mercoledì 30 gennaio 2013

G.A.G.



Ecco a voi il bagno di folla e la calorosa accoglienza .. che i tifosi interisti riserveranno al signor Kuzmanovic non appena arriverà in aeroporto alla Malpensa … 




martedì 29 gennaio 2013

Il Falco della Notte



Dopo il successo interplanetario del film Nella mente del serial Killer, a grande richiesta prossimamente nei vostri peggiori incubi  Nella mente del pezzente




Un horror-movie che vi toglierà il sonno ... trasportandovi nell'inconscio di un uomo che non ha più nulla da perdere e non ha più nulla nel cervello ... Hey c’è qualcuno???





lunedì 28 gennaio 2013

Così Parlò Fulvio Il Vikngo


Avete letto le ultime chicche del nostro presidentissimo? “Sostituire Mudingayi? No! L’unica cosa che possiamo fare è dirgli povero Mudingayi”Mercato? C’è tempo..” Qualcuno lo può gentilmente avvisare che tra poche ore sarà il 29 gennaio?

Si tratta di affermazioni semplicemente demenziali e farneticanti. Secondo me dovrebbero creare una sit-com basata sulle sue interviste quotidiane, rilasciate a più riprese sul marciapiede. Mi domando come riescano i giornalisti a rimanere seri davanti a cotante assurdità.

Inoltre credo che il damerino che ricopre il ruolo di direttore generale partirà per il Brasile il primo febbraio. Quando si accorgerà che il mercato si è chiuso il giorno precedente, si consolerà facendo incetta di opzioni morali, come quelle che riguardavano: Cavani, Sanchez, Tevez, Lavezzi, Lucas . Da questo punto di vista è davvero inarrivabile ...



G.A.G.



Peter Weir ha diretto il lungometraggio Truman Show, film che parla della realtà ingannevole dei reality televisivi, ed è stato ingaggiato dalla famiglia Moratti. E’ lui in realtà il regista perfetto, ora dovrà raccontare i tradimenti di Branca con i suoi viaggi in Brasile in cui cornifica un’appartenente alla famiglia Moratti e inoltre dovrà narrare le prese per il culo del presidente nei confronti dei suoi tifosi. La gente però esasperata si ribellerà e farà recapitare al buon Massimo il seguente messaggio: Caro Presidente la F.C. Internazionale di Milano non è un triste spettacolo ridotto a una sfilata di moda di periferia, o una storia patetica di una famiglia di cornuti. E’ uno stile di vita meraviglioso che ci ha sempre reso fieri.. ma che lei sta distruggendo giorno dopo giorno. Quindi lasciamo stare quel regista … tanto abbiamo l’alternativa Paolo Bonolis in casa … e infine un solo coro si leverà : Avanti un altro!!!!



Lucy e Linus: piccoli direttori sportivi crescono...


venerdì 25 gennaio 2013

Il creativo doveva morire



L'inclinazione nel realizzare ad arte geometrie e giocate eleganti in un regolamentare prato verde, per fortuna non si è snaturata e sfocata in una serie di immagini dal gusto retrò in bianco e nero. Esiste e risplende tuttora pur subendo una scontata metamorfosi determinata dalla evoluzione tattica e atletica del calcio moderno.

La maggior parte dei top team al mondo beneficia e usufruisce dei servigi di colui che ispira e sviluppa la manovra. Naturalmente a seconda delle attitudini si possono citare a esempio di questa tipologia di giocatore: Xavi e Iniesta a Barcellona, Ozil e Modric al Real, Silva al City, Kroos al Bayern, Gòtze al Dortmund e altri ancora.

Possiedono certamente caratteristiche differenti. Quello che li  accomuna è la capacità di ideare rapido una soluzione tattica, di vedere in un lampo il compagno smarcato, di  accorgersi quando tentare il dribbling come soluzione efficace per favorire superiorità numerica. Sto parlando insomma del creativo di centrocampo in linea generale. Poco importa che sia basso o alto, come si dice adesso.

Il termine generale non è affatto casuale, perché nel caso contingente non influisce che il mese non sia proprio quello esatto, visto che siamo spettatori inermi di un abominio di natura strategica e concettuale: l’assassinio del talento al centro del campo. Un complotto speculare  a quello ordito contro Giulio Cesare durante le Idi di Marzo.

E’ altrettanto indifferente che l’omicidio non si stia verificando in una sala del Senato di Roma, bensì tra le mura amiche dello spogliatoio di Appiano Gentile, e che per la precisione di coltellate non ne servano trentatré. Bastano e avanzano quelle che corrispondo al numero perfetto, e in merito a questo,  proverò a spiegarmi meglio.




Di Sneijder avevo già discusso tempo indietro. Come è andata a finire lo sappiamo tutti. E’ volato in Turchia per un prezzo da saldo stracciato. Visto che grosso modo la cifra della sua cessione è pericolosamente vicina a quella servita per acquistare quella indegna schifezza deambulante che risponde al nome di Jonathan Cicero.

