Ecco
a voi il bagno di folla e la calorosa accoglienza .. che i tifosi interisti riserveranno
al signor Kuzmanovic non appena arriverà in aeroporto alla Malpensa …
mercoledì 30 gennaio 2013
martedì 29 gennaio 2013
Il Falco della Notte
Dopo il successo interplanetario del film Nella mente del serial Killer, a grande richiesta prossimamente nei vostri peggiori incubi Nella mente
del pezzente …
Un horror-movie che vi toglierà il sonno ... trasportandovi
nell'inconscio di un uomo che non ha più nulla da perdere e non ha più nulla nel
cervello ... Hey c’è qualcuno???
lunedì 28 gennaio 2013
Così Parlò Fulvio Il Vikngo
Avete
letto le ultime chicche del nostro presidentissimo? “Sostituire Mudingayi? No!
L’unica cosa che possiamo fare è dirgli povero Mudingayi” “Mercato? C’è tempo..”
Qualcuno lo può gentilmente avvisare che tra poche ore sarà il 29 gennaio?
Si
tratta di affermazioni semplicemente demenziali e farneticanti. Secondo me dovrebbero
creare una sit-com basata sulle sue interviste quotidiane, rilasciate a più
riprese sul marciapiede. Mi domando come riescano i giornalisti a rimanere seri
davanti a cotante assurdità.
Inoltre credo che il damerino che ricopre il ruolo di direttore generale partirà per il
Brasile il primo febbraio. Quando si accorgerà che il mercato si è chiuso il
giorno precedente, si consolerà facendo incetta di opzioni morali, come quelle
che riguardavano: Cavani, Sanchez, Tevez, Lavezzi, Lucas . Da questo punto di vista è davvero inarrivabile ...
G.A.G.
Peter
Weir ha diretto il lungometraggio Truman
Show, film che parla della realtà ingannevole dei reality
televisivi, ed è stato ingaggiato dalla
famiglia Moratti. E’ lui in realtà il
regista perfetto, ora dovrà raccontare i tradimenti di Branca con i
suoi viaggi in Brasile in cui cornifica un’appartenente alla famiglia Moratti e inoltre dovrà narrare le prese per il culo del presidente nei confronti dei suoi tifosi. La gente però esasperata si
ribellerà e farà recapitare al buon Massimo il seguente messaggio: Caro Presidente la F.C. Internazionale di
Milano non è un triste spettacolo ridotto a una sfilata di moda di periferia, o una storia patetica di una famiglia di cornuti. E’ uno stile di vita meraviglioso che ci ha sempre reso fieri.. ma che lei sta
distruggendo giorno dopo giorno. Quindi lasciamo stare quel regista … tanto
abbiamo l’alternativa Paolo Bonolis in casa … e infine un solo coro si leverà :
Avanti un altro!!!!
venerdì 25 gennaio 2013
Il creativo doveva morire
L'inclinazione nel realizzare ad arte geometrie e giocate eleganti in un regolamentare prato verde, per fortuna non si è snaturata e sfocata in una
serie di immagini dal gusto retrò in bianco e nero. Esiste e risplende tuttora
pur subendo una scontata metamorfosi determinata dalla evoluzione tattica e
atletica del calcio moderno.
La maggior parte dei top team al mondo beneficia e usufruisce dei servigi di colui che ispira e sviluppa la manovra. Naturalmente a seconda delle attitudini si possono citare a esempio di
questa tipologia di giocatore: Xavi e Iniesta a Barcellona, Ozil e Modric al
Real, Silva al City, Kroos al Bayern, Gòtze al Dortmund e altri ancora.
Possiedono certamente caratteristiche differenti. Quello che
li accomuna è la capacità di ideare rapido una soluzione tattica, di vedere in un lampo il compagno smarcato, di accorgersi quando tentare il dribbling come soluzione efficace per favorire superiorità numerica. Sto parlando insomma del creativo di centrocampo in
linea generale. Poco importa che sia basso o alto, come si dice adesso.
Il termine generale non è affatto casuale, perché nel caso contingente non influisce che il mese non sia proprio quello esatto, visto che
siamo spettatori inermi di un abominio di natura strategica e concettuale: l’assassinio del talento al centro del campo. Un complotto speculare a quello ordito contro Giulio
Cesare durante le Idi di Marzo.
E’ altrettanto indifferente che l’omicidio non si stia
verificando in una sala del Senato di Roma, bensì tra le mura amiche dello spogliatoio di Appiano
Gentile, e che per la precisione di coltellate non ne servano trentatré.
Bastano e avanzano quelle che corrispondo al numero perfetto, e in merito a
questo, proverò a spiegarmi meglio.
Di Sneijder avevo già discusso tempo indietro. Come è
andata a finire lo sappiamo tutti. E’ volato in Turchia per un prezzo da saldo
stracciato. Visto che grosso modo la cifra della sua cessione è pericolosamente
vicina a quella servita per acquistare quella indegna schifezza deambulante che
risponde al nome di Jonathan Cicero.
