? Glazer e Abramovich saranno tifosi di Man Red e Chelsea? Non saprei, ma dal punto di vista sportivo e finanziario, hanno raggiunto risultati così disprezzabili? 

Infine che personaggi del calibro di Sconcerti, Suma e Christillin, cioè dei nostri nemici giurati sempre pieni di livore nei nostri confronti, stiano implorando Moratti di non vendere allo straniero, non è perlomeno singolare e non insospettiscono nemmeno un pochino queste esternazioni surreali? Ora non è che questi cialtroni in realtà siano spaventati dalla prospettiva concreta di una squadra altamente e nuovamente competitiva nel giro di poco tempo? In altre parole non è che si stiano cagando adosso questi qui?

Per tutte queste ragioni io spero che questi giorni densi di tumulto e trepidazione si concludano con un avvicendamento al vertice. Lo so, in tanti hanno timori. Mentre la mia più grande preoccupazione è questa paura del nuovo, remora atavica che peraltro rispecchia l’Inter ma anche l’Italia intera. Infine, come ha recentemente raccontato in maniera ineccepibile il mio amico OldStyle, questa non è una vita per noi. Noi costretti nostro malgrado a interessarci di bilanci, plusvalenze, fair play finanziario, liberatorie di fidejussioni e chi più ne ha più ne metta. 

E’ il mio desiderio più grande, archiviare questo periodo cupo dedicato ai freddi numeri, dedicato a qualcosa che non ci appartiene, per tornare a occuparci di quello che succede in campo e sugli spalti, per tornare a fare la cosa che in verità ci riesce meglio: tifare e sognare.