Dunque fuori il primo dei calciatori in rosa in possesso di capacità geometriche vediamo a chi tocca. E' il turno del piccolo Coutinho ritrovarsi sul piede di partenza. Dovrebbe essere destinato a sbarcare in Premier League. Credo che abbia per davvero una visione rara in rapporto alla sua giovane età, ma altrettanto onestamente penso anche che non sia un cuor di  leone. 

Purtroppo nell'Inter o ti chiami Lothar Mattheaus, che ha retto qualche mese di mugugni infischiandosene altamente. Oppure sei costretto a mollare la presa. Mentre con mio grande disappunto un falegname sciagurato stile Gargano resiste pervicacemente dalle nostre parti, come la cozza aggrappata allo scoglio. 

Infine rimane Alvarez. Arrivato due anni fa in pompa magna come versione argentina del Kakà bbilanista, alla prova dei fatti si sta rivelando la reincarnazione di un altro carioca che con rammarico permane nei nostri peggiori incubi, vale a dire Vampeta. Doveva andarsene per primo tra i cosiddetti creativi,  invece sembrerebbe restare, non perché il ragazzo convinca appieno lo staff. Anzi se potessero lo affogherebbero, sospetto io.

Però ci sono problemi a spedirlo via, vuoi perché a qualcuno piacerebbe ricavare un prezzo di cessione non in linea con il suo valore effettivo e vuoi perché non sembra uno adattissimo al calcio nel nostro continente, cioè è troppo abulico e fiacco nelle gambe e nella testa.

Ma al di là delle sfumature poco rilevanti, l’uccisione della dimensione euclidea e fantastica degli schemi dei nostri eroi è certamente avvenuta nella sua totalità. Tre pugnalate alla concezione geometrica del pallone, tutte andate perfettamente a segno, poiché il Riky albiceleste verrà impiegato quasi certamente con il contagocce. 

Come nel dramma teatrale del lungometraggio narrato dai fratelli Taviani nel carcere di Rebibbia, abbiamo visto scorrere il racconto di un delitto pianificato, organizzato e desiderato da parte di chi ha abbandonato ogni ambizione (vero società & mister?), di chi non ha più il futuro dalla sua parte ma tuttavia vuole conservare il suo status quo (vero asadassi?) e di chi ha solo qualità podistiche ma è assolutamente privo di fondamentali (vero fabbrimedianacci?).



Così l’allegoria di Cesare caduto sotto i colpi dei congiurati ritrova nuova linfa nei giorni nostri attraverso la soppressione ideologica e reale del raziocinio e del genio in nerazzurro. Il destino infausto della morte di uno straccio di razionalità a livello di manovra si è compiuto. Sono tempi duri, inutile raccontarsi le balle da soli. 

Mi resta la speranza che l’analogia della reminiscenza storica venga realizzata fino in fondo. In altre parole, che i cospiratori odierni possano subire la legge del contrappasso al pari dei loro antenati, e a che a noi tifosi sia concesso il privilegio di assistere alla ascesa al potere di un nuovo Ottaviano Augusto: Ho trovato una città di mattoni, ve la restituisco di marmo.








G.A.G.



Con tutti gli acquisti dati per sicuri ... in previsione del prossimo giugno, alla sede si dovranno attrezzare come alla macelleria del supermercato: prendi il numerino in attesa del tuo turno per firmare il contratto ... ma lol!!!




giovedì 24 gennaio 2013

Così Parlò Fulvio Il Vikingo



Non ho visto la partita. In compenso stamattina ho letto le dichiarazioni di Mr. Bean. Per l'ennesima volta soddisfatto di una sconfitta: "Siamo andati più vicino noi al 2-2 che loro al 3-1" … Ma testa di cazzo abbiamo perso,  lo capisci o no?!? Ridevi dopo il 3-0 subito a Kazan. Abbiamo collezionato sette sconfitte in campionato e per te va sempre tutto bene. Ti manca solo di mangiare il gelato mentre ti intervistano. Ah la ciliegina sulla torta è stato dichiarare che la squadra va bene così, che non servono rinforzi, Non so che tipo di carriera farai come allenatore. Però in qualità di leccaculo,  posso tranquillamente affermare che hai un futuro assicurato!!!



G.A.G.



.. si dice che … Paulinho stia studiando l’italiano in gran segreto da quatto mesi. Beh di questo passo se aspetta Branca e company potrebbe diventare il nuovo Dante Alighieri …. 



mercoledì 23 gennaio 2013

Rovo On The Rocks



... oramai ho perso le speranze...ogni periodo di mercato è una via crucis ... l'eventuale arrivo di uno tra Schelotto, Cassani, Dzemaili rappresenterebbe la settima stazione: "il cireneo che raccoglie la croce del Cristo"....



G.A.G.



Belhanda? Finora hanno preso belhaminchia … altro che !!!



venerdì 18 gennaio 2013

Il Coraggio e l'Onore

Questa volta non ho nessuna voglia di interessarmi alle faccende di calciomercato, talmente oscure da sembrare offuscate da chissà quale congiuntura astrale negativa. Preferisco stendere un velo pietoso e fare un passo avanti.