Dunque fuori il primo dei calciatori in rosa in possesso di
capacità geometriche vediamo a chi tocca. E' il turno del piccolo Coutinho ritrovarsi sul piede
di partenza. Dovrebbe essere destinato a sbarcare in Premier League. Credo che abbia per davvero
una visione rara in rapporto alla sua giovane età, ma altrettanto onestamente penso anche
che non sia un cuor di leone.
Purtroppo nell'Inter o ti chiami Lothar Mattheaus, che ha retto qualche mese di mugugni infischiandosene altamente. Oppure sei costretto a mollare la presa. Mentre con mio grande disappunto un falegname sciagurato stile Gargano resiste pervicacemente dalle nostre parti, come la cozza aggrappata allo scoglio.
Infine rimane Alvarez. Arrivato due anni fa in pompa magna come versione argentina del Kakà bbilanista, alla prova dei fatti si sta rivelando la reincarnazione di un altro carioca che con rammarico permane nei nostri peggiori incubi, vale a dire Vampeta. Doveva andarsene per primo tra i cosiddetti creativi, invece sembrerebbe restare, non perché il ragazzo convinca appieno lo staff. Anzi se potessero lo affogherebbero, sospetto io.
Infine rimane Alvarez. Arrivato due anni fa in pompa magna come versione argentina del Kakà bbilanista, alla prova dei fatti si sta rivelando la reincarnazione di un altro carioca che con rammarico permane nei nostri peggiori incubi, vale a dire Vampeta. Doveva andarsene per primo tra i cosiddetti creativi, invece sembrerebbe restare, non perché il ragazzo convinca appieno lo staff. Anzi se potessero lo affogherebbero, sospetto io.
Però ci sono problemi a spedirlo via, vuoi perché a qualcuno piacerebbe ricavare un prezzo di cessione non
in linea con il suo valore effettivo e vuoi perché non sembra uno adattissimo al calcio nel nostro continente, cioè è troppo abulico e fiacco nelle gambe e nella testa.
Ma al di là delle sfumature poco rilevanti, l’uccisione della dimensione euclidea e fantastica degli schemi dei nostri eroi è certamente avvenuta nella sua totalità. Tre pugnalate alla concezione geometrica del pallone, tutte andate perfettamente a segno, poiché il Riky albiceleste verrà impiegato quasi certamente con il contagocce.
Come nel dramma teatrale del lungometraggio narrato dai
fratelli Taviani nel carcere di Rebibbia, abbiamo visto scorrere il racconto di
un delitto pianificato, organizzato e desiderato da parte di chi ha abbandonato
ogni ambizione (vero società & mister?), di chi non ha
più il futuro dalla sua parte ma tuttavia vuole conservare il suo status quo (vero asadassi?) e di chi ha solo qualità
podistiche ma è assolutamente privo di fondamentali (vero fabbrimedianacci?).
Così l’allegoria di Cesare caduto sotto i colpi dei
congiurati ritrova nuova linfa nei giorni nostri attraverso la soppressione ideologica e reale del raziocinio e del genio in nerazzurro. Il destino infausto della morte di uno straccio di razionalità a livello di manovra si è compiuto. Sono
tempi duri, inutile raccontarsi le balle da soli.
Mi resta la speranza che l’analogia della reminiscenza
storica venga realizzata fino in fondo. In altre parole, che i cospiratori odierni
possano subire la legge del contrappasso al pari dei loro antenati, e a che a
noi tifosi sia concesso il privilegio di assistere alla ascesa al potere di un nuovo Ottaviano Augusto: Ho trovato una città di mattoni, ve la restituisco di marmo.
G.A.G.
Con
tutti gli acquisti dati per sicuri ... in previsione del prossimo giugno, alla sede si
dovranno attrezzare come alla macelleria del supermercato: prendi il numerino in attesa del tuo turno per firmare il contratto ... ma lol!!!
giovedì 24 gennaio 2013
Così Parlò Fulvio Il Vikingo
Non
ho visto la partita. In compenso stamattina ho letto le dichiarazioni di Mr.
Bean. Per l'ennesima volta soddisfatto di una sconfitta: "Siamo andati più vicino noi al 2-2 che loro al 3-1" … Ma
testa di cazzo abbiamo perso, lo capisci
o no?!? Ridevi dopo il 3-0 subito a Kazan. Abbiamo collezionato sette sconfitte in
campionato e per te va sempre tutto bene. Ti manca solo di mangiare il gelato
mentre ti intervistano. Ah la ciliegina sulla torta è stato dichiarare che la
squadra va bene così, che non servono rinforzi, Non so che tipo di carriera
farai come allenatore. Però in qualità di leccaculo, posso tranquillamente
affermare che hai un futuro assicurato!!!
G.A.G.
.. si dice che … Paulinho stia studiando l’italiano in gran
segreto da quatto mesi. Beh di questo passo se aspetta Branca e company potrebbe
diventare il nuovo Dante Alighieri ….
mercoledì 23 gennaio 2013
Rovo On The Rocks
... oramai ho
perso le speranze...ogni periodo di mercato è una via crucis ... l'eventuale arrivo di uno tra Schelotto, Cassani, Dzemaili rappresenterebbe la
settima stazione: "il cireneo che raccoglie la croce del Cristo"....
martedì 22 gennaio 2013
venerdì 18 gennaio 2013
Il Coraggio e l'Onore
Questa volta non ho nessuna voglia di interessarmi alle
faccende di calciomercato, talmente oscure da sembrare offuscate da chissà
quale congiuntura astrale negativa. Preferisco stendere un velo pietoso e fare
un passo avanti.
Oggi mi preme fare una serie di considerazioni in
merito a una faccenda terribilmente seria, perché concerne la difesa del
significato più autentico dell’interismo. Parlo della querela per diffamazione presentata da Gianfelice
Facchetti nei riguardi di Luciano Moggi e del giornalista di Sportitalia
Michele Criscitiello.
La Cassazione ha accolto il ricorso presentato dal figlio di
Giacinto e dal p.m. Elio Ramondini. Dunque l’esposto del figlio del grande
Giacinto non verrà archiviato, ma si arriverà fino al terzo e ultimo grado di giudizio.
E’ una storia profondamente sbagliata, che trasuda di una solitudine
insopportabile e ingiusta. Nella quale si vede un figlio battersi nel nome e per il nome del padre contro un
intero sistema di malcostume e corruzione.
Una vicenda che grida vendetta, visto che io trovo semplicemente
vergognoso che Gianfelice sia stato abbandonato dalla società Inter nella
difesa della memoria del suo indimenticabile papà contro certi personaggi
inqualificabili.
Invece io ho sempre pensato che l’onore del nostro numero
tre, andasse tutelato a costo della vita. E che fosse dovere di tutti, dal
magazziniere al presidente, a Appiano Gentile battersi per uno che a livello
sportivo e umano è rimasto finora ineguagliabile.
Questo mio giudizio impietoso sarà forse dovuto al fatto che conservo gelosamente una sua
foto in bianco e nero. Io avevo cinque anni e lui mi teneva in braccio di
fianco alla mia mamma, a sua volta vicino a Gigi Riva. Eravamo in riva al lago. Io apparivo minuscola come il pollicino della fiaba e lui un immenso cavaliere senza paura.
Salutavo lo zio che ci stava immortalando in questa immagine indimenticabile.
E’ uno dei ritratti più cari in assoluto, lo conservo tuttora con
tutto il riguardo possibile.
Il secondo è quello insieme a Peppino Prisco durante una festa degli alpini. E
l’ultima istantanea della mia trilogia del cuore mi vede ritratta con Karl Heinz Rummenigge da ragazza
a Appiano Gentile. Loro tre, cioè Giacinto, Peppino e Kalle racchiudono a mio parere
il valore e lo spessore più alto e più esaustivo di cosa voglia dire essere inter.
In rete leggo cose del tipo ma Moratti è il primo tifoso dell’Inter. Allora si può sapere per
quale razza di ragione il primo tifoso dell’Inter non ha supportato adeguatamente la
famiglia Facchetti? Eppure quando era in vita ne parlava come un fratello. Ora
cosa sarebbe successo per non provare a rivendicare l'integrità della sua memoria?
Si può sapere come mai sul sito ufficiale appare in evidenza
la notizia del Subcomandante Marcos e non si fa neppure un cenno a questa
vicenda legale che dovrebbe essere di gran lunga una notizia molto più rilevante?
Perché qui non c'è in ballo un banale
chiacchiericcio di mercato. Qui
è in discussione il nostro stesso sangue, perché in ognuno di noi è come se ci
fosse un’impercettibile goccia del gigante buono che regnava sulla fascia
sinistra all’epoca della Grande Inter. La sua eredità è la nostra grandezza più elevata e rara. E quello che ci ha tramandato è la ragione per cui la società dovrebbe salvaguardare il nostro simbolo più fiero e limpido da qualunque tentativo di calunnia.
Visto che se non proteggi lui, sconfessi inevitabilmente la tua storia, la tue
radici, quello che sei in pratica. Inoltre dal punto di vista strettamente
umano tradire un vero amico e peggio ancora il suo ricordo, sinceramente è una dei gesti più
ignobili e vigliacchi che una persona possa compiere.
Poi certo ovunque possa trovarsi Giacinto, io so che nella sua
smisurata magnanimità in qualche modo lui ha già perdonato tutta questa miseria terrena. Mentre io proprio non ci riesco. Sono troppo umana e vulnerabile. Quindi non ho certo la sua dimensione morale per oltrepassare lo schifo che provo nel constatare che del coraggio e di uno straccio di senso dell’onore, da parte dei nostri, non
è rimasta nemmeno l’ombra.
Così Parlò Fulvio Il Vikingo
DOPO UN TRENTACINQUENNE CHE ERA LA QUINTA PUNTA NELLA LAZIO, ORA PRENDIAMO UN TERZINO TRENTENNE RISERVA NELLA VIOLA ... MENTRE IL NANO
OLANDESE CONTINUERA' ALLEGRAMENTE A SFOGLIARE LA MARGHERITA PROFUMATAMENTE
PAGATO … INTANTO IL TERZO POSTO SI E' ALLONTANATO A QUATTRO PUNTI E SICCOME RIPETONO
QUOTIDIANAMENTE CHE E' VITALE ARRIVARE IN ZONA CHAMPIONS SONO CONTENTO CHE LA
NOSTRA GRANDE SOCIETA' STIA FACENDO GROSSISSIMI SFORZI PER RINFORZARE LA
SQUADRA ...