Oggi mi preme fare una serie di considerazioni in merito a una faccenda terribilmente seria, perché concerne la difesa del significato più autentico dell’interismo. Parlo della  querela per diffamazione presentata da Gianfelice Facchetti nei riguardi di Luciano Moggi e del giornalista di Sportitalia Michele Criscitiello.

La Cassazione ha accolto il ricorso presentato dal figlio di Giacinto e dal p.m. Elio Ramondini. Dunque l’esposto del figlio del grande Giacinto non verrà archiviato, ma si arriverà fino al terzo e ultimo grado di giudizio.

E’ una storia profondamente sbagliata, che trasuda di una solitudine insopportabile e ingiusta. Nella quale si vede un figlio battersi nel nome e per il nome del padre contro un intero sistema di malcostume e corruzione.

Una vicenda che grida vendetta, visto che io trovo semplicemente vergognoso che Gianfelice sia stato abbandonato dalla società Inter nella difesa della memoria del suo indimenticabile papà contro certi personaggi inqualificabili.

Invece io ho sempre pensato che l’onore del nostro numero tre, andasse tutelato a costo della vita. E che fosse dovere di tutti, dal magazziniere al presidente, a Appiano Gentile battersi per uno che a livello sportivo e umano è rimasto finora ineguagliabile. 





Questo mio giudizio impietoso sarà forse dovuto al fatto che conservo gelosamente una sua foto in bianco e nero. Io avevo cinque anni e lui mi teneva in braccio di fianco alla mia mamma, a sua volta vicino a Gigi Riva. Eravamo in riva al lago. Io apparivo minuscola come il pollicino della fiaba e lui un immenso cavaliere senza paura. Salutavo lo zio che ci stava immortalando in questa immagine indimenticabile.

E’ uno dei ritratti più cari in assoluto, lo conservo tuttora con tutto il riguardo possibile. Il secondo è quello insieme a Peppino Prisco durante una festa degli alpini. E l’ultima istantanea della mia trilogia del cuore mi vede ritratta con Karl Heinz Rummenigge da ragazza a Appiano Gentile. Loro tre, cioè Giacinto, Peppino e Kalle racchiudono a mio parere il valore e lo spessore più alto e più esaustivo di cosa voglia dire essere inter

In rete leggo cose del tipo ma Moratti è il primo tifoso dell’Inter. Allora si può sapere per quale razza di ragione il primo tifoso dell’Inter non ha supportato adeguatamente la famiglia Facchetti? Eppure quando era in vita ne parlava come un fratello. Ora cosa sarebbe successo per non provare a rivendicare l'integrità della sua memoria?

Si può sapere come mai sul sito ufficiale appare in evidenza la notizia del Subcomandante Marcos e non si fa neppure un cenno a questa vicenda legale che dovrebbe essere di gran lunga una notizia molto più rilevante?

Perché qui non c'è in ballo un banale chiacchiericcio di mercato. Qui è in discussione il nostro stesso sangue, perché in ognuno di noi è come se ci fosse un’impercettibile goccia del gigante buono che regnava sulla fascia sinistra all’epoca della Grande Inter. La sua eredità è la nostra grandezza più elevata e rara. E quello che ci ha tramandato è la ragione per cui la società dovrebbe salvaguardare il nostro simbolo più fiero e limpido da qualunque tentativo di calunnia. 

Visto che se non proteggi lui, sconfessi inevitabilmente la tua storia, la tue radici, quello che sei in pratica. Inoltre dal punto di vista strettamente umano tradire un vero amico e peggio ancora il suo ricordo, sinceramente è una dei gesti più ignobili e vigliacchi che una persona possa compiere.

Poi certo ovunque possa trovarsi Giacinto, io so che nella sua smisurata magnanimità in qualche modo lui ha già perdonato tutta questa miseria terrena. Mentre io proprio non ci riesco. Sono troppo umana e vulnerabile. Quindi non ho certo la sua dimensione morale per oltrepassare lo schifo che provo nel constatare che del coraggio e di uno straccio di senso dell’onore, da parte dei nostri, non è rimasta nemmeno l’ombra. 




Così Parlò Fulvio Il Vikingo

DOPO UN TRENTACINQUENNE CHE ERA LA QUINTA PUNTA NELLA LAZIO, ORA PRENDIAMO UN TERZINO TRENTENNE RISERVA NELLA VIOLA ... MENTRE IL NANO OLANDESE CONTINUERA' ALLEGRAMENTE A SFOGLIARE LA MARGHERITA PROFUMATAMENTE PAGATO … INTANTO IL TERZO POSTO SI E' ALLONTANATO A QUATTRO PUNTI E SICCOME RIPETONO QUOTIDIANAMENTE CHE E' VITALE ARRIVARE IN ZONA CHAMPIONS SONO CONTENTO CHE LA NOSTRA GRANDE SOCIETA' STIA FACENDO GROSSISSIMI SFORZI PER RINFORZARE LA SQUADRA ...