INOLTRE RACCONTANO CHE I GROSSI COLPI SI FARANNO A GIUGNO ... A
GIUGNO DIRANNO CHE NON SI POSSONO FARE PERCHE' NON SIAMO IN CHAMPIONS ... E
COSI' ANDIAMO AVANTI ... IL DRAMMA E' CHE ESISTONO SONO ANCORA TIFOSI CHE
CREDONO A QUEI PAGLIACCI!!!
mercoledì 16 gennaio 2013
L’amore al tempo dei supplementari
Li chiamerò Paolo e Francesca in parte per onorare di Dante, ma soprattutto
perché li conosco bene. E così deve essere. Visto che non voglio raccontare di altri in prima persona. Tutte le volte che ci metto la faccia, ritengo preferibile sia la mia.
Però ammirare dei miei amici da dietro una vetrata palpitare
forte per la squadra e per quello che provano di questi tempi non è affatto
scontato. Dunque trovo giusto parlarne senza doverli esporre, perché la
discrezione è una qualità troppo spesso dimenticata a mio parere.
Riavvolgo il nastro dei fatti accaduti. E’ una banale sera di
gennaio. Si prevedeva una bufera di neve su Milano e invece piove a stento.
Comunque c’è parecchia umidità e diciamo che il clima ideale è di base differente da quello effettivo.
Sono i quarti di Coppa Italia tra Inter e Bologna. Detta in
due parole a livello agonistico le reti di Guarin e Palacio portano i nostri eroi sul doppio vantaggio fino a pochi minuti dal fischio finale. Sembrerebbe in
apparenza un match passato in cavalleria senza particolari ansie.
Purtroppo il destino cinico e baro con i gol di Diamanti e
Gabbiadini dei felsinei rovina una festa annunciata e ci tocca andare
all’over-time. I temuti e odiati trenta minuti in surplus si materializzano
d’incanto. Con il loro affiorare si prospetta oltretutto anche lo spettro dei rigori.
Cioè vita o morte oppure tutto o niente a seconda delle declinazioni di quello
che interpretiamo nella quotidianità.
Io sono lì concentrata, fomentata e incarognita a livello di stato d'animo. Mi trovo in compagnia dei miei fratelli da stadio storici. Di quelli che “oh cazzo a che ora ci troviamo per
partire” senza troppe balle per la mentalità e lo stile casual. Da ragazzi non la facevamo troppo lunga, avevamo le toppe al culo. Però prendevamo e partivamo al seguito per cantare e per tifare.
Ci piaceva lo stadio, follemente persi per il neroblu fin da piccoli.
Per noi quei colori erano una malattia.
E ora dopo tanti anni amiamo da morire che tutto questo in fondo sia rimasto
inalterato, nonostante sia trascorsa qualche generazione, a prescindere da quanto
di bello e di brutto possiamo aver vissuto a livello sportivo e nelle nostre personali esistenze.
Allora ricapitolando, chiusa la parentesi, sto assistendo con i soliti soci nerazzurri ai
supplementari. In quel frangente c’è chi impreca, chi si cristallizza e chi
invece in qualche modo protegge le sue emozioni da un lato e d’altro canto le
espande.
Parlo di lui e lei. Ovvero coloro che citavo all’inizio.
Cioè Paolo e Francesca: un uomo e una donna. Sembrano Jules e Jim di Truffaut.
Diversi e uguali tra tutti. Isolati e amalgamati alla folla al tempo stesso.
Non vivono vicino, anzi ore di viaggio in macchina li
separano in teoria. Tuttavia siccome le
sensazioni forti sono solite azzerare l’inosabile, figuriamoci se la distanza
vera o presunta può scalfire quello che li segna e li determina come un’unica
entità.
Dunque mentre la partita sta terminando si trovano al bar del
primo verde. Un vetro li separa da noi. Come se ci fosse un filtro tra la
nostra goliardia e quello che c’è di prezioso tra loro.
Quasi a voler preservare un trasporto ambivalente che li
caratterizza in quell’istante, vale a dire la pulsione del tifo per la squadra
e la tensione vibrante che reciprocamente si trasmettono e di cui si nutrono.
E’ poi Ranocchia a sistemare la pratica della partita. Noi
saltiamo e sventoliamo le nostre sciarpe. La semifinale di Coppa Italia sarà. Al
solito ci diamo delle gran pacche sulle spalle. Mentre loro schermati dal finestrone in plexiglass mi salutano sorridenti.
Sono dunque testimone privilegiata di un flash bellissimo dove risaltano in simultanea la
vittoria della squadra e l’emozione di una passione privata resistente a ogni interferenza. Allora nel momento in cui mi allontano dai gradoni dello stadio, penso che va tutto bene e
stasera finisce così.
lunedì 14 gennaio 2013
Il Ladro di Sogni
Marco Branca di per se stesso non sembrerebbe un personaggio
interessante e tanto meno potrebbe apparire inquietante a prima vista. Va bene è un uomo che
esibisce un look genere rivista patinata. Quando viene intervistato non perde
occasione per sfoggiare una generosa dose di spocchia. Personalmente ritengo che ci sia un'assoluta coerenza in tutto questo: cioè la
grammatura di cashmere delle sue giacche è pari alla sua presunzione.
Però un simile atteggiamento alimenta il dubbio atroce che oltrepassando la
superficie del suo aspetto e del suo eloquio si possa manifestare solo il vuoto più desolante: insomma sotto
il vestito niente, proprio come il titolo di un celebre film cult
anni ’80. In pratica richiama il racconto di uno dei tanti, troppi cloni alla Gordon Gekko che nella Milano dell’happy hour si sprecano a più non posso. Dunque non fosse
il deus ex machina del nostro mercato credo che nessuno si accorgerebbe di lui.
Purtroppo però con tutte le cazzate che ha fatto da giugno
2010 in poi, la sua presenza in società si può considerare come la classica
mattonata sui maroni per i maschietti e sulla testa per le femminucce. Una pratica
masochistica di cui faremmo tutti tranquillamente a meno, ma che qualcuno non smette di propinarci. Da qui deriva
tutta l’attenzione di cui gode tra il popolo nerazzurro da qualche tempo a questa parte.
Per avvalorare questa mia affermazione, poco raffinata ma
certamente veritiera, trovo giusto ricordare le sue parole ridondanti alla
presentazione di giocatori che alla prova dei fatti si sono rivelati delle
sciagure tali che neanche la grandine. Ecco cosa disse quando all’epoca presentò:
- Biabiany: “Biabiany è da Inter, Cavani no”
- Castaignos: “Sarà l’attaccante
del futuro …”
- Zarate: “E’ un giocatore importante. Il suo acquisto è in linea con la politica
della società: costruire un mix di giovani e giocatori esperti. Il suo ingaggio
poi è stata un’occasione. I talenti devono rimanere in Italia, non vanno
mandati all’estero.”
-Jonathan: “Erano anni
che lo seguivamo, e non è una frase fatta. Quest’anno abbiamo avuto l’opportunità
di prenderlo, e sono convito che darà il suo contributo per una grande Inter.”
Per questo sono convinta che dietro al suo falso aspetto
rassicurante, in realtà si celi un personaggio da incubo assimilabile a Freddy
Kruger. Uno che alla maniera del protagonista della serie Nightmare ha il pieno controllo della nostra entità onirica e che da tre anni sistematicamente distrugge.
E’ il ladro di sogni. Se ne impossessa a tradimento con cinismo e crudeltà per poi farli
morire.
Attinge senza alcun ritegno a piene mani al salvadanaio delle
speranze di noi tifosi per poi frantumarle cinicamente in infiniti pezzi come
un cristallo scagliato a terra. Indifferente al nostro continuo dispiacere di assistere
allo spettacolo di una squadra dal presente incerto e dal futuro ancora più indecifrabile.
Continuo a chiedermi come mai non sia stato cacciato nemmeno dopo la “cosa abbastanza gravina” che riguardava Forlan e la lista champions di fine agosto 2011. A questo proposito di voci ne girano tante, sono fantasiose, divertenti e gustose, ma pur nella diversità è la conclusione a accomunarle tutte: l’uomo è un raccomandato di ferro se non addirittura di acciaio della famiglia Moratti.
Continuo a chiedermi come mai non sia stato cacciato nemmeno dopo la “cosa abbastanza gravina” che riguardava Forlan e la lista champions di fine agosto 2011. A questo proposito di voci ne girano tante, sono fantasiose, divertenti e gustose, ma pur nella diversità è la conclusione a accomunarle tutte: l’uomo è un raccomandato di ferro se non addirittura di acciaio della famiglia Moratti.
Ora in un’Italia dove i posti chiave sono esclusiva di quelli
che possono godere di patrocini vari sia politici che familiari questo non
stupisce. Però è davvero un peccato che nemmeno nella squadra del cuore non ci
sia spazio per la meritocrazia. Che in nome di questo bieco nepotismo si debba
assistere al continuo massacro delle nostre aspettative.
De Andrè sosteneva che:
un uomo senza utopia, senza sogno, senza ideali, vale a dire senza
passioni e senza slanci sarebbe un mostruoso animale fatto semplicemente di
istinto e di raziocinio, una specie di cinghiale laureato in matematica pura.
Aveva ragione Faber su tutta la linea.
E siccome non vogliamo rinunciare alla nostra natura di romantici visionari per nessuna ragione al mondo,
è necessario e vitale che un tipo così venga allontanato dalla nostra Inter il più
presto possibile. Perché di un direttore generale che non riesce nemmeno a
valutare l’utilità del diciottenne Benassi, promettente ragazzo dai piedi buoni
e dal pensiero veloce, in prima squadra possiamo farne tranquillamente a meno.
mercoledì 9 gennaio 2013
Ridateci Il Rispetto
Domenica durante l’ora di pranzo, le immagini di Udinese-Inter
scorrevano veloci. Al contrario la mia squadra del cuore si muoveva al ritmo di uno
stucchevole valzer viennese. Disperatamente aggrappata ai soli slanci fisici
di Guarin e alle giocate estrose di Cassano. Riguardo a tutti gli altri nerazzurri in campo, eravamo a livello buio pesto. Come testimoniano gli affanni fisici dei tre argentini, l’inadeguatezza di due come Pereira e Jonathan, le incertezze di Palacio sottoporta e di quelle di Handanovic tra i suoi di pali.