INOLTRE RACCONTANO CHE I GROSSI COLPI SI FARANNO A GIUGNO ... A GIUGNO DIRANNO CHE NON SI POSSONO FARE PERCHE' NON SIAMO IN CHAMPIONS ... E COSI' ANDIAMO AVANTI ... IL DRAMMA E' CHE ESISTONO SONO ANCORA TIFOSI CHE CREDONO A QUEI PAGLIACCI!!!

mercoledì 16 gennaio 2013

L’amore al tempo dei supplementari

Li chiamerò Paolo e Francesca in parte per onorare di Dante, ma soprattutto perché li conosco bene. E così deve essere. Visto che non voglio raccontare di altri in prima persona. Tutte le volte che ci metto la faccia, ritengo preferibile sia la mia.

Però ammirare dei miei amici da dietro una vetrata palpitare forte per la squadra e per quello che provano di questi tempi non è affatto scontato. Dunque trovo giusto parlarne senza doverli esporre, perché la discrezione è una qualità troppo spesso dimenticata  a mio parere.

Riavvolgo il nastro dei fatti accaduti. E’ una banale sera di gennaio. Si prevedeva una bufera di neve su Milano e invece piove a stento. Comunque c’è parecchia umidità e diciamo che il clima ideale è di base differente da quello effettivo.

Sono i quarti di Coppa Italia tra Inter e Bologna. Detta in due parole a livello agonistico le reti di Guarin e Palacio portano i nostri eroi sul doppio vantaggio fino a pochi minuti dal fischio finale. Sembrerebbe in apparenza un match passato in cavalleria senza particolari ansie.

Purtroppo il destino cinico e baro con i gol di Diamanti e Gabbiadini dei felsinei rovina una festa annunciata e ci tocca andare all’over-time. I temuti e odiati trenta minuti in surplus si materializzano d’incanto. Con il loro affiorare si prospetta oltretutto anche lo spettro dei rigori. Cioè vita o morte oppure tutto o niente a seconda delle declinazioni di quello che interpretiamo nella quotidianità.

Io sono lì concentrata, fomentata e incarognita a livello di stato d'animo. Mi trovo in compagnia dei miei fratelli da stadio storici. Di quelli che “oh cazzo a che ora ci troviamo per partire” senza troppe balle per la mentalità e lo stile casual. Da ragazzi  non la facevamo troppo lunga, avevamo le toppe al culo. Però prendevamo e partivamo al seguito per cantare e per tifare.

Ci piaceva lo stadio, follemente persi per il neroblu fin da piccoli. Per noi quei colori erano una malattia. E ora dopo tanti anni amiamo da morire che tutto questo in fondo sia rimasto inalterato, nonostante sia trascorsa qualche generazione, a prescindere da quanto di bello e di brutto possiamo aver vissuto a livello sportivo e nelle nostre personali esistenze. 






Allora ricapitolando, chiusa la parentesi, sto assistendo con i soliti soci nerazzurri ai supplementari. In quel frangente c’è chi impreca, chi si cristallizza e chi invece in qualche modo protegge le sue emozioni da un lato e d’altro canto le espande.

Parlo di lui e lei. Ovvero coloro che citavo all’inizio. Cioè Paolo e Francesca: un uomo e una donna. Sembrano Jules e Jim di Truffaut. Diversi e uguali tra tutti. Isolati e amalgamati alla folla al tempo stesso.

Non vivono vicino, anzi ore di viaggio in macchina li separano in teoria. Tuttavia siccome le sensazioni forti sono solite azzerare l’inosabile, figuriamoci se la distanza vera o presunta può scalfire quello che li segna e li determina come un’unica entità. 

Dunque mentre la partita sta terminando si trovano al bar del primo verde. Un vetro li separa da  noi. Come se ci fosse un filtro tra la nostra goliardia e quello che c’è di prezioso tra loro.

Quasi a voler preservare un trasporto ambivalente che li caratterizza in quell’istante, vale a dire la pulsione del tifo per la squadra e la tensione vibrante che reciprocamente si trasmettono e di cui si nutrono. 






E’ poi Ranocchia a sistemare la pratica della partita. Noi saltiamo e sventoliamo le nostre sciarpe. La semifinale di Coppa Italia sarà. Al solito ci diamo delle gran pacche sulle spalle. Mentre loro schermati dal finestrone in plexiglass mi salutano sorridenti. 

Sono dunque testimone privilegiata di un flash bellissimo dove risaltano in simultanea la vittoria della squadra e l’emozione di una passione privata resistente a ogni interferenza. Allora nel momento in cui mi allontano dai gradoni dello stadio, penso che va tutto bene e stasera finisce così. 











lunedì 14 gennaio 2013

Il Ladro di Sogni

Marco Branca di per se stesso non sembrerebbe un personaggio interessante e tanto meno potrebbe apparire inquietante a prima vista. Va bene è un uomo che esibisce un look genere rivista patinata. Quando viene intervistato non perde occasione per sfoggiare una generosa dose di spocchia. Personalmente ritengo che ci sia un'assoluta coerenza in tutto questo: cioè la grammatura di cashmere delle sue giacche è pari alla sua presunzione. 