Pertanto se a calcio si gioca in undici e a livello di prestazione se ne salvano due e basta, in quei momenti ho pensato che i problemi fossero più di uno. Il risultato che ne è derivato è stato quello di una sonora scoppola.
Becchiamo tre pappine, tutti a casa alé. Così si chiude malinconicamente il
nostro girone di andata. Abbiamo gli stessi punti della scorsa stagione, la
stessa posizione in classifica e purtroppo si sono ripresentate le stesse
lacune in termini di organico e di organizzazione tattica.
Questo a dispetto della facile euforia estiva dispensata a
piene mani dal presidente lo scorso metà luglio “Dalle colonne de La Gazzetta dello Sport, Massimo Moratti, presidente
nerazzurro, mostra tutto quello che è il suo entusiasmo per gli ultimi colpi e la
nascita di una nuova Inter: "Questa nuova Inter mi entusiasma e sarà
vincente - ha detto il presidente -. Ripartiamo senza perdere di vista quelli
che sono i nostri obiettivi, riprenderci l'Italia e l'Europa. Siamo l'Inter e
vogliamo ricominciare a vincere. Stramaccioni è il nostro simbolo. E' un
giovane adulto. Sono veramente molto fiducioso ".
Vero che quando si tratta di vendere abbonamenti allo stadio
e in pay-tv, non è inusuale assistere alla gara tra chi la spara più grossa tra
i presidenti del nostro campionato. Però una tifoseria che ha sempre sostenuto
i colori anche nel perdurare di tempi grami, pensavo meritasse più rispetto da
parte della società.
Invece in estate si comincia dallo sfregio della svendita dei colori. Viene
presentata quella autentica schifezza che è la maglia rossa da trasferta nel
nome di un fantomatico accordo con i cinesi. E qui mi sembra giusto fare una
riflessione: ora anche il Manchester United è di proprietà americana. Con la
bella differenza che Ferguson si è sempre
ben guardato dal proporre una maglia a stelle a strisce per suoi ragazzi in ossequio al padrone yankee.
Peccato che dopo l’annuncio in pompa magna a agosto, arriva il
Natale e ci si accorga che i cinesi si sono volatilizzati. A memoria di questo
bluff resta quell’obrobrio di tenuta da calcio. In società si sono spinti fino
alla deturpazione cromatica, svendendo la tradizione centenaria del club per quattro soldi, denaro che tra l’altro
non è nemmeno arrivato. Quindi come il più classico dei finali: oltre al danno, la beffa.
Adesso si vocifera di un interessamento della holding Mabetex
per quando concerne il progetto e la costruzione dell’Inter Stadium. E’ un
società edilizia con sede in Svizzera di
proprietà della famiglia kosovara Pacolli. Personaggi chiacchierati per tangenti
in Russia durante il regno di Boris Eltsin e in Nigeria per qualche altro traffico
poco trasparente. Soggetti comunque moralmente discutibilissimi, visto che
Behgjet Pacolli si è dovuto dimettere da presidente del Kosovo perché beccato
con le mani della marmellata. In altre parole la Corte Costituzionale di quel
paese aveva confermato l’illegittimità della sua votazione perché aveva
truccato la competizione elettorale.
Approfondendo la questione si scopre inoltre che in realtà questo
incontro è avvenuto in novembre. Allora perché darne rilievo due mesi dopo?
Forse per far digerire perlomeno ai tifosi più sprovveduti l’acquisto di un
povero vecchio che risponde al nome di Tommaso Rocchi? Vale a dire un’altra
volta in società tirano fuori dal cilindro il coniglio del nuovo impianto
sportivo. Ma da quanti anni Moratti ne parla?
Nel frattempo altri (inutile fare nomi.. tanto sapete chi
sono) in effetti lo stadio lo hanno costruito, bruttino finché vi pare ma intanto è cosa
loro. Gianpaolo Pozzo dell’Udinese ha ottenuto per i prossimi 99 anni il
diritto di superficie dello Stadio
Friuli e in quell’area verrà edificato la nuova struttura. La Roma ha presentato il
progetto del nuovo impianto da 60mila posti che sorgerà a Tor di Valle dopo
l'approvazione del 'ddl stadi' o con una variante al piano regolatore. La
nostra società ne parla da un decennio. Ma finora passi concreti zero … si
tratta solo di aria fritta data in pasto ai tifosi quando le cose si mettono
male.
Come parole al vento sono le voci riguardanti la trattativa di Dzeko in vista di giugno, mi sembra tanto il deja vu del "su Tevez non stiamo scherzando" . Intanto si continuano a trattare e a comprare una serie di giocatori inadeguati al palcoscenico di San Sito. Gli ultimi in ordine di apparizione sono: Alvarez, Jonathan, Silvestre e Pereira. Del nonno in famiglia arrivato dalla Lazio ho già detto in lungo e in largo. Ora si parla di un altro bidone terrificante alla Brechet cioè Schelotto. Infine per non farci mancare niente sembra si stia trattando un altro non proprio di primissimo pelo vale a dire Hugo Campagnaro.
Per questa serie di motivi, allora credo proprio che non ci
meritiamo una società che:
- strombazza ai quattro venti una
stagione di vertice a luglio, salvo fare retromarcia dopo la Befana.
- millanta un accordo con non meglio identificati investitori
cinesi prima e kosovari poi, quando di concreto in verità non c’è nulla.
- pontifica sul fair play finanziario, ma poi finisce per acquistare
a peso d’oro dei tristi figuri che denominarli impresentabili è fargli un
complimento.
- alla faccia di presunte ristrettezze economiche, si prorogano contratti a giocatori cotti e stracotti, per esempio è giusto notare quanto sono
costati i 45 minuti finora giocati da Chivu in questa stagione.
- illude i tifosi con trattative mirabolanti, per poi acquisire carneadi che sono perlopiù scarti di squadre da metà classifica.
Perché il discorso in ballo, non è quello di lamentarsi per
la mancanza di risultati. Quello che irrita maggiormente, è la latitanza di
ogni prospettiva futuribile. Del resto domenica pensavo mentre guardavo la
partita “ma quanti di questi che giocano
oggi, potrebbero essere ancora dei buoni titolari tra qualche anno?”. Ebbene
i soli nomi che ho salvato al di là della prestazione di Udine sono:
Handanovic, Ranocchia, Jesus e Guarin. Francamente mi sembrano troppo pochi in
relazione agli investimenti degli ultimi tre anni. E in riferimento a questo controllate
pure i bilanci.
La verità è che siamo tifosi e non carne da macello per abbonamenti allo stadio e alla pay-tv. Non domandiamo nomi altisonanti, bensì scelte razionali. Non chiediamo trofei, ma chiarezza e correttezza. E se dalle parti
di Corso Vittorio Emanuele continueranno con questa continua mancanza di
riguardo nei nostri confronti, peggio per loro. Temo che prima o poi qualcuno potrebbe
perdere la pazienza e vorrà riprendersi il rispetto che gli è dovuto
anche con le brutte. Visto che ahimè ... ora dovrò terminare con una considerazione che lo ammetto, è la solita solfa. Ma che tuttavia ha pur sempre un senso compiuto: a furia di tirarla,
la corda si rompe.
lunedì 7 gennaio 2013
Così Parlò Fulvo Il Vikingo
In
questa stagione è dura caro il mio petroliere … dura perché quest’anno non
potrai scaricare la tua incompetenza e gli intrallazzi più disparati della
società sui vari Benitez, Gasperini e Ranieri … Lo yes-man che ti sei scelto
con la complicità dell’asado non te lo permette ….
L’alibi
degli arbitri? Anche quello sta vacillando. Oramai molti tifosi stanno aprendo
gli occhi. E ora perché non riveli le tue
prossime mosse? Oltre a quella di girare disperatamente per il mondo, alla ricerca
di improbabili partnership con ciarlatani cinesi o mafiosi albanesi …
domenica 6 gennaio 2013
sabato 5 gennaio 2013
venerdì 4 gennaio 2013
Così Parlò Fulvio Il Vikingo
… e dopo il due di picche che ti sei preso dai cinesi, adesso ti rivolgi ai
kosovari. Basta ti prego, te lo costruisco io lo stadio nuovo con i mattoni lego di
mio figlio … capienza sei posti: tu, tua moglie, tua sorella, tuo figlio futuro
presidente, il damerino e il tronchetto della felicità. Così potrete far
giocare tutti i mezzi giocatorini che acquisterete in futuro. Però smettila per
favore di oltraggiare il nome dell’Inter ….
Alla Fiera dell'Ipocrisia
In relazione ai cori
razzisti verso Boateng e tutti i calciatori del Milan durante l'amichevole Pro Patria milan giocata ieri
pomeriggio a Busto Arsizio, ora stiamo assistendo alla più classica levata di
scudi perbenista, tipica del nostro
calcio.
Siamo tutti di nuovo
testimoni dell’ennesima Fiera dell’Ipocrisa del pallone italico dove:
Per due applausi Boateng il campo lasciò. Curioso però che quando i tifosi bbilanisti
cantavano, durante i derby della madonnina, tutta una serie di amenità relative alle rose e al metrò nei confronti di Samuel Eto'o, un cuor di leone come Kevin Prince non si sia
affatto scandalizzato.
Per due applausi Barbara Berlusconi minacciò: Fermiamo il
campionato. Certo io me la vedo la figlia dell’uomo più truccato e liftato
d’Italia ritirare la sua squadra mentre magari sta vincendo 3-0 a San Siro contro la Juventus, se per ipotesi i tifosi avversari rivolgessero dei buuh a Muntari. Invece è
storia vera, che anni fa, i rossoneri abbandonarono il campo al Velodrome di
Marsiglia per un problema, a loro dire, legato ai riflettori dello stadio.
Insomma secondo il ciclo dei corsi e dei ricorsi, la storia si ripete: se non
si mette bene per loro in termini di risultato, al solito se ne vanno negli
spogliatoi.