Però un simile atteggiamento alimenta il dubbio atroce che oltrepassando la superficie del suo aspetto e del suo eloquio si possa manifestare solo il vuoto più desolante: insomma sotto il vestito niente, proprio come il titolo di un celebre film cult anni ’80. In pratica richiama il racconto di uno dei tanti, troppi cloni alla Gordon Gekko che nella Milano dell’happy hour si sprecano a più non posso. Dunque non fosse il deus ex machina del nostro mercato credo che nessuno si accorgerebbe di lui.



  
Purtroppo però con tutte le cazzate che ha fatto da giugno 2010 in poi, la sua presenza in società si può considerare come la classica mattonata sui maroni per i maschietti e sulla testa per le femminucce. Una pratica masochistica di cui faremmo tutti tranquillamente a meno, ma che qualcuno non smette di propinarci. Da qui deriva tutta l’attenzione di cui gode tra il popolo nerazzurro da qualche tempo a questa parte. 

Per avvalorare questa mia affermazione, poco raffinata ma certamente veritiera, trovo giusto ricordare le sue parole ridondanti alla presentazione di giocatori che alla prova dei fatti si sono rivelati delle sciagure tali che neanche la grandine. Ecco cosa disse quando all’epoca presentò:

- Biabiany:  “Biabiany è da Inter, Cavani no”

- Castaignos: “Sarà l’attaccante del futuro …”

- Zarate: “E’ un giocatore importante. Il suo acquisto è in linea con la politica della società: costruire un mix di giovani e giocatori esperti. Il suo ingaggio poi è stata un’occasione. I talenti devono rimanere in Italia, non vanno mandati all’estero.”

-Jonathan: “Erano anni che lo seguivamo, e non è una frase fatta. Quest’anno abbiamo avuto l’opportunità di prenderlo, e sono convito che darà il suo contributo per una grande Inter.”

Per questo sono convinta che dietro al suo falso aspetto rassicurante, in realtà si celi un personaggio da incubo assimilabile a Freddy Kruger. Uno che alla maniera del protagonista della serie Nightmare ha il pieno controllo della nostra entità onirica e che da tre anni sistematicamente distrugge. E’ il ladro di sogni. Se ne impossessa a tradimento con cinismo e crudeltà per poi farli morire. 




Attinge senza alcun ritegno a piene mani al salvadanaio delle speranze di noi tifosi per poi frantumarle cinicamente in infiniti pezzi come un cristallo scagliato a terra. Indifferente al nostro continuo dispiacere di assistere allo spettacolo di una squadra dal presente incerto e dal futuro ancora più indecifrabile. 

Continuo a chiedermi come mai non sia stato cacciato nemmeno dopo la “cosa abbastanza gravina”  che riguardava Forlan e la lista champions di fine agosto 2011. A questo proposito di voci ne girano tante, sono fantasiose, divertenti e gustose, ma pur nella diversità è la conclusione a accomunarle tutte: l’uomo è un raccomandato di ferro se non addirittura di acciaio della famiglia Moratti.

Ora in un’Italia dove i posti chiave sono esclusiva di quelli che possono godere di patrocini vari sia politici che familiari questo non stupisce. Però è davvero un peccato che nemmeno nella squadra del cuore non ci sia spazio per la meritocrazia. Che in nome di questo bieco nepotismo si debba assistere al continuo massacro delle nostre aspettative. 

De Andrè sosteneva che: un uomo senza utopia, senza sogno, senza ideali, vale a dire senza passioni e senza slanci sarebbe un mostruoso animale fatto semplicemente di istinto e di raziocinio, una specie di cinghiale laureato in matematica pura. Aveva ragione Faber su tutta la linea.

E siccome non vogliamo rinunciare alla nostra natura di romantici visionari per nessuna ragione al mondo, è necessario e vitale che un tipo così venga allontanato dalla nostra Inter il più presto possibile. Perché di un direttore generale che non riesce nemmeno a valutare l’utilità del diciottenne Benassi, promettente ragazzo dai piedi buoni e dal pensiero veloce, in prima squadra possiamo farne tranquillamente a meno. 



mercoledì 9 gennaio 2013

Ridateci Il Rispetto


Domenica durante l’ora di pranzo, le immagini di Udinese-Inter scorrevano veloci. Al contrario la mia squadra del cuore si muoveva al ritmo di uno stucchevole valzer viennese. Disperatamente aggrappata ai soli slanci fisici di Guarin e alle giocate estrose di Cassano. Riguardo a tutti gli altri nerazzurri in campo, eravamo a livello buio pesto. Come testimoniano gli affanni fisici dei tre argentini, l’inadeguatezza di due come Pereira e Jonathan, le incertezze di Palacio sottoporta e di quelle di Handanovic tra i suoi di pali.

Pertanto se a calcio si gioca in undici e a livello di prestazione se ne salvano due e basta, in quei momenti ho pensato che i problemi fossero più di uno. Il risultato che ne è derivato è stato quello di una sonora scoppola. Becchiamo tre pappine, tutti a casa alé. Così si chiude malinconicamente il nostro girone di andata. Abbiamo gli stessi punti della scorsa stagione, la stessa posizione in classifica e purtroppo si sono ripresentate le stesse lacune in termini di organico e di organizzazione tattica. 