Per due applausi Abete tuonò: Inqualificabili. Subito inchiesta Figc. Anche lui aveva forti
problemi di udito in relazione ai casi di Balotelli e Eto’o? O è solamente una delle tante vittime
dell’indignazione ad personam? Forse che i buuh indirizzati ai nostri
ex-attaccanti valevano meno di quelli indirizzati al centrocampista rossonero?
Per due applausi il giudice Tosel
squalificò: il campo della Pro-Patria. Immagino mesi di squalifica inflitti alla squadra bustocca come segnale di
punizione esemplare. Mentre verso chi scaglia il pallone contro i tifosi,
scommetto che non sarà preso alcun provvedimento. Però, mi chiedo, non andava
espulso un giocatore colpevole di reazione? Misura disciplinare del resto
prevista dal regolamento arbitrale, anche perché se uno mi urla una serie di cose
ignobili, ora non è che io possa comunque essere in diritto di spaccargli una
gamba. Dunque al di là della provocazione, il nostro Boateng, presunto eroe di
giornata, si è reso protagonista di condotta violenta. Rapportatela al
celebre sguardo aggressivo di Guarin e
traete voi le conclusioni.
Per due applausi Demetrio
Albertini si indignò: e con lui molti, tanti, troppi giocatori. E’ solo l’ulteriore e ultimo
esempio dell’utilizzo disinvolto della doppia morale, a seconda che si tratti
di giocatori di una squadra piuttosto che di un'altra.
E mi fermo qui perché di continuare a elencare una serie di atteggiamenti perbenisti e
bacchettoni di personaggi variegati, dalla Satta a Prandelli, che hanno come unico tratto distintivo quello di avere la faccia come il culo, non ho proprio più voglia.
giovedì 3 gennaio 2013
I tormenti della Decadenza
Il declino è proprio una brutta bestia. Nella condizione umana
tutti troviamo indigesto il concetto di giovinezza che sfugge in un soffio. Del
resto ammettiamolo, nessuno di noi vorrebbe invecchiare. Si sa, fare i conti con
il tempo che scorre in linea di massima, è un’esperienza sgradevole. Molto spesso il confronto con il
passato è impietoso in un’esistenza comune
Figurarsi dunque, se si tirano in ballo le celebrity o se nello
specifico il discorso riguarda lo sport e ancora più in particolare il football.
E’ innegabile che essere un grande calciatore professionista e vivere
l’involuzione in prima persona del proprio corpo, sia terribilmente complesso.
Arrendersi al fatto che in un futuro prossimo i tifosi non ti
acclameranno più, che presto sarai meno appetibile per media e sponsor non
penso che sia così semplice. Del resto se in tutta una carriera si alimenta il
proprio ego con applausi, ovazioni e attenzioni, il percorso per rinunciare a
questa giostra sfavillante per forza di cose è fuor di dubbio difficile.
Perché la nostalgia, in questo caso, è un dolore che
scaturisce dal desiderio irrealizzabile di poter essere nuovamente vigorosi e prestanti
come lo si era da ragazzi. Del resto non si è consapevoli di quanto sia
prezioso l’ardore fisico, finché non ci si rende conto di quanto si sia
affievolito. E quando si prende coscienza che gli anni più belli sono svaniti, credo
che sia normale essere attanagliati da uno smarrimento più che comprensibile.
Quindi due sono le ipotesi: o ci si adegua oppure si fa finta
di niente. In pratica c’è chi reagisce, a questo ineluttabile stato di cose, e
pur con un groppo in gola decide di concludere la propria carriera a alti
livelli. Mentre al contrario c’è chi si racconta le balle da solo, perché forse
incapace di leggere e affrontare la realtà, e prosegue cocciutamente con tutte
le conseguenze del caso.
A questo proposito, trovo molto pertinente un antico
proverbio russo: a volte bisogna fare un
passo indietro, per farne due in avanti. Ecco mi piacerebbe tanto che
qualcuno che ho applaudito, incitato e incoraggiato per anni riuscisse a
cogliere l’essenza più genuina di queste parole: saper mollare in tempo per regalare un ricordo memorabile che non venga
immalinconito da prestazioni sempre più in affanno.
Purtroppo leggendo le ultime dichiarazioni rilasciate di
alcuni dei miei eroi, sembrerebbero invece, per dirla facile, non tanto
intenzionati a mollare l’osso. Personalmente ne sono rammaricata, perché
ritengo che lasciare al culmine del successo ti possa consacrare nella terra degli immortali. Mentre intestardirsi a rincorrere un passato che sta
scivolando come sabbia tra le dita, provoca sempre più tristezza e alimenta un
disappunto sempre più forte.
Per certi versi è un discorso assimilabile a quello dei volti
di certi sex symbol di venti anni fa, che nel tentativo di arrestare il tempo
si sono man mano trasfigurati per mano di chirughi plastici compiacenti, fino a
diventare inverosimili e grotteschi.
Non mi resta allora che invitare i miei beniamini ormai non più
giovani a fermarsi. Per permettere alla memoria dei tifosi di conservare
totalmente integri i momenti di maggior fulgore, dato che : Il tempo raffredda, il tempo chiarifica; nessuno stato d'animo si può
mantenere del tutto inalterato nello scorrere delle ore (Thomas Mann).
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