Questo a dispetto della facile euforia estiva dispensata a piene mani dal presidente lo scorso metà luglio “Dalle colonne de La Gazzetta dello Sport, Massimo Moratti, presidente nerazzurro, mostra tutto quello che è il suo entusiasmo per gli ultimi colpi e la nascita di una nuova Inter: "Questa nuova Inter mi entusiasma e sarà vincente - ha detto il presidente -. Ripartiamo senza perdere di vista quelli che sono i nostri obiettivi, riprenderci l'Italia e l'Europa. Siamo l'Inter e vogliamo ricominciare a vincere. Stramaccioni è il nostro simbolo. E' un giovane adulto. Sono veramente molto fiducioso "

Vero che quando si tratta di vendere abbonamenti allo stadio e in pay-tv, non è inusuale assistere alla gara tra chi la spara più grossa tra i presidenti del nostro campionato. Però una tifoseria che ha sempre sostenuto i colori anche nel perdurare di tempi grami, pensavo meritasse più rispetto da parte della società.



Invece in estate si comincia dallo sfregio della svendita dei colori. Viene presentata quella autentica schifezza che è la maglia rossa da trasferta nel nome di un fantomatico accordo con i cinesi. E qui mi sembra giusto fare una riflessione: ora anche il Manchester United è di proprietà americana. Con la bella differenza che  Ferguson si è sempre ben guardato dal proporre una maglia a stelle a strisce per suoi ragazzi in ossequio al padrone yankee. 

Peccato che dopo l’annuncio in pompa magna a agosto, arriva il Natale e ci si accorga che i cinesi si sono volatilizzati. A memoria di questo bluff resta quell’obrobrio di tenuta da calcio. In società si sono spinti fino alla deturpazione cromatica, svendendo la tradizione centenaria del club per quattro soldi, denaro che tra l’altro non è nemmeno arrivato. Quindi come il più classico dei finali: oltre al danno, la beffa.

Adesso si vocifera di un interessamento della holding Mabetex per quando concerne il progetto e la costruzione dell’Inter Stadium. E’ un società edilizia  con sede in Svizzera di proprietà della famiglia kosovara Pacolli. Personaggi chiacchierati per tangenti in Russia durante il regno di Boris Eltsin e in Nigeria per qualche altro traffico poco trasparente. Soggetti comunque moralmente discutibilissimi, visto che Behgjet Pacolli si è dovuto dimettere da presidente del Kosovo perché beccato con le mani della marmellata. In altre parole la Corte Costituzionale di quel paese aveva confermato l’illegittimità della sua votazione perché aveva truccato la competizione elettorale. 

Approfondendo la questione si scopre inoltre che in realtà questo incontro è avvenuto in novembre. Allora perché darne rilievo due mesi dopo? Forse per far digerire perlomeno ai tifosi più sprovveduti l’acquisto di un povero vecchio che risponde al nome di Tommaso Rocchi? Vale a dire un’altra volta in società tirano fuori dal cilindro il coniglio del nuovo impianto sportivo. Ma da quanti anni Moratti ne parla?

Nel frattempo altri (inutile fare nomi.. tanto sapete chi sono) in effetti lo stadio lo hanno costruito, bruttino finché vi pare ma intanto è cosa loro. Gianpaolo Pozzo dell’Udinese ha ottenuto per i prossimi 99 anni il diritto di superficie dello Stadio Friuli e in quell’area verrà edificato la nuova struttura. La Roma ha presentato il progetto del nuovo impianto da 60mila posti che sorgerà a Tor di Valle dopo l'approvazione del 'ddl stadi' o con una variante al piano regolatore. La nostra società ne parla da un decennio. Ma finora passi concreti zero … si tratta solo di aria fritta data in pasto ai tifosi quando le cose si mettono male.

Come parole al vento sono le voci riguardanti la trattativa di Dzeko in vista di giugno, mi sembra tanto il deja vu del "su Tevez non stiamo scherzando" . Intanto si continuano a trattare e a comprare una serie di giocatori inadeguati al palcoscenico di San Sito. Gli ultimi in ordine di apparizione sono: Alvarez, Jonathan, Silvestre e Pereira. Del nonno in famiglia arrivato dalla Lazio ho già detto in lungo e in largo. Ora si parla di un altro bidone terrificante alla Brechet cioè Schelotto. Infine per non farci mancare niente sembra si stia trattando un altro non proprio di primissimo pelo vale a dire Hugo Campagnaro.




Per questa serie di motivi, allora credo proprio che non ci meritiamo una società che:

- strombazza  ai quattro venti una stagione di vertice a luglio, salvo fare retromarcia dopo la Befana.
- millanta un accordo con non meglio identificati investitori cinesi prima e kosovari poi, quando di concreto in verità non c’è nulla.
- pontifica sul fair play finanziario, ma poi finisce per acquistare a peso d’oro dei tristi figuri che denominarli impresentabili è fargli un complimento.
- alla faccia di presunte ristrettezze economiche, si prorogano contratti a giocatori cotti e stracotti, per esempio è giusto notare quanto sono costati i 45 minuti finora giocati  da Chivu in questa stagione.
- illude i tifosi con trattative mirabolanti, per poi acquisire carneadi che sono perlopiù scarti di squadre da metà classifica.

Perché il discorso in ballo, non è quello di lamentarsi per la mancanza di risultati. Quello che irrita maggiormente, è la latitanza di ogni prospettiva futuribile. Del resto domenica pensavo mentre guardavo la partita “ma quanti di questi che giocano oggi, potrebbero essere ancora dei buoni titolari tra qualche anno?”. Ebbene i soli nomi che ho salvato al di là della prestazione di Udine sono: Handanovic, Ranocchia, Jesus e Guarin. Francamente mi sembrano troppo pochi in relazione agli investimenti degli ultimi tre anni. E in riferimento a questo controllate pure i bilanci.

La verità è che siamo tifosi e non carne da macello per abbonamenti allo stadio e alla pay-tv. Non domandiamo nomi altisonanti, bensì scelte razionali. Non chiediamo trofei, ma chiarezza e correttezza. E se dalle parti di Corso Vittorio Emanuele continueranno con questa continua mancanza di riguardo nei nostri confronti, peggio per loro. Temo che prima o poi qualcuno potrebbe perdere la pazienza e vorrà riprendersi il rispetto che gli è dovuto anche con le brutte. Visto che ahimè ... ora dovrò terminare con una considerazione che lo ammetto, è la solita solfa. Ma che tuttavia ha pur sempre un senso compiuto: a furia di tirarla, la corda si rompe








Snoopy & Charlie Brown sognano nuove prospettive ....



lunedì 7 gennaio 2013

Charlie Brown & Linus sulla trattativa Schelotto




Così Parlò Fulvo Il Vikingo




In questa stagione è dura caro il mio petroliere … dura perché quest’anno non potrai scaricare la tua incompetenza e gli intrallazzi più disparati della società sui vari Benitez, Gasperini e Ranieri … Lo yes-man che ti sei scelto con la complicità dell’asado non te lo permette ….
L’alibi degli arbitri? Anche quello sta vacillando. Oramai molti tifosi stanno aprendo gli occhi.  E ora perché non riveli le tue prossime mosse? Oltre a quella di girare disperatamente per il mondo, alla ricerca di improbabili partnership con ciarlatani cinesi o mafiosi albanesi …


sabato 5 gennaio 2013

Charllie Brown & Snoopy sul calciomercato




Così Parlò Fulvio Il Vikingo


Azz … leggo ... Chivu di nuovo infortunato, anche Alvarez, Mudingayi, Castellazzi, Stankovic, Obi e pure Coutinho … Mah non so allora se domani andrò a vedere l’Inter a Udine … Però stavo pensando, se li bruciamo insieme alla Befana se ne accorge qualcuno? 




venerdì 4 gennaio 2013

Così Parlò Fulvio Il Vikingo




‎… e dopo il due di picche che ti sei preso dai cinesi, adesso ti rivolgi ai kosovari. Basta ti prego, te lo costruisco io lo stadio nuovo con i mattoni lego di mio figlio … capienza sei posti: tu, tua moglie, tua sorella, tuo figlio futuro presidente, il damerino e il tronchetto della felicità. Così potrete far giocare tutti i mezzi giocatorini che acquisterete in futuro. Però smettila per favore di oltraggiare il nome dell’Inter ….



Alla Fiera dell'Ipocrisia



In relazione ai cori razzisti verso  Boateng e tutti i calciatori del Milan durante l'amichevole Pro Patria milan giocata ieri pomeriggio a Busto Arsizio, ora stiamo assistendo alla più classica levata di scudi  perbenista, tipica del nostro calcio.

Siamo tutti di nuovo testimoni dell’ennesima Fiera dell’Ipocrisa del pallone italico dove:

Per due applausi Boateng il campo lasciò. Curioso però che quando i tifosi bbilanisti cantavano, durante i derby della madonnina, tutta una serie di amenità relative alle rose e al metrò nei confronti di Samuel Eto'o, un cuor di leone come Kevin Prince non si sia affatto scandalizzato.

Per due applausi Barbara Berlusconi minacciò: Fermiamo il campionato. Certo io me la vedo la figlia dell’uomo più truccato e liftato d’Italia ritirare la sua squadra mentre magari sta vincendo 3-0 a San Siro contro la Juventus, se per ipotesi i tifosi avversari rivolgessero dei buuh a Muntari. Invece è storia vera, che anni fa, i rossoneri abbandonarono il campo al Velodrome di Marsiglia per un problema, a loro dire, legato ai riflettori dello stadio. Insomma secondo il ciclo dei corsi e dei ricorsi, la storia si ripete: se non si mette bene per loro in termini di risultato, al solito se ne vanno negli spogliatoi. 

Per due applausi Abete tuonò: Inqualificabili. Subito inchiesta Figc. Anche lui aveva forti problemi di udito in relazione ai casi di Balotelli e Eto’o?  O è solamente una delle tante vittime dell’indignazione ad personam? Forse che i buuh indirizzati ai nostri ex-attaccanti valevano meno di quelli indirizzati al centrocampista rossonero?





Per due applausi il giudice Tosel squalificò: il campo della Pro-Patria. Immagino mesi di squalifica inflitti alla squadra bustocca come segnale di punizione esemplare. Mentre verso chi scaglia il pallone contro i tifosi, scommetto che non sarà preso alcun provvedimento. Però, mi chiedo, non andava espulso un giocatore colpevole di reazione? Misura disciplinare del resto prevista dal regolamento arbitrale, anche perché se uno mi urla una serie di cose ignobili, ora non è che io possa comunque essere in diritto di spaccargli una gamba. Dunque al di là della provocazione, il nostro Boateng, presunto eroe di giornata, si è reso protagonista di condotta violenta. Rapportatela al celebre  sguardo aggressivo di Guarin e traete voi le conclusioni.

Per due applausi Demetrio Albertini si indignò: e con lui molti, tanti, troppi giocatori. E’ solo l’ulteriore e ultimo esempio dell’utilizzo disinvolto della doppia morale, a seconda che si tratti di giocatori di una squadra piuttosto che di un'altra.

E mi fermo qui perché di continuare a elencare una serie di atteggiamenti perbenisti e bacchettoni di personaggi variegati, dalla Satta a Prandelli, che hanno come unico tratto distintivo quello di avere la faccia come il culo, non ho proprio più voglia. 



giovedì 3 gennaio 2013

Il Falco della Notte

Ho visto cose che voi umani non potete nemmeno immaginare ... Rocchi in fiamme al largo dei bastioni di San Siro !!!


I tormenti della Decadenza

Il declino è proprio una brutta bestia. Nella condizione umana tutti troviamo indigesto il concetto di giovinezza che sfugge in un soffio. Del resto ammettiamolo, nessuno di noi vorrebbe invecchiare. Si sa, fare i conti con il tempo che scorre in linea di massima, è un’esperienza  sgradevole. Molto spesso il confronto con il passato è impietoso in un’esistenza comune

Figurarsi dunque, se si tirano in ballo le celebrity o se nello specifico il discorso riguarda lo sport e ancora più in particolare il football. E’ innegabile che essere un grande calciatore professionista e vivere l’involuzione in prima persona del proprio corpo, sia terribilmente complesso.

Arrendersi al fatto che in un futuro prossimo i tifosi non ti acclameranno più, che presto sarai meno appetibile per media e sponsor non penso che sia così semplice. Del resto se in tutta una carriera si alimenta il proprio ego con applausi, ovazioni e attenzioni, il percorso per rinunciare a questa giostra sfavillante per forza di cose è fuor di dubbio difficile.

Perché la nostalgia, in questo caso, è un dolore che scaturisce dal desiderio irrealizzabile di poter essere nuovamente vigorosi e prestanti come lo si era da ragazzi. Del resto non si è consapevoli di quanto sia prezioso l’ardore fisico, finché non ci si rende conto di quanto si sia affievolito. E quando si prende coscienza che gli anni più belli sono svaniti, credo che sia normale essere attanagliati da uno  smarrimento più che comprensibile. 


Quindi due sono le ipotesi: o ci si adegua oppure si fa finta di niente. In pratica c’è chi reagisce, a questo ineluttabile stato di cose, e pur con un groppo in gola decide di concludere la propria carriera a alti livelli. Mentre al contrario c’è chi si racconta le balle da solo, perché forse incapace di leggere e affrontare la realtà, e prosegue cocciutamente con tutte le conseguenze del caso.

A questo proposito, trovo molto pertinente un antico proverbio russo: a volte bisogna fare un passo indietro, per farne due in avanti. Ecco mi piacerebbe tanto che qualcuno che ho applaudito, incitato e incoraggiato per anni riuscisse a cogliere l’essenza più genuina di queste parole: saper mollare in tempo per regalare un ricordo memorabile che non venga immalinconito da prestazioni sempre più in affanno.

Purtroppo leggendo le ultime dichiarazioni rilasciate di alcuni dei miei eroi, sembrerebbero invece, per dirla facile, non tanto intenzionati a mollare l’osso. Personalmente ne sono rammaricata, perché ritengo che lasciare al culmine del successo ti possa consacrare nella terra degli immortali. Mentre intestardirsi a rincorrere un passato che sta scivolando come sabbia tra le dita, provoca sempre più tristezza e alimenta un disappunto sempre più forte.

Per certi versi è un discorso assimilabile a quello dei volti di certi sex symbol di venti anni fa, che nel tentativo di arrestare il tempo si sono man mano trasfigurati per mano di chirughi plastici compiacenti, fino a diventare inverosimili e grotteschi. 

Non mi resta allora che invitare i miei beniamini ormai non più giovani a fermarsi. Per permettere alla memoria dei tifosi di conservare totalmente integri i momenti di maggior fulgore, dato che : Il tempo raffredda, il tempo chiarifica; nessuno stato d'animo si può mantenere del tutto inalterato nello scorrere delle ore (Thomas Mann).